Immagini della pagina
PDF
ePub

cominciato, andrà appresso, senza dubbio alcuna rugiada cadere sopra il mio fuoco comincierò a sentire. Pampinea, a sè sentendo il comandamento venuto, più per la sua affezione cognobbe l'animo delle compagne, che quello del Re per le sue parole, e per ciò, più disposta a dovere alquanto recrear loro, che a dovere, fuori che del comandamento solo, il Re contentare, a dire una novella, senza uscir del proposto, da ridere, si dispose, e cominciò.

Usano i volgari un così fatto proverbio: Chi è reo e buono è tenuto, può fare il male e non è creduto. Il quale ampia materia a ciò che m'è stato proposto mi presta di favellare, et ancora a dimostrare quanta e quale sia la ipocresía de' religiosi, li quali, co' panni larghi e lunghi e co' visi artificialmente pallidi, e con le voci, umili e mansuete nel domandar l' altrui, et altissime e rubeste in mordere negli altri li loro medesimi vizj, e ne mostrare, sè per tórre, et altri per lor donare, venire a salvazione, et oltre a ciò, non come uomini che il Paradiso abbiano a procacciare, come noi, ma quasi come possessori e signori di quello, danti a ciaschedun che muore, secondo la quantità de' danari loro lasciata da lui, più e meno eccellente luogo, con questo prima sè medesimi, se così credono, e poscia coloro che in ciò alle loro parole dan fede, sforzandosi d'ingannare. De' quali, se quanto si convenisse fosse licito a me di mostrare, tosto dichiarerei a molti semplici quello che nelle lor cappe larghissime tengon nascoso. Ma ora fosse piacer di Dio che così delle lor bugíe a tutti intervenisse, come ad un Frate minore, non miga giovane, ma di quelli che de' maggior cassesi era tenuto a Vinegia del quale sommamente mi piace di raccontare, per alquanto gli animi vostri pieni di compassione per la morte di Ghismonda, forse con risa e con piacere, rilevare.

Fu adunque, valorose donne, in Imola uno uomo di scelerata vita e di corrotta, il qual fu chiamato Berto della Massa, le cui vituperose opere molto dagli Imolesi conosciute, a tanto il recarono che, non che la bugía, ma la verità non era in Imola chi gli credesse: per che, accorgendosi quivi più le sue gherminelle non aver luogo, come disperato, a Vinegia d'ogni bruttura ricevitrice si trasmutò, e quivi pensò di trovare altra

maniera al suo malvagio adoperare, che fatto non avea in altra parte. E, quasi da conscienzia rimorso dalle malvagie opere nel preterito fatte da lui, da somma umiltà soprapreso mostrandosi, et oltre ad ogni altro uomo divenuto cattolico, andò e si fece Frate minore, e fecesi chiamare frate Alberto da Imola: et in cotale abito cominciò a far per sembianti una aspra vita, et a commendar molto la penitenzia e l'astinenzia, nè mai carne mangiava nè bevea vino, quando no n' avea che gli piacesse. Nè se ne fu appena avveduto alcuno, che di ladrone, di ruffiano, di falsario, d'omicida, subitamente fu un gran predicatore divenuto, senza aver per ciò i predetti vizj abbandonati, quando nascosamente gli avesse potuti mettere in opera. Et oltre a ciò fattosi prete, sempre all'altare, quando celebrava, se da molti era veduto, piangeva la passione del Salvatore, sì come colui al quale poco costavano le lagrime quando le volea. Et in brieve, tra colle sue prediche e le sue lagrime, egli seppe in sì fatta guisa li Viniziani adescare, che egli quasi d'ogni testamento che vi si faceva era fedel commessario e dipositario, e guardatore di denari di molti, confessoro e consigliatore quasi della maggior parte degli uomini e delle donne: e così faccendo, di lupo era divenuto pastore, et era la sua fama di santità in quelle parti troppo maggior, che mai non fu di San Francesco ad Asciesi. Ora avvenne che una giovane donna bamba e sciocca, che chiamata fu madonna Lisetta da ca Quirino, moglie d'un gran mercatante che era andato con le galee in Fiandra, s' andò con altre donne a confessar da questo santo frate, La quale essendogli a' piedi, sì come colei che viniziana era, et essi son tutti bergoli, avendo parte detta de' fatti suoi, fu da frate Alberto addomandata se alcuno amadore avesse. Al quale ella con un mal viso rispose: Deh, messere lo frate. non avete voi occhi in capo? pajonvi le mie bellezze fatte come quelle di queste altre? troppin' avrei, se io ne volessi; ma non sono le mie bellezze da lasciare amare nè da tale nè da quale. Quante ce ne vedete voi, le cui bellezze sien fatte come le mie, che sarei bella del paradiso? Et oltre a ciò, disse tante cose di questa sua bellezza, che fu un fastidio ad udire. Frate Alberto conobbe incontanente che costei

sentía dello scemo, e, parendogli terreno da' ferri suoi, di lei subitamente et oltre modo s' innamorò; ma, riserbandosi in più comodo tempo le lusinghe, pur, per mostrarsi santo, quella volta cominciò a volerla riprendere et a dirle che questa era vanagloria, et altre sue novelle: per che la donna gli disse che egli era una bestia, e che egli non conosceva che si fosse più una bellezza che un' altra. Per che frate Alberto, non volendola troppo turbare, fattale la confessione, la lasciò andar via con l'altre. E stato alquanti dì, preso un suo fido compagno, n' andò a casa madonna Lisetta, e trattosi da una parte in una sala con lei, e non potendo da altri esser veduto, le si gittò davanti ginocchione e disse: Madonna, io vi priego per Dio, mi perdoniate di ciò che io domenica, ragionandomi voi della vostra bellezza, vi dissi, per ciò che sì fieramente la notte seguente gastigato ne fui, che mai poscia da giacere non mi son potuto levar, se non oggi. Disse allora donna mestola: E chi vi gastigò così? Disse frate Alberto: Io il vi dirò. Standomi io la notte in orazione, sì come io soglio star sempre, io vidi subitamente nella mia cella un grande splendore, nè prima mi pote' volgere per veder che ciò fosse, che io mi vidi sopra un giovane bellissimo con un grosso bastone in mano, il quale, presomi per la cappa e tiratomisi a' piè, tante mi diè, che tutto mi ruppe. Il quale io appresso domandai perchè ciò fatto avesse, et egli rispose: Per ciò che tu presummesti oggi di riprendere le celestiali bellezze di madonna Lisetta, la quale io amo, da Dio in fuori, sopra ogni altra cosa. Et io allora domandai: Chi siete voi? A cui egli rispose che era l'Agnolo Gabriello. O signor mio, dissi io, io vi priego che voi mi perdoniate. Et egli allora disse: Et io ti perdono per tal convenente, che tu a lei vada, come tu prima potrai, e facciti perdonare: e dove ella non ti perdoni, io ci tornerò, e darottene tante, che io ti farò tristo per tutto il tempo che tu ci viverai. Quello che egli poi mi dicesse, io non ve l'oso dire, se prima non mi perdonate. Donna zucca al vento, la quale era anzi che no un poco dolce di sale, godeva tutta udendo queste parole, e verissime tutte le credea, e dopo alquanto disse: Io vi diceva bene, frate Alberto, che le mie bellezze eran celestiali; ma, se Dio

1

m' ajuti, di voi m' incresce, ed infino ad ora, acciò che più non vi sia fatto male, io vi perdono, sì veramente che voi mi diciate ciò che l' Agnolo poi vi disse. Frate Alberto disse: Madonna, poi che perdonato m' avete, io il vi dirò volentieri; ma una cosa vi ricordo che, cosa che io vi dica, voi vi guardiate di non dire ad alcuna persona che sia nel mondo, se voi non volete guastare i fatti vostri, chè siete la più avventurata donna che oggi sia al mondo. Questo Agnol Gabriel mi disse che io vi dicessi che voi gli piacevate tanto, che più volte a starsi con voi venuto la notte sarebbe, se non fosse per non spaventarvi. Ora vi manda egli dicendo per me, che a voi vuol venire una notte, e dimorarsi una pezza con voi; e per ciò che egli è Agnolo, e venendo in forma d'Agnolo voi nol potreste toccare, dice che, per diletto di voi, vuol venire in forma d'uomo, e per ciò dice che voi gli mandiate a dire quando volete che egli venga, et in forma di cui, et egli ci verrà: di che voi, più che altra donna che viva, tener vi potete beata. Madonna baderla allora disse che molto le piaceva se l'Agnolo Gabriello l' amava; per ciò che ella amava ben lui, nè era mai che una candela d'un mattapan non gli accendesse davanti dove dipinto il vedeva; e che quale ora egli volesse a lei venire, egli fosse il ben venuto, chè egli la troverebbe tutta sola nella sua camera, ma con questo patto, che egli non dovesse lasciar lei per la Vergine Maria, che l'era detto che egli le voleva molto bene, et anche si pareva, chè in ogni luogo che ella il vedeva, le stava ginocchione innanzi: et oltre a questo, che a lui stesse di venire in qual forma volesse, purchè ella non avesse paura. Allora disse frate Alberto: Madonna', voi parlate saviamente; et io ordinerò ben con lui quello che voi mi dite. Ma voi mi potete fare una gran grazia, et a voi non costerà niente; e la grazia è questa, che voi vogliate che egli venga con questo mio corpo. Et udite in che voi mi farete grazia che egli mi trarrà l'anima mia di corpo, e metteralla in paradiso, et egli entrerà in me, e quanto egli starà con voi, tanto si starà l'anima mia in paradiso. Disse allora donna pocofila: Ben mi piace: io voglio che, in luogo delle busse le quali egli vi diede a mie cagioni, che voi abbiate questa consolazione.

Allora disse frate Alberto: O farete che questa notte egli truovi la porta della vostra casa per modo che egli possa entrarci, per ciò che, vegnendo in corpo umano, come egli verrà, non potrebbe entrare se non per l'uscio. La donna rispose che fatto sarebbe. Frate Alberto si partì, et ella rimase faccendo sì gran galloria che non le toccava il cul la camiscia, mille anni parendole che l' Agnolo Gabriello a lei venisse. Frate Alberto, pensando che cavaliere, non Agnolo, esser gli convenía la notte, con confetti et altre buone cose s' incominciò a confortare, acciò che di leggier non fosse da caval gittato. Et avuta la licenzia, con uno compagno, come notte fu, se n' entrò in casa d'una sua amica, dalla quale altra volta aveva prese le mosse quando andava a correr le giumente; e di quindi, quando tempo gli parve, trasformato se n'andò a casa la donna, et in quella entrato, con sue frasche che portate avea, in Agnolo si trasfigurò, e salitosene suso, se n'entrò nella camera della donna. La quale, come questa cosa così bianca vide, gli s'inginocchiò innanzi, e l'Agnolo la benedisse e levolla in piè, e fecele segno che a letto s' andasse. Il che ella, volonterosa d' ubbidire, fece prestamente, e l' Agnolo appresso colla sua divota si coricò. Era frate Alberto bello uomo del corpo e robusto, e stavangli troppo bene le gambe in su la persona; per la qual cosa con donna. Lisetta trovandosi, che era fresca e morbida, altra giacitura faccendole che il marito, molte volte la notte voló senza ali, di che ella forte si chiamò per contenta; et oltre a ciò molte cose le disse della gloria celestiale. Poi, appressandosi il dì, dato ordine al ritornare, co' suoi arnesi fuor se n' uscì, e tornossi al compagno suo, al quale, acciò che paura non avesse dormendo solo, aveva la buona femina della casa fatta amichevole compagnia. La donna, come desinato ebbe, presa sua compagnía, se n' andò a frate Alberto, e novelle gli disse dello Agnolo Gabriello, e ciò che da lui udito avea della gloria di vita eterna, e como egli era fatto, aggiugnendo oltre a questo maravigliose favole. A cui frate Alberto disse: Madonna, io non so come voi vi steste con lui; so io bene che stanotte, vegnendo egli a me et io avendogli fatta la vostra ambasciata, egli ne portò subitamente l'anima mia tra tanti fiori e tra

« IndietroContinua »