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Schol. Xentha.

l'eretto a Tiberio nel tempo di Severo, che fu circa duecento anni dopo, fosse già tutto a terra.

Presso all' Arco di Severo a destra fra esso, e il Tempio di Vespasiano essere stato un altro edifizio, si ha lume da Lucio Fauno, di cui oggi non si vede residuo alcuno ; onde io riportandomi alla testimonianza di vista di questo Scrittore, porrò le sue parole precise. Così egli scrive nel capo 10. del secondo libro delle Romane Antichità: Quì presso a questo Tempio (parla del Portico delle otto Colonne, ch'è in piedi, stimato Tempio della Concordia ) cavandosi profondamente non è gran tempo, si trovò come un Portico, o come tre Botteghe, dove stavano li Scrittori delli Atti pubblici, o Notai, che diciamo, come dalle Iscrizioni, che vi erano, si potea congetturare; perciocchè nella fascia, o architrave di marmo che cingeva quest' opera, la quale è stata a' tempi nostri rovinata tutta affatto, e portatene via le pietre, si leggevano dalla parte di dentro sull'entrate queste parole:

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C. AVILIVS. LICINIVS . TROSIVS
CVRATOR SCHOLAM. DE

SVO. FECIT. BEBRIX. AVG. L. DRVSIANVS
A. FABIVS, XANTHVS

CVR. SCRIBIS . LIBRARIIS . ET
PRAECONIBVS . AED. CVR

SCHOLAM. AB. INCHOATO. REFECERVNT
MARMORIBVS

ORNAVERVNT. VICTORIAM . AV
GVSTAM. ET. SEDES. AENEAS
ET. CETERA. ORNAMENTA. DE .
SVA. PECVNIA. FECERVNT

Nel medesimo fregio dalla parte di fuori, che era di opera Dorica, lavorato però schiettamente, si leggevano queste altre:

BEBRIX. AVG. L. DRVSIANVS
A. FABIVS. XANTHVS . CVR
IMAGINES. ARGENTEAS. DEORVM
SEPTEM. POST. DEDICATIONEM
SCHOLAE. ET. MVTVLOS. CYM
TABELLA. AENEA. DE. SVA
PECVNIA. DEDERVNT

Oove aggiunge esservi anche stato ritrovato un piede
stallo della statua a Stilicone dirizzata con lunga Iscri-
zione, che egli registra. Ciò, che quell'edifizio fos-
se, non si ha per mio avviso a penar molto a cerca-
re. Rufo nota in questa Regione la Schola Xanta, la
quale da Fabio Xanto uno de' Curatori, che nelle
Iscrizioni dette si leggono, rifatta di nuovo, e son-
tuosamente adornata, ben può supporsi cognominata
da lui. Che fosse di Scrittori di atti pubblici, come
al Fauno piace, nell' Iscrizione non si dichiara,
ben vi si dice de' Copisti de' libri ( de' quali allora
che non era in uso la stampa fu quantità grande) e
de' Trombetti degli Edili Curuli, i̇ quali non avendo
con i Copisti alcuna comunione, è credibile, che
stanza separata vi avessero, giacchè in foggia di più
botteghe essere stata la fabbrica, dal Fauno si fa fe-
de (1).

ma

Sarebbe ormai tempo di ragionare del quarto lato del Foro; ma per maggiore facilità, è d'uopo toccar prima le cose, che erano nello spazio di esso.

Le cose, ch' erano nello spazio del Foro.

CAPO SETTIM O.

L'ampiezza del Romano Foro non era affatto vacua, I Rostri e

ria.

ed ispicciata; poichè varie cose o per adornamento, la Colono per altro vi furono fatte, le quali non devono la- na Miliasciarsi sotto silenzio. Fra le più famose erano i Rostri vecchi, ed i nuovi, e la Colonna Milliaria, delle quali essendo stato bastevolmente discorso con altre occasioni, non occorre dirne di più .

Essere stato nel Foro il Tribunale Aurelio, detto Gradus Aurelii, scrive il Polleto nel c. 3., e 7. del primo libro dell' Istoria del Foro Romano, de? quali nell' Orazione pro Flacco Cicerone così dice al c. 28. Sequitur auri illa invidia Judaici. Hoc nimirum est illud, quod non longe a gradibus Aureliis hæc causa dicitur etc. Sembra detto Gradus in prima faccia, perchè Aurelio Cotta Pretore dopo

(1) Del ritrovamento di questo edificio se ne ha zione ancora nell' Aldroandi ( Memorie num, 2. .).

men

Gradus Aurelii.

rius

Silla, che aveva tolto a' Cavalieri il giudicare, e re-
solo a' Senatori, fe' tre gradi di Giudici, cioè a dire
Senatori, Cavalieri, e Tribuni erarj, fatto distesamen-
te raccontato da Asconio nella Divinazione; ma nell'
Orazione pro A. Cluentio c. 34. Cicerone fa vederci,
che i gradi erano materialmente scalini posti per se-
dili al popolo, che ai giudizj pubblici concorreva :
Accusabat Tribunus Plebis idem in Concionibus,
idem ad subsellia: ad Judicium non modo de Con-
cione, sed etiam cum ipsa concione veniebat. Gra-
dus illi Aurelii tum novi quasi pro Theatro illi
judicio ædificari videbantur; quos sibi accusator
concitatis hominibus complerat, non modo dicendi
ab eo, sed ne surgendi quidem potestas erat. Que-
sto Tribunale in quale parte fosse del Foro è incer-
to; ma non difficil cosa è, che sorgesse presso al la-
to, ove poi fu fatta la Basilica Giulia, che servì a
quei medesimi Giudici, che Aurelio riordinò, detti
Centumviri; tanto maggiormente, che prima di quel
la Basilica presso al Tempio di Vesta, che era in
quel lato, essere stato Tribunale accenna Orazio nel-
la Satira nona del primo libro v. 35. e seg.

Ventum erat ad Vesta quarta jam parte diei
Præterita, et casu tunc respondere vadato
Debebat, quod ni fecisset perdere litem etc.

Nel bel mezzo del Foro fu il Lago Curzio . LacusCur. Così Dionigi nel secondo: Ab eo casu lacus Curtius dicitur, medium quidem Fori occupans. Fu una antica palude, che per bassezza del sito era fatta ivi dall' acqua; e nella guerra di Tazio con Romolo, Mezio Curzio Sabino volendo passarla a guazzo, benchè a cavallo, vi ebbe a restar sommerso; da cui la laguna prese il nome; e ancorchè ripiena di terra, e diseccata Lago Curzio fu detta (1). Così Dionigi nel luogo citato Locus iste terra expletus est, et ab eo casu Lacus Curtius dicitur; il qual fatto raccontasi

(1) Un monumento se ne ha nel piccolo bassorilievo scoperto nel 1552. presso S. Maria Liberatrice rappresentante Curzio Sabino che s' immerge nella palude. Questo bassorilievo si vede affisso a sinistra nello ascendere il secondo ramo della scala del palazzo de' Conservatori sul Campidoglio. Si veda anche il Vacca (Memorie num. 2. ).

CO

aneora da Livio nel primo. Secondo altri fu una re-
pentina voragine, e spaventosa, in cui Curzio Cava-
lier Romano si gittò armato a cavallo, acciò ella,
secondo la promessa dell' Oracolo, si chiudesse,
me essere avvenuto si dice. Così Livio nel settimo.
E secondo altri fu luogo chiuso da Curzio Console,
perchè vi colpì il fulmine; le quali denominazioni
tutte sono da Varrone spiegate nei quarto; ma qual
si fosse veramente la sua cagione, certo è, che do-
po non vi fu più laguna, o voragine, ed essere ivi
stati Altari suppone Ovidio nel sesto de' Fasti v. 403.
Curtius ille lacus, siccas qui sustinet aras,

Nunc solida est tellus, sed lacus ante fuit.
Se ben Plinio nel 18. del lib. 15. di un solo Altare
(e forse con verità più puntuale ) fa menzione, le-
vatone da Giulio Cesare coll' occasione de' giuochi Gla-
diatorj, che vi celebrò: Ara inde sublata gladiato-
rio munere Divi Julii, quod novissime pugnavit in
Foro .

:

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Olea,

Vi

cum Cur

Nello stesso luogo essere stato un Olivo, ed una tis, et FiVite postivi per ombra dal popolo, ed un Fico pri- cus ad La ma nato avanti al Tempio di Saturno, e tóltone e toltone per tii. chè danneggiava la statua di Silvano, il medesimo Plinio ivi Fuit et ante Saturni ædem Urbis anno CCLX. sublata, sacro a Vestalibus facto, quum Sylvani simulacrum subverteret. Eadem fortuito satu vivit in medio Foro; qua fidentia Imperii fundamenta ostento fatali Curtius maximis bonis, hoc est virtute, ac pietate, ac morte præclara expleverat. Æque fortuita eodem loco est vitis, atque olea umbræ gratia sedulitate plebeja satæ.

La grande statua di bronzo di Domiziano fu anch'ella nel Lago Curzio come nel centro del Foro. Stazio nel principio delle sue selve v. 66. e seg.

Ipse loci custos, cujus sacrata vorago,

Famosusque lacus nomen memorabile servat etc. La quale volentieri credo essere quella, che nella Notizia si legge: Equum Constantini, non sapendosi, che Costantino ergesse nella Regione del Foro statua equestre, ed essendo spessi in quella descrizione di Regioni gli errori (1). Presso al Lago Curzio essere

(1) L'autore della Dissertazione sulle Rovine di Roma
Tom. II.

Equus æ

neus

Do

mitiani.

xima.

stato ucciso Galba da' Soldati, scrivono concordi Tacito, Svetonio e Plutarco.

e

Fu anche nel Foro la Cloaca Massima (1), di Coaca Ma cui nel quarto di Varrone c. 32. si legge: Et locus, qui vocatur Doliòla ad Cloacam Maximam etc., non molto sopra disse: Curtium in locum palustrem, qui tum fuit in Foro antequam Cloacæ sint factæ, secessisse etc.; ove la palude Curzia nel Foro seccata colla Chiayica si dichiara. La sua bocca essere stata nel mezzo del Foro presso al Lago Curzio non è inverisimile; e dicendo Plauto nel Curculione presCanalis in So al canale del Foro essere stati soliti trattenersi gli Uoinini ostentatori, e cicaloni, che noi diremmo quei perdi giornate, i quali passeggiando per lo più le piazze, tassano i fatti altrui, per lo canale sembra a di potere intendere quel cupo, e concavo del suolo, che avanti alle chiaviche, acciò ricevino l'acque, suol farsi Le parole di Plauto son queste nella Scena prima dell' Atto quarto.

Foro.

Doliola.

me

In medio propter canalem, ibi ostentatores meri, Confidentes, garrulique, et malevoli supra lacum. De' quali intendere Aulo Gellio nel capo 20. del libro quarto Qui jurabat Cavillator quidam, et canicula, et nimis ridicularius fuit, è dottrina del dottissimo Lipsio nel terzo del secondo libro Electorum ; ove doversi leggere Canalicola insegna, scrivendo Festo: Canalicola forenses homines pauperes dicti, quod circa canales Fori consisterent.

Presso la Cloaca essere stati i Dolioli, luogo particolare del Foro, in cui non si sputava, le parole recitate di Varrone nel c. 32. del quarto dimostrano:

aggiunta al VVinckelmann (Arti del Dis. Tom. 3. p. 410. ) pretende che l' Equus Constantini della Notizia sia la statua equestre di M. Aurelio, che oggi forma l'ornamento principale della piazza del Campidoglio. Sarebbe a desiderarsi però che si provasse, che ai tempi di Teodosio II. a'. quali quella operetta appartiene si fosse di già obbliato il vero ritratto di Costantino che era vivuto meno di un secolo prima.

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(1) Una parte della Cloaca Massima, che traversava il Foro si trovò nel 1742. a trenta piedi di profondità. La sua costruzione era similissima a quel pezzo, che di questa stessa Cloaca si vede presso S. Giorgio in Velabro.

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