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leva assegnare al Moscardi la casa dove teneva scuola il Maestro di grammatica Pier Ludovico Leandro da Spoleto, trasferendo questa nella sala grande del Podestà (1), ma poi tale trasporto non venne effettuato che nel Gennaio del 1561 (2) e così al Moscardi si diede la casa presa in affitto dal Peruzzini, Quel sti nel frattempo dovette cederla ai Frati di San Francesco ai quali furono fatti i pagamenti dei semestri di pigione scaduti il 15 Ottobre 1562 e il 14 Aprile 1563 (3). Questa prima casa abitata dal Moscardi doveva dunque travarsi nell'area ora occupata dal convento di San Francesco in via Nolfi. La concessione fu rinnovata per un altro periodo triennale il 1° Giugno 1563, ma si prese in affitto una casa e bottega in piazza di proprietà dei Canonici (4); con questo mutamento il Moscardi guadagnò di trasferirsi nel centro della città e il Comune risparmiò un fiorino all'anno di pigione. Anche di questa casa possiamo stabilire approssimativamente l'ubicazione, sapendosi che i Canonici possedevano la chiesa di San Silvestro e le case adiacenti. Dopo due tacite rinnovazioni annuali nel 1566 (5) e nel 1567 (6) la concessione ebbe una nuova conferma triennale nel 1568 (7) e anche un'altra nel 1571 (8), ma i pagamenti della pigione si arrestano al 31 Marzo 1572 (9), per cui ci è forza credere che in quest'epoca il Moscardi o morisse o si allontanasse da Fano.

Quest'umile e sconosciuto tipografo adunque venne da Fossombrone, dove però non si sa se e quando esercitasse l'arte sua (10), come non si hanno notizie della sua vita anteriore e posteriore a questo periodo di essa che chiameremo fanese. Il Conte Giuliari che scrisse dottamente della Tipografia Veronese e dei tipografi veronesi che stamparono altrove, ne ricorda due pubblicazioni eseguite a Fano senza dirci altro (11). Il ch.mo prof. Giuseppe Biadego direttore degli Archivi e della Biblioteca comunale di Verona ha avuto la somma cortesia di fare per me alcune ricerche intorno al Moscardo; ringraziandolo vivamente riporto qui il risultato di esse con le stesse sue parole: << Che il tipo

(1) Ibid, Consigli, vol. 82, car. 50 t.

(2) Ibid. Depositaria, vol. 180, car. 129.

(3) Adì 14 Ottobre 1562. Guardiano et Frati di San Francesco libre dodice per nolo della lor casa data a M.o Jacomo stampador per mesi sei etc. (Ibid. Depositaria, vol. 181, car. 115).

(4) Adi ult. Novembre 1563. Rev.di Canonici fiorine 5: 20 per nolo della lor casa et botega in piaza data a M.o Jacomo stampadore et questi sonno per il nolo di un semestre finito adi sopradicto che è il primo degli tre anni che il Mag.o Cons.o Generale celebrato adì 1 giugno prox. pass.o ordinò che il dicto M. Jacomo se li dovesse pagare il nolo de una casa. Lib. 11. (Ibid. Depositaria, vol. 182, car. 96).

(5) Ibid., vol. 185, car. 104.

(6) Ibid., vol. 186, car. 104.

(7) Ibid. Consigli, vol. 89, car. 87 t.
(8) Ibid. id. vol. 92, car. 37 t.

(9) Ibid. Depositaria, vol. 190, car. 97.

(10) Cosi mi scrive Mons. Augusto Vernarecci, il dotto storico Forsempronese, che ringrazio vivamente.

(11) Della Tipografia Veronese, Saggio storico-letterario per M. GIAMB. CARLO Co. GIULIARI. Verona, Merlo, 1871, in 8o, a pag. 75.

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grafo appartenesse alla famiglia Moscardi ricordata dal Crollolanza è probabile. << Dal campione dell'estimo di Verona del 1545 mi risulterebbe che in quel tempo << esistesse, almeno in città, questa sola famiglia di tal cognome, divisa in piú << rami. Nell'albero genealogico della stessa compilato da Carlo Carinelli (La Ve« rità nel suo centro riconosciuta nelle famiglie nobili e cittadine di Verona, Vol. II, << f. 47, ms. 2224 di questa comunale) sono registrati quattro Giacomi nel se<< colo XVI, figliuoli rispettivamente di Tomeo, di Cristoforo, di Francesco e di << Zeno; ma avendone rilevata l'età nei libretti anagrafici dell' Archivio del Co« mune mi sono accorto che nessuno dei quattro può identificarsi col Giacomo << di Fano per ragione cronologica. Ne ho trovato però un altro che manca nel<< l'albero. Nel libretto anagrafico della contrada di S. Vitale del 1529 una fa« miglia è descritta cosí: Moscardus de Moscardis q. Jacobi 42 | Blancha filia na« turalis 2 | D. Catherina uxor quondam Caruli fratris suprascripti 25 | Iacobus 6| « Ludovicus 5, filii. (I numeri indicano l' età). Mi pare che questo Giacomo di << Carlo che sarebbe nato nel 1523 possa essere quello che si cerca. Ma non so << altro. La congettura diventerebbe assai verosimile se si trovasse in qualche << documento che il padre del tipografo si chiamava Carlo ».

Nella impossibilità in cui mi trovo di fare qualche ricerca nell'Archivio notarile di Fano, dove forse potrebbe trovarsi la conferma o meno di questa che a me pare attendibilissima ipotesi, debbo rinunziare al desiderio di dare altre notizie biografiche del Moscardi per esaminarne invece l'attività come tipografo, la quale veramente non fu molta a giudicare almeno dai pochi documenti che ce ne rimangono.

Egli aprí subito trattative col Comune per la stampa o meglio per la ristampa degli Statuti della Città; accennai in altro mio scritto (1) alla proposta di un anonimo impressor librorum sottoposta al Consiglio Generale il 27 Giugno 1560, affacciando fin da allora l'ipotesi che egli potesse essere il Moscardi. L'ipotesi diventa ora certezza perché conosciamo la presenza del Moscardi a Fano e sappiamo altresí che la proposta venne fatta dal Gonfaloniere al Consiglio speciale il 14 Giugno in seguito ad un colloquio avuto con lo stampatore (2). Dissi allora della deliberazione dilatoria del consiglio, ora posso aggiungere che il Moscardi non si fermò al primo tentativo ma tornò alla carica in forma diversa. Infatti il 22 Maggio 1562 al Consiglio speciale fu presentata dai Priori una proposta concepita in questi termini: « Altra volta si parlò della stampa degli Statuti da farsi per conto del Comune, ma il partito allora presentato non passò, forse per timore che gli esemplari stampati a spese pubbliche venissero distribuiti gratuitamente. Desiderandosi non abbandonare l'idea di que

(1) Gli Statuti di Fano, in « La Bibliofilía », vol. II, pag. 351 e segg. (2) Die 14 Junií 1560. Dominus Confalonerius proposuit se fuisse allocutum cum impressore librorum super imprimendis Statutis civitatis cum maxime civitas eis indigeat. Qui impressor obtulit se id libenter facturum et petit pro precio et eius mercede quindecim grossos pro singulo statuto. Ideo quid agendum etc. (Arch. Com. di Fano, Consigli, vol. 82, car. 92).

sta ristampa, perchè è cosa vergognosa (turpe est) non avere i libri delle nostre leggi, si ritiene ora opportuno riportare la cosa al Consiglio perché stabilisca il da farsi, tanto più che i Priori avrebbero trovato persone particolari disposte a stampare gli Statuti a loro proprie spese ». loro proprie spese ». Dopo non breve discussione nella quale fu da prima scartata una pregiudiziale, come ora si direbbe, avanzata da chi credeva non fosse ancora trascorso il termine di un semestre necessario per poter tornare su di un argomento già discusso, si risolvette di trasmettere la cosa al Consiglio generale (1): però per quante ricerche abbia fatto non mi fu dato trovare la discussione e deliberazione di questo in proposito.

A questo stesso anno 1562 risale la prima delle stampe del Moscardi finora note, delle quali darò la descrizione in ordine cronologico.

1562.

T. Helii Victoris, Phellina. Fani, Jacobus Moschardius, 1562, mense Augusti, in 8°.

Di carte 46 (pagine 92 di cui 84 numerate): segnature A-L di 4 carte l'una, piú due carte intercalate nella segn. A. Carattere corsivo, linee 24 e 25 per pagina intera più il numero progressivo della pagina.

In alto della prima carta r.:

T. HELII VICTO *

RIS FANESTRIS
S PHELLINA.

sotto, entro una cornice lineare, stemma partito, nel primo d'argento al castello con due torri e aquila coronata che poggia le zampe su di esse, nel secondo d'argento alle tre fascie di verde, con elmo e lambrecchini sormontato da cimiero di un mezzo lupo cerviero con cartella e motto: ΜΗΔΕΝ ΑΝ Α ΒΑΛΛΟΜΕΝΟΣ (non differendo) che occupa tutto il resto della pagina. A tergo eravi stampato un epigramma che fu cancellato con gesso. Sul risguardo del mio esemplare c' è questa nota ms. del prof. Giuliano Vanzolini: « Francescucci Vincenzo di Fano « è l'autore di questo poemetto ignoto alla Bibl. Picena. Dietro al frontispizio è « stato in quest'esemplare cancellato con gesso quell'epigramma che trovasi an<< che a c. 2, il quale portava la dedica: AD HIPPOL. CAPILUPIVM | Mant. « Fani Episc. summi Pont. | ap. Venetos leg. Digniss. La ragione della cancellatura << deve ripetersi, forse, dalla ripetizione, del med.° epigramma a c. 2, come ho << detto, non da altro; non ci avendo tra l'uno e l'altro altra differenza che d'un « promeruisse mutato in demeruisse a c. 2 ». A me pare che la ragione della cancellatura sia invece questa. Il libretto era stampato interamente, come risulta dalla sottoscrizione, nel mese di Agosto, con la dedica al Vescovo Capilupi contenuta nei tre distici impressi a tergo del frontispizio. Al momento di pubbli

(1) Ibid., vol. 84, car. 31, 31 t.

carlo parve forse troppo modesta e confidenziale simile forma di dedica e si volle cambiarla in una lettera dopo la quale si tornò a stampare l' epigramma dedicatorio insieme ad altri due. Ciò appare evidente dalla data della lettera che è del 15 Settembre (idib. Sept.), e dal mezzo foglio o due carte pure con segnatura A che vennero intercalate nella primitiva segnatura fra la prima carta col frontispizio e quella segnata Aii che porta il numero di paginazione 3, mentre è veramente la settima e non la terza pagina. Cosí l' epigramma diventava un duplicato inutile e fu cancellato col gesso. Sarebbe stato forse piú semplice, o almeno a noi sembrerebbe tale, avere ristampato addirittura il primo foglio, ma certamente non parve così al Moscardi.

La seconda carta porta in alto: HIPPOLYTO CAPILVPIO | mant. fanestri episc. Pii quarti pot | max. in Venetia, & Istria, reliqua | q3 Venetoru ditione i diuinis | leg. T. Helius Victor Abst. | S. P. D. La lettera dedicatoria, stampata in carattere rotondo, va fino a tutto il tergo di questa carta: la seguente invece ha tre epigrammi nel recto e il tergo bianco.

A pagina num. 3 (seconda carta della primitiva segnatura A) comincia un'altra lettera: T. HELIVS VICTOR | ABSTEMIVS P. | CVPANIO AVE-| RARDO | S. P. D., che finisce a pag. 9, linea sesta. Seguono vari epigrammi, poi un'altra lettera: T. HELIVS VICTOR | ABSTEMIVS AVLO | VFREDIO PATERNO | S. P. D. da pag. 11 a pag. 14, e finalmente, dopo altri epigrammi, a pag. 17 comincia il poemetto in distici, con questo titolo: T. HELII VICTO-| RIS | FANESTRIS PHELLINA., che finisce a pag. 68. A pag. 69: PHELLINAE EPIT. A pag. 70: L. BENEFICI, ET FRANCI | Tranquilli Cupaniorum praelusio. Da pag. 71 a pag. 76: EORVNDEM BENEFICI, | & Tranquilli Pueroloru experietia. A pag. 76: C P. CVPANII AVERARDI | Primi hastati carmen de sex | Phellinae laborib., dieci distici di cui tre a pag. 77; segue: T. VICTORIS epilogus., e in fondo alla pagina: T. HELII VICTORIS FANE- | STRIS PHELLINAE FINIS. Da pag. 78 a 83: Plurium virorum in T. Helii | Victoris Phellinam lusus:. A pag. 84: LECTORI., correzioni. Nella seguente, senza numerazione, c'è una rozza silografia rappresentante un cane saliente a sinistra, e sotto: Imprimebat Fani Iacobus Mo- | schardius Veronensis anno ab orto iustitiae Sole | M.D.LXII. mense Augusto. Seguono tre pagine bianche.

Questa edizione è menzionata dal Giuliari e nel Catalogo della Biblioteca Manzoni (Parte I, n. 3394). La Biblioteca Federiciana di Fano ne possiede un bellissimo esemplare che era del Conte Stefano Tomani Amiani, io acquistai quello che apparteneva al prof. Giuliano Vanzolini.

Non mi è stato possibile identificare lo stemma figurato sul frontispizio. Esso non corrisponde a quello de' Capilupi descritto dal Crollalanza (1) che concorda con l'Amiani (2): D'oro alla testa e collo di lupo al naturale. Quello de' Francescucci era d'azzurro alla ruota d'argento a otto raggi sormontata dalla croce latina di rosso (3). E finalmente quello de' Moscardi di Verona, secondo il Crol

(1) CROLLALANZA, Dizionario Storico-Blasonico delle Famiglie nobili e notabili Italiane ecc. Pisa, 1886-1890, in 4o, vol. I, pag. 223.

(2) Memorie Istoriche della Città di Fano. Ivi, 1751, Par. II, pag. 201.

(3) Quadro Storico-Topografico della Città di Fano (MS. della mia raccolta). Tav. VII, n. 50.

lalanza (1), era d'azzurro al castello d'argento, cimato di tre torri, quella di mezzo piú alta aperta di nero, esso castello piantato sopra un poggio di tre cime di verde. Potrebbe pensarsi a una impresa tipografica denotante il desiderio del nostro tipografo di affrettarsi, ma restano sempre da spiegarsi le partizioni e le figure dello scudo.

Questa prima stampa del Moscardi contiene un poemetto latino di Tito Elio Vittore Astemio, nome di battaglia o accademico di Vincenzo Francescucci da Fano, nome che troveremo ancora ripetuto in quasi tutte le successive edizioni del nostro tipografo, del quale fu probabilmente il correttore e forse un mecenate. Di lui si hanno poche notizie riassunte nella epigrafe con la quale è ricordato nel Quadro Storico-Topografico della Città di Fano dell'Istituto Albriziano (2): T. Aelius Victor | ni potius | Vincentius Franciscuci | nobilis jurisconsultus | a filio T. Aelius a nomine autem Victor, | graeco-lat, eruditione | Poesi, astrologia, mathesi| probatissimus; | Foelina (sic), Poema elegiac. | Topograph. Venator. | Fani in lucem dedit Claruit A. 1568. | Doni, pitture c. 57. Gabuccini, morb. c. 17. Nessuno ha pensato di lasciarci memoria precisa degli anni in cui nacque e mori, che però non dovrebbe essere tanto difficile ritrovare. De' contemporanei che ne parlarono, possiamo trascurare il Doni che lo nomina soltanto tra quelli di cui ricorda le cortesie ricevute a Fano (3), ma non il Gabuccini, concittadino ed amico del Francescucci, che in due luoghi della sua opera De Morbo Comitiali (4) ne parla elogiandolo e dando per primo le notizie che servirono al compilatore del Quadro Storico e agli altri che scrissero degli Uomini illustri di Fano, A car. 18 t: T. Gallius Victor, necessarius meus quum in omni doctrinae genere, tum << vel in mathematicis egregie doctus acerrimique ingenii.... Huius enim uiri tanta << ingenii felicitas, tanta est doctrina, ut magis, magisque in dies et laudanda << sit morum honestissimorum eius suavitas, et admirandum ingenium ». E a car. 57 t: Franciscus Unulphius Vincentiusque Franciscuccius, necessarii ambo << mei, homines omnium et disciplina juris civilis eruditissimi et ingenio pru<dentiaque acutissimi atque poetarum oratorumque tum latienorum tum grae<< corum studiosissimi, alterque nimirum secundus, in rerum coelestium scientia << doctissimus.... ». L'elogio non potrebbe essere più lusinghiero e completo e, per quanto si voglia concedere alla esagerazione dell'amico, pure non doveva mancargli un certo fondamento di verità. Notisi che il Gabuccini lo chiama T. Gallius Victor e non T. Aelius: il Francescucci stesso, come vedremo in appresso, racconta di aver cambiato il Gallius in Aelius.

«

....

Un altro concittadino contemporaneo, non citato dal Quadro Storico, parlò del Francescucci. Gio. Andrea Palazzi ne' suoi Discorsi sopra l' Imprese (5) lo ricorda nel discorso secondo a pag. 49, parlando di distici che cambiano di senso leggendoli a rovescio: « Et per questo il Signor Vincenzo Franciscucci da Fano,

(1) Op. cit., vol. II, pag. 184.

(2) Tav. V. n. 24.

(3) Pitture del DONI academico pellegrino. Padova, 1564, in 4.o car. 57 t.

(4) HIERONYMI GABVCINII, Fanestris Medici, ac Philosophi, De Comitiali Morbo Libri III,

Aldvs Venetiis, MDLXI, in 4°.

(5) I Discorsi di M. Giov. ANDREA Palazzi sopra l' Imprese. Bologna, 1575, in 8.o

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