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chiese la metà delle castella, e ville di Pomaro, s. Salvatore e Vignale, a norma della cessione fatta agli Alessandrini di essi luoghi e castelli dei marchesi di Occimiano, cui prima spettavano.

Nella convenzione stipulata il 12 giugno dello stesso anno 1199, tra l'anzidetto marchese Bonifacio, ed i comuni di Alessandria, Vercelli, ed Asti, i deputati di Alessandria dichiararono loro concittadini i marchesi di Occimiano, dei quali un Manfredo in quell'anno era podestà di Paciliano ora s. Germano. Vedi Casale vol. III, pag. 740.

Nel 1202 gli Alessandrini facevano un'alleanza col marchese Ottone del Carretto; ma in essa dichiaravano di essere legati con giuramento ai marchesi di Occimiano, e non potere per ciò in verun modo far contro di essi la guerra. Quest'atto veniva stipulato nella chiesa di s. Maria d'Alice.

Nel 1203, Corrado di Occimiano era uno dei consoli di Alessandria, e sottoscrivevasi il secondo all'alleanza fatta in quel torno tra questo comune, e quello di Tortona. Addi 11 di agosto del medesimo anno stipulavasi la pace tra gli Alessandrini, e il marchese Guglielmo di Monferrato, a nome di suo padre Bonifacio, e stabilivasi in essa, che per riguardo alle contese coi marchesi di Occimiano venissero eletti da entrambe le parti due arbitri, i quali le decidessero.

Gli occimianesi signori Marchisotto e Ruffino nel 1262 vendevano al comune di Vercelli la parte di giurisdizione che avevano sul luogo di Confienza, posto tra il Sesia, e l'Agogna. Degli stessi signori Nicolino ed Anselmo intervennero insieme con altri vassalli del Monferrato al parlamento generale tenutosi nel 1505 per mandare all'Imperatrice di Costantinopoli ambasciatori che la invitassero a venire a prender possesso degli stati monferrini che a lei toccavano per essere l'unica erede del defunto marchese Giovanni.

Dalla Cronaca del Lumello ricaviamo che nel 1321 gli abitanti di Occimiano si diedero spontaneamente a Raimondo Cardona, uomo assai perito nell'arte della guerra, il quale in allora era succeduto ad Ugone Bauccio, della cui morte erasi mandato un nunzio ad avvertire il re Roberto, che avevalo spedito a guerreggiare in questa contrada contro Marco Visconti.

Addì 13 dicembre 1369 Guido vescovo d'Acqui, siccome vicario, e commissario generale di Ademaro vescovo di Betlemme, investiva della chiesa di s. Lorenzo di Occimiano un Guglielmo Bava canonico d'Acqui.

Sei mesi dopo il marchese di Monferrato Secondotto con istromento del 10 dicembre stipulato nella città d'Asti, diede in feudo a Giovanni figliuolo bastardo del marchese Teodoro, il castello, la villa, e gli uomini d'Occimiano.

Nella guerra tra il Visconte signor di Milano, ed il monferrino principe Gian Giacomo fu questo luogo occupato da Filippo Maria Visconti, il quale, quando trattossi la pace, e si definì che tutti i luoghi presi dovessero restituirsi all'anzidetto Gian Giacomo, oppose di non dover ancora ciò fare per riguardo ad Occimiano; perciocchè il conte Francesco Sforza suo capitano era creditore verso la comunità, e gli uomini di Occimiano di dodici mila fiorini; la qual somma eragli stata promessa, acciocchè il luogo non fosse saccheggiato, come diffatto nol fu, dalle vincitrici truppe di esso conte Francesco.

Quando mancassero i primitivi marchesi di Occimiano non è ben noto. Dopo il secolo XIII non si ha più memoria che li ragguardi. In quanto a questo antico luogo sappiamo che dopo essere passato nel dominio di varie famiglie, fu esso da Guglielmo Gonzaga Duca di Mantova eretto in contado, e conceduto ad Antonio da Passano fratello di Filippo conte di Moronese di cospicua famiglia di Genova.

Ebbe i natali in questo paese un Salmazio Antonio, della cui penna si conserva manuscritta una versione di Pindaro. ODDALENGO GRANDE (Odalinga Major), com. nel mand. di Gabbiano, prov. e dioc. di Casale, div. d'Alessandria. Dipende dal senato, intend. prefett. ipot. di Casale, insin. di Montiglio, posta di Gabbiano.

Giace a ponente da Casale, da cui è discosto dieci miglia: di tre miglia e mezzo è la sua lontananza dal capoluogo di mandamento.

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Ne compongono il comune Oddalengo grande capoluogo, e le villate di s. Antonio, Cicengo, Valle-Stura, e varie piccole frazioni, che sono Incasale, Vaggiardi, Rivo di valle, Frostolo, e Casaleggio.

Le strade che corrono su questo territorio sono tutte eomunali, tranne quella che vi passa a levante, già detta militare, e poi dichiarata provinciale.

Il torrente Stura bagna le terre del comune nel suo lato di scirocco; vì si tragitta col mezzo di un acconcio pedale; ma esso è quasi sempre asciutto nell'estiva stagione, e massime nei casi di siccità: quando non è povero di acque serve a dar moto al molino comunale. Le campagne poste a maestrale del paese vengono solcate dal rivo Marca.

I colli ed i rialti di Oddalengo grande sono popolati di bosco ceduo, e vi esiste una cava di pietra da calce, che credesi omai esaurita.

I prodotti territoriali di maggior considerazione sono il grano, la meliga, le civaje: il suolo fornisce anche eccellenti tartufi; ma i cercatori di essi recano ivi e nelle circostanti terre notevoli danni ai poderi su cui sperano di trovarne: ad impedire tali danni si spera qualche saggio provvedimento. Le bestie bovine, nel cuor della state, vanno soggette a malattie d'infiammazione, perchè debbono dissetarsi con acqua stagnante, guasta e corrotta.

Vi sono quattro chiese parrocchiali: la prima nel capoluogo con titolo di prepositura è dedicata ai ss. Vittore, e Quilico; contiene un altare sotto l'invocazione di s. Defendente, che fu eletto a compatrono con ordinato del 17 aprile 1728, perchè fin dall'anno 1625 questo santo già veneravasi come protettore del territorio: un'altra parrocchia sta nella villata di s. Antonio, ed è sotto gli auspizi di s. Antonio abate: la terza, cioè quella di Cicengo, ha per titolari i ss. Sebastiano e Secondo: quella di Valle-Stura è sotto il patrocinio dei santi Grato e Quilico.

I cimiterii di queste quattro parrocchiali giacciono in sufficiente distanza dalle abitazioni.

In ciascuna delle quattro principali borgate i fanciulli possono godere del vantaggio di una pubblica scuola ele

mentare.

Evvi un piccolo castello spettante ai marchesi di Perleto ed Oddalengo.

Pęsi e misure del Monferrato.

Gli abitanti respirando un'aria molto salubre sono in ge

nerale di complessione robusta: assai buona è la loro indole.

Cenni storici. Oddalengo grande già esisteva innanzi al mille. Un Ottone di Aldarada con atto del 28 luglio (1095 donò alla chiesa e basilica dei ss. Giovanni e Paolo di Branchengo varie case e varii sedimi e poderi nel villaggio, e nel territorio di Odalinga.

Gregorio vescovo di Vercelli nel 1096 addì 27 maggio investì il suddetto Ottone de omni honore et obedientia synodus, e di quanto gli apparteneva in quella chiesa.

Con diploma del 1164 l'imperatore Federico confermò il possedimento di questo luogo al marchese Guglielmo di Monferrato.

Oddalengo grande fu contado dei Gozani di Treville, i quali lo acquistarono dai Petrozani. Fra le famiglie distinte di questo paese notasi quella degli Allara, che da sei secoli diede sempre uomini che occuparono notevoli impieghi, siccome periti delle cose legali: di essi Carlo Francesco fu con diploma del 17 ottobre 1681 impiegato alla corte di Ferdinando Carlo duca di Mantova e del Monferrato, in ricompensa dei particolari servigi cui prestò al genitore di quel Duca nella di lui andata a Parigi.

Popolazione 1360.

ODDALENGO PICCOLO (Odalinga Minor), com. nel mand. di Villadeati, prov. e dioc. di Casale, div. di Alessandria. Dipende dal senato, intend. prefett. ipot. di Casale, insin. di Montiglio, posta di Villadeati.

Giace a libeccio da Casale, da cui è discosto dodici miglia: lo circondano i comuni di Villadeati, Alfiano, Castelletto-Merli, ed Oddalengo Grande, dai quali è distante un miglio e mezzo incirca. Vi sorgono collinette, le quali sono in parte coltivate a viti, ed in parte popolate di boschi. Il più alto colle di Oddalengo Piccolo si è quello che vien detto di s. Michele, e su cui già esisteva una chiesa sotto il titolo di quel santo arcangelo, ora diroccata.

Oltre la parrocchiale dedicata alla B. V. della Purificazione, vi esistono due chiese campestri, l'una sotto il patrocinio di s. Sebastiano nel cantone di Penango, l'altra di s. Pietro nel cantone di Serra.

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I prodotti territoriali sono il grano, la meliga, le civaje, il vino, e le legna: i prati sono appena sufficienti per mantenere il numero delle bestie bovine richieste dai bisogni dell'agricoltura. I cacciatori vi trovano lepri, yolpi, tassi e pernici. Di qualche considerazione si è il prodotto dei tartufi.

Pesi e misure di Monferrato.

Gli abitanti sono in generale di complessione robusta di buona indole.

Cenni storici. Oddalengo piccolo chiamavasi altre volte del Prato. Fu signoria dei Fresia de Prato, nativi di questo luogo; lo ebbero poscia i Prati di Moncalvo, i Gonzaga, i Donesmondi, ed i Novara: finalmente i Gozzani ne furono investiti con titolo comitale.

I marchesi Gozzani di Treville vi acquistarono la proprietà di un piccolo castello denominato di Pessine. Un altro castello che ivi sorge, già spettò ai vassalli Fresia, ed ora è proprio degli eredi del barone Camillo di s. Agabio. Popolazione 609.

OGGEBBIO (Oglebium), com. nel mand. di Intra, prov. di Pallanza, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Casale, intend. prefett. ipot. insin. di Pallanza, posta d'Intra.

Sta sul Lago Maggiore, a greco da Pallanza: gli sono unite parecchie villate, cioè; Navaglio, Camogno, CadivecchioRegio, Travalino, Dumera, Piazza, Ponte, Rancoce, Quarcino, Cadasiro, Paro, Mozzola e Resiga.

Vi passa una via comunale, che nella direzione di scirocco accenna alla Svizzera. Il comune è discosto quattro miglia dal capoluogo di provincia, due da quello di mandamento, e sessantadue da Torino.

Le vie che serpeggiano sui colli di Oggebbio non sono praticabili con vetture.

I prodotti del comune consistono in segale, legumi, castagne, patate e vino. Vi abbondano le selve; scarseggiano i prati, onde i terrazzani non possono mantenere che ben poche bestie bovine, ed alcune pecore.

Oltre la chiesa parrocchiale col titolo di s. Pietro, si veggono qua e là nel comune oratorii campestri.

Gli abitanti sono in generale robusti, e d'indole risentita.

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