Dal grattacielo al tessuto verticale: nuovi sviluppi architettonici e urbani

Copertina anteriore
Officina, 2017 - 195 pagine
Esaminato all'interno del complesso sistema infrastrutturale e architettonico delle attuali megalopoli, il grattacielo sembra riproporre nella propria conformazione strutturale e funzionale una "micro città", ossia un organismo autonomo capace di riprodurre le strutturazioni capillari e dinamiche aggregative tipiche del tessuto urbano. In particolare le mega città asiatiche quali Shanghai, Tokyo, Hong Kong, Shenzhen sperimentano, all'interno dei grattacieli, i luoghi di aggregazione e condivisione propri dell'esterno, esplicitando, in tal modo, delle trame urbane "in quota". Analizzando il grattacielo come una sorta di trasposizione verticale del sistema gerarchico orizzontale, è possibile definire un nuovo modello urbano calato direttamente dal mondo dell'Utopia nella realtà attuale. Al contrario della Torre di Babele, simbolo di incompiutezza e caos, il grattacielo interpretato come tessuto diventa modulo verticale per un nuovo ordine urbano. La teoria dei Tessuti Verticali qui esposta si è basata, innanzitutto, sulla analisi di alcuni casi prodotti nell'areale statunitense tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, ovvero decenni in cui si è assistito alla definizione spaziale e strutturale del nuovo tipo, mentre la seconda parte del testo si è posta l'obbiettivo di classificare tipologicamente - e di razionalizzare - anche le odierne logiche evolutive. Lo studio ha quindi cercato di riconfigurare il tipo nella città, attuando una presa di posizione rispetto ai caratteri urbani originari, centrali nella iniziale conformazione del grattacielo, e ancora persistenti nelle successive modificazioni, con l'intento di porre nuova luce su di una architettura "semplicemente complessa" e talvolta enigmatica.

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