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fistulis deducuntur. Il Donati li dichiara vicini ai Va-
riani, nè può negarsi. Ma più precisamente discor-
rendo del sito loro, si può dire, che questi fossero
dentro le mura vicini al primo castello, in cui l'ac-
Claudia,
qua
l' Aniene
e
nuovo che per uno stes-
so condotto entravano in Roma, si cominciavano a
dividere per usi privati; onde poco lungi furono gli
Orti Pallanziani da porta Maggiore, e da Santa Croce
in Gerusalemme. Al Panvinio piace, che siano que-
sti i medesimi, che i detti scorrettamente da Vittore
Planciani, vel Plautiani, la quale scorrezione è as-
sai verisimile, ancorchè di Plauto Liberto ricchissimo
di Severo Imperadore si abbia notizia da Sparziano .
Qui forse o ne' Variani erano le belle statue di
Bacco, delle tre Muse, ed altre scritte dall' Aldovran-
di, ritrovate da Pietro de Radicibus in una sua Vi-
gna presso porta Maggiore .

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Horti Tor Gli Orti Torquaziani son posti qui dal Panviquatiani nio forse perchè lesse in Frontino dell' acqua Appia al lib. primo Jungitur ei ad Anienem veterem in

Vicus Su

confinio hortorum Torquatianorum, addito co

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gnomento decem Gemellorum
e più sotto al li-
bro 2.. Ad Gemellas tamen qui locus est intra
Spem veterem, etc. Ma dove gli Orti Torquaziani fos-
sero, dissi nella prima Regione ; e come debba esse-
re letto Frontino, dirò nel trattar delle acque .

Fra i Vici da Rufo scritti è il Sucusano, di cui cusanus. fu da noi toccato nella Regione seconda. Dicemmo che si congiugneva colla Suburra, la quale ebbe il nome da lui ; e però, s'era questo nella Regione quinta Esquilina, quella nella seconda Celimontana, ́e la Suburra fu tra S. Clemente, SS. Pietro, SS. Pietro, e Marcellino, e porta Maggiore, non gli potè star congiunto, luogo più di ogni altro opposto a i Gabini, il quale se fu prima Pago Sucusano, incluse l'Esquilie in Roma, divenne Vico .

Figlinæ.

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Le Fornaci de' Cretaj, delle quali parla Varrone lib. 4. c. 8. Oppius mons tercicepsos lucum Esquilinum dexterior via in Tabernola est Oppius mons quadricepsos lucum Esquilinum via dexterior in Figlineis est; Se le parole portate si pesano bene, furono o nel Vico Sucusano, o tra esso, e la quarta cima dell' Oppio, che presso al Giardino dei Cornari fu detto essere, a cui per il Vico Sucusano si saliva

facilmente, siccome per la Tabernola si andava alla terza. Degli stessi Cretaj fa menzione Festo nel 19. Salinum cum sale in mensa ponere figulis religioni habetur, quod quondam in Esquilina Regione figulo, quum fornax plena vasorum coqueretur, etc. i quali Cretaj facilmente dopo essere serrate in Roma l'Esquilie, fuori delle porte Nomentana, e Trigemina furono trasportati .

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che

ma

Dietro a S. Matteo, ed al Giardino de' Cornari un' antica fabbrica decagona di mattoni dura ancor in piedi in una Vigna. Sospettasi la Basilica di Cajo, e Lucio, che Augusto fabbricò, secondo Svetonio nel c. 29. Quæ- Basilica dam etiam opera sub nomine alieno, nepotum sci- di Cajo, licet, et uxoris, sororisque fecit: ut Porticum, Ba- e Lucio. silicamque Lucii, et Caji, etc. non con altro argomento, che del nome di Galluccio, o Galluzze, ha la contrada modernamente. Ma da altri si mostra con Vitruvio nel lib. 5. al c. 1. le antiche Basiliche essere state non di forma decagona o rotonda, lunga o due terzi, o la metà più, che larga; eppur Vitruvio fu in Roma in quel tempo, tempo, e forse della Basilica di Cajo, e Lucio fu egli l'Architetto. Quell' Minerva antichità è chi crede fosse il Tempio di Minerva Me- Medica. dica, che posto da Vittore, e Rufo in questa Regione, ove precisamente sia stato non è chi sappia. Il nome di Pantheum aggiunto a Minerva Medica in Sesto Rufo sembra portare avanti agli occhi la rotondità a quella del Panteon somigliante. Ma piaccia a Dio non sia giunta di chi per far meglio credere quella fabrica Minerva Medica, senza pensar più oltre si arrischiò a dichiararlo. Io per me ancorché intorno a ciò non abbia alcun sentimento determinato quel che meno inverisimile me ne paja, spiegherò in breve (1).

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(1) Basilica di Cajo e Lucio non può mai essere quell' edificio decagono, che comunemente si chiama Tempio di Minerva Medica, giacchè la sua forma è assolutamente incompatibile con quella di una Basilica. Il Venuti propende a crederlo Tempio di Ercole Callaico; ( Antich. di Rom. Part. 1. c. 7. p. 159. e seg. ) e quantunqe le sue ragioni siano apparentemente forti, pure l' essersi trovata in questo edifizio una Minerva col serpe ai piedi fece inclinare a crederlo piuttosto di Minerva Medica. Non è però

Nemus

Caji
Lucii.

et re

Il nome di Galluzzo, che ha la contrada, essecorrotto da Cajo, io non Lucio e so negare; poichè se non la fabbrica, il sito almeno prossimo ne dà segno. Avanti al sopranomato Giardino è un gran concavo di tutta rotondità, ma da un canto su la strada modernamente ripieno (e si comprende dagli

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da valutarsi in favore di questa opinione l' aggiunto di Pantheum, che si trova dato al Tempio di Minerva Medica da Rufo quasi che esso dovesse esser rotondo; imperciocchè in primo luogo questo non è rotondo ; ma decagono; e d'altronde niuna legge v'era che prescrivesse fare rotondi i tempj dedicati a tutti gli Dei. Infatti il Panteon di Atene, quello di Corinto ecc. de' quali fa menzione Pausania, non eran rotondi. Il Sig. Guattani (Mon. Ined. T. VI. p. LXX. e Rom. Ant. T. 2. p. 118. ) lo suppone un luogo di adunanze forse Mediche per esservisi trovata la Minerva predetta, ed un Esculapio ; ma si può rispondere a questa osservazione che vi furono trovate ancora la statua di Pomona in marmo nero, un Adone, due figure Bacchiche, una Venere, un Fauno, un Ercole ed un Antinoo (Vacca Memorie n. 17. ). Più probabile di tutte mi sembra l'opinione del chiariss. Sig. Ab. Uggeri, il quale col confronto di un altro simile edificio esistente in Milano ridotto in Chiesa di S. Lorenzo e già Terme Erculee lo crede un sito destinato a bagno (Journ. Pitt. T. 1. p. 91. ). Questo edifizio che va in rovina ogni di ha da un angolo all' altro 22. piedi di distanza che in tutto formano 225. piedi di circonferenza. Nove grandi nicchie servivano per statue e la decima serve di porta .

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9

Gli avanzi di mura che investono la parte inferiore e le tolgono il prospetto sono posteriori, come rilevò saggiamente il Sig. Piranesi, e come si riconosce dalla costruzione

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9

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Nelle vicinanze del monumento descritto sono due colombarj i meglio conservati, che si conoscano e che furono pubblicati dal Piranesi ( T. 2. tav. 7-19. ) Uno appartiene alla famiglia Arrunzia sendo stato eretto da L. Arrunzio Console sotto l' Imperadore Augusto per commodo de' suoi Liberti; questo fu scoperto secondo Ficoronil' anno 1736., ed ha la volta adorna di belli stucchi : l'altro non si può decidere a quale famiglia spettasse, trovandovisi i nomi di molte Famiglie Plebee.

Di un' altra camera sepolcrale scoperta nel 1732. fra il citato edifizio decagono detto Minerva Medica, e le mura della Città, ci ha conservato la notizia Ficoroni Egli riporta una iscrizione sepolcrale di Successo ivi esistente che ora si trova nel Museo Capitolino.

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occhi senz' altra prova) che essere stato un antico lago fatto a mano, o naumachia non può negarsi . Quivi il bosco di Cajo, e Lucio si riconosce da chi in faccia del luogo legge, e considera quel che nell' incendio del Vesuvio Dione scriv soggiugnendovi dopo i giuochi navali fatti nell' Anfiteatro da Tito: Alii vero extra in nemore Caji et Lucii, ubi Augustus ad hoc ipsum effoderat Ibi enim primo die ludus gladiatorius cædesque belluarum facta est, lacu qua parte statuas spectat tabulatis inædificato, ac furcis undique incluso etc. a cui conteste Svetonio nel settimo di Tito narra i spettacoli medesimi: Amphitheatro dedicato Thermisque juxta celeriter extructis, munus edidit apparatissimum, largissimumque, dedit et navale prælium in veteri Naumachia, Naumaibidem et Gladiatores, atque uno die quinque mil- chia vetus lia omne genus ferarum (1) la qual Naumachia vecchia non essere stata altrove, che nel bosco di Cajo, e Lucio, chi negherà, se vorrà tenere Svetonio con Dione concorde? Il nome di Galluzzo dunque è corrotto da Cajo, e Lucio sicuramente, e chi sa, che il La

go

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di Prometeo, che Vittore, e Rufo inseriscono nel- Lacus Pro la Regione presente, non fosse la medesima vecchia methei. Naumachia ?

na.

Licinia

num.

La Chiesa di Santa Bibiana, che dalla già discor- Chiesa di sa antica fabbrica rotonda, o per meglio dir decagona, S. Bibianon molto è lungi, fu secondo Anastasio fabbricata da Simplicio Papa juxta Palatium Licinianum ; onde Palatium credesi essere ivi stato appresso il Palazzo di Licinio Imperadore. Il Donati dubbita, se di esso, oppur di Licinio Sura, ricchissimo, e familiare di Trajano che siccome Dione in Trajano scrive, edificò in Roma a sue spese un Ginnasio publico. Può non meno dubitarsi se di Marco Licinio Crasso, persona famosissima per la ricchezza, la cui casa in questa Regio

ne essere stata Vittore scrive. Potè essere anche una
fabbrica famosa di un Licino, di cui Marziale nel
terzo Epigramma del libro ottavo .

Et cum rupta situ Messallæ saxa jacebunt,
Altaque cum Licini marmora pulvis erunt ;

(1) Si veda sopra questo quanto fu detto all'articolo del Colosseo, Tom. I. pag. 247.

Domus Li

cinii Imp.

Me tamen ora legent, etc.

Il quale essere stata diversa persona da Marco Crasso, odasi da Seneca nell' Epist. 119. Ad summum quem voles mihi ex his, quorum nomina cum Crasso, Licinoque numerantur, etc. ove il cognome, o agnome di Licino dal nome della gente Licina si scorge diverso. Il medesimo Licino nell' Epistola seguente di Seneca si legge ricchissimo: Modo Licinum divitiis, Apicium Coenis, Maecenatem deliciis provocant (1). Taccio la casa Liciniana, di cui scrive Cicerone a Quinto suo Fratello nella terza Epistola del secondo libro presa per lui a pigione: Domus tibi ad lacum Pisonis Liciniana conducta est; etc. Ma lasciato fra incertezze occulto di qual Licinio, cino fosse la fabbrica, ed attribuito alla rozza frase Fabrica del secolo di Anastasio il nome di Palazzo decago- china decagona, che dietro a S. Bibiana ancor dura, parmi poter meno vanamente congetturarla un residuo del Liciniano edifizio, che altra cosa; apparendo dagli stracci di muri, che ha nell'esterno un membro di edifizio maggiore (2) .

na dietro S. Bibia

na.

o Li

la ma

Vicus Ur. Leggesi anche la Chiesa di Santa Bibiana detta. si Pileati- ad Ursum Pileatum; ecco che il Vico Ursi Pileati, di cui Rufo quivi, era dove quella Chie sa si vede, Vico nomato da alcuna immagine o statua di orso col pileo, la quale era ivi (3).

Tra Santa Bibiana e Santo Eusebio (4) per la

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(1) Piuttosto di Licinum leggesi in altri testi Lucium . (2) Circa la casa Liciniana può vedersi ciò che più sotto si dice parlando del Macello di Livia .

(3) II Bianchini nelle note ad Anastasio ( Tom. 2. p. 65,) da una iscrizione trovata nel 1591. presso l' Altar Maggiore della Basilica Vaticana, pretende, che il Vicus Ursi Pileati preudesse nome da qualche statua di Orso Togato, Servo, e poi Liberto di Vero Augusto, inventore del giuoco della palla di vetro. Ma allora non Pileatus, ma Pilatus si sarebbe dovuto dire, tale essendo la derivazione dal nome Pila.

(4) Presso S. Eusebio nel Convento ed Orto contiguo furono scoperte varie camere sotterranee dipinte, e la colonna di alabastro orientale scanalata a spira oggi esistente nella Libreria Vaticana. Quantunque Capitolino nella vita del Giovane Gordiano dica, che quell' Imperadore non fece in Roma altre opere, che qualche Ninfeo e qualche bagno privato, pure furon dichiarati questi ruderi, avanzi delle Terme di Gordiano.

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