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CAPITOLO QUARTO.

Conseguenze e vestigia morali e politiche
delle compagnie di ventura.

I. Le compagnie di ventura furono in Italia la esterna espressione del suo stato politico durante il XIV e il XV secolo.

II. La instituzione delle compagnie di ventura cooperò forse ad affrettare i progressi delle arti e dell'industria in Italia. Ma questo vantaggio sarebbe stato contrappesato da enormi danni. Danni materiali.

III. Danni che la instituzione delle compagnie inferì al morale dei principi. Ludovico il Moro ne riassunse la politica: sue vicende e massime.

IV. Danni che la instituzione delle compagnie inferì alla morale pubblica dei popoli d'Italia. Disformità che ne nasce tra suddito e soldato.

V. Danni che la instituzione delle compagnie inferì alla morale privata dei popoli d'Italia.

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CAPITOLO QUARTO.

Conseguenze e vestigie morali e politiche
delle compagnie di ventura.

I.

Prima di accingerci a ricercare le vestigia lasciate nella vita morale e politica dell'Italia dalle compagnie di ventura, riputiamo necessario di accertare e svolgere un fatto. Questo fatto si riduce in ciò che le compagnie di ventura furono in Italia una verace espressione dello stato politico, nel quale esistettero: sicchè, posto tale stato, esse ne dovevano essere il necessario segno, appoggio o risultato.

A siffatta conclusione si arriverebbe direttamente, solchè in astratto si volesse osservare, come la società non si mantiene senza il potere, nè il potere senza la forza, e come perciò questi tre elementi debbono di maniera operare l'uno sopra l'altro, che la forza non si modifichi senza che il potere se ne risenta, nè la società possa rimanere estranea a tutto quanto alteri le condizioni del potere. Ma la questione è tanto importante, che gioverà esaminarla più minutamente.

Da corrotta fonte scaturi l'uso delle armi mercenarie in Italia. Allorchè l'italiana indipendenza venne stabilita nel trattato di Costanza, il nerbo della milizia era la cavalleria composta dei più ricchi ed onorati cittadini. Le discordie intestine, scoppiate bentosto e durate per tutto il XIII secolo, col generare esigli, morti e devastazioni, apportarono questi due mali che le città rimasero prive dei più segnalati

abitatori, epperciò della migliore cavalleria, e che sopra le comuni gare potè innalzarsi un personaggio o cittadino o forestiero, il quale sotto il proprio impero riuni i discordanti umori.

In entrambi i casi fu uopo di assoldare mercenarii estranei nel primo caso, perchè gli eserciti erano vuoti, e mancavano i cittadini a riempirli; nel secondo caso per la medesima ragione, e perchè il nuovo signore non si fidava di opprimere i cittadini col braccio dei cittadini. Gli uffici di potestà e di capitano del popolo furono sovente di scusa o di strumento a tale artifizió: le guardie lasciate in Italia dai re Svevi e Angioini, le genti condottevi d'oltremonte dagli imperatori e dai sommi pontefici, quelle chiamatevi dall'un partito per trionfare dell'altro, ingrossarono i drappelli dei venturieri dispersi per la penisola. Li ingrossarono altresì i vagabondi e i fuorusciti, pullulati a dismisura in conseguenza delle continue guerre, e della confusione degli ordini sociali. Si aggiunga che i progressi dei primi soldati di ventura sconfortavano dalla milizia le poche città, che se ne erano ancora serbate illese, e le rivolgevano ad imitare gli esempi dei tiranni vicini. I quali intanto, per assecurarsi meglio dei seggi usurpati, allontanavano affatto dall'esercizio delle armi la popolazione delle città, e appena vi concedevano un oscuro luogo a quella del contado (1).

Alla fine, dopo varii ed inutili sforzi, i cittadini

(1) Il Piemonte, come lo Stato ch'ebbe una costituzione e una storia affatto diversa da quella del resto dell'Italia, è evidentemente escluso da tutte queste considerazioni. Ciò vogliamo notato per sempre.

diventarono sudditi, ed avviliti e disarmati piegarono al giogo le cervici.

Ciò succedeva, massime nell'Italia centrale, verso i principii del XIV secolo. Cinquant'anni dipoi quelle signorie erano quasi tutte diventate ereditarie. Tuttavia la loro origine non era ancora tanto lontana, che si ardisse negare di averle ricevute dal popolo. Perciò, quanto erano più modesti i titoli, tanto più si mostrava violento e sospettoso il comando. In tali estremità l'uso de'mercenarii diveniva indispensabile.

Che se Napoli ed alcuni comuni o repubbliche, come Firenze, Genova e Venezia, atteso la postura, o la politica loro costituzione, o la natura dei proprii esercizii, si salvarono dal primo di quei due mali, non si conservarono ugualmente immuni dal secondo. Quanto a Napoli, il sistema feudale (come già osservammo altrove (1)) lo conduceva direttamente alle milizie stipendiarie: quanto a Genova e Venezia, vi erano esse menate dall'indole della propria attività tutta fondata sui traffici marittimi: quanto a Firenze ed alcuni altri Comuni, comincieremo per dire, che essi non evitavano la servitù se non se a salti, e che per altra parte le gare intestine vi producevano, rispetto alla milizia, pressochè le stesse necessità, che nelle città vicine produceva la tirannide.

Oltre a ciò due cause li trascinavano prepotentemente a servirsi dei mercenarii. In primo luogo, e tutti il sanno, allorchè due potenze si guerreggiano a lungo con milizie diverse, quella di esse che si trova colla milizia più debole imita a poco a poco la milizia nemica. In secondo luogo, la popolazione di (1) V. parte I. cap. III. §. 1.

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