Archeologia a Garda e nel suo territorio (1998-2003)

Copertina anteriore
Gian Pietro Brogiolo, Monica Ibsen, Chiara Malaguti
All’Insegna del Giglio, 1 mag 2006 - 384 pagine

Le ricerche sulle fortificazioni tardoantiche si sono prevalentemente concentrate sul singolo castello, inquadrato tutt'al più, attraverso le fonti scritte e archeologiche, in contesti regionali quali la Slovenia, il Friuli, il Trentino, la regione attorno a Milano, la Liguria di Ponente, la Provenza e i Pirenei. Hanno da tempo chiarito l'urbanistica e la tipologia delle architetture dei castelli di prima generazione, costruiti, sulla base di progetti organici, nelle fasi tarde dell'impero e in epoca protobizantina. In tutte queste regioni, i castelli sorsero lungo le strade e in rapporto ad alcune città che assunsero un ruolo di coordinamento dei singoli settori difensivi. Oltre a Verona e Trento, per le Alpi centrali ebbero questa funzione Cividale nelle Alpi Giulie, Pavia e Como nell'ambito del sistema difensivo di Milano, Torino e Susa nella regione alpina occidentale.
Queste ricerche hanno peraltro trascurato l'incidenza dei castelli sulle dinamiche del popolamento delle aree circostanti. Con il progetto Garda, condotto dal 1998 al 2003 nell'ambito di una convenzione tra la Soprintendenza archeologica del Veneto, l'Università di Padova e il Comune di Garda, si è invece cercato di analizzare il condizionamento di un grande castello sul popolamento rurale, dal momento della sua fondazione fino al XIII secolo, allorché, dopo l'acquisto da parte del Comune di Verona nel 1193, si avviò a rapido declino. L'obiettivo è stato perseguito attraverso cinque indirizzi di ricerca: (1) lo scavo delle sequenze della Rocca di Garda, (2) la ricostruzione dell'insediamento tra età romana e medioevo nel territorio circostante, (3) l'analisi del paesaggio antico attraverso il confronto tra documenti medievali, cartografia di XVIII secolo e foto aeree, (4) il censimento dei castelli di seconda generazione (X-XII secolo), (5) lo studio delle architetture religiose tra altomedioevo ed età romanica. Una parte di questi lavori, condotti attraverso tesi di laurea, è stata pubblicata nei primi due volumi dedicati al progetto Garda, apparsi nel 1999 e nel 2001.
In questo terzo volume trova anzitutto spazio la pubblicazione degli scavi, tutto sommato limitati, eseguiti in tre settori del pianoro sommitale della Rocca sotto la responsabilità di Polydora Baker, Alexandra Chavarría, Alberto Crosato, Chiara Malaguti, Nicola Mancassola, Pietro Riavez. Scavi che hanno portato in luce sequenze preistoriche, tardoromane e altomedievali, mentre rare sono le tracce di quelle di epoca posteriore, probabilmente asportate nel corso dei lavori intrapresi in età moderna per ridurre a coltura la sommità del sito e di quelli condotti durante la prima guerra mondiale per creare un baluardo difensivo. Si tratta di una perdita notevole e tuttavia le ricerche hanno prodotto risultati più che soddisfacenti, in quanto, prima di questo intervento, si riteneva che sulla Rocca non sopravvivessero depositi che meritassero l'avvio di un progetto. Gli scavi hanno inoltre permesso di anticipare alla fine del V, dopo una fase di occupazione tardoromana, la fondazione del castello che le fonti scritte documentano forse dalla fine del VI, certamente dal VII e fino al XIII secolo.
Una seconda sezione presenta i risultati delle ricognizioni e dei saggi di scavo, coordinati da Nicola Mancassola e da Fabio Saggioro, nel territorio circostante la Rocca. Sia di quelli promossi, nell'ambito di questo progetto, nei territori di Garda, Bardolino e Costermano, sia di quelli relativi ad un precedente progetto che ha riguardato, nel 1995-1997, il territorio di Cavaion. Queste ricerche hanno portato a risultati interessanti, già in parte editi, e meriterebbero di essere ulteriormente proseguite, per chiarire i molti aspetti ancora poco chiari della trasformazione del paesaggio antropico in età altomedievale.
La terza parte, infine, ospita un contributo di Monica Ibsen sulle chiese e sugli arredi liturgici dalle origini all'epoca romanica, in un territorio più ampio rispetto a quello dell'indagine archeologica che va da Lazise fino a Brenzone. Dall'integrazione di fonti archeologiche, storico artistiche e documentarie emerge un quadro inedito non solo dei luoghi di culto e delle manifestazioni artistiche, ma anche di individui, di gruppi sociali, di istituzioni ecclesiastiche che ne hanno promosso la valorizzazione. Un patrimonio, non solo storico, ma anche monumentale in parte superstite, che meriterebbe di essere protetto e valorizzato.
Per i reperti preromani la situazione si presenta abbastanza complessa, in quanto provengono tutti da strati sconvolti e rimescolati da interventi più recenti. L'unica possibilità di un inquadramento cronologico è data da analisi tipologiche, ancora in corso. Sono documentate varie fasi: il Neolitico recente con la Cultura del Vaso a Bocca Quadrata, l'Eneolitico con la cultura del Vaso Campaniforme, la fine dell'età del Bronzo con la Cultura Protoveneta, la piena età del Ferro con la Cultura Paleoveneta e la tarda età del Ferro con la Cultura Retica. Uno studio complessivo di questi materiali, unitamente a quelli rinvenuti sulla Rocca in tempi precedenti, sarà presentato in un'altra sede.
Vogliamo infine ringraziare l'amministrazione provinciale di Verona e i comuni di Garda e Bardolino che hanno finanziato le ricerche e le persone senza le quali questo progetto non avrebbe potuto essere portato a compimento: il prof. Fabio Gaggia e il dr. Romano Brusco che lo hanno promosso nell'ambito delle manifestazioni per il millenario di Adelaide di Borgogna, le cui vicende sono indissolubilmente legate a quelle della Rocca, il sig. Plinio Boni, il dott. Gian Paolo Rossi che come successori all'assessorato alla cultura di Garda e Bardolino l'hanno proseguito, il rag. Sometti del Comune di Garda che ha risolto i numerosi problemi organizzativi, i Salesiani, proprietari della Rocca, che hanno acconsentito agli scavi nei terreni di loro proprietà, gli abitanti di Garda e Bardolino che hanno mostrato interesse per le ricerche. E gli studenti tedeschi, austriaci, francesi, inglesi, spagnoli, croati e italiani che hanno partecipato numerosi alle campagne di scavo e alle ricognizioni nel territorio.
Gian Pietro Brogiolo, Luciano Salzani

 

Sommario

Paesaggi e popolamento nelle campagne gardesane tra età romana e Medioevo
191
La produzione artistica di Monica Ibsen
257
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