Sprawltown: cercando la citttà in periferiaQuesto volume raccoglie le principali teorie sulla riqualificazione urbana fino a oggi sviluppate dall'autore. Il primo saggio, "Cambia il clima", esamina la difficoltà di capire e descrivere lo "sprawl", ovvero la città diffusa. "La città cartolina" sottolinea come il turismo sia diventato la prima rendita economica nel mondo e analizza la trasformazione sociologica dei cittadini in turisti. "Jumpcut Urbanism" ci spiega perché le nuove trasformazioni delle periferie non sono così alienanti dopo l'adattamento a un nuovo codice di percezione "cinematografico", dominato dall'effetto ottico di frammentazione tipico di chi guida l'automobile. Il sublime nell'esperienza dei luoghi urbani contemporanei è al centro di "lnfrastruttura come arte". |
Cosa dicono le persone - Scrivi una recensione
Richard Ingersoll definisce lo “sprawl” come un modo di essere. “Sprawltown” è un neologismo introdotto negli USA degli anni '60, il cui significato letterale è “sdraiato”, che applicato all'urbanistica intende una crescita urbana senza regole e senza forma. Con tale termine si parla di periferia, peri-urbano, conurbazione, nebulosi urbana, exurbia, ovvero di città diffusa. Richard Ingersoll descrivendo questo particolare fenomeno di morfologia urbana, ingloba anche aspetti esistenziali. Infatti, la diffusione dello “sprawl” non dipende soltanto da come si occupa lo spazio, ma soprattutto da come lo si vive. Vivere lo “sprawl” significa trovarsi liberi da vincoli di spazio e tempo, in quanto la città è sempre meno topica e territoriale, ed è sempre più tele-topica e extraterritoriale. Ma la periferia è davvero brutta?! Bisognerebbe apprezzare il caos del paesaggio peri-urbano, ricercando l'ordine nascosto nel disordine! Ingersoll, nel primo capitolo, propone come prima strategia al problema, di incentivare i rapporti comunitari che sono sopravvissuti nello “sprawl” e indirizzare verso un obiettivo di qualità ciò che appare brutto. Perché non possiamo pensare le infrastrutture come pretesti dell' arte?! Nel secondo capitolo, viene preso in esame il turismo, primo ingrediente dello "sprawl", che, inteso come attività economica, è divenuto la principale rendita economica per molti paesi. I centri storici divengono luoghi creati su misura per il “cittadino-turista”, il quale non è più radicato nello spazio e vive un rapporto ambiguo con la città, non appartenendo al luogo ma partecipandovi con il consumo. Consuma la “città-cartolina”, in quanto il turismo iberna le città storiche stravolgendo la loro vita civica.Il terzo capitolo,considera il nuovo ordine dimensionale dello “sprawl”, una sorta di non-armonia a-spaziale e a-temporale. Un ordine basato sul concetto di frammento. Le periferie sono più adatte ad un tipo di percezione cinematografico, piuttosto che prospettico classico, mediato dall'uso dell’automobile. Nelle aree metropolitane composte dai centri urbani satelliti della città, percepiamo il denso reticolo stradale come un “jumpcut”, ovvero un montaggio rapido di immagini in movimento. E' questo il cosiddetto “Jumpcut urbanism”: una condizione del paesaggio che, come nel cinema, accelera e frammenta lo sguardo in piani sequenza ma che a differenza di qualsiasi racconto cinematografico non conosce regia. Nel quarto capitolo, si fa risalire al gusto del sublime, l’apprezzamento estetico delle periferie e per ogni tipo di infrastruttura capace di qualificare i luoghi urbani. Nel quinto capitolo, si affronta la questione ecologica, poiché è proprio la vastità della "sprawltown" a incentivare l’uso dell’automobile e di conseguenza a incrementare l’inquinamento atmosferico. La chiave di svolta è un intervento radicale sulla città, per ridurre I costi ambientali dell' urbanizzazione, la quale dovrebbe seguire la logica dei fattori naturali. Il “Bioregionalismo”, preconizzato dal biologo Patrick Geddes, così come l' ”agri-civismo”, cioè la possibilità di preservare le aree verdi delle città facendole appartenere all'abitato responsabilizzandone la salvaguardia, genererebbero un nuovo impegno civico. Questo porterebbe ad una vera sintesi tra “sprawl” e “town”.
- Recensione di Noemi de Mattia -