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Athenæ

um.

Studio

io quindi a congetturare, che ne' quinquennali giuo-
chi Capitolini i Poeti, i quali solevano recitare a
concorrenza le loro poesie, non è incredibile, che in
questa Libreria le recitassero; non già perchè sem-
brino suonar ciò le parole di Stazio, che nel terzo
delle Selve §. V. v. 31 e seg. scrive alla moglie :
Tu quum Capitolia nostræ

Inficiata lyra, sævum, ingratumque dolebas
Mecum victa Jovem .

e nel quinto §. III. v. 230. al Padre più espressa

mente :

Nam quod me mixta quercus non pressit oliva,
Et fugit speratus honos,
, quum dulce parentis
Invida Tarpeji caneret te nostra Magistro
Thebais.

Ma perchè, se il recitar pubblico nelle Librerie fu
antico uso de' Poeti, come ragionando dell' Ulpia rac-
contai, e meglio in miglior luogo dimostrerò, a fe-
ste di nome Capitoline, e da Domiziano introdotte,
niuna Libreria più di questa fu al proposito, ch'era
sul monte, e da Domiziano risarcita. Ma senza mag-
gior lume restisi questa congettura sospesa ;

serviamo quivi per ultimo, che Marziale nell' Epigramma terzo del libro 12. invia quel suo libro ad un Tempio delle Muse fatto, o rifatto allora di

nuovo :

Jure tuo veneranda novi pete limina Templi,

Reddita Pierio sunt ubi Templa Choro. Forse intende della Libreria Capitolina ristorata allora di fresco da Domiziano? già Acrone chiama Museo l'Ateneo, come apporterò più sotto; ma l'Ateneo allora non era fatto. Dove poi la Libreria precisamente fosse dirò fra poco.

Fu l'Ateneo Scuola delle Arti liberali da Adriano eretta per testimonio di Sesto Aurelio Vittore nel lib. di Arti de Caesaribus. Roman regreditur ibi. . cœLiberali. remonias, leges, gymnasia, doctoresque curare occepit; adeo quidem, ut etiam ludum ingenuarum artium, quod Athenæum vocant, constitueret. Che fosse nel Campidoglio giudicasi dal Donati con argomento non isprezzabile della legge unica C. de studiis liberalibus Urbis Romæ lib. 11. ove Teodosio Secondo de' Maestri di più studj publici della Città ragionando di quello, che nel Campidoglio era, come

2

Donde

di studio di gran lunga sovra tutti gli altri nobile fa menzione: Sin autem ex eorum numero fuerint, qui videntur intra Capitolii auditorium constituti etc. e più sotto: Nihil penitus ex illis privilegiis consequantur, quæ his, qui in Capitolio tantummodo docere præcepti sunt. Il quale auditorio se fosse veramente l'Ateneo da Adriano istituito, benchè di sicuro non possa affermarsi, può con buona probabilità motivarsene, e sospettarsene, e formarsene concetto benchè non affatto fermo. Ateneo fu detto (scrive detto. Dione in Giuliano sul fine ) ab exercitatione eorum, qui in eo erudiuntur, cioè a dire, esercitazione Minervale ( soggiunge il Donati), essendo da' Greci Minerva chiamata Anva. Il Donati vi aggiunge nel me desimo Ateneo essere stati soliti gli Oratori, ed i Poe- Gli Orati recitare le loro opere, come nelle moderne Acca- tori, ed i demie si suole oggi fare, con l'autorità di Lampridio levano rein Alessandro c. 34.: Ad Athenæum audiendorum citarvi. et Græcorum, et Latinorum Rhetorum vel Poeta

Poeti so

diversi

luoghi

causa, frequenter processit ; e di Capitolino in Pertinace c. 11.: Eo die processionem, quam ad Athenæum paraverat, ut audiret Poetam ob sacrificii præsagium distulisset; ed in Gordiano c. 3. : In Athenæo controversias declamavit audientibus etiam Imperatoribus suis e vi si può aggiungere Sidonio Apollinare nella nona Epistola del 4. libro: Dignus Uso di re omnino quem plausibilibus Roma foveret ulnis, quo- citare in que recitante crepitantis Athenæi subsellia cuncta quaterentur. Ma però questa proposizione non è senza dubbio; poichè nella libreria Palatina d' Apollo essere stato solito recitarsi vedremo a suo tempo; in quella di Trajano essersi recitato si è detto; ed intorno ai tempi di Vespasiano, e Trajano essere stati soliti i recitanti a tal effetto prendere stanze in prestito fa fede il Dialogo degli Oratori, che a Tacito si ascrive al c. 9.: Rogare ultro, et ambire cogatur, ut sint qui dignentur audire; et ne id quidem gratis, nam et domum mutuatur, et auditorium extruit, et subsellia conducit, et libellos dispergit etc. Onde converrà dire, o che sempre fosse libero il recitare, dove a ciascheduno piaceva, ovvero, che di tempo in tempo il luogo a ciò destinato si andasse mutando; e se più sottilmente piace investigarne le mutazioni, diciamo il primo ad introdurre il recitar in pubblico Tom. II.

:

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fu Asinio Pollione in tempo di Augusto. Seneca RetoAsinio re nel proemio del quarto delle sue controversie: Pollio Pollione Asinius etc. primus enim omnium Romanorum adtore del vocatis hominibus scripta sua recitavit ; ed assai virecitare cino al vero sembra, ch' egli cominciasse quell' uso pubblico. nella Libreria dell' Atrio della Libertà da lui raccolta

introdut

e fatta in Roma pubblica prima d'ogni altro, o nella Palatina del Tempio di Apollo, che poi parimente pubblica fece Augusto; ove essere stato fino al tempo di Claudio recitato dirassi indi per portar forse lungi dal Palazzo Augustale gli strepiti degli applausi dagli Imperadori stessi sentiti, è facile, che in tempo di Nerone, quando egli fabbricò la gran casa aurea, ne fosse tolto, e senz'alcun luogo stabile si recitasse in sale pigliate in prestanza, sinchè fu da Adriano fatto l'Ateneo. Finalmente ingombrato questo tutto da Professori d' arti liberali, e scienze, nella Libreria Ulpia vota già de' libri, che nelle Terme Diocleziane portati furono, e perciò restata inutile, il recitar pubblico ha del credibile si stabilisse; giacchè del recitar fatto ivi si ha luce solo da Fortunato negli ultimi tempi; ma ne resti pur la verità oscura, ed indefinita. Mi occorre solo soggiungere, che Acrone spiegando il verşo 38. della Satira 10. del primo libro di Orazio : Quæ nec in æde sonent certantia judice Tarpa, soggiunge: In museo Athenæo, idest ea scribo, quæ neque recitentur in Athenæo; ma non essendo al tempo di Orazio fatto l'Ateneo, convien dire, che egli intendesse del Tempio di Apollo, e della sua Libreria, in cui allora recitavasi, come in tempo di Acrone convien dire, che si facesse nell' Ateneo.

Ovela Li- In qual parte del Campidoglio l' Ateneo, e la Libreria, e breria fossero, resta cercare . Pensano alcuni essere Ateneo fossero stato l'uno, e l' altro presso al Tempio di Giove Caprecisa pitolino. Il Donati, che troppa piena d'edifizj pubmente. blici vede la parte, dove stima fosse la Rocca, e quel

Tempio, fa conseguenza, che fossero nell'altra sommità, dov'è la Chiesa, ed il Convento dell' Araceli. Si tratta quì di cosa affatto incognita senz'altro lume, che di un certo convenevole di poca efficacia : nulladimeno col medesimo supposto discorrerò anche io. Primieramente ha del difficile, che uno studio sì celebre, e di tanta utilità fosse posto nel più alto, e più remoto del monte, e nel meno frequente de' privati edi

fizj, mentre la commodità dell'intermonzio luogo più vicino, e più basso, ed alla veduta del Foro più esposto, par, che alletti l'opinione a crederlo ivi; ed in oltre il sito dell' antico Tabulario porge qualche indizio, che appresso gli fosse fatta la Libreria, come sull' Aventino nell' Atrio della Libertà furono Libreria, e Tabulario congiunti, e che alla Libreria finalmente si congiungese l'Ateneo da Adriano, essendo (come il Donati considera) convenevole allo studio la comodità vicina de' libri. Così tutto il sito occupato oggi dal Palazzo del Senatore, e dalle prigioni potè essere occupato anticamente dal Tabulario, dalla Libreria, e dall' Ateneo. I Capitelli dorici di colonne, ed i pezzi di architrave, che serba ancora quella fabbrica nella sua faccia volta al Campo Vaccino più bassi del piano dell'intermonzio, e mostrano evidente segno di un portico antico tutta quella faccia occupante, ebbero di ragione sopra di essi altre colonne, e portico nel piano del Tabulario, e perciò ancora degli edifizj, ai quali, e specialmente all' Ateneo per divisione delle stanze de' Professori fu molto al proposito. Alle Librerie essere stati soliti i portici, può osservarsi dalla Palatina, dall' Ottavia, e dall' Ulpia. Così dove in tempi più antichi fu muro delle Capitoline sostruzioni, nella lunga pace ( nella quale alle sostruzioni essere state congiunte fabbriche uguaglianti il piano del Campidoglio confessa Tacito nel terzo delle Istorie ) potè essere magnificamente adorno di quei portici, i quali, oltre alle commodità dette, bella veduta dovevano rendere fin nel Foro. L'altro di Minerva, di cui si legge in Vittore, essere stato l'Ateneo sospettasi da Paolo Merula; e quando non sia stato il medesimo, che della Libertà si dice da Cicerone presso al Foro di Cesare, come io già dissi, non è strano. Vi soggiungo di più, che l' Atrio pubblico del Campidoglio, di cui Livio nel 4. della 3. Tactum de Colo Atrium publicum in Capitolio, fu più facilmente quivi, ove la Libreria, e l' Ateneo fu poi fatto, che altrove; giacchè Atrio non era cortile, o piazza, come altri intende, ma fabbrica aperta, e sostenuta da colonnati, che in faccia alla piazza dell' Intermonzio potè servire ivi per pubblici trattenimenti, o per altro nei pubblici congressi, i quali si facevano colassù.

น ค

Atrium Publicum

in Capito

lio.

Rocca detta in

il sommo

I

308

Dove fosse la Rocca, dove il Capitolio,
dove il Tempio di Giove
Capitolino.

CAPO DECIMO QUARTO.

l sommo del colle, ancorchè diviso in due cime, differen- circondato tutto di mura da Romolo fu l'antica Roctemente ca di Roma, come nel secondo libro mostrai. L'anora tutto tichissimo suo nome fu Saturnio; come nel settimo di del Cam- Varrone si legge. E dopo la Vergine Tarpeja da' Sapidoglio, bini uccisa, e sepolta ivi, Tarpejo fu detto secondo sola delle Plutarco in Romolo, e Dionigi nel secondo, e nel due cime. terzo, finchè il capo umano trovato nel cavare dei

ora una

Colle or

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fondamenti del Tempio di Giove Ottimo Massimo ( e fu in tempo di Tarquinio Prisco, il quale per testimonianza di Plinio nel quinto del terzo libro cominciò la fabbrica colla preda, che trasse d' Apiola ) diè a quella parte, in cui fu trovato, nome di Capitolio, che con spazio di tempo a tutto il Colle ancora comunicossi, testimonio Dionigi nel terzo, ed altri. Così Cosi Cam dopo con una certa libertà il nome di Rocca fu solito pidoglio Ju detto variamente applicarsi talora ad una sola delle due cior tutt'il me del Capitolio distinta, e talora, secondo il prila sola ci miera significato a tutto il chiuso da mura e da ma dalla porte, ed altresì col nome di Campidoglio fu chiamata or la sommità distinta dalla Rocca, ed or tutto il Colle fino alle sue radici. Che nel nome di Rocca tutto il sostenuto da sostruzioni, e circondato da mura (1) solesse comprendersi, Livio nel 5. più fiate, ed in specie una volta dice al c. 22. Magna pars tamen earum in arcem suos prosecutæ sunt; e poco dopo Romæ interim satis jam omnibus, ut in tali re ad tuendam arcem compositis etc. e nel terzo c. 7. ove della Rocca assediata da Erdonio ragionasi v. 652.: Confestim in arce foeda cædes eorum, qui conjurare, et simul capere arma noluerant etc. Servio nell'ottavo dell' Eneide verso 652.: Capitolium quia hoc arcem urbis esse manifestum est. E

Rocca di ştinta.

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(1) Gli avanzi delle mura che circondavano la Rocca veggonsi, come si disse in principio, sotto il Palazzo Caffarelli.

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