DI NICCOLÒ MACHIAVELLI SOPRA LA PRIMA DECA DI T. LIVIO A ZANOBI BUONDELMONTI, E COSIMO RUCELLAI. LIBRO TERZO. CAPITOLO PRIMO. A volere che una Setta o una Repubblica viva lungamente, è necessario tirarla spesso verso il suo principio. Gli è cosa verissima come tutte le cose EG del mondo hanno il termine della vita loro. Ma quelle vanno tutto il corso ch'è loro ordinato dal cielo generalmente, che non disordinano il corpo loro, ma tengonlo in modo ordinato, o che non altera, o s'egli altera, è a salute, e non a danno suo. E perchè io parlo de'corpi misti, come so no le Repubbliche, e le Sette, dico che quelle alterazioni sono a salute, che le riducono verso i principi loro. E però quelle sono meglio ordinate, ed hanno più lunga vita, che mediante gli ordini suoi si possono spesso rinnovare, ovvero che per accidente, fuori di detto ordine, vengono a detta rinnovazione. Ed è cosa più chiara che la luce, che non si rinnovando questi corpi, non durano. Il modo del rinnovargli è, com'è detto, ridurgli verso i principj suoi; perchè tutti i principi delle Sette, e del le Repubbliche, e de' Regni conviene che abbino in se qualche bontà, mediante la quale ripiglino la prima riputazione, ed il primo augumento loro. E perchè nel processo del tempo quella bontà si corrompe, se non interviene cosa che la riduca al segno, ammazza di necessità quel corpo. E questi Dottori di Medicina dicono parlando de' corpi degli uomini: Quod quotidie aggregatur aliquid, quod quandoque indiget curatione. Questa riduzione verso il principio, parlando delle Repubbliche, si fa o per accidente estrinseco, o per prudenza intrinseca. Quanto al primo, si vede come egli era necessario che Roma fusse presa dai Francesi, a volere che la rinascesse, e rinascen du, ripigliasse nuova vita e nuova virtù, e |