Primavera araba: le rivoluzioni dall'altra parte del mare

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Bollati Boringhieri, 2011 - 217 pagine
C'è una storia antica che lega l'Italia alle coste nordafricane, inevitabile se solo guardiamo una carta geografica. I paesi che vanno dall'Egitto al Marocco sono sempre stati per noi l'"altra parte" del Mediterraneo, un luogo diverso e alieno, nel quale le regole politiche e sociali ci risultavano incomprensibili. Fin dai tempi dello "scatolone di sabbia", quando l'Italia si mosse in armi verso la Libia, senza capire davvero dove stesse andando, abbiamo guardato a quel mondo senza capirlo. Tanto più nel secondo dopoguerra, quando rivoluzioni violente, di segno più o meno islamico, avevano dato vita un po' ovunque nella regione a regimi formalmente democratici e laici, ma in realtà controllati con pugno di ferro da oligarchie corrotte e da satrapi sanguinari che regnavano su territori immensi, ricchissimi di materie prime indispensabili all'Occidente. I regimi del Nordafrica, quelli dei Gheddafi, dei Ben ali, dei Mubarak, dei Bouteflika, sembravano saldissimi; c'era un'idea di "politica immobile", di un tramandarsi dei poteri di padre in figlio che nulla avrebbe potuto scalfire. E invece tutto ha ceduto di schianto e anche questa volta la cosa ci ha colto di sorpresa. Ora si è aperto uno scenario nuovo, impensabile fino a pochi mesi fa. Ora la partita nel Maghreb e nel Sahel si è fatta davvero pericolosa, stretta com'è tra una deriva islamica radicale, dettata dalla disperazione, e uno sbocco democratico e laico, diventato tangibile, anche grazie a internet. È una guerra contro il tempo...

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