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potersi ovviare ad ogni pericolo, trasferendo le milizie di un sito in un altro, non lasciandole mai unire senza espressa licenza e solo nei luoghi forti, e descrivendone soltanto tal numero, da poterle tenere in rispetto coi presidii spagnuoli: in conclusione non dover Cesare temere di stringere con vincolo militare gente per natura queta e sommessa (1).

Gli sforzi del vecchio capitano non valsero a distruggere i sospetti degli Spagnuoli: non solo non si pensò ad armare i Lombardi, ma si cercò di smorzare in essi l'inclinazione alla milizia. Già non erano accettati nelle reclute, se non per ultima necessità, e a patti minori. Ultimi a reclutarsi, ultimi alle paghe, ultimi ai premii, erano poi gl' Italiani i primi a venire congedati, ed i primi al macello; perchè gli Spagnuoli e i Tedeschi voleansi serbare per le grandi occasioni (2).

Qualche anno dopo di questo vano tentativo, la A. 1557 calata d'un esercito francese indusse il cardinale Madrucci, il quale era preposto al governo della Lombardia, a descrivervi ed armarvi 18 mila uomini. Nel 1614 il marchese dell'Hinoyosa, trovandosi in necessità di mandare alla guerra di Casale tutti i presidii,

(1) Gosellini, Vita di D. Ferrante Gonzaga, p. 207 e segg. (Venezia 1579).

(2) Quando nel 1547 Carlo V licenziò l'esercito che aveva guerreggiato in Germania contro i Protestanti, «gli Italiani, « narra uno storico, si partirono in estrema povertà, men«<tre andavano da uscio ad uscio accattando il pane per << l'amor di Dio; e di un tanto numero pochi si ricondussero nelle patrie loro: la qual calamità non una volta solo, nè solo in Germania, ma e molte volte e in diversi luoghi agli Italiani è avvenuta ». Conti, Storie, lib. II. f. 40.

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institui pure dentro di Milano una milizia civica con onori e privilegi, i quali durarono sino al secolo scorso (1).

Tuttavia questi non furono che frutti momentanei di passeggiero pericolo: cessato il pericolo, risorgeva il sospetto, e la milizia non ancora nata veniva abbattuta. La sicurezza della Lombardia fu dai dominatori riposta nelle molte fortezze, e nelle guarnigioni spagnuole. Appena qualche Italiano veniva ammesso nella cavalleria (2).

Maggiore liberalità fu usata dagli Spagnuoli verso il regno di Napoli; ma colà la quistione non era già di favorire i sudditi, bensì di atterrare la baronía. Cominciossi dal mutarle l'obbligo del personale servigio in un annuo tributo detto adoa, e in altri aggravii pecuniarii. Quindi i frequenti sbarchi dei Turchi A. 1563 sforzarono il vicerè duca di Alcalà a creare il battaglione delle milizie. A tale uopo ciascuna terra doveva somministrare cinque uomini per ogni centinaio di fuochi, dei più idonei ed agiati. Questi furono riuniti in compagnie di 500 uomini caduna: al comando d'ogni compagnia il vicerè elesse un capitano, il quale poi nominò l'alfiere, il sergente e i capisquadra. Durava il servizio otto anni: in tempo di pace era compensato colle solite esenzioni e franchigie, in tempo di guerra con un soldo uguale a quello delle altre

(1) Verri, Storia di Milano, t. IV. p. 151 (Milano 1825). (2) Ranke, Hist. des Osmanlis et de la mon. esp., p. 302. 385.- La cavalleria era divisa in undici compagnie d'uomini d'arme, e otto di cavalleggeri, mètà armati di lancia, metà d'archibusi. Milano, Pavia e Cremona erano tenute a freno con cittadelle: Como, Lodi, Tortona, Novara ed Alessandria avevano presidio spagnuolo.

soldatesche. Dall'aprile al settembre i capitani dovevano assembrare la loro gente ed esercitarla.

Tale fu il tenore della prammatica: sette anni trascorsero prima ch'essa venisse posta ad esecuzione. Al fatto si trovarono 74 compagnie di 300 uomini l'una (1). Nel 1615 il vicerè conte di Lemos le riformò e ridusse a 82 compagnie di 230 uomini ciascuna; scelse ad istruirle nove sergenti maggiori; ordinò di rinnovare i ruoli ad ogni ottavo anno, e impose alle rispettive Comuni il carico di somministrare alle milizie le armi e una parte delle paghe. Ventiquattro anni di poi il duca di Medina, per risuscitare l'onore di quelli, che si trovavano descritti nella milizia, li pareggiò nei giudizii criminali alle persone nobili, e proibi ai baroni di assoggettarli dopo il servizio militare a lavori vili (2).

Ciò quanto alla fanteria. Quanto alla cavalleria, diremo ch'essa fu stabilita nel regno di Napoli dal cardinale Granuela, e confermata e ridotta al novero di 1800 armati nell'anno 1580. Nel 1630 il vicerè conte di Monterey dispose, che un uomo per cento fuochi o famiglie servisse nelle ordinanze a cavallo: il che ne avrebbe portato il numero a 4000, perchè calcolavasi che nel regno fossero 400 migliaia di fuochi o due milioni d'abitanti. Pure il risultato riuscì molto lontano dall'aspettativa, non meno per l'incuria di chi comandava, che per la poca volontà di chi obbediva (3).

(1) Pragmat. regni Neapol., Pragm. 2. tit. 88 (Napoli 1682). Parrino, Teatro dei vicerè, t. I. p. 199. 10.

(2) Pragmat. regni Neapol., tit. 88. pragm. 6 e 16. (3) Parrino, Teatro dei vicerè, t. II. 14. 175.

Così perseverò sino alla fine del xvII secolo la milizia nazionale del regno di Napoli, ora ravvivata da qualche accesso momentaneo di zelo di alcun vicerè, ora sepolta nell'obblío e nel disprezzo. Del resto, e ognuno lo sapeva, la vera difesa dello Stato era dai dominatori fondata nei 5600 Spagnuoli di presidio, nei 450 cavalleggeri, e nelle sedici compagnie d'uomini d'arme, parte Spagnuoli parte Italiani, immediatamente comandate dal vicerè (1).

Più schiette ed efficaci erano le riforme militari nell'opposta estremità dell'Italia.

VI.

Cresciuta lentamente per via di eroici sforzi e di indomita costanza, la casa di Savoia erasi, come per miracolo, tirata fuori di fra il tempestoso cozzo della Francia e della Spagna. Alla pace di Castel-Cambresi il duca Emanuele Filiberto in premio de' suoi gloriosi sudori riebbe i proprii Stati; e tosto pose mano a risuscitarne le forze, e piantare i semi di più grande

avvenire.

Tre distinti elementi erano fino allora concorsi a formare la milizia ducale, le terre cioè del proprio dominio del principe, i Comuni, ed i vassalli. Patti particolari regolavano le obbligazioni militari dei Comuni verso il duca. Solitamente nelle spedizioni ordinarie o cavalcate ogni casa doveva somministrare un uomo, il quale militava a proprie spese, fra certi limiti però di tempo e di luogo. Ne erano dispensati i famigli, i campari e custodi delle greggie comunali, i mugnai, i fornai, e chiunque aveva età minore dei 18 (1) Relaz. di Napoli, p. 305 (Tesoro politico, t. I).

o superiore ai 60 anni. Ciò non pertanto nel caso, in cui il nemico avesse invaso il paese, o si stesse per venire ad una battaglia generale, niuno andava esente dalla milizia. Un araldo percorreva le vie, gridando fuori fuori; e tutti di qualsiasi stato dovevano uscire di casa, e raccogliersi sotto le rispettive bandiere. Nelle terre fortificate il ristauro e la conservazione delle mura era a carico degli abitanti. La guardia di esse nei tempi ordinarii era fatta dalle bande, specie di soldatesca composta in parte di sudditi immediati e in parte di volontarii del paese stipendiati per cotale servizio (1).

Ciò per la fanteria. Componevano la bandiera, ossia lo squadrone a cavallo di Savoia, i vassalli ed i cavalieri più segnalati, cui l'esempio del principe, l'amore della gloria, la speranza di maggiori feudi e privilegi riempivano di quella bravura e di quell'entusiasmo, che valsero talvolta a ricoprire gli enormi difetti del sistema feudale.

In codesta guisa era regolata la milizia nella Savoia e nel Piemonte, primachè l'invasione e la lunga occupazione militare vi mandassero ogni cosa in confusione e desuetudine. Il duca Emanuele Filiberto, rientrando nel dominio dei padri suoi, non trovò più se non vassalli ritrosi, leggi smenticate, e degli antichi ordini appena quà e là alcun vestigio privo di unione e fermezza. In tali estremità cominciò dal rifabbricare le fortezze, e ristabilire nelle terre murate le bande, prima di 200, poi di 800 uomini caduna: quindi sotto

(1) Statut. civit. Secus., p. 14. 21. - Statut. Taurin., p. 546. -Statut. Epored., p. 1095.- Statut. Montiscal., p. 1354. 1360 (Mon. hist. patr. legg. ).

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