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quei benemeriti signori, e con essi l'Autorità tutoria, accettarono il parere di quei due grandi milanesi ».

La Bibbia di Gutenberg pagata 250.000 lire. Nel mentre ci riserviamo di dar in un prossimo quaderno il resoconto della vendita Hoe, intorno alla quale abbiamo già intrattenuto i nostri cortesi lettori, riportiamo il dispaccio pubblicato dal Daily Telegraph sulla gara per l'acquisto della Bibbia di Gutenberg.

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Una magnifica copia della Bibbia di Gutenberg, uno dei sette esemplari che ancora stano al mondo, fu comperata in New-York, il 25 aprile, per 250.000 franchi, dal miliardario californiano Huntington, alla liquidazione della biblioteca del defunto signor Hoe. All'asta erano presenti rinomati e ricchi bibliofili, convenuti da ogni parte del mondo, e la lotta per la preziosa Bibbia, la quale consta di due grossi volumi rilegati in pergamena, riccamente miniata, si risolse alla fine in un duello combattuto a migliaia di dollari fra il sig. Giuseppe Widener, figlio del miliardario di Filadelfia, che recentemente comprò per due milioni e mezzo il Mulino di Rembrandt, e il sig. Henry Huntington. La prima offerta fu di 500 lire; ma la seconda sali immediatamente a 50.000 franchi. Cominciò da qui una gara magnifica, alla quale presero parte due bibliofili di New-York e uno di Londra, quello stesso che aveva venduto il prezioso libro al defunto sig. Hoe per 100.000 lire, il sig. Smith, che rappresentava l'Huntington, e il sig. Widener. I due bibliofili di New York abbandonarono il campo quando il prezzo salí a 155.000 lire. Quando l'asta arrivò a 173.000 franchi, si ritirò anche il compratore londinese. Invece lo Smith e il Widener continuarono a lottare fino a che non si arrivò a 220.000 lire. Allora il Widener alzò il prezzo a 225.000 lire, ma lo Smith, senza scoraggiarsi, balzò subito a 250.000. Il Widener si ritirò e la preziosa Bibbia di Gutenberg rimase cosí all'Huntington. I presenti applaudirono entusiasticamente. All' asta venne posto un altro preziosissimo volume, un libro di Sant'Albano, il primo libro inglese in cui si sia usata la stampa a colori e di cui esistono soltanto due copie nel mondo. Anche questo libro fu comperato dall' Huntington per 70.000 lire.

Un manoscritto del secolo XIII. Tra giorni, alla Mostra d'arte retrospettiva internazionale di Castel Sant'Angelo in Roma, figurerà un rarissimo manoscritto del secolo XIII, inviato da Imola alla Mostra stessa in seguito ad analoga richiesta del Ministero della Pubblica Istruzione. Si tratta di un magnifico Salterio Miniato, della suddetta epoca, che si crede abbia appartenuto al celebre cancelliere di Enrico VIII, Tommaso Moro, o quasi sicuramente a un suo pronipote di egual nome. Il codice sarà disposto su di un mobiletto artistico, costruito dalla locale Cooperativa per la lavorazione del legno su disegno del prof. Lazzaro e sarà assicurato a cura del Comitato dell' Esposizione imolese per una somma considerevole.

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La nona Riunione della Società Bibliografica Italiana. · Fin dallo scorso anno la Presidenza della società aveva avviate le opportune pratiche con il Comitato Esecutivo per le feste commemorative del 1911 in Roma, all'intento di tenere in questa città, designata già nella ottava Riunione come sede della futura assemblea, il suo nono Congresso. In Roma poi, per rendere più agevole il lavoro di preparazione, si è costituito sotto la presidenza dell' on. Ferdinando Martini, un comitato ordinatore cosi formato: contessa Maria Pasolini Ponti, vice-presidente; comm. G. Barini, comm. M. Besso, comm. G. Bonazzi, bibliotecario della Vittorio Emanuele, comm. Filippi, comm. V. Fiorini, cav. dott. Luigi Ferrari, bibliotecario del Senato, membri; dott. cav. Arturo Magnocavallo, segretario.

Un nuovo repertorio per gli amatori di stampe. Loys Delteil ha dato adesso in luce un grosso volume di 448 pagine, cosí intitolato : Manuel de l'amateur des Estampes du XVIIIe siècle. Questo libro è arricchito da cento riproduzioni fuori testo delle più notevoli incisioni del settecento, e contiene l'indicazione di 1819 stampe in nero o colorate (scuola francese, inglese, tedesca, fiamminga, italiana e spagnuola); l'elenco delle copie e delle falsificazioni, come pure la citazione di 795 artisti, pittori e incisori, ed altresi 12379 prezzi d'aggiudicazione di vendite avvenute negli ultimi anni. Uno speciale capitolo è dedicato alla « piccola stampa documentaria » : ex-libris, indirizzi, biglietti di visita, assegnati, immagini popolari, ecc.

Comm. LEO S. OLSCHKI, Direttore-proprietario.
NELLO MORI, Gerente responsabile.

1911 Tipografia Giuntina, diretta da L. Franceschini Firenze, Via del Sole, 4.

Anno XIII

MAGGIO-GIUGNO 1911

Dispensa 2-3a

La Bibliofilía

RIVISTA DELL'ARTE ANTICA

IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI

LA BIBLIOTECA ANGELICA

(1605-1870)

NOTE ED APPUNTI (1)

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U già accennato che il P. Angelo Rocca volle fare dei suoi libri una pubblica biblioteca, ossia tenerla aperta a quanti si presentassero per leggervi e studiarvi, senza preventivi permessi. Pensiero generoso e non mai abbastanza lodato, tanto più che a quei tempi né in Italia né in Roma stessa, niuna biblioteca vi era aperta cosí facilmente al pubblico. Qui non esistevano ancora né l'Alessandrina, né la Chigiana, né la Corsiniana, né la Casanatense; le biblioteche monastiche non erano accessibili che ai religiosi dei rispettivi ordini, e alla Vaticana non si accedeva che previo permesso chiesto ed ottenuto, come si usa ancora adesso. Questa generosa intenzione dell'illustre fondatore appare in prima dalla citata iscrizione in marmo, ove è detto che la biblioteca è aperta a tutti gli studiosi, non solo religiosi, ma anche chierici e laici »; appare poi dal citato libro ove narra come egli facesse porre sulla porta della biblioteca una breve iscrizione greca, che diceva:

ΤΟΙΣ ΒΟΥΛΟΜΕΝΟΙΣ

o come oggi si legge sulla porta del vestibolo: Volentibus, e la spiega cosí : << Greca inscriptio latine reddita, liberum omnibus litteratis litterarumque ama

(4) Continuazione e fine vedi dispensa precedente.

La Bibliofilia, anno XIII, dispensa 2-3

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<< toribus, bibliothecam ingredi volentibus, quicumque illi sint, aditum statis << horis patere, laconice monet ». E per allettare tutti ad entrarvi, pubblicava un compendio di tutte le ricchezze scientifiche, letterarie ed artistiche che nella biblioteca si contenevano, esposte secondo le diverse materie; e tutto ciò perché ciascuno intendesse di quanta importanza fosse la collezione che si apriva a tutti gli studiosi, e nella quale ciascuno poteva trovare il meglio desiderabile per i proprî studî.

'Nella citata sua Chronistoria diceva parimente aver fondato l'Angelica ad uso della famiglia Agostiniana non solo, ma anche per la comodità pubblica, e specialmente dei poveri e degli stranieri, che senza libri e denari vengono ignoti alla Città.

Al Rocca fu eretta una memoria innanzi all'ingresso della biblioteca. In una cornice di diaspro tenero di Sicilia e l'interno di giallo antico, vi è il me. daglione in bassorilievo del fondatore della biblioteca racchiuso in cornice di giallo brecciato. Al disotto l'iscrizione seguente:

F. ANGELO ROCCHAE

ORD. EREM. S. P. AUGUSTINI

APOST. SACRARII PRAEFECTO ET EPISC. TAGASTEN.

VIRO DOCTISSIMO ET INTEGERRIMO

CUJUS OPERA

IN CAUSIS DE RELIGIONE GRAVISSIMIS

USI SUNT ASSIDUE PP. MAX.

SIXTUS V ET CLEMENS VIII

QUOD

BIBLIOTHECAM NUNCUPATAM ANGELICAM

APUD SUOS IN URBE ERECTAM

PUBLICAM ESSE JUŞSERIT

TUM MAXIME QUUM UNA VATICANA PATERET

ORDO AUGUSTINIANUS

MEMOR BENEFICIORUM EJUS

MON. RENOVARI CURAVIT

ANNO SALUTIS NOSTRE CIOCCLXIV

Dall' << Inventario di tutti li beni, frutti, ragioni et azzioni e rendite della libreria Angelica » fatto il 1° ottobre 1626, si ricava che si contavano « in piú e diverse scansie da 22 mila libri incirca, e continuamente vanno augmentandosi stante l'assidua diligenza del Bibliotecario pro tempore ».

I lasciti di libri avvenuti dopo la morte del Rocca resero necessario l'ampliamento della libreria, che dovette eseguirsi tra il 1655 e il 1670. Nel citato registro dei pagamenti all'anno 1661 si nota: << Et piú ho dato scudi otto e baiocchi dieci per il breve di poter trasportare la libreria dal luogo vecchio al nuovo, assieme con la roba delle Camere della detta, e facoltà di potere tenere li Libri prohibiti », ed appunto dall'anno 1661, in cui si trasportarono da S. Onofrio i libri dell' Holstein, all'anno 1670, che seguí il trasporto dell' intera biblioteca, si hanno i seguenti ricordi :

1661 28 giugno. Ho dato scudi sei e baiocchi cinquanta alli carrettieri e facchini che portarono la libreria di Mons. Luca Holstenio da S. Onofrio in Convento.

1661 novembre 8. Ho dato a due facchini che trasportarono la libreria di Mons. Luca Holstenio dalla camera ove fu messa da principio che fu portata in Convento alla Camera della libreria nova, ove sta adesso, scudi 2 e baj. 20..

1662 marzo 27. Ho dato scudi due e baj. 70 al copista che ha copiato l'indice di detta libreria donata da Mons. Luca Holstenio.

1668 febb. 24. Per 3300 polizzini impressi col nome di Mons. Luca Holstenio da mettersi ne' libri donati dal medesimo alla nostra libreria, diedi al Lazaris stampatore al Pie' di marmo, uno scudo.

1670. Per il trasporto di libri dalla vecchia alla nuova libreria diedi a quelli che li portarono scudi sei e baj. settanta.

1670. Item per trasportare gli altri libri donati da Mons. Luca Holstenio dalla stanza ove erano alla nuova libreria scudi 1 e baj. 50.

1675. A quelli che portarono li libri n. 450 in circa con 4 mappamondi, de qual due grandi e due piccioli, una sfera et astrolabio con altri istrumenti matematici donati dalla bo. me. del sig. d. Gioacchino Valtaino Lorenese, come dall' instr. di donazione e testamento in atti . . . . . . diedi baj. 50.

Il Catalogo della biblioteca dell' Holstein che esisteva in Biblioteca come risulta dalle note citate, piú non trovasi; andò a finire, chi sa come e perchè, al convento dei francescani di Nancy, e da questo, alla biblioteca pubblica della stessa città. La direzione dell'Angelica ne fece trarre copia l'anno 1887. Il manoscritto segnato col numero 1714, ha il titolo: Bibliotheca Ill.mi d. Lucae | Holstenii q. Canonici Basilicae | nec non Bibliothecae Vaticanae Praefecti | quam publice utilitatis ergo celeberrimo S. Augustini de Urbe asser | vandam legavit. Anno Incarnationis | Dominicae MDCLXI.

Che i libri fossero custoditi con cura lo dimostra il fatto che dall'anno 1634 in poi si trova registrato, tra le spese di manutenzione il « verderame per difendere i libri dalle tarme ».

Poco sappiamo delle robe artistiche lasciate dal Rocca. L'anno 1621 trovasi registrato: « E piú ho dato scudi 1 e bajocchi 50 per fare un quadro del R.mo Generale e posto in libreria ». Il Generale era allora Fulgenzio Gallucci di Monte Giorgio.

Nel 1628 il quadro del Generale, Girolamo da Rigoli, da Corneto, era fatto da Rossino pittore, al quale si dava uno scudo e venti baiocchi, ed altrettanto allo stesso nel 1638 per avere fatto il ritratto del Generale Ippolito Montefinale.

Doveva anche esistere il ritratto del Rocca, perché nel 1648 è registrato: « E piú per haver fatto dare la vernice al quadro di Monsignor Rocca nella << libreria bajocchi 20. E piú all' imbianchino del convento per havere imbiancato << la libreria, levati e rimessi li quadri scudi due e bajocchi settanta ».

Altri ricordi di oggetti d'arte che il libro di spese ci tramanda sono i seguenti:

1630. Spesi bajocchi 20 per fare il telaro del ritratto di monsignor Spinola.

1670. Per avere fatto lavare e dare la chiara d'ovo a tutti li quadri della libreria in numero di cento in circa, ho dato scudi 1 e baj. 50.

1675. Al facchino che portò il quadro di S. Girolamo opera del Guercino da Cento che fu lasciato a questa libreria Angelica per testamento del Sig. Vincenzo Pacetti baj. 10.

1679. E più ho dato per avere fatto indorare una cornice posta al quadro di S. Agostino in un pilastrone della libreria scudi uno.

» E più ho dato per una cornicetta al ritratto del Sig. Cardinale Tuttavilla baj. 25. 1696. Speso per un ritratto del Cardinale Noris con la sua cornice, da tenere in libreria scudi tre e baj. 70.

1699. Per un ritratto del nuovo protettore Card. Imperiali scudo uno.

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Unica opera d'arte superstite è la Madonna col bambino che riproduciamo. Era collocata all' ingresso della biblioteca; al disotto un lumicino ad olio ardeva costantemente e lasciava sul povero affresco le traccie del fumo. Alcuni anni

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