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Nel qual' Arco (1) oltre le figure degl' istromenti de' sagrifizj, e de' segni militari scolpiti, due curiosità ha notabili l' Iscrizione. Una si è nella parola LOCI ; a cui sono aggiunte sopra due altre nello spazio tra e verso, cioè QVI. INVEHENT . le quali danno sospetto, che discordando alcuni di que' negozianti, e usando renitenza di contribuire nella spesa dell' Arco, vi fossero dagli altri fatte aggiungere risoluto, che i ricusanti, almeno prima di avere contribuito, non potessero più introdurre ivi roba a vendere come gli altri. La seconda è, che sotto le parole AVG. PARTHICI. MAXIMI. BRITANNICI. MAXIMI il marmo cavo, e più basso, che altrove, dà segno essere state ivi prima altre lettere, quelle poi rase, esservi state fatte queste, le quali si leggono, e ciò avere avuto effetto dopo la morte di Severo, in vita di cui non ebbe Caracalla agnome di Partico; nè può essere, che simili encomj a lui si scolpissero e non al Padre. Era ivi sicuramente dunque intagliato prima il nome di Geta, quale essere stato da tutte le Iscrizioni raso ne di Caracalla Sparziano scrivej (2); e nell' Arco di Settimio sotto il Campidoglio già si è osservata l'altra rasura. Così anche nelle due insegne militari, che sono ivi, osservisi sotto le immagini di Severo, d'Antonino Caracalla restare tanto di luogo vacuo colle sole aste, quanto un' altra immagine. poteva capire; segno, che anche l'immagine di Geta ne fu scarpellata (3).

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d'ordi

(1) Questo arco fu eretto un anno dopo quello del focioè nell' anno 204. dell' Era Volgare, nel quale cade la XII. tribunizia potestà di Severo e la VII. di Caracalla . (2) Si veda la nota all'arco di Settimio nel Foro Ro

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mano

(3) Oltre queste insegne, vedesi poco più sopra della iscrizione Ercole, e dall' altro lato, che è incastrato nel muro di S. Giorgio, vi dovrebbe essere Bacco, Divinità tutelari di questa famiglia, siccome ricavasi dalle medaglie. Sotto l'arco poi da una parte è Settimio Severo che sagrifica con Giulia sua moglie, la quale tiene il caduceo; sotto è un sagrificio. Incontro havvi un sacrificio con bue è la figura di Caracalla, che sagrifica; dove è da osservarsi il vano, occupava la figura di Geta. Sulla faccia laterale poi che riguarda

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Fu quel Foro detto Boario da una immagine di EtimoloBue di bronzo, che vi era :

gia diquel Foro.

portato

Area, quæ posito de bove nomen habet, dice Ovidio nel sesto de' Fasti v. 478., e Tacito nel 12. degli Annali c. 24. scrive anch' egli: A Foro Boario, ubi æreum Tauri simulacrum aspicimus etc., e Plinio nel 2. del libro 34. parlando dell'Isola Egina: Bos æreus inde captus in Foro Bue di Boario est Romæ. Hic est exemplar Eginetici bronzo æris. Ma però essersi anco ivi soluto vendere buoi dall' Isoappare dall' Iscrizione, di cui poco fa; e Livio nel la diEgisecondo della terza Deca raccontando prodigj dice: na. Foro Boario bovem in tertiam contignationem sua sponte scandisse, atque, inde tumultu habitatorum territum se se dejecisse. Sicchè quell'immagine di bue dall'Isola di Egina portata, fu posta ivi come insegna, nella guisa, che altre insegne tali poste sopra pilastri avere a cotali effetti servito già dissi. Essere anche stato detto Forum Tauri, si legge negli Atti Foro di S. Bibiana, ove dicono, che il corpo di quella detto auSanta martirizzata giacque in Foro Tauri più giorni che Forum insepolto, ed illeso.

Boario

Tauri.

I suoi confini sogliono essere fatti troppo ampj Suoi condagli Antiquarj, volendo eglino, che da S. Giorgio fini. in Velabro, anzi e da S. Anastasia giungesse al Tevere, e al Ponte detto Palatino, il quale oggi è rotto; spazio non solo troppo smisurato, ma di più impossibile; perchè stando il Foro Boario nella Regione ottava, fra esso ed il Tevere, anzi e fra esso e l'Aventino correva l' undecima del Circo Massimo fino al Ponte dell'Isola nomato di Quattro Capi; nella quale Regione il più del Foro Boario sarebbe stato. Che egli non pervenisse al Tevere, dalle stesse parole di Livio nel quinto della quarta c. 31., che altri apporta per prova contraria, può inferirsi : Incendio a Foro Boario orto diem noctemque ædifi

l' Arco di Giano vedesì un soldato Romano che conduce incatenato un prigione, e sotto vi è un bifolco, che guida l' Aratro, e che allude forse alla fondazione di Roma. Imperciocchè da ciò che dice Tacito verso questa parte Romolo cominciò il solco delle mura della sua Roma quadrata.

Tom.II.

cia in Tiberim versa arsere tabernæque omnes cum magni pretii mercibus conflagraverunt. Se l'incendio, col quale arsero gli edifizj vicini al Tevere nacque dal Foro Boario, dunque non era il Foro appresso al Tevere, ove fece le maggiori sue forze l'incendio, ma nel luogo, donde Livio cominciato lo dice; e perciò distinto dall' altro, in cui crebbe. Fassi gran fondamento in Ovidio, che nel 6. de' Fasti v. 477. dice:

Pontibus, et magno juncta est celeberrima Circo Area que posito de bove nomen habet.

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I quali ponti dicono il Sublicio, e il Palatino; Ma dato, che al Palatino oggi detto di Santa Maria fosse il Foro con ogni mostruosità di grandezza potuto giungere, al certo non potè aver col Sublicio, dirò congiunzione, o comunicazione, ma nè vicinanza dimostrabile anche alla lontana se fu il ponte sotto il lato dell'Aventino opposto al Trastevere, ove si veggono ancora i pilastri. Tra il Foro Boario, e il ponte Sublicio fu quasi un quarto di quel monte frapposto, e potè dir' Ovidio Pontibus juncta area? Meglio da altri si legge Montibus, che sono l'Aventino, ed il Palatino, fra' quali ancora il Circo, che si dà per terzo confine, sta chiuso. In oltre dicendo Ovidio il Foro Boario congiunto anco al Circo, domando io se veramente perveniva al Circo quel Foro. Niuno l'affermerà, credo io, poichè nella Regione undecima vedremo quanti e Tempj, e Vici, ed altro erano tra il Foro, e il Circo e vorremo noi con rigore maggiore interpretando le parole di Ovidio di quello, che s' intendono da questa parte, immaginar del Foro Boario verso i ponti sproporzione mostruosa? Anzi ancorchè congiunto si dica a due monti, neppur congiunzione esatta con quelli si deve intendere; poichè il Vico Publicio (e lo vedremo ) dall' e dall' altro Monte diviso teneva quel Foro. Cominciava egli non molto lungi dall'antica porta del Palazzo, dove il primo solco di Romolo principiò secondo Tacito Annal. lib. 12. c. 24. Igitur a Foro Boario etc. sulcus designandi Oppidi coeptus, ma da S. Anastasia tanto in là verso l'Aventino si potè stendere, che con quel suo lato pervenisse appena alla metà della larghezza del Circo massimo di che la ragione è chiara; perchè la Regione undecima del

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Circo massimo, passando da quel Circo sotto l'Aventino, e dilungandosi fin presso al ponte de' Quattro Capi, dovette pur avere qualche spazio tra l'Aventie il Foro Boario, ch'era dell'ottava. Tra il Foro dunque, e l'Aventino, ed il Tevere erano di necessità le fabbriche dell' undecima Regione. Vadasi poi a dire, che egli perveniva ai due Ponti. Così quel lato del Foro Boario non giunse alla Scuola Gree seppur vi giunse, che io non credo, non lo passò, dovendosi alla Regione undecima dar tra l'Aventino, e il Foro qualche larghezza e non immaginarlavisi un collo di Grue. Nè perciò quel Foro rimane angusto, dovendosi considerare di ampiezza proporzionata, e propria di un Foro degli antichissimi, e non principale di quella Roma, i cui principj furono umili, siccome poi grandi i progressi. Non altrimente può discorrersi degli altri lati. L'orientale dal Palatino potè dilungarsi appena sino a S. Giorgio, che detto In Velabro, il termine del minor Velabro ci addita ivi. Sicchè quel Giano quadrifronte, che gli è vicino, o fu su l'imbocco del Velabro nel Foro, o forse il Foro non giungeva fin lì, con tutto che l'Iscrizione di Severo, che gli è appresso, da' negozianti Boarj si legga fatta, potendo quell'Archetto essere stato da quelli dirizzato in vicinanza del Foro, ov'era forse stanza, o fornice servente a' loro negozj. Ivi forse s' annotavano gli animali, o le vendite, vi si esigevano le gabelle, o piuttosto da' negozianti lungi da' contratti sagrificavasi, giacchè in quell' Arco non altro è scolpito, che un sagrifizio, ed i sagrifiziali istrumenti non senza alcun mistero vi sono esposti. Anzi, essendo l' Arco non da' soli Boarj, ma anche dagli Argentarj eretto comunemente, chi sa, che il luogo non fosse presso gli Argentarj fuor del Foro nel Velabro? Ma che dico io chi sa, se la Chiesa di S. Giorgio, a cui quel picciolo Arco sta appoggiato in Velabro fu detta; e perciò non è stiratura il credere l'antico Velabro giunto fin lì? Si conceda, per finirla, essere stato ivi un orlo di quel Foro, se così piace. Il dilungarlo ancora più oltre sarebbe troppo eccesso .

Fu nel Boario un Tempietto rotondo d' Ercole Vincitore. Così Vittore nota, e Livio scrive nel 10. c. 16. Insignem supplicationem fecit certamen in

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sacello Pudicitiæ Patritiæ, quæ in Foro Boario est ad Edem rotundam Herculis inter matronas ortum, e Solino nel secondo: Hoc Sacellum Herculis in Foro Boario est; in quo argumenta et convivii et lætæ majestatis ipsius remanent. Nam divinitus illo neque canibus, neque muscis ingressus est; etenim quum viscerationem sacrificolis daret, Myagrum Deum dicitur imprecatus: clavam vero in aditu reliquisse, cujus olfactum refugerunt canes. Id usque nunc durat. Così anche Plinio nel 29. del 10. libro. Questa pensarono alcuni essere la rotonda Chiesetta di S. Stefano, che è sul Tevere; ma colà non poter' essere giunto il Foro Boario assai siè discorso. Dal Marliano s'insegna presso la Scuola Greca, dicendolo gittato a terra nel tempo di Sisto Quarto; e soggiunge esservi stata trovata la Statua statua di Ercole, che si vede in Campidoglio nelle d'Ercole, che è in stanze de' Conservatori. Ma nè ivi giunse il Boario; Campido e quella statua, si scrive dal Fulvio trovata presso

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l'Ara Massima in una grotta sotterranea nel suo tempo, a cui, siccome a Scrittor di veduta, si dovreb be del ritrovamento della Statua dar maggior fede. I gittato a terra in tempo di Sisto Quarto potè essere Tempietto di altra Deità delle molte, ch' erano in quel contorno; ed il Tempio di Ercole essendo da Vittore posto nell'ottava Regione, certamente non fu ivi; poichè quando pure il Foro Boario fosse giunto fin là, necessariamente quel lato sarebbe stato della Regione undecima, non dell'ottava ; e se finalmente fu ivi, dicasi, che fu sull'estremità del Foro, e della Regione da quella parte. La Statua di bronzo indorata, che è in Campidoglio, non è necessità indovinarla del Tempio rotondo, potendo essere altra eretta parimente ad Ercole presso l' Ara Massima, ove la dice il Fulvio ritrovata ; e finalmente se trovata in una grotta, come si vuol giudicare, che Statua fosse di un Tempio rotondo? La posta da Evandro d' Ercole si dice Trionfale da Plinic nel. 7. del 34. libro : Evaudro Fuisse autem statuariam artem familiarem Italiæ

posta da

quoque et vetustam indicant Hercules ab Evandro sacratus in Foro Boario, qui Triumphalis vocatur, atque per triumphos vestitur habitu triumphali etc. Donde può inferirsi essere stata non in alcun Tempio, ma nel Foro a pubblica vista, e perciò ne' Trion

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