L'approdo invisibile

Copertina anteriore
Lampi di Stampa, 1 mar 2010 - 212 pagine
Una Londra rivisitata circa venti anni dopo il primo viaggio, compiuto dalla Livi allora giovane giornalista che aveva scoperto in una città il mondo, anzi che leggeva il mondo attraverso l'immagine di una città e della sua gente. Ma in questo secondo viaggio la scrittrice vede una realtà diversa, resa tale non solo dagli anni trascorsi e dalle nuove costruzioni ma anche dalla sua propria diversità", in sostanza una maturazione, un disincanto. Sembra qui di ritrovare un'idea di Cesare Pavese: si conoscono le cose veramente soltanto la "seconda volta". Solo che spesso questa seconda volta è grigia, è triste, è finale: sono gli amici rivisitati, ormai vecchi senza discrezione, capaci di conservarsi nonostante le persone perdute, le mogli scomparse, i figli lontani. Sono le botteghe trasformate o chiuse, ma sono anche i nomi del passato che aleggiano nel ricordo e non esistono più. È la vecchia signora a cui vengono dedicate pagine dense di attenzione e di passione, per la sua vita, per la forza di esistere che le resta, per la sua gloriosa vecchiaia. Proprio episodi come questo, e altri simili, danno la misura della forza di osservazione narrativa del libro. L'approdo invisibile spiega qui il suo titolo, che rappresenta una precisa volontà di riconoscersi negli altri, nel passato come nelle cose presenti: e forse la speranza, qui come altrove, rimane un trepido fantasma della vita." (Gilberto Finzi) "

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