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che vostro sono, che io, dalla vostra pietà riconfortato, possa dire che, come per la vostra bellezza innamorato sono, così per quella aver la vita, la quale, se a' miei prieghi l'altiero vostro animo non s'inchina, senza alcun fallo verrà meno, e morrommi, e potrete esser detta di me micidiale. E lasciamo stare che la mia morte non vi fosse onore, nondimeno credo che, rimordendovene alcuna volta la conscienza, ve ne dorrebbe d'averlo fatto, e talvolta, meglio disposta, con voi medesima direste: Deh quanto mal feci a non aver misericordia del Zima mio; e questo pentere non avendo luogo, vi sarebbe di maggior noja cagione. Per che, acciò che ciò non avvenga, ora che sovvenir mi potete, di ciò v'incresca, et anzi che io muoja, a misericordia di me vi movete, per ciò che in voi sola il farmi il più lieto, et il più dolente uomo che viva, dimora. Spero tanta essere la vostra cortesía che non sofferrete che io per tanto tale amore morte riceva per guiderdone, ma con lieta risposta e piena di grazia riconforterete gli spiriti miei, li quali spaventati tutti trieman nel vostro cospetto. E quinci tacendo, alquante lacrime dietro a profondissimi sospiri mandate per gli occhi fuori, cominciò ad attender quello che la gentil donna gli rispondesse. La donna, la quale il lungo vagheggiare, l'armeggiare, le mattinate, e l'altre cose simili a queste, per amor di lei fatte dal Zima, muovere non avean potuto, mossero le affettuose parole dette dal ferventissimo amante, e cominciò a sentire ciò che prima mai non avea sentito, cioè che amor si fosse. E quantunque, per seguire il comandamento fattole dal marito, tacesse, non potè per ciò alcun sospiretto nascondere quello che volentieri, rispondendo al Zima, avrebbe fatto manifesto. Il Zima, avendo alquanto atteso, e veggendo che niuna risposta seguiva, si maravigliò; e poscia s'incominciò ad accorgere dell'arte usata dal cavaliere: ma pur lei riguardando nel viso, e veggendo alcun lampeggiare d'occhi di lei verso di lui alcuna volta, et oltre a ciò raccogliendo i sospiri li quali essa non con tutta la forza loro del petto lasciava uscire, alcuna buona speranza prese, e da quella ajutato prese nuovo consiglio, e cominciò in forma della donna, udendolo ella, a rispondere a sè mede

simo in cotal guisa: Zima mio, senza dubbio gran tempo ha che io m' accorsi il tuo amore verso me esser grandissimo e perfetto, et ora per le tue parole maggiormente il conosco, e sonne contenta, sì come io debbo. Tutta fiata, se dura e crudele paruta ti sono, non voglio che tu creda che io nello animo stata sia quello che nel viso mi sono dimostrata; anzi t'ho sempre amato et avuto caro innanzi ad ogni altro uomo: ma così m'è convenuto fare e per paura d'altrui, e per servare la fama della mia onestà. Ma ora ne viene quel tempo nel quale io ti potrò chiaramente mostrare se io t'amo, e renderti guiderdone dello amore il qual portato m'hai e mi porti; e per ciò confórtati e sta a buona speranza, per ciò che messer Francesco è per andare in fra pochi dì a Melano per podestà, sì come tu sai, che per mio amore donato gli hai il bel pallafreno: il quale come andato sarà, senz' alcun fallo ti prometto sopra la mia fè, e per lo buono amore il quale io ti porto, che in fra pochi di tu ti troverrai meco, et al nostro amore daremo piacevole et intero compimento. Et acciò che io non t'abbia altra volta a far parlar di questa materia, infino ad ora quel giorno il qual tu vedrai due sciugatoj tesi alla finestra della camera mia, la quale è sopra il nostro giardino, quella sera di notte, guardando ben che veduto non sìi, fa che per l'uscio del giardino a me te ne venghi: tu mi troverrai che t'aspetterò, et insieme avrem tutta la notte festa e piacere l'un dell' altro, sì come disideriamo. Come il Zima in persona della donna ebbe così parlato, egli incominciò per sè a parlare, e così rispose: Carissima donna, egli è per soverchia letizia della vostra buona risposta sì ogni mia virtù occupata, che appena posso a rendervi debite grazie formar la risposta; e se io pur potessi, come io disidero, favellare, niun termine è si lungo che mi bastasse a pienamente potervi ringraziare come io vorrei, e come a me di far si conviene; e per ciò nella vostra discreta considerazion si rimanga a conoscer quello che io disiderando fornir con parole non posso. Sol tanto vi dico che, come imposto m'avete, così penserò di far senza fallo; et allora forse più rassicurato di tanto dono quanto conceduto m'avete, m'ingegnerò a mio

potere di rendervi grazie, quali per me si potranno maggiori. Or qui non resta a dire al presente altro; e però, carissima mia donna, Dio vi dea quella allegrezza e quel bene che voi disiderate il maggiore, et a Dio v'accomando. Per tutto questo non disse la donna una sola parola: laonde il Zima si levò suso, e verso il cavaliere cominciò a tornare, il qual veggendolo levato, gli si fece incontro, e ridendo disse: Che ti pare? hott' io bene la promessa servata? Messer no, rispose il Zima, chè voi mi prometteste di farmi parlare colla donna vostra, e voi m'avete fatto parlar con una statua di marmo. Questa parola piacque molto al cavaliere, il quale, come che buona opinione avesse della donna, ancora ne la prese migliore, e disse: Omai è ben mio il pallafreno che fu tuo. A cui il Zima rispose: Messer sì; ma se io avessi creduto trarre di questa grazia ricevuta da voi tal frutto chente tratto n'ho, senza domandarlavi ve l'avrei donato: et or volesse Iddio che io fatto l'avessi, per ciò che voi avete comperato il pallafreno, et io non l'ho venduto. Il cavaliere di questo si rise, et essendo fornito di pallafreno, ivi a pochi dì entrò in cammino, e verso Melano se n'andò in podestería. La donna, rimasa libera nella sua casa, ripensando alle parole del Zima et all'amore il qual le portava, et al pallafreno per amor di lei donato, e veggendol da casa sua molto spesso passare, disse seco medesima: Che fo io? perchè perdo io la mia giovanezza? questi se n'è andato a Melano e non tornerà di questi sei mesi; e quando me gli ristorerà egli giammai? quando io sarò vecchia? et oltre a questo, quando troverrò io mai un così fatto amante come è il Zima? io son sola, nè ho d'alcuna persona paura: io non so perchè io non mi prendo questo buon tempo mentre che io posso: io non avrò sempre spazio come io ho al presente: questa cosa non saprà mai persona: e se egli pur si dovesse risapere, sì è egli meglio fare e péntere, che starsi e pentersi. E così seco medesima consigliata, un dì pose due asciugatoj alla finestra del giardino, come il Zima aveva detto; li quali il Zima vedendo, lietissimo, come la notte fu venuta, segretamente e solo se n'andò all'uscio del giardino della donna, e quello trovò aperto: e

quindi n'andò ad un altro uscio che nella casa entrava, dove trovò la gentil donna che l'aspettava. La qual veggendol venire, levataglisi incontro, con grandissima festa il ricevette; et egli, abbracciandola e basciandola centomila volte, su per le scale la seguitò; e senza alcuno indugio coricatisi, gli ultimi termini conobber d'amore. Nè questa volta, come che la prima fosse, fu però l'ultima, per ciò che, mentre il cavalier fu a Melano, et ancor dopo la sua tornata, vi tornò, con grandissimo piacere di ciascuna delle parti, il Zima molte dell' altre volte.

NOVELLA SESTA.*

Ricciardo Minutolo ama la moglie di Filippello Fighinolfi, la quale sentendo gelosa, col mostrare Filippello il dì seguente con la moglie di lui dovere essere ad un bagno, fa che ella vi va, e credendosi col marito essere stata, si truova che con Ricciardo è dimorata.

Niente restava più avanti a dire ad Elisa, quando, commendata la sagacità del Zima, la Reina impose alla Fiammetta, che procedesse con una. La qual tutta ridente rispose: Madonna, volentieri; e cominciò: Alquanto è da uscire della nostra città, la quale, come d' ogn' altra cosa è copiosa, così è d'esempli ad ogni materia, e, come Elisa ha fatto, alquanto delle cose che per l'altro mondo avvenute son, raccontare: e per ciò, a Napoli trapassando, dirò come una di queste santesi, che così d'amore schife si mostrano, fosse dallo ingegno d'un suo amante prima a sentir d'amore il frutto condotta che i fiori avesse conosciuti: il che ad una ora a voi presterrà cautela nelle cose che possono avvenire, e daravvi diletto delle

avvenute.

*Filiberto Campanile, istorico napolitano, pare non discredere che questo fatto di Ricciardo Minutolo veramente avvenisse. A carte 56 dice così: Nonfia di poco momento l'onorata memoria che Giovanni Boccaccio fa di questa fa miglia nel suo Decamerone, ove, favellando di Ricciardo Minutolo, non solo dice che egli era splendido per molte ricchezze, ma chiaro per nobiltà di sangue, essendo che egli era di quella nobilissima casa.

BOCCACCIO. I.

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In Napoli, città antichissima, e forse così dilettevole, o più, come ne sia alcuna altra in Italia, fu già un giovane per nobiltà di sangue chiaro, e splendido per molte ricchezze, il cui nome fu Ricciardo Minutolo. Il quale, non ostante che una bellissima giovane e vaga per moglie avesse, s'innamorò d'una, la quale, secondo l'opinion di tutti, di gran lunga passava di bellezza tutte l'altre donne napoletane, e fu chiamata Catella, moglie d'un giovane similmente gentile uomo, chiamato Filippel Fighinolfo, il quale ella, onestissima, più che altra cosa amava et aveva caro. Amando adunque Ricciardo Minutolo questa Catella, e tutte quelle cose operando, per le quali la grazia e l'amor d'una donna si dee potere acquistare, e per tutto ciò a niuna cosa potendo del suo disidéro pervenire, quasi si disperava; e da amore o non sappiendo o non potendo disciogliersi, nè morir sapeva nè gli giovava di vivere. Et in cotal disposizion dimorando, avvenne che da donne, che sue parenti erano, fu un dì assai confortato che di tale amore si dovesse rimanere, per ciò che in vano faticava, con ciò fosse cosa che Catella niuno altro bene avesse che Filippello, del quale ella in tanta gelosía viveva, che ogni uccel che per l'aere volava credeva gliele togliesse. Ricciardo, udito della gelosía di Catella, subitamente prese consiglio a'suoi piaceri, e cominciò a mostrarsi dello amor di Catella disperato, e per ciò in un'altra gentil donna averlo posto: e per amor di lei cominciò a mostrar d'armeggiare e di giostrare e di far tutte quelle cose le quali per Catella solea fare. Nè guari di tempo ciò fece che quasi a tutti i Napoletani, et a Catella altresì, era nell' animo, che non più Catella, ma questa seconda donna sommamente amasse: e tanto in questo perseverò, che sì per fermo da tutti si teneva, che, non ch'altri, ma Catella lasciò una salvatichezza che con lui avea dell'amor che portar le solea, e dimesticamente, come vicino, andando e vegnendo il salutava come faceva gli altri. Ora avvenne che, essendo il tempo caldo e molte brigate di donne e di cavalieri, secondo l'usanza de' Napoletani, andassero a diportarsi a' liti del mare, et a desinarvi et a cenarvi, Ricciardo, sappiendo Catella con sua brigata esservi andata, similmente con sua com

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