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tissimo donatore quando comincia, sopraggiugnere le liete novelle della vita e del buono stato d' Arrighetto Capece. Per ciò che, essendo la festa grande, et i convitati (le donne e gli uomini) alle tavole ancora alla prima vivanda, sopraggiunse colui il quale andato era in Cicilia, e tra l' altre cose, raccontò d' Arrighetto che, essendo egli in cattività per lo rè Carlo guardato quando il romore contro al rè si levò nella terra, il popolo a furore corse alla prigione, et uccise le guardie, lui n' avean tratto fuori, e sì come capitale nemico del rè Carlo, l'avevano fatto lor capitano, e seguitolo a cacciare et ad uccidere i Franceschi. Per la qual cosa egli sommamente era venuto nella grazia del rè Pietro, il quale lui in tutti i suoi beni et in ogni suo onore rimesso aveva; laonde egli era in grande et in buono stato: aggiugnendo che egli aveva lui con sommo onore ricevuto, et inestimabile festa aveva fatta della sua donna e del figliuolo, de' quali mai, dopo la presura sua, niente aveva saputo; et oltre a ciò mandava per loro una saettía con alquanti gentili uomini, li quali appresso venieno. Costui fu con grande allegrezza e festa ricevuto et ascoltato; e prestamente Currado con alquanti dei suoi amici incontro si fecero a' gentili uomini che per madama Beritola e per Giusfredi venieno, e loro lietamente ricevette, et al suo convito, il quale ancora al mezzo non era, gl' introdusse. Quivi, e la donna e Giusfredi, et oltre a questi tutti gli altri con tanta letizia gli videro, che mai simile non fu udita; et essi, avanti che a mangiar si ponessero, da parte d' Arrighetto e salutarono e ringraziarono, quanto il meglio seppero e più poterono, Currado e la sua donna dell' onore fatto et alla donna di lui et al figliuolo; et Arrighetto, et ogni cosa che per lui si potesse, offersero al lor piacere. Quindi a messer Guasparrino rivolti, il cui beneficio era inopinato, dissero sè essere certissimi che, qualora ciò che per lui verso lo Scacciato stato era fatto da Arrighetto si sapesse, che grazie simiglianti e maggiori rendute sarebbono. Appresso questo, lietissimamente nella festa delle due nuove spose, e con li novelli sposi mangiarono. Nè solo quel dì fece Currado festa al genero, et agli altri suoi e parenti et amici, ma molti

altri. La quale poi che riposata fu, parendo a madama Beritola et a Giusfredi et agli altri da doversi partire, con molte lagrime da Currado e dalla sua donna e da messer Guasparrino, sopra la saettía montati, seco la Spina menandone, si partirono; et avendo prospero vento, tosto in Cicilia pervennero, dove con tanta festa da Arrighetto tutti parimente, e' figliuoli e le donne, furono in Palermo ricevuti, che dire non si potrebbe giammai: dove poi molto tempo si crede che essi tutti felicemente vivessero, e, come conoscenti del ricevuto beneficio, amici di Messer Domeneddio.

NOVELLA SETTIMA.*

Il Soldano di Babilonia ne manda una sua figliuola à marito al rè del Garbo, la quale per diversi accidenti in spazio di quattro anni alle mani di nove uomini perviene in diversi luoghi: ultimamente, restituita al padre per pulcella, ne va al rè del Garbo, come prima faceva, per moglie.

Forse non molto più si sarebbe la novella d' Emilia distesa, che la compassione avuta dalle giovani donne a' casi di madama Beritola loro avrebbe condotte a lagrimare. Ma, poi che a quella fu posto fine, piacque alla Reina che Pamfilo seguitasse, la sua raccontando; per la qual cosa egli, che ubidientissimo era, incominciò: Malagevolmente, piacevoli donne, si può da noi conoscer quello che per noi si faccia, per ciò che, sì come assai volte s'è potuto vedere, molti estimando, se essi ricchi divenissero, senza sollecitudine e sicuri poter vivere, quello non solamente con prieghi a Dio addomandarono, ma sollecitamente, non ricusando alcuna fatica o pericolo, d' acquistarlo cercarono; e, come che loro venisse fatto, trovarono chi, per vaghezza di così ampia eredità, gli uccise, li quali avanti che

Il fatto supposto in questa Novella, essendo similissimo a quello di Abrocome e d' Anzia, narrato da Senofonte Efesio, fa credere che quel medesimo ne sia l' originale; ma l'eleganza e l'intreccio di questa nostra dissipa qualunque odore di copia: anzi, dove quella di Senofonte è alquanto tediósa, questa amena sommamente riesce.

arricchiti fossero, amavan la vita loro. Altri di basso stato per mille pericolose battaglie, per mezzo il sangue de' fratelli e degli amici loro saliti all' altezza de' regni, in quegli somma felicità esser credendo, senza le infinite sollecitudini e paure di che piena la videro e sentirono, cognobbero non senza la morte loro, che nell' oro alle mense reali si beveva il veleno. Molti furono che la forza corporale e la bellezza, e certi gli ornamenti con appetito ardentissimo disiderarono, nè prima d'aver mal disiderato s'avvidero, che essi, quelle cose loro di morte essere, o di dolorosa vita cagione. Et acciò che io partitamente di tutti gli umani disiderj non parli, affermo, niuno poterne essere con pieno avvedimento, sì come sicuro da' fortunosi casi, che da' viventi si possa eleggere: per che, se dirittamente operar volessimo, a quello prendere e possedere ci dovremmo disporre, che Colui ci donasse, il quale sol ciò che ci fa bisogno conosce, e puolci dare. Ma per ciò che, come che gli uomini in varie cose pecchino disiderando, voi, graziose donne, sommamente peccate in una, cioè nel disiderare d'esser belle, in tanto che, non bastandovi le bellezze che dalla natura concedute vi sono, ancora con maravigliosa arte quelle cercate d'accrescere, mi piace di raccontarvi quanto sventuratamente fosse bella una Saracina, alla quale in forse quattro anni avvenne per la sua bellezza di fare nuove nozze da nove volte.

Già è buon tempo passato, che di Babilonia fu un Soldano, il quale ebbe nome Beminedab, al quale ne' suoi dì assai cose secondo il suo piacere avvennero. Aveva costui, tra gli altri suoi molti figliuoli, e maschi e femine, una figliuola chiamata Alatiel, la quale, per quello che ciascuno che la vedeva dicesse, era la più bella femina che si vedesse in que' tempi nel mondo: e per ciò che in una grande sconfitta, la quale aveva data ad una gran moltitudine d' Arabi che addosso gli eran venuti, l' aveva maravigliosamente ajutato il Rè del Garbo, a lui, domandandogliele egli di grazia speziale, l'aveva per moglie data, e lei con onorevole compagnía e d' uomini e di donne, e con molti nobili e ricchi arnesi, fece sopra una nave bene armata e ben corredata montare; et a

lui mandandola, l'accomandò a Dio. I marinari, come videro il tempo ben disposto, diedero le vele a' venti, e del porto d'Alessandria si partirono, e più giorni felicemente navigarono: e già avendo la Sardigna passata, parendo loro alla fine del loro cammino esser vicini, si levarono subitamente un giorno diversi venti, li quali, essendo ciascuno oltre modo impetuoso, sì faticarono la nave dove la donna era e' marinari, che più volte per perduti si tennero. Ma pure, come valenti uomini, ogni arte et ogni forza operando, essendo da infinito mare combattuti, due dì sostennero; e surgendo già dalla tempesta cominciata la terza notte, e quella non cessando, ma crescendo tutta fiata, non sappiendo essi dove si fossero, nè potendolo per estimazion marinesca comprendere nè per vista, per ciò che oscurissimo di nuvoli e di buja notte era il cielo, essendo essi non guari sopra Majolica, sentirono la nave sdruscire. Per la qual cosa, non veggendovi, alcun rimedio al loro scampo, avendo a mente ciascun sè medesimo e non altrui, in mare gittarono un paliscalmo, e sopra quello più tosto di fidarsi disponendo, che sopra la isdruscita nave, si gittarono i padroni; a' quali appresso or l'uno or l'altro di quanti uomini erano nella nave, quantunque quelli che prima nel paliscalmo eran discesi, colle coltella in mano il contradicessero, tutti si gittarono; e, credendosi la morte fuggire, in quella incapparono. Per ciò che non potendone, per la contrarietà del tempo, tanti reggere il paliscalmo, andato sotto, tutti quanti perirono; e la nave, che da impetuoso vento era sospinta, quantunque sdruscita fosse e già presso che piena d'acqua (non essendovi su rimasa altra persona che la donna e le sue femine, e quelle tutte per la tempesta del mare e per la paura vinte, su per quella quasi morte giacevano), velocissimamente correndo, in una piaggia dell'isola di Majolica percosse; e fu tanta e sì grande la foga di quella, che quasi tutta si ficcò nella rena vicina al lito forse una gittata di pietra: e quivi dal mar combattuta, la notte, senza poter più dal vento esser mossa, si stette. Venuto il giorno chiaro, et alquanto la tempesta acchetata, la donna, che quasi mezza morta era, alzò la testa, e così debole come era, cominciò a

chiamare ora uno et ora un altro della sua famiglia; ma per niente chiamava, chè i chiamati eran troppo lontani. Per che, non sentendosi rispondere ad alcuno, nè alcuno veggendone, si maravigliò molto, e cominciò ad avere grandissima paura; e come meglio potè levatasi, le donne che in compagnía di lei erano, e l'altre femine tutte vide giacere, et or l'una et or l'altra, dopo molto chiamare, tentando, poche ve ne trovò che avessono sentimento, sì come quelle che, tra per grave angoscia di stomaco e per paura, morte s' erano, di che la paura alla donna divenne maggiore: ma nondimeno, strignendola necessità di consiglio, per ciò che quivi tutta sola si vedeva, non conoscendo o sappiendo dove si fosse, pure stimolò tanto quelle che vive erano, che su le fece levare; e trovando quelle non sapere dove gli uomini andati fossero, e veggendo la nave in terra percossa e d'acqua piena, con quelle insieme dolorosamente cominciò a piagnere. E già era ora di nona, avanti che alcuna persona su per lo lito o in altra parte vedessero, a cui di sè potessero fare venire alcuna pietà ad ajutarle. In su la nona, per avventura da un suo luogo tornando, passò quindi un gentile uomo, il cui nome era Pericon da Visalgo, con più suoi famigli a cavallo, il quale, veggendo la nave, subitamente imaginò ciò che era, e comandò ad un de' famigli che senza indugio procacciasse di su montarvi, e gli raccontasse ciò che vi fosse. Il famiglio, ancora che con difficultà il facesse, pur vi montò su, e trovò la gentil giovane, con quella poca compagnía che avea, sotto il becco della proda della nave tutta timida star nascosa. Le quali, come costui videro, piangendo, più volte misericordia addomandarono; ma, accorgendosi che intese non erano, nè esse lui intendevano, con atti s'ingegnarono di dimostrare la loro disavventura. Il famigliare, come potè il meglio, ogni cosa ragguardata, raccontò a Pericone ciò che su v' era; il quale, prestamente fattone giù torre le donne, e le più preziose cose che in essa erano e che aver si potessono, con esse n' andò ad un suo castello; e quivi con vivande e con riposo riconfortate le donne, comprese per gli arnesi ricchi, la donna che trovata avea dovere essere gran gentil donna, e lei presta

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