Carlo Alberto archeologo in Sardegna. Gli idoli bugiardi

Copertina anteriore
Gabriella Pantò, Raimondo Zucca
All’Insegna del Giglio, 1 apr 2020 - 584 pagine
L’episodio più celebre di falsificazione archeologica avvenuto in Sardegna è quello degli «idoli sardo-fenici» entrati nel Regio Museo di Cagliari poco dopo la sua fondazione del 1800 ed accreditati, nonostante una serie di dubbi e di fiere dichiarazioni di falsità, nella esposizione museale cagliaritana per ben sessantaquattro anni, sino a quando, per merito del giovane neo direttore del Museo di Cagliari, Ettore Pais, nel 1883 vennero rimossi dalle vetrine. La storia di questa falsificazione iniziò nel 1819, quando un docente di Scienze Naturali della capitale della Norvegia, Oslo (allora Christiania), il Professor Jacob Keiser, intraprese un viaggio in Italia, comprendendovi, per la prima volta tra i suoi connazionali, anche l’isola di Sardegna. Il Keiser, diffuso il proprio programma di viaggio, ricevette dal suo amico Friedrich Münter, vescovo di Sjællands (1808-1830), in Danimarca, la preghiera di svolgere in Sardegna anche ricerche nell’ambito delle antichità dell’isola, poiché il vescovo Münter, autore di un volume sulla Religion Der Karthager, non voleva farsi sfuggire l’occasione di completare la propria opera con l’esame diretto di immagini delle divinità della pressoché sconosciuta Sardegna, benché fosse stata una delle province più importanti dell’impero cartaginese. Il Keiser si imbarcò da Genova il 4 febbraio 1819 alla volta della Sardegna insieme al Capitano del Reggimento dei Granatieri di Genova Alberto Lamarmora, che intraprendeva così il suo primo viaggio in Sardegna. Ad unire i due naturalisti era in primo luogo l’ornitologia ma anche un interesse per le antichità sostanzialmente sconosciute dell’isola. In Sardegna entrambi trovarono l’affabile Direttore del Museo di Cagliari Leonard de Prunner pronto a procurare al Keiser gli idoli sardo-fenici richiesti dal vescovo Münter. Ma quei primi idoli, pretesi Ashtart e Fauno, erano – ahimé! – falsi. Né quegli idoletti del Museo cagliaritano rimasero isolati, perché, dotati di speciali qualità prolifiche, giunsero alla bella cifra di oltre trecento esemplari, tutti falsissimi. Questo libro racconta la storia della clamorosa falsificazione che coinvolse un direttore (o forse due) del museo di Cagliari, un mastro ferraio autore materiale degli idoli sardo-fenici, e forse due archeologi amici in origine del Direttore falsario e poi acerrimi nemici. Ad essere ingannati turpemente fu il gotha della scienza delle antichità europea da Eduard Gherard a Ernest Renan a Heinrich Schliemann, il Conte Alberto Lamarmora, vero sacerdote degli idoli sardi, e nientemeno che il Re Carlo Alberto, che partecipò allo scavo archeologico di Nora nel 1841 trovando una meravigliosa “idole phoenicienne”!
 

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