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Gustando già di ciò ch' ei m' ha promesso,

E maggior gioja spero più da presso

Sì fatta, che giammai

Simil non si sentì qui di vaghezza.

Questa ballatetta finita, alla qual tutti lietamente aveano risposto, ancor che alcuni molto alle parole di quella pensar facesse, dopo alcune altre carolette fatte, essendo già una particella della brieve notte passata, piacque alla Reina di dar fine alla prima giornata; e, fatti i torchi accendere, comandò che ciascuno infino alla seguente mattina s'andasse a riposare: per che ciascuno, alla sua camera tornatosi, così fece.

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FINISCE LA PRIMA

GIORNATA DEL DECAMERON :

INCOMINCIA LA SECONDA, NELLA QUALE, SOTTO IL
REGGIMENTO DI FILOMENA, SI RAGIONA DI CHI, DA
DIVERSE COSE INFESTATO, SIA, OLTRE ALLA SUA
SPERANZA, RIUSCITO A LIETO FINE.

Già per tutto aveva il sol recato colla sua luce il nuovo giorno, e gli uccelli, su per gli verdi rami cantando piacevoli versi, ne davano agli orecchi testimonianza, quando parimente tutte le donne et i tre giovani levatisi, ne' giardini se n' entrarono, e le rugiadose erbe con lento passo scalpitando, da una parte in un' altra, belle ghirlande faccendosi, per lungo spazio diportando s' andarono. E sì come il trapassato giorno avean fatto, così fecero il presente: per lo fresco avendo mangiato, dopo alcun ballo s' andarono a riposare, e da quello appresso la nona levatisi, come alla loro reina piacque, nel fresco pratello venuti, a lei dintorno si posero a sedere. Ella, la quale era formosa e di piacevole aspetto molto, della sua ghirlanda dello alloro coronata, alquanto stata, e tutta la sua compagnía riguardata nel viso, a Neifile comandò, che alle future novelle con una desse principio: la quale, senza alcuna scusa fare, così lieta cominciò a parlare.

NOVELLA PRIMA. *)

Martellino, infingendosi d'essere attratto, sopra santo Arrigo fa vista di guarire, e, conosciuto il suo inganno, è battuto, e poi, preso et in pericolo venuto d'esser impiccato per la gola, ultimamente scampa.

Spesse volte, carissime donne, avvenne che chi altrui s'è di beffare ingegnato, e massimamente quelle cose che sono da

*) Giovanni Bonifacio nella sua Istoria Trivigiana lib. VIII racconta questo fatto di Sant' Arrigo, e vi nomina quasi tutti i nomi che il Boccaccio

reverire, s'è colle beffe e talvolta col danno sè solo ritrovato. Il che, acciò che io al comandamento della Reina ubbidisca, e principio dia con una mia novella alla proposta, intendo di raccontarvi quello che, prima sventuratamente, e poi fuori di tutto il suo pensiero, assai felicemente, ad un nostro cittadino avvenisse.

Era, non è ancora lungo tempo passato, un Tedesco a Trivigi, chiamato Arrigo, il quale, povero uomo essendo, di portar pesi a prezzo serviva chi il richiedeva; e, con questo, uomo di santissima vita e di buona era tenuto da tutti. Per la qual cosa, o vero o non vero che si fosse, morendo egli, adivenne, secondo che i Trivigiani affermano, che nell' ora della sua morte le campane della maggior chiesa di Trivigi tutte, senza essere da alcuno tirate, cominciarono a sonare. Il che in luogo di miracolo avendo, questo Arrigo esser santo dicevano tutti; e concorso tutto il popolo della città alla casa nella quale il suo corpo giaceva, quello a guisa d'un corpo santo nella chiesa maggiore ne portarono, menando quivi zoppi, et attratti, e ciechi, et altri di qualunque infermità o difetto impediti, quasi tutti dovessero dal toccamento di questo corpo diveni sani. In tanto tumulto e discorrimento di popolo, avvenne che in Trivigi giunsero tre nostri cittadini, de' quali l'uno era chiamato Stecchi, l'altro Martellino, e il terzo Marchese, uomini li quali, le corti de' signori visitando, di contraffarsi, e con nuovi atti contraffacendo qualunque altro uomo, li veditori sollazzavano. Li quali quivi non essendo stati giammai, veggendo correre ogni uomo, si maravigliarono, et udita la cagione per che ciò era, disiderosi vennero d'andare a vedere; e poste le lor cose ad uno albergo, disse Marchese: Noi vogliamo andare a veder questo Santo; ma io per me non veggio come noi vi ci possiam pervenire, per ciò che io ho inteso che la piazza è piena di Tedeschi e d'altra gente armata, la quale il Signor di questa terra, acciò che romor non si faccia, vi fa stare; et oltre a questo la chiesa,

in questa Novella, a riserva di Martellino e di Stecchi, i quali da molti scrittori son ricordati come gente che si dilettasse di far burle.

per quello che si dica, è sì piena di gente che quasi niuna persona più vi può entrare. Martellino allora, che di veder questa cosa disiderava, disse: Per questo non rimanga; chè di pervenire infino al corpo santo troverò io ben modo. Disse Marchese: Come? Rispose Martellino: Dicolti. Io mi contraffarò a guisa d'uno attratto, e tu dall' un lato e Stecchi dall' altro, come se io per me andar non potessi, mi verrete sostenendo, facendo sembiante di volermi là menare, acciò che questo Santo mi guarisca: egli non sarà alcuno che veggendoci non ci faccia luogo, e lascici andare. A Marchese et a Stecchi piacque il modo: e, senza alcuno indugio usciti fuori dello albergo, tutti e tre in un solitario luogo venuti, Martellino si storse in guisa le mani, le dita e le braccia e le gambe, et oltre a questo la bocca e gli occhi e tutto il viso, che fiera cosa pareva a vedere; nè sarebbe stato alcuno che veduto l'avesse, che non avesse detto lui veramente esser tutto della persona perduto e rattratto. E preso così fatto da Marchese e da Stecchi, verso la chiesa si dirizzarono, in vista tutti pieni di pietà, umilmente e per lo amor di Dio domandando a ciascuno che dinanzi lor si parava, che loro luogo facesse; il che agevolmente impetravano: et in brieve, riguardati da tutti, e quasi per tutto gridandosi, fa' luogo, fa' luogo, là pervennero ove il corpo di santo Arrigo era posto; e da certi gentili uomini, che v'erano dattorno, fu Martellino prestamente preso, e sopra il corpo posto, acciò che per quello i beneficio della santà acquistasse. Martellino, essendo tutta la gente attenta a vedere che di lui avvenisse, stato alquanto, cominciò, come colui che ottimamente far lo sapeva, a far sembiante di distendere l' uno de' diti, et appresso la mano, e poi il braccio, e così tutto a venirsi distendendo. Il che veggendo la gente, sì gran romore in lode di santo Arrigo facevano, che i tuoni non si sarieno potuti udire. Era per avventura un Fiorentino vicino a questo luogo, il quale molto bene conoscea Martellino, ma per l' essere così travolto quando vi fu menato, non lo avea conosciuto, il quale, veggendolo ridirizzato, e riconosciutolo, subitamente cominciò a ridere et a dire: Domine fallo tristo: chi non 'avrebbe creduto,

veggendol venire, che egli fosse stato attratto da dovero? Queste parole udirono alcuni Trivigiani, li quali incontanente il domandarono: Come! non era costui attratto? A' quali il Fiorentino rispose: Non piaccia a Dio; egli è sempre stato diritto come è qualunque di noi, ma sa meglio che altro uomo, come voi avete potuto vedere, far queste ciance di contraffarsi in qualunque forma vuole. Come costoro ebbero udito questo, non bisognò più avanti: essi si fecero per forza innanzi, e cominciarono a gridare: Sia preso questo traditore e beffatore di Dio e de' Santi, il quale, non essendo attratto, per ischernire il nostro Santo e noi, qui a guisa d'attratto è venuto. E così dicendo il pigliarono, e giù del luogo ove era il tirarono, e presolo per li capelli, e stracciatigli tutti i panni in dosso, gli cominciarono a dare delle pugna e de' calci; nè parea a colui esser uomo, che a questo far non correa. Martellino gridava mercè per Dio, e quanto poteva s'ajutava; ma ciò era niente: la calca multiplicava ogni ora addosso maggiore. La qual cosa veggendo Stecchi e Marchese, cominciarono fra sè a dire che la cosa stava male, e di sè medesimi dubitando, non ardivano ad ajutarlo; anzi con gli altri insieme gridavano ch' el fosse morto, avendo nondimeno pensiero tuttavia come trarre il potessero delle mani del popolo, il quale fermamente l'avrebbe ucciso, se uno argomento non fosse stato, il qual Marchese subitamente prese; chè, essendo ivi di fuori la famiglia tutta della signoría, Marchese, come più tosto potè, n' andò a colui che in luogo del podestà v'era, e disse: Mercè per Dio; egli è qua un malvagio uomo che m' ha tagliata la borsa con ben cento fiorini d'oro; io vi priego che voi il pigliate, sì che io riabbia il mio. Subitamente, udito questo, ben dodici de' sergenti corsero là dove il misero Martellino era senza pettine carminato, et alle maggior fatiche del mondo rotta la calca, loro tutto rotto e tutto pesto il trassero delle mani, e menaronnelo a palagio: dove molti seguítolo che da lui si tenevano scherniti, avendo udito che per tagliaborse era stato preso, non parendo loro avere alcuno altro più giusto titolo a fargli dar la mala ventura, similmente cominciarono a dire ciascuno da lui essergli stata tagliata la borsa. Le

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