Immagini della pagina
PDF
ePub

Di qui la necessità di conservare la massima circospezione intorno alle conclusioni, le quali devono essere sempre informate ad uno spirito di grande provvisorietà.

Premessi questi criterii di metodo, passerò a dire ove fu da me trovata la serie di xilografie che forma l'argomento della presente comunicazione.

**

Tra i piú ragguardevoli incunabuli dell'incisione donati dalla munificenza del marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1) al Museo Civico di Pavia, il piú notevole e a un tempo il meno conosciuto nel campo de gli studiosi dell'arte, è certamente un grosso volume in folio piccolo dalla severa legatura quattrocentesca, che racchiude quattro opere xilografiche, il cui titolo basterà per se stesso a fornire una idea adeguata della sua importanza.

La decima edizione della Biblia Pauperum, seguíta dalla terza dell'Ars Memorandi, dalla quinta dell'Apocalisse di S. Giovanni e dalla seconda del Canticum canticorum (2), costituiscono in fatti un tale gruppo di cimelii da potersi senza esitazione affermare che il Museo di Pavia, dopo la Biblioteca Vaticana possiede la piú doviziosa raccolta di opere xilografiche esistenti in Italia (3).

Riservandomi in altro mio studio di parlare minutamente del volume in questione, la cui provenienza originaria è forse d'attribuirsi al convento di Reichenau (4) dirò che nelle pareti interne della sua massiccia legatura in legno, come spesso accade per molti manoscritti e incunabuli della stampa trovansi fortemente incollati due fogli xilografici, anopistografi, non maculati da nessun tentativo di miniatura e aventi le dimensioni del formato del detto volume (220X175 mm.), i quali tanto per l'aspetto che per lo stile presentano le caratteristiche dell'antica arte dei formschneider.

Un esame particolareggiato delle opere e dei cataloghi ove s'illustrano e

(1) Morto nel marzo del 1835: legò alla città di Pavia la sua ricca collezione di oggetti artistici di cui redasse il relativo catalogo (Milano, 1824. 5 voll, in-8°).

(2) Contro le ormai superate teorie dell'Heinecken, contrappongo la recente classificazione del Prof. Schreiber, (Vol. IV del suo Manuel de l'amateur de la gravure sur bois et sur métal au XVe siècle. Leipzig, Harrassowitz, 1902) adottata anche per il nuovo catalogo delle xilografie del Museo Brittannico, come quella che essendo basata sul metodo comparativo, risolve ogni possibile controversia in materia.

(3) Infatti, secondo le recenti ricerche dello Schreiber (op. cit.) alla Vaticana esiste: la VIII ed. della Biblia Pauperum (scompleta), il Liber regum, privo del I fol, la IV e la V ed. dell'Apocalisse, la I ed. del Canticum canticorum e l'Ars memorandi; alla Casanatense la III ed. dell'Apocalisse (scompleta) cosí dicasi a Milano e a Brera per quest'ultima opera; a Palazzo Pitti lo Speculum humanae salvationis (I ed.); a Modena la V ed. della Biblia Pauperum e all'Ambrosiana solo 5 fogli dell'Ars memorandi (III ed.).

(4) Ciò mi resulta da autorevoli testimonianze orali da me raccolte in Pavia. Ad ogni modo resta il fatto, affermato dal Malaspina nel suo catalogo (Vol. IV accessorii, pag. 280 e 287) che egli acquistò il volume in Germania nel 1815 e che crede provenga da un antico monastero benedettino tedesco depredato ai tempi dell'invasione napoleonica.

[graphic][ocr errors][ocr errors]

sono riprodotti i primi documenti dell'incisione su legno (1), mi persuasero ben tosto che le due tavole in quistione erano inedite, come del resto ogni competente potrà giudicare sulle qui annesse riproduzioni, che mi dispensano dal porgere una descrizione degli originali che per quanto minuta sarebbe sempre inadeguata.

Ciò premesso, comincerò il loro esame esteriore, notando che l'inchiostro è di un colore grigiastro tendente al ruggine e che la carta, se bene assai granulosa e d'un bianco sudicio, sottoposta alla lente fa ancora intravedere (fol. II) la nota filigrana dalla testa di bove sormontata da una stella posta all'estremità d'un'asta, che è cosí caratteristica nell'alta Germania specie nei primi incunabuli della stampa editi a Magonza e a Strasburgo.

Le leggende, come le figure, parimenti in xilografia, sono poi di carattere assai regolare; non di meno la loro lettura non mi fu interamente possibile, in primo luogo per la difettosa inchiostratura delle tavole in legno su cui furono tirati i presenti esemplari, in secondo luogo perché sembra che la parte inferiore del primo foglio si sia smossa nel momento in cui il rullo lo percorreva, in terzo luogo infine perché il margine sinistro dello stesso primo foglio, e il destro del secondo, corrispondendo alle parti analoghe della legatura ove le dette incisioni erano incollate, dovettero risentire dell' inevitabile logorio prodotto da chi apriva e chiudeva il volume. Di qui le due ombreggiature che attraversano lateralmente in senso perpendicolare i due fogli per ben due centimetri di larghezza.

Circa il contenuto delle iscrizioni che percorrono per quattro o cinque linee la parte superiore di ciascuna figura, come nella serie molto affine delle Acht Schalkheiten (2), terrò il massimo riserbo a motivo dell'accennata difficoltà che presenta alla lettura il testo, il quale composto in dialetto della Germania del sud, contiene rozzamente rimata la spiegazione in prima persona di ciò che è compiuto dai sottostanti personaggi.

Questi poi, se ben si consideri il loro atteggiamento, le loro espressioni e quanto si può comprendere dalle leggende soprastanti (il termine schalck e i suoi derivati, è da notarsi, ricorre piú volte) non possono rappresentare che alcuni dei tanti modi coi quali l'uomo giunta il suo simile.

La figura seconda non è forse quella del bugiardo, e la quinta quella del prestidigitatore, come lo dimostra la moneta che tiene tra il pollice e il mignolo della mano sinistra?

Ad ogni modo, dato il carattere frammentario dei fogli in quistione, i quali in origine dovevano probabilmente far parte di un libriccino in ottavo, credo fuor di luogo definirne ancor di più il significato con l'infliggere ad essi un titolo qualsiasi.

In quanto al luogo e all'epoca in cui le presesenti xilografie vennero eseguite, credo non esser lontano dal vero affermando che data la loro provenienza, il dialetto delle iscrizioni, la tecnica assai rudimentale, lo stile incerto e difet

(1) Weigel, Falkenstein, Sotheby, Passavant, Dutuit, Schreiber etc.

(2) Furono scoperte in un convento della Germania meridionale dal Weigel. Cfr. la descrizione e un facsimile in K. FALKENSTEIN. Gesch. der Buchdruckerkunst. (Leipzig, 1840) pag. 41, n.o 13.

[graphic][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors]

toso, devono essere opera di qualche rozzo artefice del basso Reno vissuto verso il 1460 (1).

In fatti queste figure dai semplici contorni fortemente accentuati, se bene fornite di movimento e di una certa grazia nella trattazione delle teste, per la grande disarmonia del corpo e delle membra rispetto al capo, per la fattura dei loro abiti dalle pieghe lunghe e strette, divise in una infinità di piccole parti ad angoli ritti in vece che a linee ondeggianti, per l'assenza semi completa di ombre mediante il tratteggio, non possono esser collocate né prima il 1450 né dopo il 1460.

D'altra parte la mancanza di tagli incrociati, la trascuratezza nel condurre a termine alcune parti del vestito, specie nelle pieghe e nei panneggi, il che prova che queste parti dovevano essere compiute dal briefmaler, l'aspetto generale dei personaggi dall'apparenza più di bambole vestite da fanciulli che di esseri reali, in fine il soggetto stesso, (ché gli argomenti profani si cominciarono a trattare solamente dopo il 1450) si accordano assai con la tecnica e lo stile delle antiche incisioni in legno tedesche del primo decennio della seconda metà del secolo XV. Di qui le presenti conclusioni.

Un'ultima osservazione; dato il numero assai esiguo e l'estrema rarità delle opere xilografiche oggidí esistenti, specie del basso Reno (2), la serie inedita del Museo Civico di Pavia merita il più grande interessamento da parte degli studiosi; per tanto, crederò di aver conseguito il mio intento, se questa mia breve comunicazione riuscirà a destare qualche eco nella cerchia dei competenti, specie di Germania, come quelli cui maggiormente spetta e per ragione di patria e per competenza ovunque riconosciuta, di pronunziare in proposito un giudizio definitivo.

Dr. RENATO SÓRIGA.

Pamphilia, romanzo italiano inedito del 400 tra i manoscritti del Museo Nazionale Ungherese in Budapest

Il manoscritto in parola è portato nel catalogo dei manoscritti che si conservano nel Museo Nazionale Ungherese in Budapest, sub N. 56 quart. ital. Si tratta di un codice membranaceo, composto di 138 carte segnate recentemente, delle quali la prima e le ultime quattro sono bianche, salvo che nel recto della prima si trova scritta da mano settecentista la seguente terzina:

Tu che con questo libro ti trastulli
Guarda con la lucerna non sazuffi

Leggilo presto et nol dare a fanciulli,

(1) Cfr. T. O. WEIGEL e A. Zestermann. Die Anfänge der Druckerkunst (Leipzig, 1866). Vol. I, Einleitung, pag. XXI sgg. e P. KRISTELLER. Kupferstich und Holzschnitt in vier Jahrhunderten (Berlin, 1905) pag. 31 sgg.

(2) Cfr. in proposito il secondo volume del Peintre-Graveur del PASSAVANT e i primi tre volumi del Manuale dello SCHREIBER. Neppure la celebre collezione Weigel possedeva esemplari di questa scuola. Cfr. op. cit. pag. XXI.

« IndietroContinua »