Immagini della pagina
PDF
ePub

segretamente i disegni ai generali dell'esercito imperiale. Tale era quell'anima, benchè inferma, e tra le catene da schiavo!

Dopo molti e vani tentativi, finalmente una sua lettera pervenne a Venezia, e non molto poi gli giungeva una risposta annunziatrice di prossima liberazione. Ma tanti ostacoli si attraversarono all'effettuazione di essa, che le trattative vennero rotte, e i suoi padroni, per levarsi qualsiasi noia e sospetto, gli protestarono di volerlo vendere altrove. Ciò gli avrebbe chiuso forse per sempre ogni via di salute; se fortunatamente alcuni Turchi, guadagnati a prezzo d'oro, non avessero trovato modo di rapirlo e con- A. 1684 durlo a Venezia (1).

Quasi altro uomo il conte Marsigli arrivò tra i suoi, Indi a non molte settimane combatteva sotto Buda alla testa della sua compagnia. Essendo poscia stato spedito a Vienna per sopravvedervi la fonderia dei cannoni, vi intraprendeva utili ricerche intorno l'accensione e la forza della polvere, e le notificava al celebre Viviani, e proponeva al governo parecchi miglioramenti circa la forma dei cannoni e il modo di gittarli.

Nel 1685 la diligenza da lui usata nel ridurre a difesa la città di Strigonia ossia di Gran nell'Ungheria inferiore, gli fruttò il grado di luogotenente colonnello. Con questo grado ritornò all'assedio di Buda; dove il suo ingegno e il suo coraggio riuscirono molto proficui. Fu anche suo il parere di darle un assalto generale; il che venne eseguito felicemente. Avresti

(1) Fantuzzi, Vita del Marsigli, p. 39 (Bologna 1770). — Fontenelle, Eloge du comte Marsigli.

allora non senza meraviglia mirato il Marsigli superare il dolore di una grave ferita, e fra il tumulto dei combattenti, di sotto alle macerie, di mezzo alle fiamme aprirsi la strada alla biblioteca Corvina per salvarne i preziosi codici, di cui più tardi arricchiva il patrio Istituto.

Fu quindi a mano a mano compagno del duca di Lorena nella guerra contro i Turchi, ambasciatore al papa, ingegnere, segretario di ambasciata a Costantinopoli, e nuovamente svaligiato, e nuovamente ferito e lasciato per morto. Tuttavia non trascurava il più sottile ritaglio di tempo; ma, cambiata la spada nella penna oppure nel coltello anatomico, e sotto le batterie nemiche, e fra i politici negoziati, e nelle maggiori strettezze della fortuna, o preparava la grand'opera intorno al Danubio (1), o scriveva preziose memorie circa l'idrografia, i monumenti, la storia, la statistica, la botanica, la meteorologia dei luoghi da lui visitati, ovvero raccoglieva e illustrava anticaglie, e di tratto in tratto spediva a Bologna, insieme colle code da bascià e cogli altri trofei della guerra, mappe, disegni, curiosità, statue, rilievi antichi, e libri, e oggetti di storia naturale. Nel medesimo tempo faceva fabbricare in patria una specola, e la dotava di strumenti ottici.

Generoso, benchè scarso di sostanze, il Marsigli rifiutò doni, quando l'accettarli era onesto; ma la caldezza dell'animo suo gli procacciò nemici, e la qualità

(1) Venne essa pubblicatà affatto nel 1726 col titolo « Da« nubius Pannonico-mysicus observationibus geographicis, astronomicis, hydrographicis, historicis, physicis perlustratus, et « in sex tomos digestus. Hage Comit, 1726 ».

[ocr errors]

sua di straniero glieli rese pericolosi. Il più terribile di tutti fu il principe di Baden. Cominciarono ad accusare il Marsigli di peculato: egli si difese davanti ad una deputazione straordinaria di giudici, e ne uscì assolto; ma non potè per allora impetrare che la sua innocenza venisse legalmente acclamata da un consiglio di guerra. Fallito quel colpo, i suoi nemici tentarono di toglierlo di mezzo mediante il pugnale d'un assassino: lasciovvi la vita il cuoco, preso in iscambio di lui: il Marsigli ferito e malconcio rimase al congresso di Carlowitz, ove le sue profonde cognizioni dei luoghi lo rendevano utilissimo. Venne egli infatti dopo la conclusione della pace eletto plenipotenziario a segnare i confini tra il Turco, la Polonia, i Veneziani, e l'Austria. Eseguiva questo carico, quando gli si affacciarono i monti di Rama, tra i quali era stato schiavo 15 anni avanti. Tosto fece fare ricerca degli antichi suoi padroni, li accolse cortesemente, li tenne seco parecchi dì, e nel congedarli donò loro mille agnelli e 300 zecchini, oltre ad un pingue benefizio militare, che ottenne in loro favore dalla Porta (1).

Più che il grado di generale, gli fu caro premio per codeste fatiche la facoltà concessagli dall'imperatore di provare innanzi ad un consiglio di guerra la falsità delle antiche imputazioni. Ma altre e assai più dolorose ferite gli apparecchiava la perfidia de' suoi avversarii.

Avevano gli imperiali nel 1702 messo l'assedio alla fortezza di Landau, e il principe di Baden sopraccennato lo guidava. Al Marsigli, venuto a rafforzare gli assedianti con cinque mila uomini, parvero le linee (1) Fantuzzi, Vita cit., p. 183.

dell'oppugnazione troppo larghe. Ne fece parola con un Garelli, bolognese, medico dell'arciduca Giuseppe, sotto il cui nome si trattava la guerra; e con promesse e con doni lo indusse a persuadere il suo signore della necessità di avanzare le artiglierie e le trinciere, ed avvicinarsi al fosso. L'arciduca restò capace delle ragioni allegategli dal suo medico: il Marsigli fu sostituito nell'ufficio di primo ingegnere all'italiano Fontana, il quale era stato ucciso nelle trinciere, e in quattro giorni la piazza fu astretta a capitolare.

:

Se il principe di Baden ne sdegnasse e pensasse a vendicarsi, non è a dire. Sapeva che il Marsigli era nemico del conte d'Arco tenente maresciallo mandollo perciò sotto i costui ordini a difendere Brissach. Era la città mal guernita di mura, di artiglierie e di gente; ed alcuni traditori accrescevano difficoltà alla difesa. Il Marsigli instò presso il conte d'Arco, acciocchè facesse venire quanto era d'uopo: non veggendo effetto dalle sue istanze, ne scrisse al principe stesso di Baden; ma non ne ricevette risposta. Allora di per sè provvide ai primi bisogni, chiamò nella città 700 uomini del suo reggimento, impegnò per pagarli i proprii beni e le proprie argenterie, rescrisse a Vienna, protestò, chiese commiato: insomma tanto si infervorò, che il conte d'Arco lo mandò agli arresti.

L'imperatore, ingannato intorno a queste faccende, rispondeva imponendo che badassero bene, e che la piazza di Brissach resistesse sino all'ultimo. Ma a difenderla mancavano troppe cose. Giusta il presagio del Marsigli, il nemico attaccò il bastione di s. Giu

seppe, e sforzò la città a capitolare. Ciò venne attri buito a tradimento o codardia; e per sentenza di un consiglio di guerra il conte d'Arco perdette la testa, al Marsigli fu dal carnefice spezzata la spada, e vennero tolti i gradi, le bagaglie e l'onore.

L'inaspettato e indegnissimo colpo sconvolse sulle prime l'animo di lui: non tardò egli tuttavia a riprendere spirito ed a mostrare il viso alla fortuna. Si presentò in abito di abate all' imperatore, e gli chiese giustizia; ma indarno. Allora mandò ai dotti di Europa la narrazione sincera della sua disgrazia, fece ritrarre in un quadro la scena della sua condanna, e formossi un nuovo stemma di una catena, di una spada rotta e di una luna crescente rivolta a terra e grondante sangue.

Congedatosi in tal modo dalla pubblica vita, ritirossi presso la piccola terra di Cassis nella Provenza in una villetta a riva del mare. Quivi, ignoto al mondo e quasi a se medesimo, passava il tempo a pescare, a coltivare di sua mano un giardinetto, ed a studiare e descrivere la natura de' pesci e di alcuni zoofiti. Una volta bensì ebbe a sdegno la sua povertà, e fu quando giunse a Marsiglia schiavo sopra una nave francese un cugino de' suoi antichi padroni, e gli mancò il denaro per riscattarlo. Pure tanto si adoperò presso il re di Francia, che al fine lo vide restituito in libertà.

Il papa tolse il Marsigli dalla solitudine di Cassis, chiamandolo per breve tempo al comando delle sue armi. Tornando in patria questi ritrovò i suoi beni rovinati o rapiti: ciò nulla meno pervenne a fondare in Bologna l'Istituto, nobile accademia, ove riunivansi

« IndietroContinua »