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handlungen d. Kgl. Sächsischen Gesellsch. d. Wissensch. ', Phil.-Hist. Klasse, Band XXVIII, no. VI).

Come appare dal titolo, questo importante lavoro costituisce la prima parte dello studio critico sulla tradizione manoscritta e a stampa della Bibliotheca di Fozio, alla cui nuova edizione, fondata su tutti i testi conosciuti, il ch. professore dell'Università di Lipsia, Edgar Martini, attende da ben dodici anni. In esso sono passati in rassegna, esaminati criticamente e raggruppati, ben 24 codici del testo completo [prima categoria '], e 28 che ne contengono solo degli excerpta [ seconda categoria '] (pp. 6-108); tutte le edizioni, parziali e integrali, dalla edizione princeps di David Hoeschel (1601), alla più recente ed usualmeute citata di Immanuel Bekker (1824-25); e le poche traduzioni, di cui due italiane, l'una di Giuseppe Compagnoni, a stampa, l'altra di Giovanni Veludo, già bibliotecario della Marciana, ora perduta (pagine 109-133). Il posto d'onore in tutta questa famiglia di testi spetta a due codici Marciani: il Gr. 450, designato qui dal M. come Kodex A (pp. 6-15); e il Gr. 451, contrassegnato Kodex M (pp. 16-19), di tutti i più antichi, e spettanti entrambi al fondo Bessarioniano. Il cod. A è scritto tutto da una sola mano, nitida ed elegante, ma di persona che non intese sempre ciò che trascriveva; ed i giudizi sulla sua età furono sin qui assai discordi. Lo Zanetti ed il Morelli lo attribuirono al sec. XII; il Bekker, al XI; ma il M., fondandosi anche sul giudizio di Bruno Keil, e sur un proprio minuto esame della forma delle lettere e dei nessi, lo fa risalire alla seconda metà del sec. X sicché il ms. A sarebbe posteriore di meno che un secolo all' autore dell' opera (815-891). Il codice ebbe poi nel sec. XI un primo correttore, che rivide tutto il testo, senza farvi aggiunte di rilievo [42]; un secondo correttore nel sec. XIII [A3⁄43], che rivide il testo due volte, come risulta dalla diversità degli inchiostri adoperati. Finalmente si possono, sebbene più raramente, riconoscere due mani del sec. XV, che il M. designa per A4 e A3, l'ultima delle quali può verosimilmente essere attribuita allo stesso Bessarione, possessore

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del prezioso cimelio. Già il Morelli (1802), e sulle sue tracce il M., ebbero il merito di identificare un precedente possessore del manoscritto: Teodoro Skutariotes, che lasciò il proprio nome, come di possessore, in calce de' ff. 1 e 5, e che, vissuto a Cizico nel sec. XIII, possedette una ricca biblioteca, di cui faceva parte anche il cod. Paris. Gr. 1234, contenente il Θησαυρὸς ὀρθοδοξίας di Niceta Akominatos. E poiché alcune parti del cod. parigino sono di mano dello Skutariotes, il M. ha potuto altresí stabilire che questi è una stessa persona col correttore del sec. XIII, designato A3. È pure probabile, come il M. pensa (p. 15), che il cod. A, dopo la caduta di Cizico in mano de' Turchi (1321), passasse, con altri già posseduti dallo Skutariotes, alla biblioteca del Monte Athos, donde lo avrebbe ottenuto, insieme ad altri mss., il Bessarione. - A differenza di A, il testo del cod. Mè scritto da tre diverse mani, ma contemporanee. Lo Zanetti ed il Morelli lo attribuirono al sec. XIII; ma il M. lo riporta, per ragioni paleografiche, al XII, e più probabilmente alla prima che non alla seconda metà del secolo. Anche nelle correzioni e glosse marginali si distinguono piú mani, di cui la più antica del sec. XII [M], la più recente del XV [M®]. Come rilevasi da una nota di M3 (f. 41), il codice appartenne al monastero di Maria Deipara in Tessalonica, edificato dal monaco Isaac, sino dal sec. XIII (epoca dello scoliaste M3), e vi si trovava ancora, secondo il M. (p. 19), alla fine del sec. XIV, per passare, nella prima metà del secolo successivo, in possesso del Bessarione. Esaminando poi in apposito capitolo (Das Verwandtschaftsverhältnis der Hss. I: pp. 50-58) i rapporti genealogici dei due capostipiti Ae M, il M. conchiude che essi sono indipendenti l'uno dall'altro; e ciò specialmente perché A ha delle omissioni erronee, che non si trovano in M: cosi, ad es., il cod. A omette per intero il cap. 185, che si trova invece al suo posto in M. Degli VIII fac-simili, che corredano opportunamente questa memoria, ben due spettano al cod. A (I-II), e quattro a M (III-VI). E poiché questo Bollettino ha per esclusivo oggetto la Marciana, dobbiamo pur segnalare, con sensi di viva compiacenza, un onore singolarmente lu

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Da oltre una ventina d'anni, in varie sue pubblicazioni, il ch. prof. Lambros, ora rettore dell' Università di Atene, lanciò la proposta di promuovere una raccolta completa delle immagini di imperatori bizantini, conservateci nelle statue e negli avori de' musei, e ne' mss. miniati delle biblioteche. L'idea del Lambros fu condivisa dal ch. prof. Strzygowski, ed entrambi ottennero che il primo Congresso Internazionale d'Archeologia in Atene (1905) emettesse un voto, per la pubblicazione di una Iconografia degli imperatori bizantini. Venne quindi nominata una Commissione internazionale, col Lambros segretario, per la preparazione del lavoro; e nel secondo Congresso Archeologico del Cairo (1909) il ch. prof. dell'Università di Atene poté di già presentare buona parte del materiale raccolto. In occasione poi dell' Esposizione mondiale di Roma, il governo Ellenico si decise a presentare al pubblico codesto materiale, del quale il libro sopra annunziato non è che il Catalogo, comprendente 408 numeri. Ed ora non vi è che da augurarsi che la Mostra romana divenga la causa efficiente di un'opera, che non può non riuscire di importante contributo all'iconografia bizantina e alla storia dell'arte greca nel m. e.,

e che senza di essa avrebbe forse rischiato di rimanere ancora per lungo tempo nel limbo delle proposte e dei voti.

I n. 1-115 rappresentano la serie completa degli Imperatori bizantini e sono tolti a un codice greco dell' Estense di Modena (pp. 1-9); i n. 116-275 sono derivati da un ms. di Giovanni Skylitzes della Bibliojeca Nazionale di Madrid (pp. 10-27); i n.i 276-308a, dal Liber Chronicarum di Norimberga, 1493 (pp. 28-31); ma i n. 309 e seguenti sono tolti da varie fonti, e tra queste troviamo alcuni importanti codd. Marciani. Sono tratti dal cod. Marc. Gr. VII. 22 (curiosa raccolta iconografica fatta da Giorgio Clontzas di Creta nel 1590), i n.1 332 (Eraclio a cavallo), 337 (Teofilo), 340 (Basilio I il Macedone e Leone IV il Savio), 342 (Leone VI il Savio e S. Metodio di Patara), 377-78 (Teodoro II Lascaris), 381-82 (Michele Paleologo), 396 (Manuele Paleologo), 403 (Giovanni VIII Paleologo), 404-06 (Costantino Paleologo); dal cod. Marc. Lat. X. 158 [non « Latin. 342 (CI. XI, cod. CLVIII) », come stampa il L., confondendo la segnatura Valentinelliana con quella Marciana, e sbagliando quest' ultima], una bella miniatura del sec. XIV o XV rappresentante Niceforo Foca (n.o 345), qui riprodotta con riduzione a meno di due terzi (p. 39); dal cod. Marc. Gr. 17, il ritratto di Basilio II Bulgaroctono (n.o 349); dal cod. Marc. Lat. Z. 399, contenente la Chronologia magna di fra Paolino Minorita, i n. i 364 (Giovanni II Comneno), 367 (Manuele Comneno), 373 (Andronico Comneno), 374 (Isacco Angelo), 383 (Michele Paleologo). — Le copie delle miniature e dei disegni, tratti dai nostri mss., furono eseguite a colori ed a penna dall'abile mano del sig. Vincenzo Scarpa di Venezia. 173. CRESCINI (Vincenzo), Canzone francese d'un trovatore provenzale; in Atti e Memorie d. R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, vol. XXVI (1910), disp. 1a, pp. 63-105.

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