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morte che alla vita. Da questo giorno in poi i litigi cessarono in Fano tra le soldatesche (1).

Allorchè egli si trovava sotto Pavia nell'esercito del re di Francia, gli accadde un dì che correndo dietro ad un suo servitore per castigarlo, entrò nell'alloggiamento degli Svizzeri. Costoro, non avendolo raffigurato, perchè, secondo il costume, era vestito da semplice soldato, gli usarono non so quale ingiuria. Giovanni de' Medici senza più tornò addietro, raccolse la sua gente, l'ordinò a battaglia, e la mosse per sterminare gli Svizzeri. Per buona ventura il re n'ebbe notizia a tempo, ed avendoli obbligati a domandargli perdono in ginocchio, quetò lo scandalo (2).

Conosceva egli poi un modo comodissimo per rimontare i suoi cavalleggieri. Tostochè scontrava in viaggio qualche frate a cavallo, «Padre» gli diceva ridendo e presentandogli la peggiore rozza della compagnia» questa sarà buona per portarvi al capitolo; il vostro ronzino servirà per la guerra. Andate

pure ».

Tuttavia quel guerriero, che in Roma non aveva temuto di passare a viva forza con 20 famigli in mezzo a 200 avversarii armati, e che portava le gambe, il busto e le braccia segnate dell'armatura di cui non si spogliava quasi mai, non si attentava poi di dormire solo in una camera. Di tante stranezze è composta l'umana schiatta!

Questi i costumi, queste le qualità furono di Giovanni de' Medici, «< che di piccola benchè illustre for(1) Ammirato, Opuscoli, p. 192. — De' Rossi, Op. cit., p. 36. (2) De' Rossi, Op. cit., 33.

<«< tuna svegliatosi ad altissime imprese, aggiunse colla << gloria dove nessun principe italiano o generale di <«< questa nazione mai aggiungesse dopo la perduta << riputazione della romana milizia. Perciocchè esso <«< colla liberalità, colla fatica, colla industria e col << valore del corpo e dell'animo insegnò agli Italiani <«< di tal sorta il mestiero delle armi coll'esempio di «< sè, che avea ridotta una legione di soldati con tanta «< virtù e militar disciplina, che avrebbero guerreg<< giato e combattuto con qualsiasi fortissimo batta<< glione di Tedeschi od ordinanza acutissima e vir<«<tuosissima di Spagnuoli... E che fosse vero ciò, <«< avea dimostro il detto signore, massimamente in << quella passata guerra di Lombardia, dove le sue << genti, a giudizio universale, avevano fatto prove <«< maravigliose. Ed il fatto che successe poi nella « guerra di Napoli, quando elle furono al soldo di «< Firenze, lo chiarì maravigliosamente; essendo stata <«< in loro obbedienza (cosa rara nella milizia italiana <«< moderna), costanza nelle fatiche, ed animosità nel «< combattere >> (1).

Aggiungeremo che dalla scuola di Giovanni de'Medici uscirono molti ed illustri capitani, sicchè si disse che nessuno fosse stato con esso nemmanco per ragazzo, il quale col tempo non acquistasse qualche nome nella milizia (9). Furono di quel numero Sampiero da Bastelica, Paolo Luzzasco, Amico da Venafro, Pompeo da Ramazzotto, il Rosa da Vicchio, Lucantonio Cuppano, Otto Bartolani da Montauto,

(1) Segni, Storia Fiorent., lib. I. p. 33. (Citasi l'edizione di Livorno, 1830). (2) Varchi, Storia, t. III. P. 204.

Alessandro Vitelli, il conte da Caiazzo, il conte de' Rossi da S. Secondo, Giambattista Gotti da Messina, Giovanni da Torino, Marcantonio, Napoleone e Iacopo Corsi, il conte Bernardo da Lantignola, Bartolomeo dal Monte, Ivo Biliotti, brutto di corpo quanto bravo in armi, cui il Medici soleva chiamare straccaguerra, Pandolfo Puccini, di cui narreremo il miserabile fine, Iacopo Bichi, eccellente non meno negli studii che nelle armi, e finalmente quel Francesco Ferrucci, col quale cadde Firenze (1).

Qualche mese dopo la morte di Giovanni de'Medici, avendo i Fiorentini mandato ambasciatore in Inghilterra Folco de' Portinari, questi « trovò, narra un «< contemporaneo, che le bande nere erano non sola<< mente per tutta la Francia, ma per tutta l'Inghil<<< terra in grandissima riputazione; ed il re mede<< simo non pareva che si potesse saziare di lodarle ; <«< ed è cosa certa che il nome del signor Giovanni, «< così morto, era in onore e terrore incredibile ap<< presso tutti quei popoli » (2).

(1) Varchi, passim.-Ammirato, Opuscoli, p. 205.-De’Rossi, Vita cit., p. 51.

(2) Varchi, Storia, t. II. p. 30.

CAPITOLO TERZO.

Le bande nere.

A. 1526-1530.

I. Azioni delle bande nere dopo la morte di Giovanni de' Medici. Orazio Baglioni. Le bande nere nel regno di Napoli. Processo e supplizio di Pandolfo Puccini. II. Rivoluzione di Firenze. Le bande nere accorrono a difenderla. Ristabilimento delle milizie nella città e nel contado. Preparativi per resistere all'assedio.

III. Assedio di Firenze. Eroismo dei difensori. Perfidie di Malatesta Baglioni. La città mette le sue speranze in Francesco Ferrucci.

IV. Primi fatti e qualità di Francesco Ferrucci. Sua partenza da Pisa. Combatte a Gavinana e vi è ucciso. Il Malatesta si scopre. La città si arrende.

Vol. IV.

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