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glia numerosa e in tenera età. L'età dei descritti è fissata fra i 20 e i 40 anni. Un collaterale generale è preposto a reggere ed a rassegnare tutta la milizia. Si calcolava a dodici mila uomini a piè e 1200 a cavallo il numero dei descritti in tutto lo Stato: ma sotto le armi doveano essere in molto minore quantità.

Quanto agli Stati di Modena e di Ferrara, le vestigia di una milizia nazionale duravano fin dall'anno 1479 (1). Alfonso II d'Este le rinfrescò e perfezionò nel seguente secolo. Il numero degli uomini fatti da lui descrivere nei ruoli montò a 27 mila: in realtà però non ne avrebbe potuto mettere in arme più di diecimila a piedi e di mille a cavallo; ma era tutta gente bella, valorosa e ottimamente disciplinata, sicchè, quando nel 1566 i principi d'Italia fecero a gara per soccorrere l'imperatore nella guerra d'Ungheria, la milizia migliore parve quella del duca di Ferrara (2).

I Gonzaga signori di Mantova e del Monferrato conciliarono fama alle proprie milizie, capitanandole in persona. Nel 1590 il duca Vincenzo riformò gli ordini della milizia a piedi istituita già nel Monferrato da Guglielmo suo padre. I descritti godevano la licenza di portare le armi e di andare a caccia; godevano la esenzione dalle gravezze personali, dai pubblici uffici, dalle tutele e dal testimoniare in giudizio; acqui

« questo luogó honorato della nostra militia ». Ordini et privilegi della militia dello Stato del serenissimo signor Ranuccio Farnese (Piacenza 1595).

(1) V. Part. V. cap. III. §. VI. t. III. p. 355.

(2) Relaz. di Ferrara, p. 266 (Tesoro politico, t. I ). — Leti cit. t. II. lib. IV. - Relaz. di Ferrara, p. 412 (Relaz, venete, t. V).

stavano la imprescrittibilità in quasi tutti i loro diritti; acquistavano la potestà di riscattare fra cinque anni i beni alienati; erano senz'altro emancipati; avevano il privilegio di un tribunale speciale quanto ai reati, e non potevano venire carcerati per debiti. Se un uomo estraneo alla milizia ingiuriava qualcuno dei descritti, incorreva doppia pena della solita: al contrario se l'ingiuriante era descritto nella milizia e l'offeso estraneo ad essa, la pena era minore della solita. Enormi abusi, coi quali stoltamente si stimava di accrescere la forza offendendo la giustizia!

Aggiungasi, che i descritti, quando si trovavano fuori per cagione di servizio, non potevano (tranne caso capitale) venire citati ai tribunali, se non se dieci giorni dopo il loro ritorno, e che di tutte le spese giudiziarie non pagavano se non se la metà. Dopo 25 anni terminava l'obbligo del servizio, ma non il godimento dei privilegi (1),

Oltre a ciò, gli archibugieri a cavallo andavano esenti dagli alloggi e dalle contribuzioni militari, nè potevano nelle liti civili venire giudicati che dal senato. In contraccambio ogni qual volta erano chiamati sotto le armi, dovevano servire durante i primi tre di senz'altro vantaggio che quello dell'alloggio e dei foraggi.

Più tardi, anzi quasi di anno in anno, crebbero le concessioni e le pene in numero ed in qualità, secondochè cresceva la ritrosia dei sudditi, oppure il bisogno del principe. Si fissò una paga perpetua ai cavalleggeri: si perdonò loro qualsiasi colpa, tranne gli omicidii e le gravissime ferite: si lasciò infine all'ar(1) Ordini e privilegi alla milizia di Monferrato (Trino 1594).

bitrio del generale la cognizione dei delitti d'insubordinazione.

Maggiori privilegi vennero nel 1610 conceduti alla compagnia degli archibugieri della guardia. Ma in generale la rapidità, colla quale codeste modificazioni si succedevano, prova abbastanza, che la legge era male eseguita, e produceva poco frutto (1). Nel XVII secolo stavano sopra i ruoli 15 mila fanti e duemila cavalli.

Nel 1556, quando Roma temeva di venire nuovamente assalita dagli Spagnuoli, il papa Paolo Iv passò a rassegna 3310 fanti di milizia cittadina. Ciò lo animò a stabilirla eziandio nelle provincie. Quivi dapprima il numero dei descritti fu solo di 16 mila; poscia montò fino ad 80 mila a piedi, e 3500 a cavallo. Il medesimo pontefice creò eziandio un corpo di cavalleggeri; ma Pio v lo sciolse (2). Nè la popolazione per sua natura sarebbe stata disadatta a maneggiare le armi, se più costanti ed efficaci forme di governo avessero saputo trarne partito. Nel 1661 calcolavasi che il papa avrebbe potuto armare 60 mila uomini di fanteria, e 15 mila di cavalleria, oltre agli aiuti in denaro ed in persona dei feudatarii (3). Ciò non ostante l'antico proverbio, che le armi della Chiesa erano spuntate, non fu distrutto.

Quanto a Venezia, già abbiamo accennato l'insti

1598).

(1) Privilegi di nuovo concessi a' cavalleggeri di Monferrato (Trino 1594). Ordini e privilegi riformati nel 1598 (Casale Ordini é privilegi ecc. (Casale 1607). concessi alla compagnia della guardia (Casale 1610). (2) Ranke, Hist. de la papauté, t. II. p. 71. 232.

Privilegi

(3) Relazione di tutte le entrate, spese ecc. de' principi d'Italia (ms. presso S. E. il cav. Saluzzo).

tuzione delle sue cerne o milizie di terraferma. Coll'andar del tempo essa le divise in due classi, una di 15 mila fanti, l'altra di 40 mila. I primi dovevano tenersi pronti a militare ad ogni cenno; gli altri formavano una specie di riserva (1).

Non altrimenti erano ordinate le milizie sia nell'Istria, dove nel 1558 erano spartite in sei compagnie di 500 uomini caduna (2), sia nell'isola di Candia, dove furono introdotte nell'anno 1519, e ristaurate nel 1576 (3).

Ciò per la difesa di terra. Le genti della laguna e delle spiaggie dell'Istria e della Dalmazia venivano impiegate con maggior riputazione nel servigio del mare. Verso la fine del XVI secolo Venezia armava solitamente cento galere, cioè cinquanta colle genti delle corporazioni o scuole d'arti e mestieri, le altre cinquanta dette palatine cogli uomini della laguna. Il consiglio della repubblica eleggeva tra i suoi gentiluomini i capitani, detti sopraccomiti, a comandarle. Altre dodici galere denominate falilei venivano armate dalle spiaggie di terraferma, con sopraccomiti veneziani. Altrettante ne forniva l'Istria e la Dalmazia. Le isole somministravano pure dieci galere: ma le loro ciurme erano mercenarie. Oltre a tutte queste, eranvi le galere dette sforzate, le quali empievansi di condannati al remo. Solitamente le altre, dette di libertà,

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(1) Leti, Italia regnante, t. II. p. 316. Marcaldi, Relaz. ms. di Venezia del 1594.

(2) Deliberazioni dei Pregadi, A. 1558, 10 dicembre ( ms. nella bibliot. saluzziana ).

(3) Ordini per la milizia dello Stato di S. Serenità (ms. ivi). Paruta, Storia venez., lib. IV. p. 185.

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portavano 52 uomini ciascuna. Nell'arsenale stavano pronti 300 corpi di galere.

Sopra tutto quest'apparato di milizia marittima stava un provveditore, un capitano del golfo, e un governatore. Di essi il primo risiedeva a Corfù, ed aveva il comando supremo di tutto il mare, ed il carico speciale di vegliare le cose del Levante; l'altro stanziava in Dalmazia; l'ultimo svernava a Candia. Ai confini del golfo Adriatico stava pure un capitano di fuste per impedire la pirateria, e particolarmente quella degli Uscocchi. L'ufficio di sopraccomito e di provveditore durava tre anni (1).

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Tali erano gli ordinamenti di quelle flotte famose, che salvarono l'Italia dalle invasioni de' Musulmani.

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Venezia aveva posto il suo studio ad avere una forte milizia da mare, e l'ebbe: la Spagna temè di armare i proprii sudditi di Napoli e di Milano, e, quando ebbe bisogno del loro aiuto, invano lo desiderò. A stento nel 1546 D. Ferrante Gonzaga governatore della Lombardia pervenne a stabilirvi un'ordinanza di 300 uomini d'arme spartiti in sei compagnie: ma non potè fare lo stesso rispetto alla milizia a piè. Indarno si affaticò a dimostrare al governo come il giuramento, l'uso, la disciplina militare, lo stipendio per quanto tenue, avrebbero accresciuto nei descritti la naturale obbedienza al principe, ed aumentato senza grande aggravio la forza e la sicurezza dello Stato: bastare a ciò gli esempi dei duchi d'Urbino, della Toscana e di Ferrara al postutto

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(1) Relaz, di Venezia (Tesoro politico, t. I. p. 159).

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