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di Ruem, il quale da tutti era tenuto uno santissimo e buono uomo, e tra gli altri peccati gli narrò ciò che per lei a gran torto il conte d' Anguersa ricevuto avea. Nè solamente fu a lui contenta di dirlo, ma davanti a molti altri valenti uomini tutto come era stato raccontò, pregandogli che col Re operassono che 'l conte, se vivo fosse, e se non, alcun de' suoi figliuoli nel loro stato restituiti fossero: nè guari poi dimorò che, di questa vita passata, onorevolmente fu sepellita. La qual confessione al re raccontata, dopo alcun doloroso sospiro delle ingiurie fatte al valente uomo a torto, il mosse a fare andare per tutto l' esercito, et oltre a ciò in molte altre parti, una grida, che chi il conte d' Anguersa, o alcuno de' figliuoli gli rinsegnasse, maravigliosamente da lui per ogn' uno guiderdonato sarebbe; con ciò fosse che egli lui per innocente di ciò per che in esilio andato era, l' avesse, per la confessione fatta dalla reina, e nel primo stato et in maggiore intendeva di ritornarlo. Le quali cose il conte in forma di ragazzo udendo, e sentendo che così era il vero, subitamente fu a Giachetto, et il pregò che con lui insieme fosse con Perotto, per ciò che egli voleva lor mostrare ciò che il re andava cercando. Adunati adunque tutti e tre insieme, disse il conte a Perotto, che già era in pensiero di palesarsi: Perotto, Giachetto, che è qui, ha tua sorella per mogliere, nè mai n' ebbe alcuna dota; e per ciò, acciò che tua sorella senza dote non sia, io intendo che egli, e non altri, abbia questo beneficio che il re promette così grande per te; e ti rinsegni come figliuolo del conte d' Anguersa, e per la Violante tua sorella e sua mogliere, e per me che il conte d' Anguersa e vostro padre sono. Perotto, udendo questo, e fiso guardandolo, tantosto il riconobbe, e piagnendo gli si gittò a' piedi et abbracciollo dicendo: Padre mio, voi siate il molto ben venuto. Giachetto, prima udendo ciò che il conte detto avea, e poi veggendo quello che Perotto faceva, fu ad un'ora da tanta maraviglia e da tanta allegrezza soprapreso, che appena sapeva che far si dovesse: ma pur, dando alle parole fede, e vergognandosi forte di parole ingiuriose già da lui verso il conte ragazzo usate, piangendo gli si lasciò cadere a' piedi, et umilmente d' ogni oltraggio passato domandò

perdonanza, la quale il conte assai benignamente, in piè rilevatolo, gli diede. E poi che i varj casi di ciascuno tutti e tre ragionati ebbero, e molto piantosi e molto rallegratosi insieme, volendo Perotto e Giachetto rivestire il conte, per niuna maniera il sofferse, ma volle che, avendo prima Giachetto certezza d'avere il guiderdon promesso, così fatto, et in quello abito di ragazzo, per farlo più vergognare, gliele presentasse. Giachetto adunque col conte e con Perotto appresso venne davanti al re, et offerse di presentargli il conte et i figliuoli, dove, secondo la grida fatta, guiderdonare il dovesse. Il Re prestamente per tutti fece il guiderdon venire maraviglioso agli occhi di Giachetto, e comandò che via il portasse dove con verità il conte et i figliuoli dimostrasse, come promettea. Giachetto allora, voltatosi indietro, e davanti messosi il conte suo ragazzo e Perotto, disse: Monsignore, ecco qui il padre e 'l figliuolo; la figliuola, ch'è mia mogliere, e non è qui, con l' ajuto di Dio tosto vedrete. Il re, udendo questo, guardò il conte, e quantunque molto da quello che esser solea trasmutato fosse, pur, dopo l' averlo alquanto guardato, il riconobbe; e quasi con le lagrime in su gli occhi, lui che ginocchione stava, levò in piedi, et il basciò et abbracciò, et amichevolmente ricevette Perotto, e comandò che incontanente il conte di vestimenti, di famiglia e di cavalli e l' arnesi rimesso fosse in assetto, secondo che alla sua nobilità si richiedea: la qual cosa tantosto fu fatta. Oltre a questo, onorò il re molto Giachetto, e volle ogni cosa sapere di tutti i suoi preteriti casi. E quando Giachetto prese gli alti guiderdoni, per l' avere insegnati il conte e' figliuoli, gli disse il conte: Prendi cotesti dalla magnificenza di monsignore lo re, e ricordera'ti di dire a tuo padre che i tuoi figliuoli, suoi e miei nepoti, non sono per madre nati di paltoniere. Giachetto prese i doni, e fece a Parigi venir la moglie e la suocera, e vennevi la moglie di Perotto: e quivi in grandissima festa furon col conte, il quale il re avea in ogni suo ben rimesso, e maggior fattolo che fosse giammai. Poi ciascuno colla sua licenzia tornò a casa sua, et esso infino alla morte visse in Parigi più gloriosamente che mai.

NOVELLA NONA.*

Bernabò da Genova, da Ambrogiuolo ingannato, perde il suo, e comanda che la moglie innocente sia uccisa. Ella scampa, et in abito d' uomo, serve il Soldano; ritrova lo 'ngannatore, e Bernabò conduce in Alessandria, dove lo 'ngannatore punito, ripreso abito feminile, col marito ricchi si tornano a Genova.

Avendo Elisa colla sua compassionevole novella il suo dover fornito, Filomena reina, la quale bella e grande era della persona, e nel viso più che altra piacevole e ridente, sopra sè recatasi, disse: Servar si vogliono i patti a Dioneo, e però, non restandoci altri, che egli et io, a novellare, io dirò prima la mia, et esso, che di grazia il chiese, l' ultimo fia che dirà; e questo detto, così cominciò: Suolsi tra' volgari spesse volte dire un cotal proverbio; che lo ingannatore rimane a piè dello ingannato: il quale non pare che per alcuna ragione si possa mostrare esser vero, se per gli accidenti che avvengono non si mostrasse. E per ciò seguendo la proposta, questo insieme, carissime donne, esser vero come si dice, m'è venuto in talento di dimostrarvi; nè vi dovrà esser discaro d' averlo udito, acciò che dagli 'ngannatori guardar vi sappiate.

Erano in Parigi in uno albergo alquanti grandissimi mercatanti italiani, qual per una bisogna e qual per un' altra, secondo la loro usanza; et avendo una sera fra l' altre tutti lietamente cenato, cominciarono di diverse cose a ragionare; e d'un ragionamento in altro travalicando, pervennero a dire delle lor donne, le quali alle lor case avevan lasciate, e motteggiando cominciò alcuno a dire: Io non so come la mia si

Il fatto contenuto in questa Novella potrebbe credersi, secondo pare al Manni, che avesse inteso il Boccaccio dal suo maestro Andalò de Nigro, che fu Genovese. E quanto alla pudicizia genovese il Bracelli, De claris Genuensibus, scrisse: Nec matronalis pudicitiæ curam ulli unquam populo majorem fuisse crediderim; cujus rei certissimum argumentum habeo quod nullæ unquam urbes, quantumvis injustæ ac odiosæ, expugnato a Genuensibus inveniuntur, in quibus pudicitia muliebris conservata non sit.

fa, ma questo so io bene, che quando qui mi viene alle mani alcuna giovinetta che mi piaccia, io lascio stare dall' un de' lati l'amore il quale io porto a mia mogliere, e prendo di questa qua quel piacere che io posso. L'altro rispose: Et io fo il simigliante, perciò che se io credo che la mia donna alcuna sua ventura procacci, ella il fa, e se io nol credo, sì 'l fa; e per ciò a fare a far sia: quale asino dà in parete, tal riceve. Il terzo quasi in questa medesima sentenzia, parlando, pervenne: e brievemente tutti pareva che a questo s'accordassero, che le donne lasciate da loro non volessero perder tempo. Un solamente, il quale avea nome Bernabò Lomellin da Genova, disse il contrario, affermando sè, di spezial grazia da Dio, avere una donna per moglie la più compiuta di tutte quelle virtù che donna, o ancora cavaliere in gran parte o donzello, dee avere, che forse in Italia ne fosse un' altra per ciò che ella era bella del corpo, e giovine ancora assai, e destra et atante della persona, nè alcuna cosa era che a donna appartenesse, sì come lavorar di lavoríi di seta e simili cose, che ella non facesse meglio che alcun' altra. Oltre a questo niuno scudiere, o famigliar che dir vogliamo, diceva trovarsi, il quale meglio nè più accortamente servisse ad una tavola d'un signore, che serviva ella, sì come colei che era costumatissima, savia e discreta molto. Appresso questo la commendò meglio sapere cavalcare un cavallo, tenere uno uccello, leggere e scrivere e fare una ragione, che se un mercatante fosse; e da questo, dopo molte altre lode, pervenne a quello di che quivi si ragionava, affermando con saramento, niun' altra più onesta nè più casta potersene trovar di lei: per la qual cosa egli credeva certamente che, se egli diece anni o sempre mai fuor di casa dimorasse, che ella mai a così fatte novelle non intenderebbe con altro uomo. Era tra questi mercatanti che così ragionavano, un giovane mercatante, chiamato Ambrogiuolo da Piacenza, il quale di questa ultima loda che Bernabò avea data alla sua donna, cominciò a far le maggior risa del mondo, e, gabbando, il domandò se lo 'mperadore gli avea questo privilegio più che a tutti gli altri uomini conceduto. Bernabò un poco turbatetto disse, che

non lo 'mperadore ma Iddio, il quale poteva un poco più che lo 'mperadore, gli avea questa grazia conceduta. Allora disse Ambrogiuolo: Bernabò, io non dubito punto che tu non ti creda dir vero; ma per quello che a me paja, tu hai poco riguardato alla natura delle cose; per ciò che, se riguardato v'avessi, non ti sento di sì grosso ingegno che tu non avessi in quella cognosciuto cose, che ti farebbono sopra questa materia più temperatamente parlare. E per ciò che tu non creda che noi, che molto largo abbiamo delle nostre mogli parlato, crediamo avere altra moglie o altrimenti fatta che tu, ma da uno naturale avvedimento mossi così abbiam detto, voglio un poco con teco sopra questa materia ragionare. Io ho sempre inteso, l'uomo essere il più nobile animale che tra' mortali fosse creato da Dio, et appresso la femina; ma l'uomo, sì come generalmente si crede e vede per opere, è più perfetto; et avendo più di perfezione, senza alcun fallo dee avere più di fermezza e costanzia, per ciò che universalmente le femine sono più mobili, et il perchè si potrebbe per molte ragioni naturali dimostrare, le quali al presente intendo di lasciare stare. Se l'uomo adunque è di maggior fermezza, e non si può tenere che non condiscenda, lasciamo stare ad una che 'l prieghi, ma pure a non disiderare una che gli piaccia, et oltre al disidéro, di far ciò che può, acciò che con quella esser possa, e questo non una volta il mese, ma mille il giorno avvenirgli; che speri tu che una donna naturalmente mobile, possa fare a' prieghi, alle lusinghe, a' doni, a mille altri modi che userà uno uomo savio, che l' ami? Credi, che ella si possa tenere? Certo, quantunque tu te l' affermi, io non credo che tu 'l creda; e tu medesimo di' che la moglie tua è femina, e ch'ella è di carne e d' ossa come sono l' altre. Per che, se così è, quegli medesimi disidéri deono essere i suoi, e quelle medesime forze che nell' altre sono, a resistere a questi naturali appetiti: per che possibile è, quantunque ella sia onestissima, che ella quello che l' altre faccia; niuna cosa possibile è così acerbamente da negare, o da affermare il contrario a quello, come tu fai. Al quale Bernabò rispose e disse: Io son mercatante e non filosofo, e come mercatante risponderò. E

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