Filosofia della volonta..

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G. Silvestri, 1846
 

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Pagina 98 - Perchè, se fla, che alle vostr' ombre grate Giammai soggiorni alcun fedele amante, Senta svegliarsi al cor dolce pietate Delle sventure mie sì varie e tante, E dica: Ah troppo ingiusta empia mercede Die Fortuna ed Amore a sì gran fede.
Pagina 98 - Sovente, allor che su gli estivi ardori giacean le pecorelle a l'ombra assise, ne la scorza de' faggi e de gli allori segnò l'amato nome in mille guise: e de' suoi strani ed infelici amori 150 gli aspri successi in mille piante incise; e in rileggendo poi le proprie note rigò di belle lagrime le gote.
Pagina 99 - 1 Ciel benigno ascolta affettuoso alcun prego mortale, che venga in queste selve anco tal volta quegli a cui di me forse or nulla cale; e rivolgendo gli occhi ove sepolta giacerà questa spoglia inferma e frale, tardo premio conceda...
Pagina 52 - non è il piacere conseguito, che ci muove, essendo il conseguito piacere un zero, un niente, che non può avere attività alcuna: ma è quel che bramiamo di conseguire, stimandolo per noi un bene. E perché ogni brama o desiderio è un dolore, segue che il piacere non ci muova, che pel dolore, che in noi cagiona
Pagina 2 - Io chiamo dunque filosofia della volontà quella scienza che fa conoscer l'uomo considerato come un agente. Io divido, in conseguenza, la filosofia della volontà in quattro parti: nella prima esamino l'uomo considerato generalmente come un agente; nella seconda l'esamino sotto l'aspetto di agente morale; nella terza sotto l'aspetto di agente fisico; e nella quarta finalmente l'esamino riguardo alla sua esistenza in uno stato futuro, dopo il fenomeno della morte; e ciò in conseguenza della sua virtù...
Pagina 10 - Che cosa è la mlontà? risponderò: la volontà è la facoltà di volere. E se mi si domanderà di nuovo: Che cosa è il volere? io risponderò, che il volere è un atto semplice, che non può definirsi, e che non abbiamo altro mezzo, per averne la nozione, se non che di dirigere la nostra attenzione sul sentimento che abbiamo di questo atto, allora che vogliamo...
Pagina 10 - Ne fa una facoltà, avvertendo bensì, che « le diverse facoltà, che concepiamo nel nostro spirito, non sono certamente tanti agenti diversi: esse non sono che lo spirito stesso considerato relativamente ad una determinata specie di modificazioni, che avvengono in lui»*) (I, i5-i6).
Pagina 9 - ... una necessità; laddove quello della propria felicità è condizionale e permissivo. Noi possiamo, secondo il principio del dovere, cercare la nostra felicità, qualora questa ricerca nei casi particolari, non si oppone al dovere, che è quanto dire, qualora in questa ricerca non si offendano...
Pagina 11 - L'esperienza intena dunque ci insegna che noi abbiamo il potere di volere, o di non volere alcune cose, e che, in seguito di alcuni di questi voleri, hanno esistenza gli oggetti voluti: cioè che in seguito di alcuni voleri cominciano, continuano, o cessano alcuni pensieri nel nostro spirito: o cominciano, continuano o cessano alcuni moti nel nostro corpo
Pagina 5 - ... lati adorni di ombrosi alberi: gli vedrete intersecati nelle giuste distanze da altri viali consimili, e sarete colpiti dall'aspetto di magnifiche fontane situate negli angoli di questi ameni viali.

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