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giosi dell'ordine compilarono i Cataloghi che esistono tuttora; il Marcolini redasse anche un Catalogo dei manoscritti; ma questo è scomparso.

Questi Cataloghi se restano a segnalare il grande amore e il tenace lavoro dei padri agostiniani, restano pure a segnalare la triste azione commessa da uno di loro. Tra gli anni 1832 e 1837 l'assistente al Bibliotecario, spinto dalla necessità di avere denari per mantenere una relazione illecita per un frate, ed i figli nati da questa relazione, cominciò a vendere i libri dell'Angelica. Disgraziatamente era un valente conoscitore di libri, e cosí poté scegliere e liquidare le preziosità piú rare e le migliori edizioni; per nascondere il male fatto strappava le pagine dei Cataloghi dove quei libri erano segnati, e le sostituiva con altre pagine ricopiate da lui, e naturalmente mancanti dell' indicazione dei libri rubati e venduti. Queste pagine purtroppo abbondano nel Catalogo dell'Angelica. Il bibliotecario del tempo fu ingiustamente accusato di tali furti, e tanto ne impressionò, che il cervello gli diè di volta; si chiuse in biblioteca rifiutandosi di aprire ad alcuno, e sordo a tutte le preghiere e le minacce, si sarebbe lasciato morire di fame se i suoi correligionarii non avessero trovato il mezzo di entrare da una finestra nella biblioteca, afferrarlo, e legato, trasportarlo nell' infermeria del convento. A nulla valsero le cure, moriva poco dopo, di crepacuore e demente.

La riapertura della biblioteca al pubblico avvenne sul principio dell'anno 1786.

L'agente lucchese in Roma, Lorenzo Prospero Bettini, cosí scriveva al suo governo in data 22 gennaio di quest'anno :

Stante l'indefessa cura del P. Maestro Giorgi, agostiniano, attual vicario Generale dell'Ordine, nel compiere la distribuzione e l'indice della famosa biblioteca Angelica, di molto accresciuta dopo l'acquisto della celebre biblioteca Passionei, lunedì mattina fu aperta per la prima volta a publico comodo e vantaggio con gran concorso dei letterati e si proseguirà a tenere aperta in tutti i giorni feriali, a riserva del giovedì.

Il periodo della occupazione francese in Roma segna anche per l'Angelica un periodo tristissimo. Di tutti i quadri che possedeva, delle altre opere d'arte, nulla piú vi si trova, neppure il quadro raffigurante il Rocca. Furono asportati dai francesi ? O qualcosa vi era ancora e scomparve nella soppressione degli ordini religiosi del 1871? Ecco una domanda alla quale non possiamo rispondere. I quadri dovevano essere collocati nel corridoio attiguo alla biblioteca e nelle cinque camere che costituivano l'alloggio del bibliotecario. Vicino alla porta che dava comunicazione tra il convento e la biblioteca, vi era un colossale busto in marmo del p. Gioia, sotto il cui generalato fu compiuta la fabbrica nuova del convento; ebbene questo busto, tolto dalla sua base, nel 1871 fu rotolato nel vestibolo della biblioteca, e li rimase, finché la pietà di un bibliotecario non lo rimise sur un piedistallo, e ne risuscitò il nome. Se cosí non fosse stato, quel busto sarebbe oggi quello di un ignoto frate agostiniano! Perciò non possiamo asserire, come spesso si fa per tante cose, che la occupazione francese fosse la sola causa della perdita di tante opere d'arte possedute dall'Angelica; altri barbari passarono sulle nostre biblioteche, ed i mercati librarii inondati di opere rare, gli scandali ed i processi che ne seguirono, la triste fine di tante altre biblioteche monastiche

soppresse, ci debbono fare cauti a lanciare accuse. Neppure del S. Sebastiano del Guercino trovammo traccia.

Ai 2 di gennaio 1808 il Convento di S. Agostino fu occupato da circa

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mille uomini di truppa francese; i padri che erano ridotti allora a pochi, furono sul momento lasciati tranquilli; ma nel maggio - aggiuntosi ai francesi un corpo di truppa polacca, i religiosi furono obbligati a sloggiare dal primo piano per dare posto agli ufficiali, e poco dopo sloggiare anche dal secondo piano.

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Ai religiosi non restò che l'appartamento del Generale e del Procuratore Generale con i rispettivi ammezzati, dove si ritirarono gli assistenti d'Italia e Germania e i padri maestri Perugini e Jonni; la biblioteca e l'appartamento del bibliotecario furono rispettati. Seguita la deportazione del pontefice, non si esitò piú a promulgare la soppressione degli ordini religiosi, e ai 27 aprile 1810 si pubblicò dalla Consulta straordinaria di Governo un decreto che imponeva ai religiosi non romani di tornare ai rispettivi paesi; il superiore di ciascuna casa religiosa, romano o no, doveva provvisoriamente rimanere al suo posto, amministrare i beni dell' Ordine come per il passato, ed essere responsabile verso il governo della conservazione di tutti i beni, dei titoli di rendita, dei libri, carte, quadri, monumenti ed altri oggetti qualsiasi appartenenti al Convento.

Gli ordini di presentarsi alla Direzione Generale di polizia per ritirare i passaporti, pervennero al Superiore degli Agostinani il 13 e 18 maggio 1810; con gli ordini si allegava l'elenco dei frati che dovevano tornare ai loro paesi. Ai 28 maggio si pubblicava l'altro decreto che, aboliti gli ordini religiosi, si ordinava a tutti i preti, frati e monache, di spogliare l'abito; il tempo massimo accordato il 15 giugno venturo. Rimasero addetti alla biblioteca Angelica il padre maestro Nicola Salerno, bibliotecario, e due conversi, fra Aurelio Lanna e fra Agostino Ercolani.

Per la presa di possesso si presentarono i Commissarii la prima volta ai 5 di giugno: furono biffati gli archivi e la biblioteca; l'archivio fu trasportato in seguito a Parigi, la biblioteca fu riaperta l'8 giugno per comodo degli studiosi. Ai 23 luglio fu spogliato del tutto il Convento, e messo in vendita quanto vi si era rinvenuto; tra altro gli apparati di damasco rosso della chiesa, che erano costati 18000 scudi si vendettero per mille scudi, e da un libro dell'ordine si ricava che « i compratori furono mischiati ebrei e cristiani » !

La biblioteca Angelica continuava sempre ad essere amministrata dal bibliotecario p. Salerno, e dal p. Carlo Thil, assistente teologo; si ammalò poi il Salerno e lo sostituí il padre maestro Giuseppe Perugini, sicché poterono tirare innanzi fino all'ottobre, mese di vacanza, e resistere, con tatto e prudenza, alle pressioni che parecchi facevano perché la biblioteca fosse tolta di mano agli agostiniani, e nominato bibliotecario un estraneo. Il p. maestro Perugini nell'autunno partí da Roma per Sutri ove era ospite del marchese Casali; intanto il marchese Bischi nel novembre avvertiva il p. Thil delle mire che si facevano sull'Angelica e lo consigliava di parlare personalmente col Duca Braschi, Maire di Roma, ed esortarlo a lasciare la direzione della biblioteca agli ex-agostiniani, che l'avrebbero servita anche senza alcun compenso. L'8 novembre il Thil si recò dal Duca Braschi che l'accolse affabilmente, e sentendo come lui, il p. Perugini e i conversi Ercolani e Lanna desiderassero restare in biblioteca, se ne mostrò soddisfatto; promise che avrebbe pensato a procurare a tutti i mezzi di sussistenza, e per quanto sarebbe stato à lui possibile, avrebbe cercato che agli impiegati delle biblioteche pubbliche che per decreto imperiale erano stati assunti in servizio e messi a disposizione della municipalità, non fosse fatto obbligo del giuramento. Ai 12 novembre 1810 furono dalla Segreteria del Maire spedite le lettere di nomina per gl' impiegati delle pubbliche biblioteche; ed ecco quella al Thil che lo nominava Bibliotecario dell'Angelica.

Roma, lì 12 9bre 1810.

Il Duca Braschi Onesti

Maire della Città di Roma

al Signor D. Thil

Li suoi meriti letterari e la cognita sua riputazione mi procurano il contento di nominarla Bibliotecario in Capo della biblioteca Angelica coll'annuo appuntamento stabilito dal Consiglio Municipale, salva l'approvazione di S. M. I. e R. prevenendola però del convenuto rilascio per la giubilazione del sig. Salerno, da prevalersi su detto Suo appuntamento e quello del sottobibliotecario, siccome le partecipo la notizia della nomina di direttore della Biblioteca medesima nella persona di Monsignor Martorelli.

Nel pregarla di gradire quest'attestato di mia premura per la sua persona, riceva l'assicurazione di mia stima.

Il Maire
DUCA BRASCHI.

Consimile biglietto fu spedito lo stesso giorno al padre maestro Giuseppe Perugini colla nomina di sottobibliotecario dell'Angelica. È poi da notare che Monsignor Martorelli non volle accettare l'offerta di direttore della biblioteca, e fu in seguito nominato a questo posto il padre abate Rudesindo Andosilla, vallombrosano, professore di eloquenza all'Archiginnasio romano, il quale lo accettò e lo ritenne per tutto il tempo dell'occupazione francese.

Continuarono pertanto i padri agostiniani ad assistere ed amministrare la biblioteca Angelica; ma a tutto l'anno 1810 non riscossero né lo stipendio fissato loro dal governo, né la pensione come religiosi, e convenne loro mantenersi del proprio. Il 14 luglio 1811 arrivarono in convento, diretti al bibliotecario e al sottobibliotecario due biglietti del Ministro di Polizia.

Governo Generale
di Roma

Impero Francese
Direzione Generale della Polizia

Roma, lì 14 luglio 1811.

Il Signor Abate Thil Bibliotecario nella libreria Angelica è invitato a recarsi in questa Direzione Generale di Polizia (Palazzo Ranuccini) domani alle ore 9 ant.

Il Direttore Generale
L. NOIREZ.

Quello diretto al sottobibliotecario era dello stesso tenore. Presentatisi i P. Thil ed il P. Perugini alla Polizia, vi trovarono anche il bibliotecario e sottobibliotecario della Casanatense e quello dell' Eborense; il che fece loro subito supporre il vero motivo di quell' invito. Furono introdotti uno dopo l'altro dal Ministro, ed a tutti fu espresso l'ordine di S. M. Imperiale che agli impiegati delle biblioteche di Roma si chiedesse la prestazione del giuramento prescritto dalle leggi, e ne fu loro sottoposta la formula da pronunziare e firmare. Il p. Thil, rispettosamente si rifiutò, e cosí gli altri. Il giorno dopo ricevevano tutti un regolare licenziamento, e con questo l'ordine di rimanere al posto fino alla nomina del successore, che non si fece aspettare.

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