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Foram

Veneris

mandata

nedi Cleo

236

I Fori di Cesare, d'Augusto, e di Trajano;
ed altre cose aggiacenti.

CAPO NONO.

A1 Romano Impero in ampiezza vasta cresciuto l'an

Α

Cæsaris. tico Foro era angusto; nè potendo ampliarsi senza rovina grande de' Tempj, e degli edifizj, che il circondavano, Cesare ne fabbricò un altro vicino, e quasi congiunto: Non quidem rerum venalium (scrive nel secondo delle Guerre Civili Appiano) sed ad lites, aut negotia convenientium. Racconta il medesimo, che Templum Cesare fece ivi un magnifico Tempio a Venere GeniGenitricis trice, con una famosa immagine di quella Dea mandaStatua di tavi da Cleopatra ; a lato alla quale statua essere stata Venere un'immagine di Cleopatra, scrive nel 2. delle Guerré da Cleo- Civili il detto Autore: Ad Deæ latus effigiem Cleopatra patræ statuit, quæ hodieque juxta visitur . Al quaImmagi- le Tempio aggiungendo egli un Atrio sontuoso dichiapatra. rollo per Foro. L'atrio dunque al Tempio aggiunto fu la Basilica, in cui tenevasi ragione, la quale più della piazza, che gli era avanti fu detta Foro. L' Atrio, e la Basilica essere ivi stata una cosa stessa, non paja strano; poichè Atrio essere stata una gran sala divisata da colonne già ho provato, e l'antiche Basiliche de' Gentili non aver avuto forma diversa dalle prime Chiese Christiane, coll' esempio di S. Giovanni Laterano, di S. Paolo, di S. Maria Maggiore, e di altre, mostra dottamente il Donati; onde dai compartimenti dell'antiche nostre Chiese in più navi possiamo raccor noi la forma delle Basiliche, e Fori de' Gentili, e conchiudere, che gli Atrj non erano da quelle dissomiglianti; ma torniamo noi a parlare del Foro di Cesadifferenti re interamente. Da Dione si dice nel lib. 48. Roma no pulchrius. Svetonio nel 26. di Cesare così ne scrive: Forum de manubiis inchoavit, cujus area super H. S. millies constitit; e si conferma da Plinio nel 15. del lib. 36.

Basiliche de' Gentili

non

dalle Cristiane.

da,

Il suo sito si dice essere tra S. Lorenzo in Mirane il Tempio della Pace ; ma come ciò, se non solo il Tempio della Pace, ma e S. Lorenzo in Miranda, anzí ed altri edifizj più di S. Lorenzo vicini al Fore grande, e al Campidoglio, erano della quarta Regione, ed il Foro di Cesare da Vittore, e da Rufo è con

tato nell' ottava? Il Foro di Nerva, che dietro a S. Adriano si vede, fu nella quarta, dunque malamentę tra S. Lorenzo, e il Foro di Nerva potè verso il Tempio della Pace entrare una sottil lingua dell'ottava Regione. Vi si aggiunga, che Cesare troppo discosto dal grande l'avrebbe fatto, nè avrebbe potuto dire Ovidio il Tempietto di Giano congiunto a due; perciò replicato che tra S. Lorenzo, e S. Adriano fosse una strada verso le Carine, dividente le due Regioni, segue, che per essa s' entrasse nel Foro di Cesare, il quale posto dietro a quello spazio, ch'è tra le due Chiese ro grande suddette, si potè con ragione dire quasi un Foro stes- e quel di so col grande, a cui era a lato dirittamente, e così. Cesare. Sant' Adriano si potè dir propriamente In Tribus Foris; come in Anastasio si legge più volte.

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Strada tra il Fo

Eravi nel mezzo avanti al Tempio di Venere la Equus C. statua equestre del medesimo Cesare di bronzo dora- Cæsaris in to coll' effigie del suo maraviglioso cavallo; il quale im- ejusForo. paziente di avere sopra, altri che Cesare, aveva l'unghie davanti intagliate in forma di denti umani. Così scrivono Svetonio nel 61. di Cesare, e Plinio nel 42. dell' 8. libro. Quel cavallo di bronzo essere stato già ritratto dal Bucefalo di Alessandro, opera di Lisippo, ad Alessandro donato, e trasportato poi da Cesare nel suo Foro, fattogli aggiustare prima l' unghie a somiglianza di quelle del suo, raccoglie il Donati da quel che Stazio scrive nel primo delle selve quando del cavallo di Domiziano ragiona v. 84. :

Cedat equus, Latiæ qui contra Templa Diones
Cæsarei stat sede Fori. Quem tradere es ausus
Pellao Lysippe Duci, mox Cæsaris ora

Aurata cervice tulit.

Tra le pitture superbe vi erano Ajace, e Medea af- Pitture e fissi avanti al medesimo Tempio di Venere. Plinio statue di nel 4. del libro 35. Tra le altre statue, delle quali era quelFore adorno, una ve ne fu di Cesare armato di giacco erettagli da altri; della quale Plinio nel 5. del 34. Avervi il medesimo Cesare dedicato un usbergo di perle Britanniche, e sei giojelli, scrive Plinio nel 35. del nono libro, e nel primo del 37. Esservi stata una Co- di perle. lonna Rostrata Quintiliano nel lib. 1. c. 7. ci dà contezza: Ut latinis veteribus D. plurimis in verbis ultimam adjectam ; quod manifestum est etiam ex Columna rostrata, quæ est Julio ( meglio C. Duellio) in Foro posita.

Usbergo

Atrio del

τὰ .

et

Nell' Epistola 16. del quarto libro di Cicerone la Liber- ad Attico si fa menzione dell'Atrio della libertà presso al Foro di Cesare, benchè il testo apertamente appaja scorretto: Itaque Cæsaris Amici (me dico, Oppium, disrumparis licet) in monumentum illud, quod tu tollere laudibus solebas: ut Forum laxaremus, et usque ad Atrium Libertatis explicaremus, contempsimus sexcenties H. S. cum privatis non poterat transigi minore pecunia. Piace al Manuzio, che del Foro di Cesare Cicerone parli da distendersi all'Atrio della Libertà. Il Lambino è di opinione, che si tolga la parola Forum, giudicando notarvisi l'ampliazione disegnata della Basilica di Paolo Emilio. Ma se Cicerone ivi proprio scrive ad Attico, che quella Basilica si fabbricava: Paulus in medio Foro Basilicam jam pene texuit iisdem antiquis columnis: illam autem, quam locavit, facit magnificentissimam. Quid quæris? nihil gratius illo monumento, nihil gloriosius. Itaque Caesaris amici, etc. non potè Cicerone dir ivi di quella monumentum illud, quod tu tollere laudibus solebas come di molto prima vista, e lodata da Attico. Ma lasciata noi cotal disputa, l' Atrio della Libertà, che da Cicerone si accenna presso al Foro di Cesare, fu sull' Aventino; nè di altro Atrio della Libertà si ha notizia. Si legge posto da Vittore in Atrium questa Regioné Atrium Minerva; il che pare ad un Minerve. altra correzione del luogo di Cicerone tirarci; nè gran fatto sarebbe, che il Testo per l'antichità corroso nella parola Minervæ fosse dal Trascrittore supplito coll' altra Libertatis, per essere il famoso Atrio della Libertà più cognito di gran lunga. Ma o della Libertà, o di Minerva, o altro famoso Atrio, ch' egli si fosse, possiamo noi cavarne di lume, che sul Foro di Cesare era un Atrio più di quel del Foro antico; presso a cui fu prima un edifizio celebre, fatto atterrar poi da Cicerone, e da Oppio di valuta un millione, e mezzo; e se tanto valse ivi una fabbrica sola, rimane confermato quel, che Svetonio, e Plinio dicono di tutto il sito cujus area super H. S. millies constitit, cioè a dire più di due millioni, e mezzo (1).

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(1) Di un atrio della Libertà nel foro di Cesare, e die

per cui vi

Del Foro di Augusto non si ha dubbio. Era die- ForumAu tro alla Chiesa di S. Martina poco meno, che a lato gusti. Strada, di S. Adriano, sicchè la strada, la quale oggi va tra l'una, e l'altra Chiesa diritta verso il Foro di Ner- si andava va, ha assai del facile fosse l'antica, o dall'antica dal Fore poco lungi, per cui dal Romano Foro in quel di Au- grande. gusto si entrasse, e più in là si pervenisse a quel di Nerva, che in faccia si vede ancora. Cosi nella latitudine del Romano contenendosi fuori di esso gli altri due, erano con una triplice contiguità si uniti, che come di un Foro di tre membri se ne faceva concetto. Stazio nel quarto delle Selve §. 9. v. 14.

Nec saltem tua dicta continentem

Quae trino juvenis Foro tonabas.
Marziale nell' Epigramma 38. del terzo libro :
Caussas, inquis, agam Cicerone disertius ipso,
Atque erit in triplici par mihi nemo Foro.
E nel 64. del settimo :

Lis te bis decimæ numerantem frigora brumœ
Conterit una tribus Gargiliane Foris.

Ancor questo fu picciolo, ma bellissimo, dicendolo
Svetonio nel 29. una delle belle opere, che Augusto
facesse. La cagione di farlo (soggiunge il medesimo)
fuit hominum, et judiciorum multitudo, quæ vide-
batur, non sufficientibus duobus, etiam tertio indi-
gere. Itaque festinantius, necdum perfecta Martis
Ede publicatum est, cautumque ut separatim in eo
publica judicia, et sortitiones Judicum fierent. La
cagione di farlo picciolo dallo stesso Svetonio nel 56.
si riferisce Forum angustius fecit, non ausus extor-
quere possessoribus proximas domos. Ebbe due por-
tici, (i quali probabilmente furono in due lati oppo-
sti, mentre in un altro era il Tempio di Marte, nel
quarto la Basilica per li giudizj) ne' quali portici era- Statue ne
no statue di Capitani Romani. Svetonio nel 31. Et sta- portiei.
tuas omnium triumphali effigie in utraque Fori sui
porticu dedicavit. Professus est Edicto commentum

tro la Basilica Emilia non vi può esser dubbio trovandosi la sua pianta ne' frammenti della icnografia. Da quei frammenti apparisce chiaramente, che questo atrio esisteva ancora ai tempi di Settimio Severo e Caracalla, sottó i quali quella pianta fu fatta .

id se, ut illorum velut exemplar, et ipse dum viveret, et insequentium ætatum Principes exigerentur a civibus. Da Plinio nel quinto del 36. libro si computa fra' quattro più maravigliosi edifizj di Roma. Il medesimo nel 53. del settimo libro fa menzione d' un Apollo di avorio, che era in questo Foro: Ante Apollinem eboreum, qui est in Foro Augusti; e nel quarto del 35. dice in una parte riguardevole avervi poste Pitture. Augusto due pitture; in una si rappresentava una guernell' altra un trionfo : Super omnes Divus Augustus in Foro suo celeberrima in parte posuit tabulas duas, quæ belli pictam faciem habent, et triumphum.

AdesMarris Ultoris.

Orto det

le.

ra,

Il Tempio, che ivi fè di Marte Ultore, o secondo noi Vendicatore nella guerra civile da lui votato fu di forma rotonda ; e in due roversci di medaglie del medesimo Augusto impresse dall' Erizzo, e dal Donati nel libro secondo, se ne vede il prospetto, come apparisce (1).

Gli ornamenti suoi, e le statue degli Dei, che aveva sopra il cornicione, l'armi, e le spoglie de' nemici sulla porta, e le statue, che vi erano de' Re di Alba, e di altri Romani, con altre particolarità, diffusamente si cantano da Ovidio nel quinto de' Fasti. In questo Tempio Augusto determinò, che si tenesse il Senato, quando si doveva trattare di guerre, o trionfi. Svetonio nel 29. Sanxit ergo, ut de bellis, triumphisque heic consuleretur Senatus. Essere stato il Foro ristorato da Adriano già si è detto.

Srive il Martinelli nella Roma Sagra, che il luotomirabi- go dietro a S. Martina fu ne' secoli antico-moderni detto Hortus Mirabilis. Io perciò mi figuro, che nel sito del Foro di Augusto in quelle infelici età fosse orto, nel cui recinto durando parte delle colonne, ed altre antiche magnificenze di quel Foro, nome di mirabile ne apprendesse l'Orto.

Vicus Si

major.

Lo stesso Martinelli nel medesimo Trattato, gillarius della Chiesa de' SS. Apostoli scrive, portando una Costituzione di Giovanni Terzo descrivente i confini della Parocchia di quella Chiesa, in cui si legge Usque ad Arcum Elagentariorum, cioè senza scorrezione Ar

(1) Si veda il n. 31.

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