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biblioteca ungherese di Carlo Szabó. (Di Stefano Harsányi, di Ignazio Horváth, Lodovico Kemény, Desiderio Rexa e di Elemér Rössler). — INDICATORE OFFICIALE: La Biblioteca Széchényi del Museo Nazionale ungherese nell' ultimo trimestre del 1910; la Biblioteca dell' Università di Budapest nel 1908. LETTERATURA: sul programma dettagliato di concorso per la biblioteca pubblica comunale, e su E. Szabó Alcune massime circa l'architettura di biblioteche moderne, con riguardo ai progetti della capitale. T. GEREVICH su J. van den Gheyn: Le Bréviaire de Philippe le Bon. Reproduction des miniatures des manuscrits. Nos 9511 et 9026 de la Bibliothèque Royale de Belgique. Bruxelles 1909. Dott. PAOLO GULYAS su Gustave Lanson Manuel bibliographique de la littérature française moderne 1500-1900. Paris 1909-1910. Dott. PAOLO GULYAS, su Broadley A. N.: Chats on autographs. London 1910. RIVISTA DEI PERIODICI ESTERI. NOTIZIE DIVERSE: Nomina nella Biblioteca Széchényi del Museo Nazionale ungherese. Commemorazione di Sefano Szamota. 350mo anniversario della fondazione della R. Biblioteca di corte e dello stato a München. Il catalogo descrittivo dei manoscritti e degli antichi stampati slavi della Biblioteca Nazionale di Sofia. Sviluppo delle biblioteche americane. Il libro più diffuso del mondo.

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La Biblioteca Széchényi del Museo Nazionale Ungherese nel quarto semestre del 1910. La Sezione Stampati si arricchi complessivamente di 3469 pezzi. (Esemplari d'obbligo 2742; dono 499; acquisto 235; da altre sezioni 2). Pervennero inoltre alla sezione 7740 stampati minori. Ad acquisti furono devolute corone 2935.45, franchi 80.45 e marchi 10.

I frequentatori della sala di lettura furono 11.324, con 25.944 volumi. Furono rilasciati a domicilio 1269 volumi a 533 persone.

Furono classificate 2446 opere, su 3289 cedole. Passarono al legatore 774 opere in 866 volumi. È in lavoro il nuovo catalogo della materia « Architettura ».

All'ufficio per gli esemplari d'obbligo giunsero 554 pacchi; le lettere spedite furono 790, delle quali reclami 331.

La Sezione Manoscritti ebbe un aumento complessivo di 132 pezzi (dono: 6 mss. moderni, 41 lettere letterarie, 2 analecta letterarie, 1 spartito, 7 lettere di contenuto musicale e 55 reliquie Petöfiane; da altre sezioni: 5 mss. moderni, 1 lettera letteraria, I lettera musica, I spartito). Ad acquisti furono devolute corone 1105 e marchi 318.80. La sezione Musica fu definitivamente catalogizzata.

I frequentatori furono 52 con 163 mss. e 1847 lettere letterarie. Furono dati a domicilio 42 mss. a 15 studiosi.

L'aumento della Sezione Giornali fu complessivamente di 109 annate con 19.597 numeri. (Esemplari d'obbligo: 92 annate con 12.577 numeri; numeri singoli 5188. Dono: 2 annate con 248 numeri. Da altre sezioni: 12 annate con 1024 numeri. Acquisti: 3 annate con 560 numeri).

I lettori furono 898, che consultarono 1813 voll. di giornali.

Furono rivedute 109 annate con 15.489 numeri. Furono classificate 136 annate. Furono legati 218 voll. di giornali.

L'Archivio ebbe un aumento di 2904 pezzi (acquisto 794; dono 2109; da altre sezioni 1). Per acquisti si spesero 6164 corone.

Si valsero dell' archivio 67 studiosi che eseguirono ricerche su 23.212 documenti. Furono dati a prestito in 3 casi 54 documenti.

La critica ungherese e il Catalogo LXXIV della Libreria Olschki. Abbiamo avuto occasione di vedere parte delle bozze del secondo fascicolo della Rivista bibliografica ungherese, che si pubblicherà alla fine di Giugno p. v. Nella rubrica Letteratura troviamo un interessante articolo sul catalogo LXXIV: Manuscrits sur vélin avec miniatures du Xe au XVI® siècle della Libreria Leo S. Olschki di Firenze.

L'articolo è del dott. Tiberio Gerevich, ispettore-aggiunto presso il Museo Nazionale

Ungherese e libero docente di storia delle belle arti all' Università di Budapest, conosciuto anche in Italia, specialmente per i suoi studi sull' arte bolognese.

Ne traduciamo alcuni brani, in cui l'autore compie un dotto lavoro di critica sul catalogo in questione, rilevandone le ottime qualità e completandone alcune notizie. Siamo certi di far cosa grata in primo luogo al comm. Olschki, che non potrà fare a meno di godere di questa nuova attestazione della stima e considerazione in cui sono tenute all'estero le sue pubblicazioni, e in generale ai colti lettori della sua Bibliofilia (1).

< Le descrizioni contenute nel Catalogo abbracciano tutte le circostanze importanti. Non pochi dei codici contenuti nella collezione furono di già illustrati da dotti specialisti nella Rivista ottimamente redatta dall' Olschki, nella Bibliofilia. Dobbiamo però lamentare in alcune delle sue descrizioni la insufficenza delle definizioni, dovuta a quanto pare a soverchia prudenza e circospezione. In alcuni luoghi manca perfino l'indicazione pel paese di provenienza. Coi risultati delle ricerche e degli studi sulla miniatura, siamo al giorno d'oggi in grado ad onta dell' insufficenza del materiale comparativo di stabilire non soltanto il paese di provenienza, ma anche la precisa scuola, o almeno di supporla....

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Enumeriamo piú giú i pezzi piú notevoli della raccolta, indicando nello stesso tempo le definizioni che ci sembrano inesatte. La prima cifra si riferisce al numero corrente del Catalogo.

7. Bibbia latina.

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131 miniature figurali. Pagg. 503. Il catalogo la fa risalire alla prima metà del secolo XIII; nel definire le miniature, dice soltanto che sono in istile romanico. A nostro avviso, le faremmo risalire piuttosto alla seconda metà di quel secolo. Nelle miniature troviamo ancora, è vero, traccie di elementi romaníci, però prevalgono quelli gotici: le figure assumono forme piú svelte, compaiono motivi decorativi trilobati, la cornice esterna delle iniziali avanza in archi acuti. Ogni segno tradisce una mano francese: Nelle miniature domina il modellato liscio, la rappresentazione piana. Tali completamente i visi, i dettagli vi sono disegnati a punta di penna; i capelli consistono egualmente di linee ondulate parallele a mò di fili, tiraté a punta di penna, le mani sono a forma di ventaglio; le iniziali vengono incorniciate nel modo suindicato; non mancano « drôleries ». Tutti questi segni e il modo come risolve iconograficamente la figura del re Davidde, rivelano una mano francese. A quale scuola francese appartenne il miniatore? Non possiamo pensare a Parigi, perché lo stile delle miniature non è a sufficenza uniforme, né è netto, chiaro abbastanza, non rivela un sentimento ineccepibile per le forme e a quanto possiamo giudicare dalla riproduzione, la tecnica non ci sembra di primo ordine. Queste circostanze negative ci farebbero supporre che le miniature siano state eseguite nella Francia settentrionale; ci mancano però altri segni essenziali, caratteristici per quella regione e sorti per l'influenza inglese. Dobbiamo pertanto ammettere un

(1) Siamo gratissimi all' egregio e solerte nostro corrispondente ungherese Dr. Luigi Zambra delle cortesi sue parole a nostro riguardo. Il nostro catalogo LXXIV di manoscritti miniati ha avuto dappertutto un'accoglienza favorevolissima e, stante la straordinaria sua importanza, abbiamo aderito al desiderio espressoci da varie parti di riprodurre in questa Rivista con buoni facsimili le miniature più caratteristiche dei codici più importanti della nostra collezione e le notizie descrittive da noi già pubblicate nel suddetto elenco. Siamo pure gratissimi all'egr. Dr. Tiberio Gerevich del suo interessante articolo intorno al nostro catalogo. Nella nostra introduzione alla ristampa del medesimo (La Bibliofilia XII, p. 274) abbiamo detto testualmente : « Parmi les manuscrits que nous allons décrire il en est certains qui peuvent compter dans l'histoire de la miniature et qu'on peut rattacher indubitablement à tel maître ou à telle école ». Siamo lieti che in tali casi siamo sempre perfettamente d'accordo coll' egr. Dr. Gerevich; dove eravamo nel dubbio, abbiamo creduto però più opportuno lasciar il giudizio ai nostri lettori anziché esprimere il nostro. Ecco la ragione dell'insufficenza delle definizioni in alcune nostre descrizioni che l'egr. Dr. Gerevich attribuisce a soverchia prudenza e circospezione da parte nostra. Non potremmo sottoscrivere senz' esitazione alla sua asserzione che « coi risultati delle ricerche degli studi sulla miniatura siamo al giorno di oggi in grado di stabilire non soltanto il paese di provenienza, ma anche la precisa scuola » mentre siamo d'accordo colla chiusa di quel periodo, cioè che si può almeno supporla. Tra stabilire e supporre ci corre però una bella differenza. Noi attribuiamo a mo' d'esempio, d'accordo col prof. Paolo d'Ancona, la miniatura del n.o II Breviarium Franciscanum positivamente al fiorentino Francesco d'Antonio del Cherico dopo d'averla confrontata con altri lavori di quest' insigne artista, mentre l'egr. Dr. Gerevich non solo ne dubita, ma ci contraddice addirittura e non havvi dunque un'assoluta certezza di stabilire o precisare.....

La critica dell'egr. Dr. Gerevich ci ha procurato quella soddisfazione, alla quale abbiamo agognato dicendo nel succitato articolo: « Nous espérons donc faire œuvre utile et servir la cause de la science. Notre but serait atteint si nous avions réussi à fournir de précieux matériaux à ceux qui cherchent à démêler et à préciser les origines et les différentes périodes de floraison d'une des branches de l'art encore si peu connue sur bien des points >>. N. d. D.

miniatore della Francia meridionale, appoggiati in questa nostra supposizione anche dalla circostanza, che il codice fu della famiglia Minutoli Tegrimi di Lucca. Ad eguale risultato ci conduce l'esame calligrafico del codice. Non vi troviamo le lettere eleganti, chiare, snelle della scuola parigina, né quelle un po' inquiete, crude, bastarde della Francia settentrionale, ma quelle gotiche della Provenza, simili alle lettere italiane, calme, un po' grossolane, con spazi relativamente larghi.

8. Bibbia latina. L'epoca è esatta: fine del sec. XIII. del luogo. Secondo la nostra opinione, fu miniata in Italia e miniature ai confini della Lombardia e dell' Emilia.

Manca di nuovo l'indicazione

a giudicare dallo stile delle

9. Bibbia latina. Secolo XIII. Il catalogo non ci dice altro. Ci sembra della metà del secolo. Le miniature ci fanno pensare, alla regione dove, a parer nostro,}fu miniata la precedente Bibbia n. 8, e precisamente ad una bottega che lavorava sotto influsso francese (cfr. i visi).

II. Breviarium Franciscanum. Seconda metà del sec. XV. Olschki attribuisce le miniature al fiorentino Francesco d' Antonio del Cherico. A noi sembra piuttosto lavoro di scuola.

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13. S. Catherina de Senis. Leggenda. Secolo XV. Italia. Il pezzo più prezioso della raccolta, di speciale interesse storico-artistico. Terminus post quem, è l'anno 1461. Secondo un' annotazione introdotta nell'ultima pagina, il calligrafo è « Iacopus Macharius venetus ». Il principale motivo decorativo della cornice e dell' iniziale a pagina 10 è basato sull' intreccio. Da questo motivo si sviluppa un tipo decorativo speciale, che incontriamo di spesso nelle miniature veneziane, fiorentine e napoletane del sec. XV. Interessa specialmente noi ungheresi, perché non raro nelle corvine. Le miniature del codice constano oltre che della pagina ora menzionata, di 50 iniziali. Leggiamo il nome del miniatore nel margine inferiore della pagina 10a: « India fecit ». Tullio India era un pittore veronese, che oltre al dipingere miniature, frescava, dipingeva ritratti e copiava quadri di Raffaello (Pozzo, 76; Rosini, V: 342; VI 449. Lo chiamavano « India il vecchio », per distinguerlo da suo figlio Bernardino, egualmente pittore, superiore in arte al padre, e che operò tra il 1568-84. Tullio si presenta in tutta la sua grandezza nella miniatura. Pensa da miniatore anche nei suoi affreschi. Fu uno dei miniatori più festeggiati della sua epoca e finora non conosciamo che una sola sua opera, le miniature cioè del codice Olschki. In origine il codice appartenne al Museo Cavalieri di Milano, passò poi dal Dumoulard e più tardi per mezzo di Pietro Vergani dal Butter, a Londra (FRANCESCO CARTA: Codici, corali e libri a stampa miniati della Biblioteca Nazionale di Milano. Roma, 1891, p. 56). (1)

17. Evangelia IV latine. Secolo X.

La calligrafia e qualche ornato fanno supporre un' opera posteriore. L'organismo e le parti principali e in primo luogo le parti figurali della decorazione sono copie meschine di qualche originale migliore del sec. X.

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28. Horae. Metà del secolo XV. Francia. Ci sembra opera di un miniatore della Borgogna, il quale fu od operò in Italia. Ci confermano in questa nostra supposizione il suo fare condensativo e alcuni tipi di visi che sanno di Milano.

50. Officium B. Mariae Virginis secundum usum Romanum. Principio del secolo XV.

(1) Riceviamo or ora il fascicolo 17 della preg. Rivista Madonna Verona, Bollettino del Museo Civico di Verona dove si parla con molta benevolenza del nostro catalogo di manoscritti e si attribuisce pure un'importanza notevolissima a questo codice che è forse opera unica di miniatura dell' India. Ci si fa però un appunto che è, per fortuna, l'unico che l'egr. articolista può muoverci, quello cioè di non aver consultato lo studio che sugli India ha già fatto Fainelli nella Madonna Verona, ma cotale deficienza è, come crediamo, ben perdonabile. N. d. D.

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Scuola fiorentina.

Non ci sembra esatta la definizione in base a Paolo D'Ancona (Bibliofilia, X, 49). Le miniature rimontano in ogni modo alla metà del secolo XV. Sono opera di un maestro ferrarese che risente l'influsso di Cosmè Tura.

Senza dubbio

32. Ordo sanctae romane ecclesiae. Secolo XIV. Senza altra definizione. opera bolognese, dei tempi prima di Nicolò da Bologna (1330-40). Caratteri gotici plastici, cosi detti littera bononiensis.

54. Petrarca: I Trionfi. Fine del Secolo XV. Italia.

55. Pontificale Romanum. 1451. Italia.

tatore ritardato di Nicolò da Bologna.

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Scuola fiorentina.

Le miniature sono secondo noi di qualche imi

57. Psalterium. Secolo XIV. Italia. Miniature bolognesi del principio del secolo XIV, ancora con tracce bizantine.

60. Thomas de Senis. Legenda Catherinae de Senis. 1430-40. Italia. Con due iniziali di maestro bolognese.

61. Tractatus varii philosophici et astronomici. Secolo XIV. Di questo interessante manoscritto in parte inedito si occupò G. Boffito nella Bibliofilia (X: 322). Secondo lui il copista è identico all' autore e operò circa il 1300. Olschki colloca le miniature nel secolo XV. Secondo la nostra opinione risalgono al principio del secolo XIV e sono di maestro bolognese di secondo ordine. Troviamo persuadenti analogie nel Museo Civico di Bologna e nell'Archivio Capitolare di Lucca ».

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Continua l'interessante polemica a proposito della istituenda Biblioteca pubblica comunale di Budapest, tra l' eminente bibliografo ungherese dott. Paolo Gulyás, del Museo Nazionale Ungherese, specialista in materia di biblioteche pubbliche, popolari, e il dott. Ervino Szabó, direttore dell' attuale Bibliotea comunale di Budapest. Alla polemica ha dato occasione a suo tempo il memorandum presentato a proposito dallo Szabó, al Consiglio municipale di Budapest, del quale facemmo parola anche nella Bibliofilia (XII, dispensa 5-6).

Szabó pubblicò ultimamente due opuscoli : « Programma dettagliato di concorso per la biblioteca comunale », Budapest 1911 e « Alcune massime circa l' architettura di biblioteche moderne, con riguardo ai progetti della Capitale ». Budapest 1911.

Nel programma di concorso l'autore ha raccolto tutti i postulati della letteratura americana relativa alle biblioteche, ed ha tentato di realizzarli e di fonderli in un progetto di biblioteca pubblica, che dovrebbe venire edificata a Budapest, in Europa dunque. Nell' esporre i risultati degli studi americani in proposito ha parole di malintesa compassione per i tedeschi, i quali secondo lui accecati dalla gloire, si ostinerebbero a fare da sé ed a non imitare servilmente gli americani. Gulyás occupandosi nell'ultimo fascicolo della Magyar Könyvszemle (Riv. bibliografica ungherese, XIX: 1) delle sucitate due pubblicazioni, osserva saggiamente a questo punto, che sono appunto i tedeschi a battere una buona strada, i quali nelle loro innovazioni si dipartono sempre dagli effettivi bisogni e dalle loro forze materiali. Cosi per esempio non succede a loro come a Szabó, di destinare 2 mq. di superficie ad ogni singolo giornale quotidiano, i quali 2 metri fanno al caso del New-York Herald o del Sun, ma sono troppi per un giornale ungherese, di proporzioni relativamente molto ma molto più piccole.

Nel secondo opuscolo Szabó si occupa in tesi troppo generale dell' architettura e dell' ordinamento di una biblioteca moderna, perdendo di vista troppe volte la realtà delle cose. Cosi per esempio né nel primo, né nel secondo degli opuscoli si fa menzione della somma che verrebbe devoluta alla biblioteca, e che come risultò in altro modo - è stata fissata in I milione di corone.

Se si volessero realizzare tutti i punti del programma Szabó, sarebbero appena sufficienti, adottando un rigoroso sistema di economia, 2 milioni e mezzo.

LUIGI ZAMBRA.

AMERICAN NOTES

Brown University has recently issued a valuable List of Books Printed in the Fifteenth Century. This bears the University's imprint at Providence, Rhode Island.

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Much interest in America was awakened by the sales of the collection of Books and Autographs from the library of the late Edmund Clarence Stedman, which recently took place at Anderson's, New York. Books, manuscripts and letters rich in literary association comprised the lots. << In the collection were several of Robert and Elizabeth Barrett Browning, hitherto unpublished, and two letters of Edgar Allan Poe, together with a portion of a manuscript in which he defended himself against the charge of plagiarism. Original manuscripts, documents, and first editions of Whittier, Lowell, and Holmes, Emerson, Bayard Taylor, Thomas Bailey Aldrich, William Vaughan Moody, Matthew Arnold, Theodore Watts-Dunton, Swinburne, Edmund Gosse, John Hay, Eugene Field, and many others, are also included.

« You

One of the most interesting items disposed of was a two-page 8 vo. a. 1. s. of Grover Cleveland, Executive Mansion, Albany, Dec. 7, 1884, to Mrs. Elizabeth C. Kinney, Mr. Stedman's mother, and related to Mr. Cleveland through her own mother, who was a daughter of Rev. Aaron Cleveland. The letter was written one month after Mr. Cleveland's first election as President, and while he was still governor of New-York. may be sure », he says, « that the responsibilities and the difficulties of the place to which I have been chosen sometimes press upon me most oppressingly. The comfort I find is in the prayers of good people which I know are offered for my success and the faith I have that God will bless honest and good intentions ». The letter is slightly stained. It was knocked down to George H. Richmond for $13. A part of the Confederate flag displayed from the Marshall House, Alexandria, Va., for the tearing down of which Colonel Ephraim E. Ellsworth of the Ellsworth Zouaves was shot and killed by the hotel proprietor, also a piece of the flag rope and a part of the oilcloth of the stairway, stained with Colonel Ellsworth's blood, brought $51 on order. Mark Twain items sold as follows.

First edition of « The Prince and Pauper », with autograph inscription to Mr. Stedman, $31 (Drake); first editions of « A Connecticut Yankee in King Arthur's Court », presentation copy with inscription, $37 (Dodd & Livingston); original autograph preface to Mark Twain's Library of Humor, « Compiler's Apology », $20 (Dodd & Livingston); first edition of « The Stolen White Elephant », with a. 1. s. of author inserted, $11 (Order); a. 1. s. to Mr. Stedman, « Don't tell any one, or I shall be caught in a lot of lies, which I have been telling N. England Societies of two other cities », $9,50 (Order); a. 1. s. two pages, 8vo, Hartford, Jan. 10, 1883, inviting Mr. Stedman to a meeting of the « Monday Evening Club », $10 (Order); a. 1. s., three pages, 8vo, Hartford, Feb. 6, 1883, to Mr. Stedman, « I wish I might write all books for the mere pleasure of writing them, and with no prospective audience before me, and no intent to publish », $10,25 (Wright); a. 1. s. two pages, 12mo, Riverdale on Hudson, Oct. 8, 1901, to Mr. Stedman, $10 (Order).

An undated a. 1. s. of Samuel Taylor Coleridge, about his health, to Dr. J. Pettigrew, brought $18,50 (Richmond); « The Green Book of the Bards », 16mo., original wrappers, 16 pages, uncut, Boston, 1898, printed in only 100 copies, by Will Bradley for Bliss Carman and his friends, with autograph presentation inscription by the author, $32 (Drake); « The Summer Clouds », prose poems by Yone Noguchi, colored Japanese decorations, and Japanese pictorial wrappers, 12mo., Tokyo, 1906, introduction by Bliss Carman, a. 1. s. of author inserted, $17 (Drake); first edition of George Darley's « Sylvia, the May Queen ». 12mo., London, 1827,

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