L'altra iscrizione dalla quale risulta pure l'autonomia della biblioteca è la seguente: BIBLIOTHECA ANGELICA CAUTUM EST UT NE QUIS HANC BIBLIOTHECAM SEU LIBRI SIVE CUIUSCUMQUE ALTERIUS REI ANATHEMATIS VINCULO STATIM ALLIGATUS ESTO CUM OMNIBUS ET SINGULIS REBUS AD EAM SPECTANTIBUS Nell'opera del Rocca Chronistoria de Apostolico Sacrario, Romae, 1605, sono tessuti gli elogi dei Sacristi pontifici, ultima è la autobiografia del Rocca stesso che in quell'anno occupava tale carica; un indice per classi di quanto formava il primo nucleo di libri dell'Angelica è nell'opuscolo Bibliotheca Angelica litteratorum litterarumque amatorum commoditati dicata, Romae, 1608. L'atto redatto dal notaio Cusani ai 13 ottobre 1614, ratificava tutto ciò: ed esso stabiliva come condizioni essenziali che la biblioteca non potesse muoversi del vaso per lei edificato, che non fosse considerata come cenobitica, che i frati agostiniani vi potessero andare come studiosi e non come padroni; in una parola era una fondazione scientifica autonoma, vivente à sé, in locale proprio e con rendite proprie. Il capitale assegnato al mantenimento della Biblioteca consisteva in principio in sette luoghi di Monte che fruttavano 24 scudi l'anno: tre del Monte Ristorato, prima erezione; uno del Monte San Pietro, prima erezione, un altro dello stesso Monte quinta erezione, e due del Monte Bentivoglio. Nell'ultimo suo testamento del 7 aprile 1620 il Rocca lasciò pro pinguiori vestiario et recognitione laborum del P. Bibliotecario pro tempore, luoghi di Monte dodici del Monte Fede, col peso di dare dieci scudi l'anno al Converso che assisteva in libreria. Poco tempo appresso Francesco Maria Onorati sacerdote di Jesi, con atto di Nicola Betti notaio della terra di Conti, diocesi di Sinigaglia, dei 10 febbraio 1623, lasciò un legato a favore del Bibliotecario pro tempore di ventiquattro luoghi di Monte, con condizione che dal fruttato degli stessi si dovessero celebrare o fare celebrare tante Messe a ragione di bajocchi quindici per ciascuna. La signora Anna Maria Zaccagni per il legato fatto da Lorenzo Zaccagni lí 26 gennaio 1712, si obbligava dare ogni anno, sua vita natural durante, scudi quindici al Bibliotecario che doveva celebrare o fare celebrare cento Messe. Il P. M. Agostino Antonio Giorgi, di S. Mauro, presso Rimini, celebre orientalista, nel 1782 lasciò un fondo situato nel suo paese del valore di scudi 1730 il cui fruttato doveva metà darsi alla biblioteca del Convento di Rimini e l'altra metà all'Angelica; e lo stesso Giorgi nel 1787 acquistò una casa in Genzano a favore della biblioteca. Nella parete sinistra dell'atrio della biblioteca, lo ricorda questa iscrizione: ANTONIO AUGUSTINO GEORGIO FRATRI AUGUSTINIANI V. C. MORUM SANCTITATE BIBLIOTHECAM ANGELICAM CUI SUMMA CUM LAUDE PRAEFUIT REDITIBUS AUXERIT IN TUITIONEM LIBRORUM ET DEMENSUM DOCTORIS THEOLOGI Monsignor Saverio Cristiani agostiniano, sacrista e vescovo di Porfirio, con suo testamento dei 7 settembre 1792, aperto nel 1800, lasciava erede la biblioteca Angelica da questa eredità si ebbe il censo di scudi 120 l'anno la casa Manzoni di Forlì; capitale scudi 2500. Di lui è ricordo nell'iscrizione posta nella stessa parete sinistra dell'atrio suddetto: Altro censo pagava Monsignor Vecchiotti di scudi 73.62. Monsignor Giuseppe Bartolomeo Menochio, agostiniano, vescovo di Porfirio, ora venerabile, con testamento dei 7 novembre 1821, lasciava all'Angelica un censo di scudi romani 65, contro la casa Celestini di Roma; altro censo lasciò contro i fratelli Marchetti di Fermo di annui scudi 35. Da una casa in Genzano avuta in eredità dal P. M. Fioretti agostiniano, si percepivano scudi annui 47.25; per otto luoghi di Monte ricaduti alla biblioteca per soppressione del Convento di Altamura nel regno di Napoli, scudi annui 11.28; e per altro censo già del Convento di Cave scudi 28.32, e per la casa di Genzano lasciata dal Giorgi e alienata dal governo francese scudi annui 100 e bajocchi 32. Ricapitolando, verso la fine del secolo XVIII l'Angelica aveva queste La maggior parte dei libri lasciati dal Rocca trattavano di materie teologiche e religiose; ma anche le altre scienze vi avevano grande e scelta parte. Ciò si ricava dalla citata Chronistoria del suo fondatore : « Interim in ejus asser< vantur Bibliotheca, quam ipsemet quadraginta fere annorum spatio, Augusti<< nianae in primis familiae, deinde publicae commoditati, praesertim vero pauperum << et advenarum, qui sine libris et pecuniis ignoti ad Urbem venirent, collegit. « Haec enim Bibliotheca omni artium et scientiarum vel facultatum genere extat « referta, quaecumque illa sit facultas litteris mandata. Quae autem ad ipsam Bi<< bliothecam, quae quotidie libris amplificatur et iconibus exornatur, tractandam << et conservandam pertinent, duabus inscriptionibus satis rectae declarantur. << Inscriptiones autem, marmore incisae, ac Romanis conscriptae litteris, quas maju<< scolas vocant, ad portae Bibliothecae levam ac dextram affixae, sunt quae in pa << ginis proxime sequentibus leguntur: quarum prima Bibliothecae dedicationem, praecipuasque dedicationis rationes comprehendit. Altera vero Bibliothecae trac « << tandae atque conservandae complectitur formam, addita Bibliothecae amissionis « et anathematis comminatione ». L'Angelica aveva pure altri sussidi scientifici pel comodo dei lettori, come si ricava da queste parole del citato breve di Paolo V, in cui dice esser detta biblioteca compendiis sive tabulis ad varias artes et scientias spectantibus in modum « arborum, memoriae juvandae causa, conscriptis, mappis et iconibus ad cosmo« graphiam, geographiam et chorographiam spectantibus, sphaeris, astrolabiis et << globis, universam mundi molem repraesentantibus, instrumentisque mathematicis « refertam ». Tutto ciò era riposto in una sala a parte, come consta dal citato libricciuolo del Rocca, ove dice: « Chartae vero navigationum et descriptiones civitatum, provinciarum et regionum delineatae, ligno et aere incisae, ac miniatae, quas vulgo « Mappas vacant, in loco satis amplo Bibliothecae annexo, cum Instrumentis « mathematicis et Machinis, Astrolabiis et Globis aliisque rebus curiosis asser << vantur ». (Continua) ENRICO CELANI. Bibliographie chinoise et japonaise LIVRES, MANUSCRITS, JOURNAUX, IMAGES Ne comptez pas, lecteurs de la revue La Bibliofilía que je vais vous faire un article critique sur ces deux pays un article sur leurs ouvrages non si vous me le permettez, je vais vous faire une conférence écrite, une causerie, pour vous conduire, pas à pas, dans les progrès, que depuis cinquante ans ces deux pays, amis de la science, ont faits. Depuis longtemps nous savions que l'art chinois et japonais quoique un peu barbare tenait une grande place dans le monde civilisé, tant en peinture qu'en sculpture et broderie, mais ce que nous ignorons, ce sont leurs manuscrits anciens, leurs livres modernes ; et pourtant leur littérature est simple et sentimentale; elle est très intéressante; à certains moments, on serait tenté de croire, que les fabulistes Lafontaine et Florian sont allés rendre visite à leurs confrères de la race jeaune. Je disais, que leur littérature était sentimentale, remplie de poésie; la · preuve en est la reproduction ci-jointe d'une page d'un livre publié à Tien-Tsin il y a une dizaine d'années avec une en-tête d'un vieux bois gravé. En France (époque de 1830, oú l'on était alors tout au romantique (1), je fus surpris de voir la reproduction d'une gravure sur bois de cette époque. Comment était-elle parvenue dans le céleste empire? Je voulus en connaître l'énigme. Je m'adressai donc de nouveau à la personne, qui m'avait fait parve La Bibliofilia, anno XIII, dispensa 1 nir ce spécimen d'imprimerie. C'est bien simple me fut-il répondu; presque tous les vieux bois gravés, presque toutes les vieilles planches gravées sur cuivre sont achetées par des imprimeurs chinois, qui en tirent profit: chez nous en (1) Le feuillet, dont je joins ici la reproduction, m'a été envoyé par Mr. Louis Maurel de résidence à Tien-Tsin. 2 |