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che.

Gotica c. 25. Habet vero ( Janus ) templum in fore pro Curia, paullo supra Tria fata; sic enim RoTre Par mani tres Parcas appellant. Templum totum æneum extructum quadratæ formæ est, eaque magnitudine quæ vix tegendo Jani Simulacro sufficiat : Simulacrum autem æneum est quinque cubitos longum cœtera quidem homini simile; sed bifrons caput habet, vultuque uno Solem Orientem, Occidentem altero prospicit ; portæ quidem ænea in alterutram faciem versæ sunt etc. (1). Il segno, o statua di Giano essere ivi stato posto da Romolo, e da Tazio nella concordia, che ferono dopo la guerra, insegna Servio nel

(1) Si rileva da questo passo di Procopio, che il Tempio di Giano, di cui si tratta era dinanzi la Curia poco più oltre delle tre Parche, dette Tria fata. Ma siccome si sa, che queste erano si dappresso a S. Adriano, che questa Chiesa ne' bassi tempi appellavasi in Tribus Fatis, quindi conviene credere che per Curia Procopio non intenda la Ostilia, la quale si è veduto essere fra S. Maria Liberatrice, ed il Tempio di Romolo. Sopra due soli edifizj pertanto può cadere il dubbio, cioè sopra la Basilica Emilia poi ridotta in Chiesa di S. Adriano, e sopra il Secretarium` Senatus, oggi S. Martina. Io inclinerei piuttosto per la prima vedendo che la colonna di Foca eretta un mezzo secolo dopo è rivolta appunto alla Basilica Emilia ; ma dall' altro canto il nome di Secretarium Senatus, e l'uso a cui quest' altro edificio era consagrato mi decidono per esso. E credo, che i Senatori divenuti Cristiani, abborrendo di adunarsi nell' antica Curia considerata dai Gentili qual Tempio, si adunassero in quest' altro edificio, il quale col tempo ottenne anche esso il nome di Curia. Comunque siasi però . è certo, che il Tempio di Giano era da questa parte. La sua vicinanza alle Tria Fata, o alle tre Parche gli fece dare in seguito il nome di Templum Fatale, come si ricava dall' Ordine Romano scritto nell' 1143. Da questo si ritrae vieppiù che il Tempio di Giano fosse presso il Secretarium Senatus, e la Basilica Emilia. Imperciocchè descrivendosi la strada, che il Pontefice teneva nel tornare dal Vaticano al Palazzo Lateranense, si dice: intrat sub arcu triumphali (cioè quello di Settimio) inter templum Fatale, et templum Concordia. Da questo passo si dimostra ancora che a quell' epoca il Tempio di Giano, come quello della Concordia esistevano ancora, se non intieri almeno tali da potersi riconoscere .

Del tempio di Giano si ha una medaglia in Nerone che si riporta al num. 27..

Altro Tempio di Giano

12. dell' Eneide v. 198. Postquam Romulus, et Titus Tatius in foedera convenerunt, Jano simulacrum duplicis frontis effectum est quasi ad imaginem duorum populorum. Aver poi Numa fatto un' altro Tempio a Giano nell' Argileto dimostrerassi a suo tempo il quale essere stato Tempio grande, e capace di Senafatto da to dichiara Festo, dicendo esservi stato fatto il Senatus- Numa. consulto, che i 306. Fabj andassero contra i Vejenti. Servio nel settimo dell' Eneide v. 607. dice anche egli : Sacrarium hoc Numa Pompilius fecerat circa imum Argiletum juxta Theatrum Marcelli, quod fuit in duobus brevissimis Templis, duobus autem propter Janum bifrontem. Ma come due Tempj, se prima dice un sol Sacrario nell' Argileto? e come brevissimi, se Festo di maggiore autorità esservi stato tenuto il Senato fa fede? Confusissime sono le parole ultime di questo luogo di Servio. Noi però per ridurle a senso ragionevole, e per concordar Livio, che nel primo dice stato solito nella pace chiudersi il Tempio dell' Argileto, con Varrone, e Procopio, che dicono solito chiudersi quello del Foro, parliamone più distesamente. Il Tempio di Giano fu fabbricato ivi da Numa, e forse allora brevissimo, ed in due cappelle diviso, contraposte, e corrispondenti alle due faccie del Nume; il quale Tempio poi da altri potè essere ingrandito. Intanto era nel Foro la porta Januale, che fu poi Tempietto del medesimo Dio. Se Numa instituì, che le porte del Tempio dell' Argileto si chiudessero in tempo di pace; ordinò altresì, che la porta Januale fosse nello stesso Tempo chiusa, testimonio Varrone; e dopo la prima guerra Punica non essendo ivi più porta, ma Sacello, se Tito Manlio chiuse il Tempio di Giano nell' Argileto, non è leggierezza il credere, che con superstizione cautelata il Sacello del Foro ancora chiudesse, come fu solito chiudersi quando era porta, e che così facessero poi anche gli altri. In cotal senso non solo resta spiegato Servio, ma concordano Varrone, Livio, Procopio, e tutti. Il Giano Gemino, che si legge in Svetonio nella vi- Giano Ge ta di Nerone, Janum Geminum clausit tam nullo, mino. quam residuo bello; e di cui Plinio nel c. 7. del libro 34. Præterea Janus Geminus a Numa Rege dicatus, qui pacis, bellique argumento colitur etc.; e Capitolino in Gordiano c. 26.: Aperto Jano Gemi

no (quod signum erat indicti belli) profectus est va però facilmente inteso per

contra Persas

etc.,

l'uno, e per l'altro egualmente chiusi, o di quello
dell' Argileto, detto Gemino, forse quasi gemello
dell'altro, giacchè altri Giani dopo Numa non bifron-
ti come quei due, ma quadrifronti furono fatti,
me dalla medaglia d' Augusto presso Guglielmo Choul
si raccoglie.

dice:

CO

Quindi Ovidio nel primo de' Fasti v. 263., ove

Quum tot sint Jani, cur stas saeratus in uno

Hic, ubi juncta foris templa duobus habes? sembra a me male inteso del Tempio, che era nel Foro Olitorio; per commodità del cui senso si sono sforzati gli Antiquarj tirare il Foro Piscatorio presso all' Olitorio, acciò contro ogni probabilità il Tempio di Giano all' un Foro, ed all' altro fosse comune Quello del Foro Olitorio l'edificò Cajo Duilio dopo la prima Guerra Punica; nè fu mai dedicato fino al tempo di Tiberio, come nella decima Regione dirò: sicchè Ovidio non di quello non ancora dedicato ma dell'altro, che era nel Foro grande, parla, dicendolo con ragione congiunto, cioè vicino a due Fori che erano quel di Cesare, e quel di Augusto, oltre il grande, in cui stava distintamente accennato nella parola Hic; ed i tanti Giani erano gli altri due, o tre, che appresso gli stavano. Essere questo il vero senso di Ovidio, dichiara egli stesso ne' versi, che in persona di Giano soggiunge, dopo aver raccontato la guerra Sabina (Fasr. 1. v. 273. ) .

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Cum tanto veritus committe re
Numine pugnam
Ipse mere movi callidus artis opus.

Oraque, qua pollens ope sum, fontana reclusi,
Sumque repentinas ejaculatus aquas.
Ante tamen madidis subjecti sulphura venis,
Clauderet ut Tatio fervidus humor iter;
Cujus ut utilitas pulsis percepta Sabinis
Quæ fuerat tuto reddita forma loco est.
Ara mihi posita est parvo conjuncta Sacello,
Hæc adolet flammis cum strue farra suis.
Lautul Le quali acque, benchè favolose, essere isgorgate nel
Templum Foro, ove era la battaglia, è la sentenza di Ovidio,
e derivate da quel luogo, ove fu poi la porta Janua-
le e quel Tempietto dissi con Macrobio nel primo libro;

ad Jani

e Varrone vi è conteste assai chiaro nel quarto c. 32.: Lautolæ a lavando, quod ibi ad Janum Geminum aqua calidæ fuerunt; ed ecco la verità, da cui ebbe origine la finzione. Quell' acque calide col luogo detto Lautolæ, furono in quei primi tempi nella parte del Foro, in cui Giano aveva il Sacello, da Ovidio dichiarato congiunto a due Fori, siccome di quattro Fori congiunti ivi fa menzione Marziale nell' Epigramma 51. del 10. libro, e sono il grande, quel di Cesare quel di Augusto, e il Transitorio :

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Sed nec Marcelli, Pompejanumque, nec illic

Sunt Triplices Thermæ, nec Fora juncta quater. Augusto, quando nell' universale pace il Tempio di Giano Gemino chiuse, non potè non serrare questo congiuntamente coll' altro di Numa nell' Argileto, onde è, che questo a mio credere, da Svetonio in Aug. cap. 22. si dice Giano Quirino: Janum Quirinum semel, atque iterum a condita Urbe ante memoriam suam clausum, in multo breviore temporis spatio, terra, marique pace parta, tertio clausit; così detto forse (lasciate per ora da parte le interpretazioni diverse, che a i cognomi di Giano si danno da Macrobio nel c. 9. del primo de' Saturnali ) a differenza dell' altro di Numa, per essere questo opera di Romolo, e di Tazio. Più apertamente ciò si trae da Orazio, che nell' ode 15. del quarto libro, Giano di Quirino l' pella con aperta distinzione da quel di Numa.

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Et vacuum duellis

Janum Quirini clausit, et ordinem
Rectum, et vaganti fræna licentiæ
Injecit, etc.

ap

Onde Vittore nella Regione nona del Teatro di Mar-
cello parlando,
ed aggiungendovi, ibi erat aliud
Templum Jani, disse a distinzione di questo, che era
nel Foro.

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cisamen

Resta trovarne il sito, e non è difficile. Benchè Ove preProcopio dica nel mezzo del Foro, non intendiamo noi quel mezzo esattamente per il sito del Lago Curzio volendo egli per il mezzo significare, che non era in alcun de' lati a filo degli altri edifizj, ma nel mezzo, cioè isolatamente nello spazio del Foro. Che poi fosse presso al lato Orientale, lo sgorgamento delle acque calde, la Porta Januale, e più di ogni altra cosa la vicinanza agli altri due Fori spiegata da Ovidio il fan

celebris

etc.

no indubitato. Il suo ritratto si ha in una medaglia di Nerone, portata nel quinto Dialogo dall' Agostini, é prima dall' Erizzo; la quale è questa (1)

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Jani duo Oltre al Tempietto nel Foro, altri Giani furono accennati da Ovidio nel luogo portato, cum tot sint Jani etc. i quali da Rufo son detti Jani publici, e da Vittore Jani duo celebris mercatorum locus ; il quale anche nel Catalogo, che fa nel fine, soggiunge: Jani per omnes Regiones incrustati, et ornati signis, duo præcipui ad Arcum Fabianum superior, inferior que; de' quali Orazio dice nella prima epistola del libro primo v. 54., ragionando dell'attendere all'acquisto della roba :

raj.

Hæc Janus summus ab imo
Perdocet etc.

:

Ma esservi stato anche in mezzo, Cicerone mostra nel secondo degli Offizj c. 25. Sed toto hoc de genere, de quærenda, de collocanda pecunia; etiam de Luogo utenda, commodius a quibusdam optimis viris ad degli Usumedium Janum sedentibus, quam ab ullis Philosophis ulla in schola disputatur ; e nella sesta Filippica c. 5. Janus medius in L. Antonii clientela sit? È parere del Donati, che il Giano fosse una strada abitata da Banchieri, e da Usuraj, il cui principio, il fine, e il mezzo summus, imus, medius, fossero detti. Ma il Sommo e l'Imo essere stati due Giani del Foro simili a tanti altri, che erano per ogni Regione, cioè loggie , o transiti per ridotti dei Mercadanti, e assai chiaramente ci hà spiegato or ora Vittore. Acrone antico Scoliaste nella terza Satira del 2. libro di Orazio v. 18. ove il Poeta dice

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;

Postquam omnis res mea Janum

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Ad medium fracta est, etc. dichiara, che Jani statuæ tres erant ; ad unam illarum solebant convenire creditores et fœneratores, alii ad reddendum, alii ad locandum fœnus. Ma il medesimo nella prima Epistola del secondo libro dice: Duo Jani ante Basilicam Pauli steterunt, ubi locus erat fœneratorum: Janus dicebatur locus in quo solebant convenire fœneratores; e Porfirio ivi replica lo stesso anch'egli; onde sembra a me poter

(1) Si veda il citato n. 27.

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