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sacristi, alla parrocchia di Orotelli, alla chiesa di Gonari, per stipendio al banditore, per riparazioni delle carceri e alimenti dei ditenuti poveri non oltrepassavano comunemente le lire 483.

Dedotte queste dal reddito sunnotato, rimanevano al marchese lire sarde 3079.

Osservazioni. Il salto di Orani è in generale, come già notammo, fertile e molto abbondante di pascoli. Il ghiandifero occupa forse la decima parte di tutta la superficie territoriale. Non vi sono terreni demaniali.

Nel sarulese un'altrettanta parte è ghiandifera, il resto generalmente piano e scarso di acque e di pascoli. Alcuni tratti sono idonei per i cereali. H salto è diviso tra' popolani. L'ottanese è quasi tutto piano, abbondante di pascoli, e granifero.

Il salto d'Oniferi è ghiandifero in una quarta parte, nel rimanente buono per l'agricoltura e la pastura. Il salto è tutto demaniale.

Il salto di Orotelli è ghiandifero per la quinta parte, nel rimanente piano, e ottimo per l'agraria e pastorizia. Un altro distretto ghiandifero è riservato al vescovo d'Alghero.

ORAZZO (Oratium), com. nel mand. di Cannobbio, prov. di Pallanza, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Casale, intend. prefet. ipot. di Pallanza, insin. e posta di Cannobbio.

Sta nella parte occidentale della valle di Cannobbio: è discosto dodici miglia dal capo di mandamento, e quattordici da quello di provincia.

Montuosa e assai difficile è la strada che attraversa la valle ove sta questo comune. Vi passa il fiume torrente Canobino, che dopo aver solcato in tutta la sua lunghezza l'anzidetta vallea mette foce nel lago maggiore vicino a Cannobbio: esso contiene alcune piccole trote.

I prodotti territoriali sono segale, civaje, castagne, patate, poco vino e canapa: ma essi non bastano che per pochi mesi dell'anno al mantenimento degli abitanti, i quali si procurano quanto loro manca smerciando nel capoluogo di mandamento un certo numero di bestie bovine, di pecore e di capre, per alimentare le quali hanno pascoli assai buoni.

La parrocchia è sotto il titolo di s. Martino: a poca distanza da essa vedesi un oratorio dedicato a Maria Vergine della cintura, il quale è posto in sulla pubblica strada che tende al comune di Cursolo, ed indi nella valle di Vegezzo: si pretende che la parrocchia di Orazzo sia la più antica di quelle che esistono nella valle canobina.

Per i pesi si adoprano le libbre da oncie 16, da 28, da 32 ed anche da 36: la moneta in corso è lo scudo di Milano per lire sei, e quello di cinque franchi per lire 6 e 15: le altre monete d'oro e d'argento al ragguaglio come sopra. Gli abitanti sono in generale assai vigorosi ed amano la fatica.

Popolazione 212.

ORBA, fiume-torrente: nasce negli Appennini da due piccole sorgenti, che scaturiscono poco al dissotto delle terre di Ciampini e di Terralba: il suo corso è da mezzodì a settentrione. Entra nella provincia di Novi in vicinanza di Morella, ad ostro di Silvano, ove riceve le acque del torrente Piota; ed innoltrandosi presso il confine di questa provincia con Acqui s'ingrossa delle acque dei torrenti Arbara ed Albedosa; tendendo poscia a Basaluzzo accoglie il Lemno; entra nella provincia di Alessandria dove principia il territorio di Predosa; bagna quelli di Fresonara, Retorto, Bosco, Casalcermelli, e dopo un rapido corso della lunghezza di 10,000 metri si getta nel Bormida presso la terra di s. Carlo circa un miglio sopra di Alessandria, e poco più sopra l'influente del Bormida nel Tanaro. L'Orba ravvolge nelle sue acque pagliuzze d'oro e particelle di piombo e di ferro. La valle d'Orba apparteneva al marchesato di Gavi. Vedi vol. vII, pag. 279.

Il suo nome è celtico, ed abbiamo ne' paesi de' Celti parecchie altre correnti così denominate, come l'Orbis, e Orobis, ora l'Orbs che passa a Bezieres: Urba, nome di fiume e di antica città degli Elvezii, oggi Orbe, da cui si appellò il pagus Urbigenus, ed inoltre abbiamo pure un Orba nel seg. Iv della tavola Teodosiana. Il nome adunque del nostro fiume Orba è antichissimo e della lingua dei Liguri che furono i primi abitatori di questa contrada.

Cluverio attribuì alla campagua Pollentina il fiume Urbe,

ed anche la selva di questo nome, perchè secondo lui era questa irrigata dallo stesso fiume: nel qual errore cadde anche il Muratori (Annali d'Italia an. 402), avendo creduto che l'Urba sia il Bordo d'oggidì, ossia il Borbo, fiumicello che scorre nella parte occidentale della provincia d'Asti da libeccio a greco, eď entra nel Tanaro superiormente a codesta città. Ma egli è certo che nella campagna di Pollenzo, luogo che trovasi quasi nella posizione dell'antica città di questo nome, niun fiume vi scorre se non il Tanaro. Ecco le parole medesime del Cluverio a questo riguardo: a Urbis iste fluvius inter Pollentiam et Astam, quæ >> nomen servat, exortus, apud istam Astam in lævam Tanari >> ripam defluit, vulgari etiam nunc vocabulo Orba dictus..... adparet ex hac narratione (Pauli Diaconi) silvam quoque » Urbem cum fluvio cognomine apud Tanarum amnem fuisse. Atque equidem credo fontem fluvii effudisse silvam in Pol>>lentino tractu (Ital. Antiq. tom I, pag. 86) ».

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Paolo Diacono ci rammemora più volte la selva Urbs chiamandola vastissima, e ci riferisce che il re de' longobardi Cuniberto venatum in silvam quam Urbem adpellant perrexit, secumque suam conjugem Hermetindam venire præcepit, qui exinde noctu egrediens Ticinum rediit (Rer. Langebar. lib. 5, cap. 57); e parlando del re Alachi ne rende avvertiti che ad Urbem vastissimam silvam profectus est, ibique se jocis, et venationibus exercere cœpit (ib. cap. 39); e ci dimostra ch'essa non era molto lontana da Pavia; anzi dove parla dell'uccisione del nipote del re Liutprando avvenuta nella medesima selva, in occasione di caccia, col nominarci il luogo di Forum, dove abitava un sant'uomo per nome Beadolino, chiamato in soccorso del ferito gioci fa vedere che il sito della caccia, e perciò della selva Urbe, trovavasi ben poco distante da quel Forum. Siffatta circostanza avrebbe bastato a trar d'errore il Cluverio, qualora vi avesse posto mente; ed a questo proposito non si sarebbero ingannati altri eruditi, ove non avessero confuso questo Forum col Forum Fulvii (Valenza) nominato da Plinio lib. 3, cap. 5, dalla tavola Teodosiana, e dalla Notizia dell'Imperio. Lo stesso Muratori (Annali d'Italia an. 744) cadde nel medesimo errore parlando dell'anzidetto Beadolino,

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romito in concetto di santità, quantunque Paolo Diacono indichi quel Forum presso il Tanaro, e Valenza si ritrovi lungo il Po, a due miglia sopra l'influente del Tanaro. Del Foro, di cui parla Paolo Diacono, terremo discorso qui appresso.

Varie traccie ancor ci restano per determinare il sito della selva Urbe lungo il fiume dello stesso nome: ce la manifestano le denominazioni de' paesi che, dopo abbattuta a mano a mano la selva, in progresso di tempo vi si fabbricarono: vi esiste infatti alla destra dell'Orba, dove sembra che vi fosse il più folto della selva, il paese del Bosco; e tra questo luogo e quel di Marengo eravi il Bosco della Fraschetta, che stendevasi sino a Villanova; evvi parimente Basaluzzo, che in vetuste carte è detto Baxalucum; e quindi Fresonara, nome che indica luogo incolto (vedi vol. VI, pag. 894), il quale od era popolato da porci selvatici, i quali, secondo Goldast, Lydio, Piteo e Ducange, erano dai germani appellati Frischiling, o conteneva molte anitre di Faraone, appellate dai lombardi Frixones; locchè, comunque si voglia intendere, ci dà a divedere che il suo sito era primamente occupato da una selva. Sopra di Fresonara vi è la terra di Silvano presso l'Orba.

A trasportare così disdicevolmente la selva e il fiume Orba nella campagna Pollentina il Cluverio fu tratto in errore dai seguenti versi di Claudiano (De bello Goth. v. 554): Ligurum regione suprema

Pervenit ad fluvium miri cognominis Urbem dove descrivendo la marcia di Alarico verso la Liguria superiore, prima il fa giungere al fiume Orba; ma da quei versi s'impara che quando Alarico guadò l'Orba, non era per anco arrivato alla campagna di Pollenzo. Claudiano s'immaginò che secondo la predizione degli oracoli, Alarico doveva rimanere ad Urbem, cioè a Roma; onde avendo dovuto guadare il fiume Urbe prima di giungere a Pollenzo, suppose che qui si avverasse il vaticinio.

Il Cellario (Geograph. Antiq. tom. I, pag. 528) per riguardo alla posizione del fiume Orba, seguito avendo il Cluverio, come fa per lo più, cadde nel medesimo errore, appoggiandosi anch'egli a quei versi di Claudiano, la cui

narrazione non fu da lui abbastanza esaminata, come era d'uopo.

Da un atto del 1212 si vede che nell'Orba facevasi la pesca dell'oro; ma siccome un tal documento è corroso in molti luoghi, non si può ben conoscere a chi spettasse la pesca sì dell'oro, che dei pesci; ciò nondimeno sembra che spettasse ai marchesi del Bosco; perocchè altro non è quell'atto che una conferma di varii diritti spettanti ad essi.

Il Forum, di cui si è fatto cenno qui sopra, chiamasi ancor oggi Villa del Foro (vedi Alessandria vol. I, pag. 187): Paolo Diacono ce lo indicò come un luogo ben distante dalla selva Orba, ove abitava il sant'uomo Beadolino, che fu mandato chiamare dal re Liutprando per venire in soccorso del ferito nipote. L'odierna villa del Foro è situata presso il Tanaro, alquanto al dissotto del confluente del Belbo, circa due miglia, a libeccio, da Alessandria. Crediamo opportuno di riferire per maggior chiarezza il testo medesimo di Paolo Diacono (lib. 6, cap. 58): « Hujus Regis Liutprandi tempo>> ribus fuit in loco cui Forum nomen est juxta fluvium Ta»> narum, vir miræ sanctitatis nomine Beadolinus..... Cum » Rex Liutprandus in Urbem Silvam venatum isset, unus >> ex ejus comitibus cervum sagitta percutere nisus, Regis » nepotem nolens sanciavit, quod Rex cernens statim unum »e suis equitem misit, qui ad virum Dei Beadolinum cur>> reret, cumque peteret ut pro vita pueri Christum suppli» caret, qui cum ad servum Dei pergeret, puer defunctus » est (vedi Alessandria vol. I, pag. 196) ».

La cronaca della Novalesa ci rammenta eziandio che a'tempi del re Liutprando «< apud Forum Vicum erat Baudolinus, et » in episcopio Astensi sanctus præerat Evasius ». Monsignor Della Chiesa (Chronol. in episc. Asten.) si fonda su questo luogo della cronaca, e sul diploma di Carlo Magno a favore di Floridino abate della Novalesa, cui è sottoscritto Evasio vescovo d'Asti, per provare che quest'Evasio era contemporaneo di Baudolino o Beadolino, e fiorì sotto il re Liutprando; ma Paolo Diacono, da cui il cronografo della Novalesa ricopiò l'anzidetta notizia, ci ricorda per quel tempo solamente Beadolino come in grido di santità; e il sopracennato diploma, dice il Durandi, è un'impostura, al par di quello del 14 Dizion. Geogr. ecc. Vol. XIII.

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