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addietro, si provvide a che fosse staccata dal muro, riportata su rete metallica, e collocata nell'interno della biblioteca. Staccato l'affresco dalla parete, comparve al disotto il vecchio muro a mattoni lisci ed arrotati: la Madonna doveva stare o nell'antico Convento o nella chiesa, e tolta di lí tagliando il blocco del muro su cui era dipinta, questo fu incastrato nella costruzione dell'anno 1740. Sul suo autore e sull'epoca, non credo emettere giudizî: forse altri espressamente se ne occuperanno.

Il deposito del Rocca che è nella chiesa di S. Agostino fu incominciato l'anno 1625. Nel libro dei pagamenti vi sono questi ricordi :

1625. E più ho dato scudi 26 e baiocchi 50 a Maestro Santi Ghetti scarpellino buon conto del deposito che fa per la buona memoria di Mons. Angelo Rocca.

26,50

1626. Ho dato scudi ventotto e baiocchi 50 a buon conto del deposito ecc.

> A Benedetto muratore scudi 5 e baj. 50 per avere messo in opera il deposito » Al pittore e rame per il ritratto del Rocca ecc.

28,50

5,50

4,80

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4,00

55,00

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A Messer Francesco indoratore per avere indorate le lettere ecc. 1627. E di più ho dato per ultimo saldo a Maestro Santi scarpellino ecc.

N.B. Nota che si bene nel deposito posto nella chiesa è scritto che l'abbiano fatto li padri di questo Convento, nondimeno la verità è che fu fatto con l'entrate della libreria.

Fu eretto nella cappella di S. Nicola da Tolentino: è ricco di ornati, e in ovale vi si ammira il ritratto del Rocca. Al disotto l'iscrizione che segue:

D. O. M.

F. ANGELO ROCCHAE CAMERTI OR. ER. S. AUG.
EPISCOPO TAGASTENSI ET APOSTOLICI SACRARII
SUB CLEM. VII LEONE XI ET PAULO V PP. MM. PRAEFECTO
INSIGNIS BIBLIOTHECAE ANGELICAE FUNDATORI
AC LIBERALISSIMO LARGITORI VIRO ERUDITISSIMO
ET DE AUGUSTINIANA RELIGIONE OPTIME MERITO
PIISSIMI PATRES AC FF. S. AUGUSTINI DE URBE
GRATITUDINIS ET BENEVOLENTIAE ARGUMENTO

POSUERE

OBIIT ANNO SALUTIS MDCXX DIE VII APRILIS
AETATIS SUAE LXXV.

Per i lavori materiali eseguiti nella detta epoca e che possono servire di riscontro per quanto esiste attualmente in biblioteca, ecco tutte le note da me ritrovate:

1655. Allo scarpinello in tre giornate e mezzo per ralustrare i marmi della porta, degli epitaffi e rifar le lettere, uno scudo e baiocchi ottanta.

1665. A Biagio chiavaro per due bracci di ferro, uno grande per la porta maggiore della libreria e l'altro piccolo per la porta minore della medesima, baiocchi 55.

1670. Allo scarpellino per lustrare e ripulire le due tavole di marmo che stanno avanti la porta principale della libraria con li loro epitaffi et le inscrittioni diedi bajocchi 50.

1670. In gesso per le spranghe poste da G. B.atta muratore alle scanzie superiori baiocchi 15, ed in piombo per fermare li due ferri per nettare le scarpe alla porta di strada della libreria, diedi allo scalpellino b. 30.

1671. A M. Pietro Giglia a conto dei lavori di falegname fatti nella libreria, scudi 150 di quelli donati da un benefattore a questo effetto.

A Maestro Marco Antonio ottonaro per tredici pomi di ottone lavorati e posti in opera nella reng hiera della libreria, scudi dieci.

1672. Id. per altri tredici pomi d'ottone, scudi dieci.

1673. Id. per altri tredici pomi, scudi 10.

1673. Al vetraro Gabbus per fattura della finestra nell'andito della libreria che va all'orto e d'una delle finestre nelle scale della medesima scudi tre e baj. 40.

Per diecisette squadri di ferro comprati da Messer Francesco Ragazzotti chiavaro e posti dal sopradetto Gabbus alle due finestre della prima stanza avanti la libraria, diedi baj. 85.

1675. Per una molla nuova alla porta della scala lumaca della libreria.... baj. venti. > Al Sig. Girolamo indoratore per il colore di noce dato alle tre porte della libreria baj. 45.

1676. Per tre alfabeti di lettere grandi sopra le scanzie scudi 2 e baj. 8o.

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Per fare nettare i banconi della libreria baj. 20

Per avere fatto uno sportello al finestrino delle scale per andare sopra la ringhiera baj. 25.

Per 95 costole nude di libri da porre sopra la porta della scaletta della ringhiera baj. 20.

Al Capo d'oro per havere coperte 170 costole finte di libri scudi quattro.

1679. Ad uno scalpellino per avere accomodato la cornice della porta grande della libreria baj. 20.

Per nettare i banconi della libreria baj. 80.

E nell'anno 1661 lo scrupoloso bibliotecario registra: « E più per havere fatto accomodare quattro para di lenzoli con guastarne due, bajocchi quaranta ». Dallo stesso registro d'esito della Biblioteca si hanno notizie per quasi un secolo delle librerie che esistevano in Roma. Per molti acquisti di libri il bibliotecario tralascia di segnare dove e da chi fossero fatti, e questo specialmente verso la fine del secolo XVI, ma per molti ne ricorda, oltre il prezzo, pure la provenienza. Spesso se ne acquistavano anche fuori di Roma, ed allora vi sono segnate le spese di trasporto e di dogana. La libreria della Nave figura negli anni 1622-59, poi ancora nel 1672, seguono la libreria del Sole (a. 1622-29), libraro del Giunta, (a. 1622-35) libraro Camerale che, pure a distanza d'anni, è ricordato quasi tutto il secolo; Francesco Corbelletti (a. 1662); Fabrizio David libraro e legatore (a. 1623); Giovanni Martinelli (a. 1622-24); libraro a gigli d'oro (a. 1624), libraro dell' Europa (a. 1626-38); libraro delle due Colonne (a. 1629); libraro della luna (a. 1629-30); libraro della regina (a. 1631, 1646-47, 1669, 1680-89); libraro della Fenice (a. 1631-33); libraro del Leone di Francia (a. 1630-1646); libraro del Pomo d'oro in piazza Navona (a. 1633-37); libraro della Gatta (a. 1635-44); libraro del Delfino (a. 1636-44); libraro del Pellegrino (a. 1636); libraro del Grifone (a. 1637-44); libraro della Salamandra (a. 1637-41); libraro della Fontana (a. 1640-45); libraro del Lauro

(a. 1640); libraro del Giglio (a. 1643-46) che forse è il medesimo del giglio d'oro sopra menzionato; libraro all' insegna del Re (a. 1645); libraro all' insegna del

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Disegno a penna del GHEZZI. (Cod. Vat. Ottob. 3118, c. 144).

Regno Papale (a. 1645); libraro del Leone (a. 1647-54); Bernabeo, libraro alla Minerva (a. 1651); libraro del Leon francese (a. 1651-57) che era Monsù Biagio Triscet; libreria del Drago (a. 1652-1657); libreria di San Paolo (a. 1657); libreria del Corvo

a Pasquino (a. 1665); libreria del Nome di Gesú in Parione (a. 1666-1670); libreria dell'Aquila pure in Parione (a. 1667); e la libreria del Morion d'oro (a. 1681).

Intanto nel 1748 si iniziava su disegni, come vuolsi del Van Vittel, la fabbrica del nuovo convento degli Agostiniani che sembra procedesse con molta

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lentezza, e forse per insufficenza di fondi; supposizione avvalorata dal fatto che l'anno 1754, per gli atti del Monti, il bibliotecario dell'Angelica dava a censo all'ordine agostiniano la somma di scudi romani 1369 e per garanzia del censo,

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il bibliotecario, come curatore del patrimonio della biblioteca, prendeva ipoteca sui redditi delle botteghe sottostanti alla nuova fabbrica. Per stipulare tale atto il Convento con procura del Generale Vesquez delegò il P. Beccari (Atti Monti, 11 agosto 1753). Migliore e maggiore prova dell'autonomia della biblioteca Angelica non potrebbe darsi; stipula atti per proprio conto e vedremo che cosí fece sino alla soppressione del 1871 e ipoteca i beni e le rendite dell'Ordine a garanzia del suo prestito. Fu dunque errore massimo quello di coinvolgerla nella soppressione delle corporazioni religiose; errore però che fu riconosciuto giova confessarlo dalla stessa Giunta liquidatrice dell'asse ecclesiastico che la considerò ente a sé, e ne iscrisse la rendita nel gran libro del Debito pubblico.

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Per la Biblioteca del Passionei furono fatte le proposte nelle Congregazioni degli Agostiniani degli 8 dicembre 1762, 8 agosto 1763, e 21 settembe 1764, e fu poi acquistata per 30000 scudi, somma enorme per quell'epoca. Il Galletti che scrisse le Memorie della vita del cardinale Passionei, ne parla spesso e asserisce che comprendeva circa 40000 tra volumi, opuscoli e manoscritti. L'ambasciatore De Almeida aveva cercato di acquistarla per il Portogallo, Paciaudi la chiese per il duca di Parma, ma Clemente XIII non volle fosse asportata da Roma. L'atto di vendita fu rogato dal notaio Monti il 29 dicembre 1762. La collezione delle stampe, pure preziosa, fu comperata dal cardinale Sciarra e donata all' imperatrice d'Austria. Neppure il catalogo di questa biblioteca è più nell'Angelica i due volumi che comprendono i soli libri a stampa, sono oggi nel fondo Ottoboniano dei manoscritti Vaticani.

Con rescritto pontificio dei 3 ottobre 1773 fu permessa la vendita dei duplicati risultati dall'unione del fondo Passionei a quello già esistente nell'Angelica.

La biblioteca, alla quale si erano recentemente unite le biblioteche dell' Holstein, del Passionei, ed alla quale erano stati fatti tanti altri minori lasciti, sentiva penuria di spazio; ed il bibliotecario di allora, l'erudito p. Agostino Giorgi, pensò di profittare della fabbricazione che si stava facendo dell'attiguo convento dell'Ordine per unirvi, in un solo disegno, anche la biblioteca, ed ampliarla usufruendo dei cortili e di quanto altro spazio vi fosse libero. E cosí nel 1763 fu demolita la vecchia fabbrica, i libri portati in convento, e costruita rapidamente la nuova sede della biblioteca, adattandola al disegno già stabilito per il convento, salvo per la disposizione interna, la scaffalatura ed altro che furono eseguite su disegno di Nicola Faggioli, e non del Van Vittel come erroneamente si crede. Furono a tale effetto adoperati i vecchi materiali, le scaffalature, le balconate in ferro, e gli stessi pomi di rame e ottone che erano stati acquistati l'anno 1671, e financo gli alfabeti collocati alla sommità degli scaffali per indicare la segnatura delle opere. Con le rendite proprie la biblioteca doveva mantenere il suo personale, risarcire banconi, scaffali, vetri, ecc., ed era tenuta alla conservazione della fabbrica propria, a riserva dei soli tetti, la cui manutenzione spettava al Convento di S. Agostino. La biblioteca restò chiusa al pubblico sino all'anno 1786, e in questo frattempo i padri maestri Cosimo Schmalf, Riccardo Tecker, tedeschi, e il p. maestro Daniele Marcolini veneto, coll'aiuto di altri reli

La Bibliofilia, anno XIII, dispensa 2a-3a

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