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Il Duca Braschi-Onesti

Maire della Città di Roma

al Sig. D. Carlo Thil
ex-Bibliotecario dell'Angelica

Roma, lì 2 agosto 1811.

Avendomi il Signor Prefetto partecipata la vacanza dell' impiego da Lei lodevolmente esercitato di Bibliotecario dell'Angelica, mi sono trovato nella necessità di nominarle il successore. La prevengo dunque che una tal nomina è già seguita nella persona del sig. Canonico Mariottini. La prego perciò di andare con intelligenza tanto col sig.r M.se Origo aggiunto incaricato della Pubblica Istruzione, quanto col Signor Direttore della Biblioteca stessa per effettuare la consegna dei libri appartenenti alla medesima. Gradisca le assicurazioni della mia perfetta considerazione.

Per il Maire

IL PRINCIPE GABRIELLI, Aggiunto.

Questo biglietto era stato accluso in un altro proveniente dal Signor Marchese Origo del seguente tenore :

Roma, lì 3 agosto 1811.

Istruzione Pubblica

n. 108

Il Marchese Giuseppe Origo
Aggiunto al Maire di Roma

Incaricato della Pubblica Istruzione

Al Sig. O. Carlo Thil

Bibliotecario dell'Angelica

Le rimetto qui acclusa lettera del Signor Duca Braschi, Maire di Roma, con la quale Le significa la nomina del nuovo bibliotecario destinato all'Angelica. A seconda di quanto nella lettera suddetta le viene indicato, è necessario che Ella si porti da me per combinare tutto ciò che riguarda la consegna che Ella dovrà dare al di Lei successore di quanto esiste nella Biblioteca suddetta.

Sono con perfetta stima

ORIGO, Aggiunto.

La mattina del 5 agosto il marchese Origo si recò in Biblioteca unitamente al canonico Felice Mariottini, nuovo Bibliotecario, e al sig. Raffaele Scaramucci sottobibliotecario; assisteva il P. Andosilla direttore della biblioteca, e fu dato possesso formale ai nuovi impiegati, rimanendo però al servizio della libreria i due conversi Agostino Ercolani e Aurelio Lanna. Si cominciò la stessa mattina a fare la consegna dei libri che fu fatta per « insinuazione secreta verbale », volume per volume, e che durò più di un anno, cioè fino al 15 settembre 1812!

Il sottobibliotecario Scaramucci per maggior comodo, e forse per economia, si scelse l'abitazione nel convento, e chiese gli fossero concesse le stanze che occupava il sotto priore del convento, e le ottenne con questa lettera :

Roma, lì 24 agosto 1811.

Il Marchese Giuseppe Origo

Aggiunto al Maire di Roma

Incaricato della Pubblica Istruzione

Al Sig. Agostino Cocchi

Dopo gli ordini ricevuti da S. E. il signor Duca Braschi, Maire di questa città, debbo ingiungerle di consegnare al sig. Raffaele Scaramucci sottobibliotecario dell'Angelica le chiavi delle quattro camere attualmente libere, già destinate al Priore de' professi nel Convento di S. Agostino, delle quali ha fatto richiesta il suddetto Scaramucci per proprio uso perchè annesse alla Biblioteca.

Son con perfetta stima

Per il marchese Origo, aggiunto
IL PRINCIPE GABRIELLI, Aggiunto.

Intanto tutto il Convento era dichiarato caserma militare, e via via tutto occupato dalle truppe francesi. I quattro impiegati della biblioteca fecero istanza perché si lasciasse loro l'abitazione, e cosí pure il curato, sottocurato e sacrestano della chiesa. Dopo molto tergiversare ottennero per abitazione i locali che già servivano per l'infermeria e il professorio, dai quali si poteva andare alla biblioteca e alla chiesa senza passare per il convento. Fu ordinato perciò che si aprisse una piccola scala sopra il pozzetto della sacrestia che venisse a corrispondere immediatamente con la scala pubblica della libreria, e che venissero murate tutte le porte che avevano comunicazione col Convento. L'esecuzione dei lavori fu affidata all'architetto Camporesi, e a fra Agostino Visconti,

Di tutti gli agostiniani rimanevano quattro padri e quattro conversi. Si tirò cosí fino al febbraio 1814; ai 19 di questo mese le truppe napoletane comandate da Murat occuparono Roma; tramontava la stella napoleonica; gli agostiniani respiravano e riprendevano possesso della loro Biblioteca; il povero Scaramucci doveva sloggiare piú che di fretta.

Il 17 dello stesso mese, due giorni prima dell'arrivo delle truppe di Murat il generale Miollis diramava gli inviti per una festa da ballo che doveva avere luogo il 21, e a Monsignor Menochio, agostiniano, sacrista del Papa e vescovo di Porfirio ne giungeva uno.

Il Signor Governatore Generale prega Monsignor Menochio farle l'onore di venire ad un ballo in maschera la sera di lunedì 21 del corr. alle ore 9. Roma 12 febbraio 1814. Questo biglietto è personale, e si prega presentarlo all' ingresso.

La raffica rivoluzionaria del 1848-49 passò sull'Angelica senza sconvolgerla troppo; gli agostiniani vi furono mantenuti come custodi consegnatarî di una proprietà dello Stato; il 27 marzo ne prese consegna il nuovo governo. Alla fine dei volumi del Catalogo per autori e per classi si trova scritto:

Q. Candelori Commis. della Prefa di Roma

Roma, 27 marzo 1849

Visto per la descrizione ordinata dall'Assemblea della Costituente della Repub

blica Romana

ORAZIO MONETTI CERASINI, Not.".

(Sigillo in ceralacca rossa).

Divenuta Roma capitale d' Italia, nel marzo 1871 si emanava il decreto che sopprimeva gli ordini religiosi e ne incamerava i beni e le rendite. L'art. 2 di esso decreto stabiliva: «< il Governo prenderà possesso degli accennati stabili nei termini di 15 giorni decorrenti dalla data della notificazione del presente Decreto », e l'art. 3: « con speciali disposizioni Ministeriali sarà assegnato, dopo la occupazione, la parte di locale che occorresse di riservare per il servizio della Chiesa e sarà provveduto alla conservazione degli oggetti di arte ed antichità delle Biblioteche, Archivii, Musei ecc. che si trovassero negli accennati conventi »>.

Avveniva intanto l'occupazione del Convento per parte del Ministero della Marina la biblioteca rimase chiusa, e il Ministero occupò tutto: comprese le stanze a lato della biblioteca che erano di proprietà dell'Angelica e servivano per abitazione del bibliotecario e del teologo, lasciando libero il solo vaso, il grande

salone.

Nessuno si occupò di fare riconoscere i diritti della biblioteca e solo nel settembre 1874, una convenzione stipulata tra un rappresentante del Ministero dell'Istruzione, uno della Marina, ed uno della Giunta liquidatrice, assegnava all'Angelica << il salone e tutti i locali a lato di esso, i corrispondenti ammezzati e botteghe fino alla via della Scrofa, numero 80, seguendo la linea di prolungamento dei muri di testata della biblioteca alla facciata del Convento ». Venivano cosí ad essere riconosciuti i diritti dell'Angelica, convalidati da una decisione del Consiglio di Stato (18 marzo 1882) che riconosceva ancora una volta, almeno sulla carta, « le camere del primo piano e tutti i locali sottostanti essere di assoluta proprietà della biblioteca »; e dico riconosciuti sulla carta, perché il Ministero della Marina che riteneva il corridoio e le stanze a lato del salone seguitò a tenerle, e più tardi, per sopramercato, invase anche gli ammezzati; l'Intendenza di Finanza affittò per conto dello Stato le botteghe; ed all'Angelica non rimase altro da fare che accumulare in terra i libri nuovamente acquistati, o inzepparne gli scaffali già pieni; con quale utile dell'ordinamento e del servizio pubblico è facile comprendere. Dopo molte lotte si ottennero due stanze negli ammezzati, tanto comode, che per andarvi bisognava uscire sulla piazza S. Agostino ed accedervi da un portoncino nell'attigua via: il risultato fu ovvio; rimasero deserte per mancanza di comunicazione, e solo vi si trasportarono libri inutili e duplicati.

Fu solo nel 1901, mentre maturavasi la prescrizione, che la direzione della Biblioteca, dopo serio esame della questione, e convinta del proprio diritto, su parere anche favorevole della R. Avvocatura Erariale, spiccò contro il Ministero della Marina legale citazione innanzi al Tribunale per sentirsi condannare allo sgombero dei locali indebitamente occupati, e ritenuti ancor più indebitamente dopo la convenzione del settembre 1874. Dopo lunghe trattative il Ministero al quale doleva di sgomberare le sei stanze al primo piano che servono agli uffici del gabinetto, sgomberò tutti i sottostanti ammezzati, riattandoli e ponendoli in comunicazione con la biblioteca, e la direzione, pur di sistemare le migliaia di volumi che giacevano in terra, accettò provvisoriamente questa retrocessione di locali, fermo restando il diritto e la proprietà della biblioteca per tutti gli altri

La Bibliofilia, anno XIII, dispensa 2a-3a

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già enunciati, e che si potranno avere quando il Ministero presto abbia altrove una piú comoda e definitiva sede (1).

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L'errore di comprendere la biblioteca Angelica nella soppressione degli ordini religiosi fu dannoso anche finanziariamente. La Giunta liquidatrice le assegnò sul bilancio del fondo per il Culto la somma di lire 15000 annue, che il fondo per il Culto, è doveroso riconoscere, ha sempre pagato, ma che l'Angelica, ed anche questo è doveroso riconoscerlo, non ha riscosso che in minima parte, perché i due terzi di essa somma furono annualmente ritenuti dal Ministero dell'istruzione. Cosa ben curiosa se si osserva che in altri casi simili e per altre biblioteche, il Ministero ha lasciato quasi tutta la rendita a disposizione dell'ente proprietario ed autonomo. Sarebbe sperabile che anche per l'Angelica intervenisse una lieta soluzione; altrimenti non resterebbe al bibliotecario « pro tempore », in base alle tavole di fondazione che lo rendono amministrativamente autonomo, che citare il Ministero al versamento completo della rendita per quanto riguarda gli arretrati, e diffidare il fondo per il Culto a pagare per intero e direttamente al bibliotecario, l'assegno stabilito nel suo bilancio.

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(1) I Verbale del 29 gennaio 1902 col quale si addivenne ad una transazione sui locali terreni e dell'ammezzato, non fa parola delle stanze a lato del Salone sulle quali l' Angelica ha diritto di proprietà; il bibliotecario, che rappresentava oltre l' Angelica anche il Ministero dell'Istruzione, non ammise alcuna discussione su quelle stanze ed il Ministero della Marina non si oppose, anzi dichiarò nel verbale stesso di non volere affatto disconoscere i diritti della biblioteca.

(2) Per notizie biografiche su costoro cf. J. LANTERI, Postrema saecula sex religionis Augustinianae ect. Tolentini-Romae, 1858-1860, voll. 3.

NOTE TIPOGRAFICHE FANESI

Giacomo Moscardi da Verona

(1560-1572).

• Il 28 Marzo 1560 veniva presentata al Consiglio speciale della Comunità di Fano una istanza di Giacomo Moscardo da Verona, stampatore di libri, con la quale, mentre chiedeva licenza di venire ad esercitare l'arte sua nella città di Fano, domandava la concessione gratuita di una casa di abitazione adatta anche ad aprirvi la tipografia, l'esenzione dai dazi di entrata e di uscita di tutte le cose inerenti alla sua industria, non che il trasporto da Fossombrone a Fano delle sue masserizie e suppellettili, poichè trovavasi nell' indigenza (1). Il Consiglio speciale trasmise la supplica al magnifico Consiglio Generale che, riunitosi il 4 di Aprile, accoglieva le domande del Moscardi approvando all'unanimità il seguente partito: « A chi pare et piace che, stante la domanda di M. Iacomo << stampatore da Verona, ex nunc per authorità di questo magnifico Consiglio et << virtù del presente partito, se gli conceda la pensione d'una casa apta al suo « exercitio per tre anni proximi avenire, et se gli paghi la conduttura delle sue << robbe da Fosambrono a Fano etc. Et quanto alla essentione di datij di carta << libri et colori et stampe, li Signori Priori ne parlano co' moderni datieri et << operino quanto che potranno a benefitio suo etc.» (2).

Il Moscardi si trasferí subito a Fano: infatti, il 24 dello stesso mese di Aprile troviamo notato il pagamento di cinquanta bolognini per il trasporto delle sue robbe da Fossombrone (3), e il 2 Maggio 1561 viene effettuato il pagamento di fiorini dodici a Messer Peruzzino da Fossombrone per la pigione di un anno cominciato il 14 Aprile 1560 della casa in contrada San Pietro in Valle data al Moscardi per concessione del Consiglio (4). Il Consiglio speciale veramente vo

(1) Die 28 martij 1560. Super supplicatione Jacobi Moscardi Veronensis impressoris librorum petentis velle facere suum exercitium in hac civitate fanensi et sibi concedi gratis domum pro sua habitatione aptam ad huiusmodi exercitium et exempcionem a solutione datij omnium rerum ad suam artem facientium tam in conducendo Fanum quam extra portandum foras et petentis etiam a mag.ca Comunitate conducturam in duobus curribus grossis suppellectilium suarum a Forosempronio ad civitatem Fani, et quod orator ad presens egenus et pauper est. (Arch. Com. di Fano, Consigli, vol. 82, car. 41 t.).

(2) Ibid., vol. 82, car. 47.

(3) Adì 24 Aprile del 60. Marco figlio di Giovan Naldino bol.ni 50. sono per haver portato da Fosambrono a Fano con il carro le robbe et massaritie del stampator per ordine del Cons. Generale celebrato alli 4 d'Aprile etc. Lib. 2 : 10. (Arch. Sud., Depositaria, vol. 179, car. 120).

(4) Adi 2 Maggio 1561. M. Peruzzino da Fossambrone e per lui ad Andrea Durante fiorine dodice quali sonno per il nolo d'una sua casa, et questo si è per un anno cominciato alli 14 Aprile 1560 et finito alli 14 d'Aprile 1561, la quale casa fu data per ordine del M.co Cons. Gen.le celebrato alli 5 (sic) Aprile 1560 a M. Jacomo stampadore per anni tre. Lib. 24. (Ibid. Depositaria, vol. 180, car. 129).

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