Storia del capitalismo italianoEsistono dei "caratteri originari" del nostro capitalismo? E quali sono? Somigliano piuttosto a dei "peccati originali"? E qual è la specificità dell'Italia nel raffronto con altri casi di sviluppo? E ancora: è una storia compatta e omogenea quella che qui si vuole raccontare, o nel corso di cinquant'anni sono intervenute modificazioni e fratture tali da trasformare il modello di partenza? L'analisi degli studiosi presentata nel volume parte dal secondo dopoguerra. È in quella fase che si presenta l'opportunità di un disegno di vasta portata per una nuova regolamentazione dei mercati. È quello il momento in cui si cerca di superare i vincoli e le asfissie ereditati dal passato: la debolezza della nostra borghesia imprenditrice, la specificità di un capitalismo che ha cominciato a vedere in funzione preminente lo Stato tra i soggetti proprietari; e lo si fa puntando soprattutto su strumenti "straordinari". Le regole del gioco, i soggetti interlocutori, gli assetti di potere, il predominio di famiglie e di gruppi, cristallizzatisi in quegli anni, segnano in modo significativo tutto il resto della parabola. Sarà soltanto sul finire degli anni ottanta, con molte resistenze e sotto la spinta dell'integrazione europea, della globalizzazione dei mercati e degli stessi costi delle scelte compiute, che si avvieranno processi di revisione in grado porre in discussione i precedenti assetti. |
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Sommario
Compromesso senza riforme nel capitalismo italiano | 3 |
famiglie e coalizioni | 117 |
Riferimenti bibliografici | 150 |
Sviluppo dei gruppi | 158 |
Riferimenti bibliografici | 182 |
Peppino Ortoleva | 237 |
Per una storia dei distretti industriali italiani | 265 |
salari profitti ed esportazioni | 320 |
Riferimenti bibliografici | 329 |
Istituzioni e dualismo dimensionale dellindustria italiana | 335 |
Riferimenti bibliografici | 383 |
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Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra a oggi Fabrizio Barca,Franco Amatori Anteprima limitata - 1997 |
Parole e frasi comuni
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