Il mito della terra perduta: da Atlantide a Thule

Copertina anteriore
Bevivino, 2010 - 235 pagine
Platone narra la storia dell'isola di Atlantide, il cui esercito mosse, in tempi remoti, alla conquista delle terre del Mediterraneo, e venne sconfitto dagli Ateniesi. Cresciuta in prepotenza e orgoglio, la popolazione di Atlantide suscitava il corruccio di Zeus, che l'avrebbe inabissata nell'oceano. Nel corso dei secoli il mito ha abitato l'immaginario dell'Occidente, spinto a ricercare - attraverso tecniche sempre più sofisticate - i resti dell'immensa isola, di raffinata civiltà. Ma non la sola curiosità ha mosso generazioni di studiosi, di eruditi, di dilettanti appassionati e visionari, quanto piuttosto l'interrogativo sulle radici delle civiltà e sulle ragioni del loro sorgere. Alla storia di Atlantide si è coniugato un altro tema: quello di una dimora felice dell'uomo agli inizi della sua esistenza, ormai perduta, alla quale l'umanità tende a ritornare, per recuperare felicità e innocenza. Così il mito di Atlantide, identificata nell'epoca delle grandi scoperte con il Nuovo Mondo, si unisce al ricordo del Paradiso Terrestre, al rimpianto della Terra Primigenia. Il libro ricostruisce questo intreccio di miti, per coglierne la consonanza con l'inesauribile tensione dell'umanità a interrogarsi sulle proprie origini e destino: a un'Atlantide mobile nello spazio e nel tempo, si accompagnano altri racconti, da quello della Terra Cava alle leggende sull'estrema Thule. Di questi si rintraccia la presenza nella teosofia e geopolitica del nazionalsocialismo.

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