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che continua fino in fondo al recto della quarta carta. A tergo di questa:

De eodem L. SAXO: ad | PIVM .V. PONT. MAX.

Credita cui sacro ueteris custodia templi

Fortunae, atque eodem est fanestris limitis ore:
Lucius, ex uoto confectis rebus; ad Vrbem it
Sancte Parens: diuae et muros tutatus et agrum.

Sunt pia si ista: PII ut partem complectere Saxum:

Inter daque tuos ostro fulgere PIALES.

Seguono poi due distici da aggiungersi a car. 3, verso 25.

Sebbene manchi la sottoscrizione tipografica, non v' ha dubbio che questa stampa di occasione sia uscita dai torchi del Moscardi. Ne debbo la cognizione al Prof. Mabellini che la possiede.

Qui troviamo accennato al cambiamento del nome Gallius in Helius, ma le ragioni di esso rimangono un pio desiderio. A proposito di nomi, cade in acconcio osservare che il nostro poeta ha abbandonato il cognome di Abstemius: che coll'andare degli anni non fosse piú tale?

L'argomento di questo breve componimento del Francescucci finora, ignorato, è strettamente connesso con un'altra stampa del Moscardi che passerò a descrivere prima di accennare ai fatti che diedero origine ad ambedue.

1568.

Motus Proprius S. D. N. Pii divina providentia Papae quinti. Fani, per Jacobum Moschardium M.D.LXIIX. in fol.

Di carte otto non num.: segnature A-B: carattere rotondo, linee 49 per pagina.

Il frontispizio è sul recto della prima carta cosí :

MOTV S

PROPRIVS S. D. N. PII DÍVI=

na prouidentia Papae Qvinti super declaratione compro= batione et confirmatione terminorum Ciuitatis Fani adiacentiumque Castrorum

trans Metaurum

e in basso della pagina: Fani. M. D. LXIIX.

La sottoscrizione tipografica è in fine: Impressum Fani per Iacobum Moschardium | Veronen. M. D. LXIIX. *

Il breve è in data del 18 Decembre 1567 e fu presentato dall'oratore spedito a Roma, Andrea Biliotti, al Gonfaloniere e Priori il 14 Gennaio del 1568, come appare dalle note mss. sull'esemplare che esiste nell'Archivio Comunale di Fano rilegato insieme con gli Statuti stampati dal Soncino. Altro esemplare incompleto esiste nella Biblioteca Federiciana, questo pure unito a una copia

degli Statuti. Il Breve fu fatto stampare subito a spese del Comune che ai 19 di Febbraio pagò a: «Maestro Iacomo stampadore scudi doi mozzi per altrettanti << che i Magnifici Signori Priori gli hanno promesso per sua mercede di havere << stampato il moto proprio sopra la confermatione della repositione de' termini << di consenso et autorità de gli Eletti. Lib. 6.» (1).

I confini fra il territorio del Comune di Fano e quello dei Castelli del Contado posti sulla sponda destra del Metauro passati col Vicariato di Mondavio sotto la giurisdizione dei Duchi di Urbino, furono cagione di lunghe e ardenti controversie. Non ostante l'apposizione dei termini e la minaccia di scomunica per chi li rimovesse, questi furono parecchie volte tolti e spezzati. Col fatto si voleva forse supplire alla deficienza delle ragioni nel piato avanzato al Pontefice dal Duca di Urbino. Dopo una nuova e quasi totale rimozione avvenuta nel 1567, il Comune di Fano si rivolse al Papa che, per troncare la lunga questione, mandò nuovo Commissario in persona di Monsignor Lucio Sasso. Questi, dopo aver ricollocati a posto i termini rimossi, venne il 17 Ottobre a render conto del proprio operato al Magistrato del Comune che non pose tempo in mezzo e inviò oratore a Roma Andrea Biliotti affinchè ottenesse la sanzione e la ratifica sovrana delle cose fatte dal Sasso, e cosí il riconoscimento incontrovertibile dei confini nuovamente segnati.

Il Francescucci trovò argomento degno della sua musa la missione del Sasso, ed esagerando poeticamente i danni arrecati dai molesti confinanti, trovò modo di esaltare l'opera pietosa del Commissario pontificio, arrivando per fino a preconizzargli per questo la porpora cardinalizia. Fu però profeta a lunga scadenza, perché il Sasso fu creato Cardinale da Clemente VIII soltanto nel 1593, ventisei anni dopo!

Per la storia bisogna aggiungere che i termini furono ancora spezzati e soltanto nel 1569 furono ultimate le cappelle erette ai confini, giusta il permesso contenuto nel breve, le quali furono dipinte da Maestro Tarquinio da Bevagna (2).

T. Helii Victoris, Experientia. Fani, mense Febr. M.D.LXVIII. in 4o.

Di carte quattro non num.: segnatura A: carattere corsivo la dedica e rotondo i versi, linee 33 per pagina intera.

Al frontispizio che è disposto sul recto della prima carta cosí :

T. HELII
VICTORIS
EXPERIENTIA
AD FRANCISCVM

RVSTICVCIVM COL.

IVLIAE FANESTRIS

EPISCOPVM

**

FANI. mense Febr. M. D. LXVIII.

(1) Ibid. Referendaria, vol. 111, car. 210.

(2) Ibid. loc. cit., car. 219 e 334, e Consigli, vol. 90, car. 144 t.

segue una pagina bianca, e al recto della seconda carta comincia la lettera di dedica: T. Helius Victor Francisco Rusticucio Episcopo | fanestri: diuini, & humani iuris consultiss., che continua per venti linee a tergo. Dopo di essa seguono quattro versi Prognosticon statum, atq. solenne: quod ex D. | Pauli die festo sumptum uulgo circumfertur. Nella terza carta: T. HELII VICTORIS | experientiae oracula XVI.; ogni oracolo è formato da un tetrastico, ve ne sono cinque per facciata e uno a tergo della quarta ed ultima carta. Vengono appresso due distici: Paraenesis e Peroratio, poi: T, Helii Victoris experientiae et oracu= | lorum XVI. finis. e alcune correzioni.

Anche questa stampa, come l'Epistola, è senza indicazione di tipografo, ed è posseduta dal Prof. Mabellini.

Nelle nostre campagne dal tempo che fa il giorno di San Paolo a' 25 di Gennaio anche al presente si trae l'oroscopo dell'annata. Mi ricordo di aver udito da bambino chiamare contarecci i giorni che precedono e seguono detta festa, come quelli che si contavano avanti e indietro in corrispondenza dei mesi avvenire per sapere il tempo che avrebbe fatto. Ai pronostici meteorologici si uniscono quelli dei raccolti e degli avvenimenti per la connessione che l'immaginazione popolare ha sempre voluto trovare tra i fenomeni celesti e quelli di questo basso mondo terraqueo. Pare che ai tempi del Francescucci i pronostici del giorno di San Paolo corressero riassunti in questi quattro versi«< ineptis quidem et ieiunis » com'egli li chiama, dei quali si ignorava l'autore e la ragione o regola da lui seguíta nel formularli « aut longa annorum observatione, aut << quapiam coeli constitutione quae tunc esset cum ille vivebat » :

Clara dies Pauli largam frugem indicat anni.

Si fuerint nebulae: pereunt animalia quaeque :

Si fuerint venti: portendit praelia genti.

Si pluit aut ningit: designat tempora cara.

La vigilia di San Paolo, pridie Paulalia alla latina, cadde il discorso su questi versi e fu suggerito al Francescucci di tradurli in linguaggio se non più chiaro almeno più accurato. Egli vi si accinse subito e, per non scostarsi da un certo non so che di cabalistico, li svolse in sedici tetrastici o sessantaquattro versi, elevandoli alla terza potenza. Dopo averci raccontato questo nella lettera dedicatoria al Vescovo Rusticucci, spiega anche la ragione per la quale aveva pensato di indirizzare proprio a lui questa sua elucubrazione. Siccome non pochi de' nostri, egli dice, ritengono che io attenda a cose astronomiche, potrebbero credere che questi pronostici siano parto della mia mente, e che io presti fede a simili divinazioni del futuro, profanando in certo modo la festa di San Paolo con predizioni futili e vane. Questo non potranno più pensare vedendo la mia operetta indirizzata e consacrata a persona saggia e grave, e per giunta, Vescovo religiosissimo, al quale, scritta com'è per ischerzo, potrà servire di ricreazione in mezzo alle gravi cure del pastorale ministero.

Non mancano nella lettera gli elogi del vescovo, de' suoi fratelli, Girolamo che fu poi cardinale e allora era segretario del Pontefice Pio V, e Ludovico castellano di Roma, e della nipote Diamante andata sposa a Girolamo Bonelli nepote del Papa.

Che il Francescucci si occupasse di astronomia l'avevamo saputo dai contemporanei che lo ricordarono che l'astronomia sdrucciolasse in astrologia lo indica il titolo del manoscritto della Vaticana menzionato dalla Biblioteca Picena e lo provano parecchi tratti del poemetto « Phellina» che sarebbe lungo riportare; questi oracoli dimostrano che all'astronomia e all'astrologia univa lo studio dei fenomeni meteorologici ed era scrittore di quei pronostici che furono i predecessori dei moderni lunari.

1569.

Guilelmi Duranti. In Sacrosanctum Lugdun. Conc. commentarius. Fani, apud Jacobum Moscardum, MDLXIX, in 4°.

***

Di carte 8 non num. in principio, 106 num. e altre 18 non num. in fine: Segnature **, A-II di quattro carte l'una, meno A e II di due carte. Carattere corsivo: linee 36 per pagina oltre la linea di testa; le ultime pagine hanno 38 linee e l'indice 39.

Nel frontispizio dopo il titolo cosí disposto

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NVNC PRIMVM A SIMONE MAIOLO V. I. C. ASTEN.
INVENTVS, ET IN LVCEM EDITVS, MARGINIBVSQVE
tum ad operis fidem, tum ad authoris laudem
ab eodem exornatus.

Opus quod ultra annos tercentum latuit in hunc diem.

c'è una marca tipografica che rappresenta una mano uscente dalle nubi con l' indice sulla bocca di un serpente avvolto dalle fiamme, e il motto: Ipsa sibi improbitas noxia; non aliis. In basso la sottoscrizione: FANI APVD IACOBVM MOSCAR DVM. M. D. LXIX. De Licentia ordinarii, Et Reuer. P. Inquisitoris. Cum priuilegio Summi Pontificis ad decennium.

Al recto della carta 2 non num.: Sanctiss. ac Beatiss. D. D. | Papae Pio QVINTO, | Simon Maiolus

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S., lettera dedicatoria in carattere rotondo che prosegue a tergo e porta la data: Fani. XV. Cal. Maii. M. D. LXIX. A carte 3 comincia: GVILELMI DV

La Bibliofilia, anno XIII, dispensa 2-3

ΤΟ

RANTI COGNOMENTO | SPECVLATORIS VITA | Per Simonem Maiolum multis auctoribus, ac peruetustis monumentis collecta., che prosegue fino a metà della car. 4 recto, il tergo è bianco. La car. 5 porta una lettera: Pio Lectori Simon Maiolus | V. I. C. ASTEN. S; che termina la tergo della sesta carta con un Carmen di quattro distici del Maioli al lettore. Nelle successive due carte non num., la settima e l'ottava, c' incontriamo con altre bizzarre composizioni del nostro Francescucci; ne riporto i titoli: Car. 7 r: T. HELII VICTORIS FANEST. | λpáßntos., 12 distici. Eiusd. hypothesis, quattro esametri. Eiusd. decachordon, cinque distici, di cui tre sono a car, 7 t;. Eiusd. tetrachordon, due distici. Eiusd. dichordon, un distico. Eiusd. monochordon, statuae suscribendum Il. Dur., un esametro. Eiusd. elogium tumulo inscribendum Il. Dur., quattro esametri. Eiusd. ad II. Dur. tetrast. Car. 8 r: De eod. et Maiolo aliud. Aliud. Eiusd. ad Maiol. dist. A car. 8 t: SIMONIS MAIOLI V. I. C. ASTEN, IN GVILLEL. DVR. Comment. Praefatio.

Aliud, di tre.

Aliud.

Nella prima carta numerata della segnatura A al recto: INCIPIT APPARA | TVS DOMINI GVLIELMI | DVRANTI SVPER CONSTITV | TIONIBVS GREG. X. IN CONCILIO | Lugdunensi nunc insertis | in sexto Decretalium.

Al recto della prima carta della segnatura EE, non numerata, c' è: INDEX TITVLORVM, ET CAPIT., e al tergo: Index Rerum Notabilium. In fine dell'ultima carta tergo: FINIS | REGISTRVM etc. e di nuovo la sottoscrizione : Impressum Fani apud Iacobum Moscardum Veronen. M.D.LXIX.

Questa edizione è citata dal Giuliari a pag. 75, e da Sarti e Fattorini, de claris Archigymnasii Bononiensis professoribus etc. Bologna, 1889, Tomo I, par. II, pag. 478. Ve ne sono esemplari nella Federiciana di Fano, nella Marciana di Venezia, nella Comunale di Verona e altrove. È forse la meno rara, certo la piú nota e la piú importante delle stampe del Moscardi.

L'impresa che figura sul frontispizio era già comparsa, non so se per la prima volta, in: VINCENTII CASTELLANI | Forosemproniensis | de bello Melitensi | historia. | Pisauri | apud Hieronymum Concordiam | 1566. in 8° di carte 40. Con motto diverso la trovo adoperata dal tipografo Barezzo Barezzi di Venezia nel 1643 e precisamente in La Cronologia Ecclesiastica, del R. P. F. HONOFRIO PANVINIO Veronese etc. in 8.o

Anche questo libro d'argomento severo e solenne è ingemmato dalle divagazioni poetiche del Francescucci che, addottorato in ambe le leggi, nel presentarlo ai cultori di esse, si sbizzarrisce in bisticci e giuochi di parole specialmente sui nomi di Guglielmo, che chiama sempre Illhermus, Durante e del Maiolį : Quodnam opus hoc? Sanctum, reserat Sacrae abdita legis. Cuium opus est? Mollit qui dura, et mollia durat.

Per iscrizione a una statua del Duranti propone questo verso:

Ille ego, qui duro, virgae haud obnoxius Hermis.

Ne tesse le lodi con questi altri :

Plurima qui nouit, qui scripsit plurima : quondam
Durantes silet Ill' Hermus sub pondere saxi.
Non Hermus; cippo Herma sedet, durantis imago.

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