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mediante proporzionale riduzione degli assegni nei successivi esercizi finanziari, per un numero sufficiente di annualità : queste diminuzioni furono poi, se ben ricordiamo, ridotte o completamente abbandonate.

Perché non cercare il modo di fare qualche cosa di simile, ora che, all'inizio dell' esercizio finanziario 1909-10, le biblioteche governative non hanno ancora intascato (salvo gli impegni ordinari) la rispettiva dotazione?

Non è da credere che i cimeli del Paganini debbano importare una spesa enorme e se anche lo Stato non potesse assolutamente sostenerla, anche se divisa in piú esercizi, non potrebbesi suggerirne l'acquisto al municipio di Genova, per la civica biblioteca Beriana (che possiede già interessanti documenti musicali), concorrendovi, in limitata misura, lo Stato?

Bibliografia di tutte le opere contemporanee di filosofia. Riceviamo e pubblichiamo di buon grado la seguente circolare : « Durante il terzo Congresso di filosofia tenutosi a Heidelberg, fu espresso il desiderio di raccogliere in una bibliografia tutte le produzioni contemporanee del campo filosofico.

I congressi internazionali medesimi mostrano come né diversità di linguaggio né di nazionalità debbano essere di ostacolo al reciproco intendimento, e lo spirito stesso della filosofia dà la prova piú valida che ogni creazione del pensiero debba entrare a far parte della scienza. Questi motivi sono la principal ragione per creare una bibliografia e per cercarne una forma che sia adatta alla filosofia intesa come scienza. Il volume che verrà alla luce annualmente verrà perciò diviso in tre parti distinte: la prima parte recherà uno o due scritti sopra questioni di interesse nazionale o internazionale. Essa sarà pure il tramite per l'internazionale orientamento riguardo a congressi. La seconda parte ordinerà le opere pubblicate, secondo le rispettive materie: 1o Storia della filosofia. 2o Filosofia generale, metafisica e filosofia della natura. 3o Psicologia. 4° Logica e teoria della conoscenza. 5o Etica e sociologia. 6o Estetica. 70 Filosofia della religione.

Di ogni singolo lavoro si darà un breve resoconto del contenuto e si accennerà inoltre alle recensioni apparse nei periodici, in maniera che da ciò si possa facilmente rilevare in qual modo esso sia stato accolto. Oltre a ciò si accennerà in questa medesima parte della bibliografia ai contributi apparsi nelle riviste filosofiche. Il valore di questa parte dipende dal lavoro comune della redazione cogli autori ed editori di opere filosofiche, come pure dai direttori e dagli editori di riviste. La terza parte della bibliografia porterà un indice preciso dei nomi contenuti nelle due prime sue parti. La redazione delle singole parti è affidata ad una commissione internazionale, nella quale sono per ora rappresentate la Germania, la Francia, l'Italia, l'Inghilterra, la Russia e l' America, mentre si cercherà di estenderla via via anche agli altri paesi.

Le relazioni saranno scritte nelle lingue tedesca, francese, italiana e inglese.

Il primo volume della bibliografia conterrà le opere apparse dall' anno dell' ultimo congresso filosofico in poi, ed uscirà possibilmente alla fine dell' anno corrente ».

1908

La musica alla Corte dei duchi d'Urbino. Non v'è chi ignori con quanto amore si coltivasse l'arte della musica in quella magnifica corte di Urbino « dove concorrevano d'ogni sorta d'uomini piacevoli e li più eccellenti in ogni facoltà che in Italia si trovassimo » e d'onde s'irradiò tanta luce di coltura. Il primo a fare della sua reggia ospizio sicuro di letterati e di artisti ricorda A. Saviotti nella Cronica musicale fu il figlio di Guidantonio, Federico, che volle essere illuminato mecenate sempre ed anche ad Euterpe offri il suo fervido omaggio, egli che era stato educato in quella casa zoiosa di Vittorino da Feltre dove i gravi studi scientifici e letterari si alternavano con la musica e con la danza. Egli, come ci dice Vespasiano da Bisticci, « intendeva benissimo e del canto e del suono e aveva una degna cappella di musica.... e dilettavasi assai del suono e aveva in casa suonatori perfettissimi di più istrumenti; diletta

vasi piú d' istrumenti sottili che grossi e istrumenti grossi non se ne dilettava molto, ma organi e istrumenti sottili gli piacevano assai ». Disgraziatamente non abbiamo che qualche nome di musicisti accolti alla corte di Federico, insieme a « putti che cantavano » e « maestri de ballare ». Fra questi musicisti fu Fietro Bono, citaredo, lodato entusiasticamente dal Guarino che lo poneva al disopra perfino dello stesso Apollo! Le tradizioni lasciate da Federico perdurano attraverso tutto il secolo XVI per opera dei suoi successori. Alla corte di Guidobaldo troviamo Girolamo Genga, urbinate, che non solo fu pittore, architetto e scultore, ma anche buon musico; troviamo Don Bernardino d'Urbino poeta e cantore e Adriano Fiorentino scultore, medaglista, poeta e suonatore di lira e Giovan Cristoforo Romano musicista anch'esso di gran talento e Anton Maria Terpandro, musico caro al Bembo e al Bibbiena. Spesso le dame ed i gentiluomini interrompevano i loro sottili ragionamenti per abbandonarsi al fascino che sprigionavasi dal canto alla viola di Iacopo da San Secondo che Raffaello forse ritrasse nel giovane Apollo del Parnaso vaticano. Anche sotto Francesco Maria I della Rovere la musica ebbe liete accoglienze. La stessa duchessa, la bellissima Eleonora Gonzaga, era esperta nel suonare la viola e con lei le figlie, seguendo la nobile tradizione famigliare, coltivavano con amore la musica. E intorno ad esse si raccoglievano artisti d'alto valore: basti ricordare quel Giammaria Giudeo che Pietro Aretino chiamava « principe dei liutisti del suo tempo » e a cui papa Leone X donò pei suoi meriti la contea di Verrucchio. Guidobaldo II nutri per la musica una passione non comune che forni larga materia ad un diario importantissimo del buffone di corte, cantore e sonatore di « gravicembolo » Monaldo Atanagi da Cagli. Non solo il duca si compiaceva di ascoltare ogni giorno i cantori della sua capella diretti dal valente musico fiorentino Paolo Animuccia; ma egli stesso provava piacere nell'esercitar quest'arte e non trascurava di prepararvi giovani urbinati, mandandoli anche fuor dello Stato alla scuola dei più celebrati maestri come i fiamminghi Willaert e di Rore....

Una collezione d'autografi molto interessante fu quella che riusci a fare Carlo Scitivaux, il nonno del direttore della Revue Hebdomadaire. Lo Scitivaux contava numerosi amici nel mondo politico, letterario, artistico del suo tempo ed ebbe l'idea di domandar loro il rispettivo ritratto con sotto scritto un pensiero. Tutti si prestarono gentilmente ed oggi la famiglia Scitivaux possiede cosi con una galleria di ritratti una collezione di frasi destinate a diventar celebri. Citiamone qualcuna. Ecco quel che scrive sotto il suo ritratto Théophile Gautier : << Colui che una idea sottile, per quanto bizzarra ed imprevista caduta sia, come una pietra dalla luna, prenda di sorpresa e senza materiale per darle corpo, costui non è uno scrittore ! » Ottavio Feuillet scrive: « Le migliori opere della fotografia hanno un difetto terribile che le esclude dal dominio dell'arte: non sono state pensate. La letteratura ha anch'essa i suoi fotografi: si chiamano i realisti. Sono gli scrittori che si riducono a non essere che degli obiettivi che operano invece d'essere delle anime che sentono, delle intelligenze che interpretano ». SainteBeuve consiglia : « Scrivere delle gradevoli e leggerne delle grandi!» E Alessandro Dumas figlio : « Comincia dall'ammirare ciò che Dio ti mostra e tu non avrai tempo di cercare ciò ch' egli ti nasconde ». Michelet mette in guardia contro l'immaginazione e canta la verità: << Verità! Ogni apparenza è una menzogna. Solem quis diceret falsum? » Thiers scrive: «Una nazione libera è un essere che riflette prima di agire ». Rossini espande esuberantemente la piena della sua amicizia : « Al più caro dei miei amici.... al più affezionato.... al caldo e intelligente amatore di musica.... al dolcissimo mio Scitivaux ». Ma Rossini vuol anche espandere la sua ammirazione per un maestro e scrive sotto il ritratto di Mozart: « Guardatelo con maraviglia, ascoltatelo con devozione, non troverete in questo mondo chi lo valga. G. Rossini, costante adoratore di Mozart ». Adelaide Ristori è più calma e più semplice. Ella esclama : « L'arte è una emanazione di Dio ». Se i filosofi, nella collezione, sono piuttosto noiosi e gli uomini politici fanno per forza una politica di parole, Nisard li giudica con ironia : « Vi sono degli esseri ai quali sfugge la loro propria vita, che sono assenti dai loro discorsi come dalle

La Bibliofilia, anno XI, dispensa 5a-6a

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loro azioni e non assistono allo spettacolo che si offrono ». Alfonso Karr, per non smentirsi come uomo di spiritosa malinconia, scrive sotto il suo ritratto una quartina degna di essere riferita :

De leur meilleur côté tâchons de voir les choses,
Vous vous plaignez de voir les rosiers épineux.
Moi, je me réjouis et rends grâces aux Dieux
Que les épines aient des roses.

Il crampo degli scrittori. Si parla spesso del «< crampo degli scrittori »; ma non si sa mai precisamente in che cosa consista. Se ne occupa, per darcene informazioni esatte e per consigliarci i mezzi migliori per guarirne, la Nature. Il crampo degli scrittori è una malattia che va crescendo in ragione del progresso della civiltà e dell'eccesso di lavoro nelle città grandi, fra i giornalisti, i letterati o i semplici copisti. Ciò sembra un po' paradossale per una malattia neuro-muscolare la cui patogenia risiede unicamente nella stanchezza della mano e del polso. Ma studiando il modo in cui il crampo si produce è tuttavia facile mostrare che l'elemento psichico vi ha una parte tanto importante nella sua genesi quanto la fatica fisica. La fretta di fissare il pensiero con caratteri grafici fa si che lo scrittore precipiti i movimenti e modifichi le condizioni regolari delle contrazioni muscolari necessarie.... Ognuno fa rappresentare a certi gruppi muscolari una parte preponderante nella scrittura secondo il modo di tenere la penna, il modo di scrivere e la tavola da lavoro e la posizione dell' avambraccio, ma quasi in ognuno entra in azione dell'avambraccio, ma quasi in ognuno entra in azione la maggior parte dei muscoli della mano, del polso ed anche del braccio. Perché la scrittura si compia correttamente e senza fatica è indispensabile che la ripartizione degli atti muscolari sia variata il maggiormente possibile, affinché lo sforzo di ciascun d'essi venga seguito da un certo tempo di riposo. Questo non avviene negli scrittori affetti da crampo. E si noti che il crampo resiste ad ogni cura interna. Soltanto le pratiche della fisioterapia possono alleviarlo e guarirlo. Massaggi, elettricità, frizioni, esercizi dei muscoli sono i mezzi utili a farlo sparire, ma purché lo scrittore si abitui poi a scrivere con una calligrafia un po' più complessa di quella cui è stato abituato. Il Meige, noto pei suoi studi sul sistema nervoso, ha riassunto in una formula di cinque parole i consigli che si debbono dare agli scrittori ammalati di crampo. È una formula mnemonica facile a tenersi a mente: « Poco, lento, rotondo, grande, diritto ». L'ammalato si deve ricordare sempre di queste cinque parole. Bisogna scrivere poco quando si comincia ad essere colpiti dal male. E questo gioverà molto allo scrittore e.... ai lettori. Poi bisogna scrivere lentamente perché proprio la rapidità della scrittura provoca il crampo. Inoltre è necessario scrivere a lettere rotonde, cioè a dire formare i caratteri ben arrotondati, senza angoli, senza punte. Si eviteranno cosí molte contrazioni muscolari necessarie per la scrittura allungata. Che bisogni anche scrivere a caratteri grandi, si capisce. Piú i caratteri hanno dimensioni grandi, piú i muscoli si riposano. Infine la scrittura deve essere diritta, in modo che la mano s' inclini solo al di dentro, non al di fuori e non si devii sempre. Gli scrittori sono avvisati. La formula di Meige li salverà dal crampo!

Il libro più diffuso.

Se vogliamo credere alle Münchner Neueste Nachrichten il libro più diffuso del mondo è un libro cinese: un almanacco stampato ogni anno a Pechino dalle tipografie imperiali in una edizione di otto milioni di copie, subito spedite in tutte le provincie dell'Impero Celeste. Questi otto milioni di copie vengono esaurite in un anno sino all'ultima, tanta è la fiducia che i cinesi accordano alle predizioni, agli ammonimenti, ai consigli dell'almanacco imperiale. In quanto al libro più diffuso in occidente esso è ancora la Bibbia. Un libraio di Halle ne stampa ogni anno da solo più di cento edizioni differenti. Dopo la Bibbia viene il Don Chisciotte e la Capanna dello Zio Tom. Il quinto posto spetterebbe ad un alfabeto pubblicato da una Casa editrice di Essen che ne ha fatto più di mille e duecento edizioni. Schiller col Guglielmo Tell tiene il primo posto tra i classici tedeschi per quel che riguarda la diffusione, cosa che fa molto onore al sentimento poetico della Germania.

Congrès international des Archivistes et des Bibliothécaires (Bruxelles 1910). La Commissione centrale d'organizzazione ha or ora diramato il seguente invito : « Les questions que soulèvent l'organisation et la réglementation des archives et des bibliothèques, celles du recrutement du personnel scientifique de ces établissements, celles qui ont trait au dressement des inventaires et des catalogues, à la conservation et à la restauration des documents, des manuscrits et des livres, aussi bien que celles qui visent les rapports internationaux entre dépôts scientifiques, notamment en ce qui concerne le prêt des archives et volumes, l'échange des publications et des doubles, pour ne citer que celles-là, sont plus que jamais à l'ordre du jour, et l'importance des solutions qu'elles attendent croît de jour en jour, à mesure qu'augmentent le développement et l'utilisation des collections renfermées dans les archives et les bibliothèques. C'est pour les étudier que, sur la proposition de l'Association des Archivistes et des Bibliothécaires belges, un Congrès international des Archivistes et des Bibliothécaires se réunira en août 1910, à Bruxelles, à l'occasion de l'Exposition universelle qui s'y tiendra.

Il a paru opportun des réunir de la sorte en un même congrès les Archivistes et les Bibliothécaires, car il a été reconnu qu'en dehors de questions particulières à étudier entre spécialistes, en des sections séparées, l'Archivéconomie et la Bibliothéconomie ont de nombreux points d'intérêt commun, pour l'examen desquels il est utile de grouper les avis simultanés des Archivistes et des Bibliothécaires.

Le moment semble des plus favorables pour la réunion projetée et la conviction des organisateurs, à ce sujet, s'appuie sortout sur un fait de la plus haute importance, qui s'est produit depuis le Congrès de 1900: nous voulons parler de la constitution d'associations d'archivistes et de bibliothécaires dans la plupart des pays de notre continent.

On peut penser, en effet, qu'ayant éprouvé la nécessité de s'unir et de combiner leurs efforts pour la réalisation de buts échappant aux actions isolées, nos confrères saisiront avec empressement l'occasion qui leur est offerte de comparer les résultats obtenus en des pays divers par des méthodes différentes, et de soumettre à l'examen de tous, les points d'un intérêt général.

Bien plus, il y a lieu d'espérer que les vœux et décisions d'un congrès réuni sous les auspices et avec le concours effectif de tous les groupements intéressés, seront plus sûrement mis à exécution que quand leur réalisation dépendait entièrement de l'action de personnalités pleines de bonne volenté, sans doute, mais trop souvent frappées d'impuissance en raison de

leur isolement.

Les travaux des congressistes seront répartis entre quatre sections :

La section I, Archives et la section II, Bibliothèques, s'indiquent tout naturellement ; pour la constitution des deux autres, il a été considéré que l'intérêt sans cesse grandissant qui s'attache à tous les problèmes ayant trait aux collections spéciales de sceaux, d'estampes et de médailles annexées aux Archives et aux Bibliothèques, de même que la part de plus en plus considérables prise par les bibliothèques populaires dans l'activité intellectuelle du monde, méritent une attention toute spéciale qui pourra mieux se développer si on la fait naître au sein de sections particulières. C'est pourquoi l'adjonction d'une section III, Collections annexées aux dépôts d'Archives et aux Bibliothèques, et d'une section IV, Bibliothèques populaires, a été décidée.

Les travaux du Congrès aboutiront, on n'en peut douter à des résultats importants, pourvu que ses organisateurs puissent compter sur l'active collaboration de tous leurs confrères ».

Gli strumenti musicali di Evaristo Baschenis. Il Museo di Bruxelles possiede da qualche mese un quadro che rappresenta alcuni strumenti di musica disposti sur una tavola ricoperta d'un tappeto verde. In un disordine artistico sono raggruppati insieme una viola, due chitarre di cui una del genere di quelle che a Firenze si chiamavano chitarre battenti, due liuti guarniti di nastri ecc. Sulla viola si veggono dei quaderni e dei fogli di carta ingiallita

sui quali è scritta chiaramente in note varia musica, specialmente quella d'una « Sarabanda ». Alcuni frutti sono dipinti con maestria sopra il liuto e il loro vivo colore spicca sulla gamma un po' sorda del legno degli strumenti. Di chi è questo quadro? Alcune iniziali che si presentano in ordine in fondo al quadro, ma sono incomplete, han però dato modo a A. J. Wauters, il valoroso critico d'arte belga, di scoprire che l'artista fu Evaristus Baschenis, intorno al quale non si hanno oggi che poche notizie. Queste notizie il Wauters le ha rintracciate con l'aiuto del bibliotecario Frati, di Venezia, e ce le offre in un estratto del Bulletin des Musées royaux des arts décoratifs et industriels. Evaristo Baschenis è l'autore di vari quadri rappresentanti istrumenti di musica, quadri che si trovavano un tempo nella Biblioteca del convento di San Giorgio Maggiore a Venezia. Era di Bergamo e vestiva l'abito sacerdotale. Era nato verso il 1650. Ma già nel 1795 o '96 i suoi quadri non si trovavan piú forse in ordine, se vogliam credere allo Zanetti autore dell'opera sulla Pittura veneziana. Però pare indubbio che restassero nel convento di San Giorgio fino al 1806. In quest'anno per un decreto si ordinò il trasporto dei beni demaniali. Dopo il 1806 la traccia delle pitture si perde. Tutti i quadri che provenivano dai conventi furono dispersi. Nel 1810 un gruppo ne fu richiesto dal vice re Eugenio Bonaparte e lasciò Venezia; un altro passò alle gallerie veneziane, un altro ancora fu inviato a Vienna, infine, l'ultimo, molto importante fu venduto a vil prezzo. Dell'autore quel che possiamo sapere è che egli si specializzò nella rappresentazione degli strumenti musicali, fu il cantore pittorico di quel movimento d'arte industriale famoso che nel xvi e XVII secolo fece d'una parte della Lombardia la terra classica dei grandi violinisti. Gaspare di Salò, Giovanni e Santo Magini, di Brescia, Andrea e Nicola Amati e Antonio Stradivari furono i suoi contemporanei. Egli mori nella città natale all'età di sessanta anni. Le sue opere erano molto ricercate e son divenute estremamente rare tanto che invano, alla ricerca d'una di esse, si sfoglierebbero, come ha fatto il Wauters, i cataloghi di tutti i musei d'Europa. Né all'Accademia Carrara di Bergamo, né altrove, nei musei dell'Alta Italia, si riesce a scoprire il nome di Evaristo Baschenis. Le opere di lui sono dimenticate: forse si trovano sotto nomi d'autori convenzionali in qualche collezione privata....

Onoranze a Emilio Chatelain. Siamo pregati e di buon grado pubblichiamo la seguente circolare or ora diramata dal Comitato per le onoranze a Emilio Chatelain: « Il y aura, à la fin de cette année, 30 ans, que M. Emile Chatelain a été chargé d'un cours de paléographie à l'École des Hautes Études. A l'occasion de cet anniversaire, ses élèves et ses amis en France et à l'étranger ont tenu à lui témoigner leurs sentiments d'attachement et de haute estime en lui offrant un volume de « Mélanges ».

Le Comité est ainsi composé: President: M. Léopold Delisle, Administrateur honoraire de la Bibliothèque nationale, membre de l'Institut. Membres: MM. Elie Berger, Membre de l'Institut, professeur à l'École des Chartes; H. F. Delaborde, Professeur à l'École des Chartes; Léon Dorez, Bibliothécaire à la Bibliothèque Nationale; Comte Paul Durrieu, Membre de l'Institut, conservateur honoraire des Musées nationaux; R. P. Ehrle, Préfet de la Bibliothèque du Vatican, correspondant de l'Institut; Haussoulier, Directeur d'études à l'École des Hautes-Études, membre de l'Institut; Holder, Conservateur de la Bibliothèque grand ducale de Karlsruhe; P. Legendre, Professeur au Lycée Michelet; Henry Martin, Administrateur de la Bibliothèque de l'Arsenal; P. de Nolhac, Conservateur du Musée de Versailles; M. Prou, Professeur à l'École des Chartes; Steffens, Professeur à l'Université de Fribourg (Suisse).

La collaboration de tous les membres du Comité est assurée, ainsi que celle de : MM. Barrau-Dihigo, Bibliothécaire à la Bibliothèque de l'Université de Paris; Ch. Beaulieux, Bibliothécaire à la Bibliothèque de l'Université de Paris; J. Bidez, Professeur à la Faculté des Lettres de Gand; A. Boinet, Bibliothécaire à la Bibliothèque Sainte-Geneviève; Dr C. P. Burger, Bibliothécaire de l'Université d'Amsterdam; J.-M. Burnam, professeur à l'Université de Cincinnati; Dr W. G. C. Byvanck, Conservateur de la Bibliothèque Royale de La Haye ; A. Cartault, Professeur à la Faculté des Lettres de Paris; A. C. Clark, Professeur à l'Université d'Oxford; D. Comparetti, Membre de l'Académie Royale dei Lincei; Courbaud, Chargé de cours à la Faculté des Lettres de Paris; A. M. Desrousseaux, Professeur à l'École des Hautes-Etude; René Durand, Chargé de cours à la Faculté des Lettres de Paris; A. Ernout, Docteur ès-lettres, Professeur au lycée de Troyes; G. Gardthausen, Ancien Bibliothécaire de

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