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dire, che i Giani del Foro fossero fornici conformi a tanti altri, con statue di quel Dio, fatti in quella parte del Foro per commodità de' negozianti, come in cantone del Boario fu il Giano quadrifronte, che è ancora in piedi. Erano presso all' Arco Fabiano, dice Vittore, e perciò non lungi dal Puteale di Libone, e dalla Basilica di Paolo; onde Ovidio parlando de' debitori delle usure disse nel secondo de Remedio Amoris v. 165.

Qui Puteal, Janumque timent, celeresque Calendas. E Porfirio nella citata Epistola di Orazio : Omnes ad Janum stabant in Basilica fœneratores; siccome anche Acrone già portato. De' Giani Livio nel primo della quinta c. 26. narrando, che nel Foro di una Colonia Fulvio Flacco Censore ne fece pur tre, compisce di darci luce et Forum porticibus tabernisque claudendum, tres Janos faciendos. Ma se tre furono i Giani, come si dicono due ? forse il Tempietto di Giano era il terzo ? era forse il medio, in cui non negozianti, ed usurarj, ma uomini da bene sedevano? Ma essendo questo antichissimo, li tre raccontati da Livio come fatti allora nuovi non possono comprenderlo per uno di essi : Forse nel tempo di Vittore il terzo era per terra? Perciò forse il luogo de' tre, Giani presso la Basilica di Paolo, e l' Arco Fabiano, e non lungi dal Tempietto di Giano Gemino era da' Romani detto come scrive Procopio) le tre Parche, che. quasi che ivi si travagliassero, e s'innaspassero

le altrui vite. E perchè in alcuni testi d' Anasta→ sio Bibliotecario le Chiese di S. Adriano, e de' SS. Cosmo, e Damiano si leggono In tribus Foris, in altri In tribus Fatis, quando questa lezione ultima fosse la vera che io non so ) li tre fati forse erano la medema cosa, che le tre Parche toccate da Procopio. Başti a noi fra tanto conchiudere, che siccome oggi nel luogo delle liti, sogliono negoziarsi anche i cambj, i luoghi de' monti, i censi, e le compagnie di offizio, anticamente ancora presso al luogo de' litigj s' esercitavano li negozj delle usure (1).

Tre Par

(1) Fra i monumenti che stavano in mezzo al Foro merita particolare menzione la colonna eretta all' Imperadore Foca, sulla quale, prima che si scavasse, tanti sogni an

222

Il quarto lato del Foro verso Oriente.

CAPO OTTAVO.

Sul principio del lato all' Arco Fabiano congiunta es

sere stata la Regia, dissi nella quarta Regione, alla quale appartenere congetturai, e perciò facilmente fu

dei

tiquarj si fecero, cosicchè si credette avanzo del Tempio di Giove Custode, del Grecostasi, del Ponte di Caligola, Propilèi del Campidoglio ec. ec.

Nel 1813. scavandosi intorno alla base si scoprì, che poggiava sopra un alto piedestallo, sulla cui faccia rivolta alla Basilica Emilia si legge :

toptIMO CLEMENTIS. felicissimOQVE PRINCIPI DOMINO n. focae imperatorI PERPETVO ADO CORONATO TRIVMPHATORI

SEMPER AVGVSTO

SMARAGDVS EX PRAEPOS SACRI PALATII
AC PATRICIVS ET EXARCHVS ITALIAE
DEVOTVS EIVS CLEMENTIAE

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PRO INNVMERABILIBVS PIETATIS EIVS
BENEFICIIS ET PRO QuiETE

PROCVRATA ITAL. AC CONSERvatA LIBERTATE
HANC STatuam pietatiS EIVS

AVRI SPLENDore micanTEM HVIC
SVBLIMI GOLVmNae ad PERENNEM
IPSIVS GLORIAM IMPOSVIT AC DEDICAVIT
DIE PRIMA MENSIS AVGVST. INDICT. VND
PC. PIETATIS EIVS ANNO QVINTO

Come si rileva da questa iscrizione, si la colonna, che la statua dorata che vi era sopra furono erette all' Imperador Foca dall' Esarco Smaragdo l'anno quinto dopo il suo Consolato, cioè il 608. dell' Era Volgare a' di primo di Agosto. La colonna però è più antica, e forse fu tolta da qualche fabbrica già rovinata; dallo stile pare, che possa appartenere all' epoca degli Antonini. La sua altezza è di palmi Romani 78. 8. oncie il suo diametro è di pal. Rom.6. on.2. dec.4. ed il piedestallo ha 15. palmi, 10, oncie e 3. decimi di altezza.

Questo monumento fu con un dotto opuscolo illustrato dal chiariss. Filippo Aurelio Visconti, al quale rimando chi vuole notizie più precise sopra di esso

Si crede che col piedestallo questo monumento finisse, nè si sapea comprendere come il livello del Foro fosse in questo luogo cosi alto rispetto all'arco di Settimio tanto che alcuno suppose che la colonna stesse di già sul monte.

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su tangolo della via, che dal Foro passando alle Ca-. rine divideva la quarta dall'ottava Regione.

cinæ.

Congiunto, o incontro, o appresso alla Regia Signa Vefu il Segno di Venere Cloacina nel principio della nerisCloaVia Sagra, e sul Foro presso al Tribunale, e alle Taberne, che nuove furono dette. Che sul Foro, e presso alle Taberne, e al Tribunale fosse, ecco Livio nel terzo c. 22., ove da Virginio chiesta ad Appio, che sul Tribunale era assiso, licenza di tirare in disparte alquanto la figlia, seducit filiam, ac nutricem prope Cloacinæ, ad Tabernas, quibus nunc Novis est nomen, atque ibi ab lanio cultro arrepto: Hoc te uno, quo possum, ait modo filia in libertatem vindico: pectus deinde puellæ transfigit, respectansque ad Tribunal Te, inquit, Appi, tuumque caput sanguine hoc consecro etc. Che su la via sacra fosse presso al Comizio, testimonio è Plinio nel c. 29. del 15. libro Quippe ita traditur, Myrtea verbena Romanos Sabinosque , quum propter raptas Virgines dimicare voluissent, depositis armis purgatos eo in loco, qui nunc signa Veneris Cluacinæ habet: cluere enim antiqui purgare dicebant; la quale purgazione, e congresso essere stato fatto nel Comizio, scrive Plutarco in Romolo, e nella Via Sagra Dionigi nel secondo; le quali

:

11 celebre letterato Syedese Sig. Akerblad pieno di zelo per le Romane Antichità insinuò a S. E. la Duchessa di Devonshire, Mecenate degli Artisti, e de' letterati, d'intraprendere uno scavo a' piedi di esso, e mercè la ottima direzione, con cui è stato condotto si sono ottenuti i migliori risultati. Si è scoperto che il piedestallo poggia sopra una piramide di gradini di marmo, de' quali molti restano ancora al loro posto si è trovato che il piano, sul quale s' erge tutto il monumento è circa 10. palmi più basso dell' Arco di Settimio, che era già sul Clivo: si sono rinvenute parecchie iscrizioni, fralle quali due metà greche, metà latine di marmo; una agli Dei Averrunci; l'altra a Minerva Averrunca; e tutte e due per oracolo. Queste sono:

ΑΠΩΤΙΚΑΚΟΙ
ΘΕΟΙΟ

EX O'RA CVLO'

ΑΘΑΝΑΙ
ΑΠΟΤΡΟΠΑΙΑΙ

EX O'RA'CVLO'

Un'altra in travertino, del tempo della Republica, dice;

M. CISPIVS L. F

PR

Da quello della

Cloacina nondiver

So .

Æles Ve

cina.

segno

autorità, posto il
di Venere Cloacina ivi presso
all' angolo del Comizio, su l'imbocco della Via Sagra,
fanno concordemente vedere Romolo, e Tazio essersi
convenuti ivi; e sembra non dissentirvi Plauto nel Cur-
culione, dicendo quasi sul principio dell' Atto quarto :

Qui perjurum convenire vult hominem mitto in
Comitium;

Qui mendacem, et gloriosum apud Cloacinæ

sacrum.

So, che il Segno di Cloacina, di cui Livio, e Plauto, e quel di Venere Cloacina, che in Plinio si legge, dal Vives, e da altri son riputati Segni diversi uno dall'altro: e so che dal Panvinio si annovenerisCloa- ra anche quivi il Tempio di Venere Cloacina. Ma il luogo della Cloacina di Livio, e della Venere Cloacina di Plinio scorgendosi uno stesso, mi fa arrischiato a non presumervi più d' un Segno. Si opporrà la derivazione della Cluacina da Cluere; cioè di purgare secondo Plinio, e della Cloacina dalla Cloaca, secondo Lattanzio, che nel primo delle Instituzioni c. 20. dice Cloacina essere stata una statua trovata nella Cloaca. massima, e per non sapersi di chi fosse l'effigie, avere sortito il nome di Cloacina: Cloacinæ simulacrum in Cloaca maxima repertum Tatius consecravit; et quia cujus esset effigies ignorabat, ex loco illi nomen imposuit. Ma ben possono Plinio, e Lattanzio dell' origine del nome di una statia aver diversamente sentito, tanto maggiormente, che l'uno, e l'altro fa di Tazio menzione; e dicendo Lattanzio essere stato ivi consecrato da Tazio, nel cui tempo la Cloaca massima non era fatta, dà indizio dell'equivoco che egli prende, e accredita quel, che da Plinio se ne discorre S. Agostino in conformità non men dell' uno, 'che dell' altro nel sesto della Città, anzi Seneca in un frammento da lui portato dice: Cloacinam T. Tatius dedicavit Deam. Forse il plural nome Signa, che si legge in Plinio può far sospettare ivi più statue, di Cloacina una, l'altra di Cluacina? Per i Segni detti in plurale più facile cosa è, che intenda Plinio con Venere la statua di Amore, se non anche delle tre Grazie, le quali possono esservi state aggiunte dopo Tazio da altri; e se pur furono più segni ivi di Cloacina, non perciò segue, che li Segni fossero di Dee diverse. Come fosse espresso il Segno di Venere Cloaci

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na,

il

se ne adduce qui appresso la medaglia battuta dalla famiglia Mussidia, di cui fa menzione l'Orsini, quale spiega quello, che denoti la parola Signa, e toglie ogni sospetto (1).

Le Taberne dette Nuove essere state ivi appresso dichiarasi dalle medesime parole di Livio, ed avere servito nel tempo de' Decemviri per beccherie ; nè diversamente si dice da Dionigi nell' undecimo, e più espressamente da Varrone per relazione di Nonio in Tabernas tit. De Doctorum Indagine: Hoc intervallo primum forensis dignitas crevit, atque ex Tabernis lanignis (certamente lanienis) (2) argentariæ facto Di queste fa menzione Livio nel sesto della terza c. 21.: Eodem tempore septem Tabernæ, quæ postea quin- Septem aque, et argentariæ, quæ nunc novæ appellantur, ar- lias quinsere. Sortirono forse il nome di Nuove, quando tol- queTabernæ Argente a mestieri bassi, e sporchi di beccherie, e forse an- tariæ Nocora di altro, furono applicate ad uso più nobile di væ. Banchieri, e perciò rinovate, e nobilitate di fabbriche; il quale nome, ancorchè poi fatte vecchie ritennero; ma però esser durate beccherie nel Foro fino agli ultimi tempi della Republica, mostra Varrone citato da Nonio nel c. De honestis, etc. in expulsim; ove si legge: Purgatum scito quoniam videbis Romæ in Foro ante lanienas pueros pila expulsim ludere; e può trarsi da Plauto nell' Epidica Atto secondo, Scena seconda :

Per medicinas, per tonstrinas, in gymnasio, at-
que in Foro

Per myropolia, et lanienas, circumque argentarias
Rogitando sum raucus factus;

Da che siamo necessitati à dire, o che non tutte in un
tempo le beccherie fossero fatte Taberne argentarie, o
che nel principio non tutte le argentarie fossero bec-
cherie. Appresso come già si è veduto, stavano gli
Usuraj, i quali prima in tempo di Plauto solevano trat-
tenersi presso alle vecchie, siccome egli dice nel luo-
go citato (Curcul. att. 4. sc. 1. )

Sub veteribus ibi sunt qui dant, quique accipiunt
fœnore.

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