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congegnava ponti sospesi e galleggianti, batterie flottanti, dicchi e case portatili, sotto le quali avanzarsi alla espugnazione di Ostenda (1): quale vi dava forma di disciplina al traino dell'artiglieria, e stabiliva un'accademia per esercitarne ed istruirne i soldati (2). Colà pure un Mantovano per nome Federico A. 1585 Zambelli usava la prima volta alla difesa di Anversa una macchina infernale contro il ponte costrutto dai nemici per barrarle il fiume. Infine sotto Berg-opzoom un oscuro Italiano disertore proponeva agli Olandesi di fare palle vuote di ferro, ma piene di polvere con esca, e gettarle sopra la città assediata, affinchè crepandosi nel cadere mettessero ogni cosa a soqquadro. Erano queste le bombe: ma mentre l' Italiano preparava l'artificio, una scintilla cadde sopra le polveri, e il loro scoppio privollo simultaneamente di vita e di fama (3).

Del resto quanto all'arte del fortificare è certo che le opere esterne ebbero nelle Fiandre per menti italiane le prime origini e i primi risultamenti: mentrechè i Francesi erano tanto lontani dall'immaginarle, che se ne facevano anzi beffa (4). Il Tensini da Cre

(1) Pompeo Targone romano.

(2) Andrea Cantelmo. V. Lionardo da Capua, Vita del Cantelmo, lib. IV. 108.

(3) Bentivoglio, Guerre di Fiandra, parte II. lib. II. — Daniel, Hist. de la milice française, lib. VII. - Fam. Strada, Hist., dec. II. lib. X.

(4) « Nos pères se mocquoient de tant d'inventions, dont on se serve pour la fortification des places, et disoient que c'étoient inventions italiques, et qu'un bon gros rempart suffisoit pour garantir les hommes de l'impétuosité du canon, sur lequel il se falloit défendre pique-à-pique. Depuis on s'avisa de mettre à quelque place une demilune devant la courtine Noue, Discours.

.». De la

ma, dopo avere fatto diciotto assedii e sostenutone quattro, parlava pel primo, credesi, delle mezzelune, e ne stampava i disegni.

Stanchi di questo faticoso vivere, sugli ultimi loro di raccoglievansi in patria gl' ingegneri italiani col denaro acquistato a prezzo di sangue; e il frutto dei pericolosi esperimenti e delle lunghe loro osservazioni spremevano in un libro e pubblicavano, gli uni degli altri inconsapevoli o gelosi, raddoppiandosi sovente la fatica pel maledetto impedimento del non conoscersi e star divisi. In tal modo escirono gli scritti di Gabriello Busca, di Francesco Paciotto, del Bellucci, di Giacomo de'Lantieri, di Marc'Aurelio Pasino, di Antonio Lupicini, di Girolamo Zanchi, del Maggi, del Castriotto, dell' Alghisi, di Giambattista Isacchi, di Carlo Teti, del Lorini, del Sardi e di Francesco de'Marchi.

A segno di quanto avevano operato gli Italiani nell'arte di oppugnare e di difendere le piazze, ne trasmisero alle lingue d'Europa le parole principali (1).

VI.

Sinchè l'arte nautica non giunse a tal punto di perfezione da sbandire dai mari le galere a remi per sostituirvi grosse navi guernite di più ordini di artiglierie, e sinchè Genova e Venezia serbarono qualche vestigio dell'antica fama e potenza, un'altra specie di milizia mercenaria si educò in Italia. È noto come non meno la sapienza civile e l'opportunità del sito, che

(1) Come parapetto, bastione, cittadella, merlone, gabbioni, casematte, caserma, banchetta, cunetta, lunetta, controscarpa, palizzata, spianata, mezzaluna ecc.

il valore e l'attività avevano nel medio evo ridotto in tre repubbliche italiane il commercio del Mediterraneo. Ogni ricco Genovese, per es., nobile o popolano, era mercatante, ogni ricco mercatante era padrone d'una o più navi armate per guerra e commercio. Tutti costoro ad un bisogno accorrevano a difendere lo Stato, ed opponevano, quasi senza pubblica spesa e fatica, numerose flotte al nemico: salvata la patria, secondo le circostanze o rimettevansi ai traffichi, o tragittavano i crociati a Costantinopoli, in Palestina, in Egitto, oppure, dopo avere rinforzato le ciurme, passavano agli stipendii della Francia, dell' Inghilterra, di Napoli o della Sicilia. Per tal modo i privati cittadini di Genova diventavano ammiragli di Filippo Augusto, di Luigi Ix, di Filippo il Bello, di Roberto d'Angiò, di Federico d'Aragona. Varie erano adunque le fonti dei loro guadagni; guerra, commercio, contrabbando, crociate, ed a caso disperato anche la pirateria.

Contratti speciali, non altrimenti che pei condottieri di terra, regolavano il servigio di cotesti capitani di navi (1). Altri di essi recavansi a stipendio con una sola nave, altri ne riunivano molte tra le proprie e quelle degli amici, le offrivano a qualche principe, e col titolo di ammiraglio le comandavano. Esiste ancora il trattato del 25 ottobre 1557, pel quale un Antonio Doria di Genova si obbliga a servire il re di Francia con tante galere quante questi vorrà, sino al numero di 20, al soldo di 900 fiorini d'oro al mese per ciascuna. I patti furono i seguenti.

(1) V. alla nota XXX alcuni contratti passati con essi in diversi tempi.

Il detto Antonio Doria militerà contro il re d'Inghilterra e contro qualsiasi nemico della Francia.

Sopra ogni galera saranno 210 uomini, ben armati, e fra essi un padrone, due comiti, due scrivani, 25 balestrieri e 180 rematori. Saranvi 600 verréttoni ossia grossi stráli, 300 lancie, 500 dardi e le altre armi in proporzione.

Il servizio principierà col primo giorno di aprile. Il mese sarà di 30 giorni.

Oltre la paga, il detto Antonio Doria avrà la metà di tutti i guadagni che verranno fatti sopra il nemico, tranne le città, le castella e i prigionieri.

Comincierà il detto Antonio Doria a presentare in Genova mallevadori sufficienti della sua fede. Quindi il re per risarcimento degli apparecchi farà pagare mille fiorini d'oro a ciascun padrone di galera. Tale somma sarà sbattuta sopra le paghe: ma se prima del gennaio il re protestasse di non aver più bisogno delle suddette galere, gliene sarà restituita la metà.

Nel caso che il re voglia servirsi delle dette galere, farà pagare nel febbraio a ciascun padrone di esse una somma uguale alla prima, e altri 1600 fiorini al decimo giorno di marzo.

La durata del servizio computerassi dalla partenza delle galere da Genova. Sarà di quattro mesi: ma il quarto verrà speso nel ritorno.

Il detto Doria avrà 100 fiorini al mese di suo piatto, oltre ad altri dieci pel mantenimento di un chirurgo.

Quando il re non facesse guerra coll' Inghilterra, potrà valersi delle galere suddette contro i Saraceni od altri nemici, oppure anche per trasportare roba

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in qualsiasi paese: ma allora i padroni di esse avranno diritto alla terza parte di tutti i noli ».

Fra i padroni delle 20 galere si trovarono 9 Doria, 4 Spinola, un Grimaldi ed un Cattaneo (1).

Durarono questi usi ancora nei secoli seguenti. Perfino l'Inghilterra sotto il regno di Enrico vi reclutava le sue flotte nei porti di Genova, di Venezia e delle città Anseatiche (2). Quasi tutte le 40 galere che il re di Francia teneva nel Mediterraneo, appartenevano a privati. Il re passava loro 400 scudi al mese, ed eglino si obbligavano di vestire ed alimentare tutta la ciurma: solo nel caso di qualche spedizione guerresca il re pagava sopra ciascuna di esse galere 40 soldati (3). Aggiungeremo, che fra quelle che nel 1560 combatterono coi Turchi alle Gerbe, due appartenevano a un Cicala, una ai Marii di Napoli, una a un Bendinello Sauli, una al cardinale Vitelli (4). Non altrimenti si sostentarono nel loro esiglio i Fiorentini Leone e Filippo Strozzi, e Carlo Sforza priore di Lombardia, capitano dapprima di 4 galere per la Chiesa contro i Turchi, poi per la Francia contro l'impero, alla fine per l'impero contro la Francia (5).

Una non dissimile carriera aveva condotto Andrea Doria a tanto sublime grado da poter rifiutare il principato della propria patria.

Furono le sue prime azioni da capitano di ventura.

(1) Jal, Archéologie navale, t. II. p. 335.

(2) Cambden, Hist. regni Elisabeth, part. I.

(3) Relaz. Soranzo, p. 420 (Relaz. venete, t. IV). (4) Lettere de' principi, t. I. p. 215 (Venezia 1562). (5) Adriani, Storie, lib. VIII. 473; XIII. 23; XVII. 176. Brantôme, Vie de Philippe Strozzy.

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