Il futuro spezzato: i nazisti contro i bambini

Copertina anteriore
Casa Editrice Giuntina, 1997 - 214 pagine
Examines Nazi ideology and policy regarding children in general and Jewish children in particular. Discusses the euthanasia program, Nazi education, and the Lebensborn institutions. Describes the situation of children in the ghettos of Warsaw, Łódź, and Theresienstadt, as well as in the concentration camps of Auschwitz, Ravensbrück, and Mauthausen. Pp. 155-170 deal specifically with the deportation of Italian children. Pp. 171-194 contain an interview with Arianna Szörényi, from Fiume, who was deported to Auschwitz together with other members of her family.

Dall'interno del libro

Pagine selezionate

Sommario

Introduzione
7
Primo Levi
13
Le vite indegne dellEutanasia
32
Undici milioni di Totenskandidaten
40
Re Chaim di Łódź
61
Terezín il grande inganno
68
Nelle fabbriche della morte
79
il gioco della selezione
95
lo sterminio pianificato
104
i bambini con il triangolo rosso
115
Lebensborn nel nome della razza
125
La deportata numero 89219 Intervista ad Arianna Szörény
171
Gradi delle SS e gradi corrispondenti nellEsercito italiano
195
Indice dei nomi
207
Copyright

Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 88 - ... paterno: è assai probabile che, se quella nostra precaria convivenza si fosse protratta al di là di un mese, da Henek Hurbinek avrebbe imparato a parlare; certo meglio che dalle ragazze polacche, troppo tenere e troppo vane, che lo ubriacavano di carezze e di baci, ma fuggivano la sua intimità. Henek invece, tranquillo e testardo, sedeva accanto alla piccola sfinge, immune alla potenza triste che ne emanava; gli portava da mangiare, gli rassettava le coperte, lo ripuliva con mani abili, prive...
Pagina 88 - Hurbinek continuò finché ebbe vita nei suoi esperimenti ostinati. Nei giorni seguenti, tutti lo ascoltavamo in silenzio, ansiosi di capire, e c'erano fra noi parlatori di tutte le lingue d'Europa: ma la parola di Hurbinek rimase segreta. No, non era certo un messaggio, non una rivelazione: forse era il suo nome, se pure ne aveva avuto uno in sorte; forse (secondo una delle nostre ipotesi) voleva dire « mangiare», o «pane»; o forse «carne» in boemo, come sosteneva con buoni argomenti uno di...
Pagina 73 - L'ultima, proprio l'ultima, di un giallo così intenso, così assolutamente giallo, 41 Ivi, pp. 22-23. come una lacrima di sole quando cade sopra una roccia gialla! l'ultima, volava in alto leggera, aleggiava sicura per baciare il suo ultimo mondo. Tra qualche giorno sarà già la mia settima settimana di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui e qui mi chiamano i fiori di ruta e il bianco candeliere del castagno nel cortile. Ma qui non ho visto nessuna farfalla. Quella dell'altra volta fu l'ultima:...
Pagina 88 - diceva una parola». Quale parola? Non sapeva, una parola difficile, non ungherese: qualcosa come «mass-klo», «matisklo». Nella notte tendemmo l'orecchio: era vero, dall'angolo di Hurbinek veniva ogni tanto un suono, una parola. Non sempre esattamente la stessa, per verità, ma era certamente una parola articolata; o meglio, parole articolate leggermente diverse, variazioni sperimentali attorno a un tema, a una radice, forse a un nome. Hurbinek continuò finché ebbe vita nei suoi esperimenti...
Pagina 88 - Mezzo paralizzato e muto faceva gli sforzi ostinati, eroici, per poter dire almeno una parola. ,,HurbineJc che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non ha mai visto un albero; Hurbinek che aveva combattuto come un uomo, fino all'ultimo respiro, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senza-nome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato dal tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek...
Pagina 87 - Hurbinek era un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz. Dimostrava tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui, non sapeva parlare e non aveva nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi, forse da una delle donne, che aveva interpretato con quelle sillabe una delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto emetteva. Era paralizzato dalle reni in giù, ed aveva le gambe...
Pagina 42 - BROWNING, Uomini comuni. Polizia tedesca e "Soluzione finale" in Polonia, Einaudi, Torino 1995.
Pagina 56 - ... 1942). A Lodz il flagello della tubercolosi uccise, tra il 1940 e il 1944, 43.000 persone, pressappoco un quarto della popolazione del ghetto. Tra i tanti morti, lo spettacolo più sconvolgente è quello della morte dei bambini. E. Ringelblum: Lo spettacolo più raccapricciante è quello dei bambini morti assiderati; per le strade si vedono bambini che se ne stanno lì, scalzi, con le ginocchia nude, gli abiti laceri, e piangono. Stasera, 14 (novembre 1941), ho sentito un marmocchio di tre anni...
Pagina 112 - non posso dire di aver mai pensato a una cosa simile». Fece una pausa. «Vede,» riprese dopo un poco, sempre parlando con quell'estrema serietà, e con l'evidente scopo di trovare in se stesso una nuova verità «raramente li vedevo come individui. Per me era sempre e soltanto un'enorme massa. A volte stavo in piedi sopra il muro, e li vedevo nel tubo. Ma - come posso spiegarlo - erano nudi, assiepati, e correvano sotto le sferzate...

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