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bilmente in una giornata campale, od in un onorato assalto, come cosa acquistata se la riteneva. E l'insegna era veramente alle soldatesche il più certo indizio per riunirsi, non si costumando ancora di vestirle con divisa uniforme (1). Bensì distinguevansi le genti di un esercito da quelle di un altro mediante una banda o lista di panno cucita sopra il vestito, la quale per gli Imperiali era rossa, è pei Francesi bianca. I più tristi soldati l'appuntavano soltanto al braccio o altrove, per poterla in caso di pericolo gettar via ó nasconderla.

IV.

Cosi reclutavansi, così armavansi, così mandavansi alla guerra le soldatesche del xvi e del xvII secolo. Ma il capitano, che per ciascuno dei suoi uomini riceveva un soldo fisso dal principe, non lo distribuiva già tutto, nè in uguale misura: onde il rubare su le paghe dei soldati era cosa, non che conosciuta, assentita quasi. Rubavano adunque i capitani, rubavano i sergenti, rubavano i tesorieri ed i pagatori, i quali per usufruttare a proprio vantaggio gli stipendii dei soldati, ritenevano loro le tre, le sei, le otto paghe: rubavano i forieri, i quali, mandati due o tre di innanzi a stabilire gli alloggiamenti, s'internavano nei paesi fuori di strada, e ordinando le stanze là dove non si dovevano ordinare, oppure ordinandole per mille là dove cento appena avevano ad alloggiare, sforzavano i miseri abitatori a riscattarsi dalle angarie con doni, che divenivano esca per altre angarie.

(1) Le divise uniformi furono per esempio introdotte nell'esercito francese solamente verso il 1662.

Eravi tal capitano, che per mostrare di avere maggior numero di gente faceva passare alle rassegne più volte lo stesso soldato, o celava le mancanze degli uccisi e dei fuggiti, o rappresentava in vece dei soldati i proprii servitori (1): e così si appropriava non solo le paghe dei mancanti, ma ancora tutti i caposoldi e vantaggi straordinarii; perchè invece di spartirli equamente, li faceva caricare sopra quelle paghe morte o passatoi. Nè i colonnelli o maestri di campo abborrivano da simili ribalderie; anzi partecipavano nei guadagni, e le autenticavano nella propria compagnia colonnella (2).

Frattanto le vittovaglie preparate all'esercito nascostamente vendevansi, o cambiavansi; le munizioni andavano a sperpero; i popoli raggravavansi di taglie, le quali non erano appena pagate, che ripetevansi; e tuttavia le imprese per difetto d'uomini, d'ordine e di provvisioni rovinavano. Di qualunque cosa entrava nel campo, di qualunque n'esciva, di qualsiasi bottega, che vi si apriva, si pagava tributo al maestro di campo generale; e da esso pure le terre e le città dovevano sovente ricomperarsi con ricchi presenti dagli insulti e dal saccheggio (3).

Grandissima era in mezzo al fasto spagnolesco la

(1) Questo nel linguaggio militare de' tempi dicevasi far falsa posta. Si chiamava paga morta la paga, che si riscuoteva a nome di un soldato assente o morto. Si chiamavano passatoi i servitori e l'altra simile gente, che il capitano presentava alle rassegne in cambio dei soldati.

(2) Cinuzzi cit., II. 85; III. 136. 376. 381.

Adriano cit., III

(3) Centorio, Discorsi di guerra, discorso III. p. 50 (Venezia 1566).

confusione e la negligenza nelle pubbliche faccende; per cui non senza stupore avresti mirato congiungersi la prodigalità all'avarizia, la dilapidazione nelle cose superflue alla miseria nelle più essenziali. Già narrammo, come l'estrema inopia aveva conciliato il nome di bisogni alle reclute, che uscivano da quel regno. Le terre d'Italia fornivano loro tomba o ricco

stato.

Non di rado il disordine dell'amministrazione, e le strettezze delle finanze resero la quantità dei soldati piuttosto d'imbroglio e d'inganno che di vantaggio Carlo v (1). Differivansi infatti sovente perfino sei o sette mesi le paghe agli stipendiati: le rimesse, arrivate tardi, sofferivano ancora altri aggravii: s'aggiungevano (dice un autore contemporaneo) « le strane <«< condizioni e i lunghissimi termini de'mercatanti, i << quali ora comprendeano ne❜loro partiti somme nota<< bili di crediti vecchi, non tanto loro quanto d'amici, <«<e talora comprati: ora di pagar ricusavano, se prima << non avevano dai loro corrispondenti avviso che in «Napoli, e in Spagna fossero stati accettati i cambii « agli assegni dati; il che o per la lunghezza del cam<«<mino, o per la necessità di quegli Stati, o per la colpa << dei ministri a' quali ciò apparteneva, si tardava sem<< pre molto tempo a sapere. Laonde, sopravvenendo i << bisogni, per forza si aveano a fare di quei partiti nuovi

"

(1) « A. 1546. Pagava l'imperatore in questo suo ultimo « esercito da intorno a 40 mila fanti, e non ne aveva 25 mila. Pagava più di 7 mila cavalli e non ne aveva 4 mila. Aveva egli designata tre anni continui la vittovaglia, ed « aveva dietro alle spalle paese amico: pur nel cominciar la «guerra gli mancò. Mancorno ancor nel principio i gua« statori . . . . . ». Relaz. venete, p. 339 (serie I. vol. I).

<«< altri partiti: e dei partiti nuovi, nuovi interessi na<< scevano, intanto che le somme, quantunque grandi, <<< che gli venivano rimesse, piccole divenivano e di « poco frutto, e (quel che peggio era) non si aveano << mai a tempo, nè per altro che per pagare debiti « fatti, o rappezzare. Oltre a questo, se dar si voleva << ai soldati alcun soccorso o trattenimento di denari << per tenerli contenti infino a tanto che pagar si po« tessero, o non voleano accettarlo, e pigliavano occa<«<sione di ammutinarsi, o se pur l'accettavano, dice<«< vano non esser tenuti di servire, nè servivano (1) ».

Non è a dire se i soldati pensassero a rifarsi con usura sopra i sudditi di codesti ritardi. Già i paesi, sia nemici, sia amici, erano per così dire concessi loro in preda. Per conseguenza si figuri il lettore, quale ne dovesse essere la desolazione, allorchè una sola provincia era costretta a sostentare tutto un esercito. Sepperlo i Milanesi nel 1528, quanto niun altri poteva vendere pane in città, che il governatore spagnuolo, e il popolo o periva di fame per le vie piene di ortiche, o spatriava a stormi, abbandonando agli oppressori case e poderi (2).

(1) Gosellini, Vita di D. Ferrante Gonzaga, p. 144. (2) Guicciard., Storie, XVIII: 325.

« La povertà del re cattolico, primo di questo titolo, diede «< in Italia principio ad un modo di alloggiamento calami« toso a' popoli, e che tanto è come dar in preda all'ava<«<rizia ed alla libidine de' soldati uno o più popoli, secondo <«<le occasioni.... ». Scipione da Castro, Istruz. aʼ principi, p. 363 (Tesoro politico, t. II).

« A. 1537. La maestà del re mi significa ch'io tenga la "mano che li soldati vivano honestamente: io non ho fatto «< altro may, et reparato più che ho potuto et reparo in li <«< altri lochi: ma in Cherri è caso desperato, con tutto che'l

Raffrenò alquanto codesto bestiale spogliamento dei sudditi D. Ferrante Gonzaga, governatore della Lombardia, instituendo le contribuzioni militari. A tale effetto il contadore dell'esercito compilava una lista di tutti i soldati spagnuoli e italiani; dei tedeschi non già, perchè questi non si accontentavano delle contribuzioni, ma volevano denaro contante. Coll'aiuto di siffatta lista il maestro di campo generale e il generale commissario ripartivano l'alloggiamento delle soldatesche tra i più benestanti della provincia, obbligandoli inoltre a provvederle di pane, di vino e di carne, secondo le tasse prestabilite, e pagar loro un soldo corrispondente ai gradi ed al genere di milizia esercitata. Per esempio, la contribuzione mensuale di un cavalleggero in tempo di guerra computavasi di cinque scudi in denaro, e due in roba. Potevano i popoli scontare in denaro l'obbligo di somministrare i viveri; e allora i soldati si provvedevano del bisognevole alla piazza (1).

Ma questi erano rimedii, che non levavano il male. Dinanzi agli occhi delle soldatesche stava il mal esemmaestro di canpo non attenda ad altro..... ». Lett. di Guido Rangoni (Molini, Documenti di storia italiana, no 418).

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Mais, sire, à présent dicte cité se trouve en grant douleur et soucis. Car encore, que par ledict monseigneur de Humières etc......, néantmoins la malice des aulcuns soldats est si grande et l'amour qu'ils portent a V. M. si petite, que estant ledit monseigneur de Humières dedans Thurin, par deux ou trois fois ils ont comancé meitre les vivres de la place à sacq et ont menassé de saquegier monseigneur de Boutières et le reste de la ville. Et soubdain que leur payement fault, ils menassent de meitre Thurin à sacq, et battent les citoyens etc. ». Lettre de la ville de Thurin etc. (Ibid., no 420).

(1) Gosellini, Vità di D. Ferrante Gonzaga, p. 380.

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