Immagini della pagina
PDF
ePub
[merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small]

In questo censimento mancano alcuni nomi che erano in quelli de'precedenti dipartimenti, e sono presso a Oristano quelli di Nuraginiellu, Solanas e Fenugheda, che rimasero deserti.

Surradili, che vediamo nella nota delle ville del Campidano maggiore, comparisce in questo censimento e più non ricomparirà, ma il vuoto resterà supplito da un nuovo nome Marrubiu o Marruviu.

Il luogo così nominato (Surradili) era in tempi antichi ben popolato, poscia per le invasioni che si fecero nel porto di

Napoli, per le quali venne meno Terralba, restò deserto anche questo paese. Finalmente dopo molti anni vi si riunirono delle famiglie e rinacque la popolazione alcuni anni prima che succedessero le notate calamità, per le quali fu ridotta al numero de' fuochi così come abbiam veduto. Questi superstiti supplicarono il Vicerè, che permettesse loro di andare a stabilirsi in luogo più comodo, già che doveano fare un viaggio di molte miglia per andare a lavorare le loro terre, e ottenuto il permesso si stabilirono in un luogo, che avea un nome della antica geografia italiana, Marrubio, dove prosperarono.

Nel 1662 uscì il V. R. Rodrigo alla visita del regno e stette alcuni giorni in Oristano, dove diede udienza a quelli che avean affare, e fece ragione. Speravasi che avrebbe provveduto efficacemente contro le squadriglie de' banditi, che infestavano le vie; al contrario crebbe l'audacia a' maligni e il danno a'buoni. Nella landa di s. Anna principalmente era gran numero di ladri, e accadeano atrocità frequentissime. Le comunicazioni tra le regioni estreme dell'isola doveano soventi restare interrotte per settimane, e i commerci sospesi, perchè pochi osavano passare ne❜luoghi pericolosi se non in gran comitiva.

Nel 1666 il Vicerè Camarassa convocò il parlamento per domandare che si confermasse il servigio degli ottantamila ducati annui, che si eran pagati negli anni passati; e gli ordini ecclesiastico e militare avendo rappresentato che la nazione non poteva sostener questo carico, anche l'ordine. reale ricusò la continuazione di quel donativo, per essere i municipii esausti dopo tante sventure, i popoli senza sostanza, e la povera gente costretta a levar la fame con le erbe del campo, nella qual risposta anche il sindaco d'Oristano concorse. Poi perchè il governo di Madrid insisteva nella domanda si fece dagli stamenti la proposizione che darebbero gli ultimi danari se il Re facesse grazia al regno di privilegiare i naturali del medesimo di tutte le dignità e cariche ecclesiastiche, e delle varie amministrazioni. Dispiacque al governo la proposta e rispose che non si volea obbligare, e a questo avendo replicato gli stamentari che nè pur essi si volean obbligare al domandato servigio, il Vicerè disciolse l'adunanza.

Nel 1668, quando il marchese Laconi deputato del parlamento al Re nel suo ritorno a Cagliari traversò il regno, gli oristanesi lo accolsero con grand'onore, e molto lo festeggiarono.

Seguirono poi le stragi che si notarono nelle notizie storiche di Cagliari, e come gli altri del regno così gli oristanesi parteggiarono per i supposti vendicatori del marchese di Laconi, patrono zelantissimo della nazione contro la politica della cancelleria di Madrid.

Non pertanto nel 1669 Oristano dovette dare il suo contingente di cavalleria e concorrere con tutte le altre milizie del regno e con le truppe di ordinanza per espugnare il Montenieddu dove era il marchese Cea,

Il V. R. duca di s. Germano quando volle tentare di espugnare il marchese di Cea in quelle selve passò in questa città, dove fu ricevuto con poco amore.

Era però stata più gravosa la contribuzione che il feroce Vicerè aveva imposto al municipio ed a' ricchi della città, come avea fatto verso tutte le città, e tutti i possidenti.

Il municipio domandato dal Vicerè per la conferma del donativo la votava senza rimostrare contro questa novità, dovendosi ciò fare in congrega stamentaria.

Neppure i membri dello stamento ecclesiastico osarono dir parola contro questo modo, che non era secondo la costituzione.

Nel 1671 si patì in tutta l'isola gran fame per li raccolti mancati.

Quando l'Alivesi consumò il suo tradimento sopra il mar. chese di Cea e i compagni, anche gli oristanesi dovettero vedere nella loro piazza esposto quel venerando vecchio all'infamia tra le teste de' suoi compagni elevate su le picche dei manigoldi.

Nel 1677 il Vicerè conte di s. Stefano convocava il parlamento, e il sindaco d'Oristano riproduceva i capitoli più importanti a' quali finora non erasi fatta ragion nè dal V. R. nè dal Re, e con gli altri ritornava a supplicare il privilegio della dignità e degli officii a' naturali del paese; e domandava dalla benignità sovrana che fosse permesso ai baroni che erano in esilio di tornare alle loro case, fatta grazia 27 Dizion. Geogr. ecc. Vol. XIII.

agli altri che erano stati condannati, e si togliessero i monumenti dell'infelicissimo fatto della uccisione del Camarassa, e delle conseguenze tristissime che ne derivarono.

In queste corti il sindaco di Oristano soffrendo mal volon tieri che i sindaci di Sassari e d'Alghero sedessero prima di lui domandò che i diritti di Oristano fossero considerati, e come era giustizia fosse a lui conceduto l'onore di sedere immediatamente dopo il sindaco di Cagliari. I fondamenti della sua pretensione erano nella incomparabile antichità di Oristano verso Sassari e Alghero che erano di recente istituzione; nella maggior dignità, perchè da tempo immemorabile Oristano era città, mentre Alghero era ancora villa e Sassari era stata tale sino agli estremi tempi del secolo XIII; finalmente nella gloria, per cui Oristano era incontestabilmente superiore. Il presidente del parlamento, udite le parti, rimise al Re di pronunziare sopra il diritto e in tanto volle che si stesse alla consuetudine.

Continuarono anche in questi tempi a essere frequentemente infestate le spiaggie dagli africani, le vie pubbliche da' malviventi, che non di rado in squadriglie invadevano le case de' ricchi ne' paesi.

Nell'anno 1680 e nel seguente per il nessun favore delle stagioni alla vegetazione de' cereali mancarono i raccolti e venne una orribile carestia, fame ed epidemia, principalmente nel campidano arborese come si vedrà nelle parole del sindaco della città d'Oristano nelle corti celebrate nel 1688 dal duca di Monteleone.

Nel 1681 nelle terre prossime a Oristano sul meriggio e nella baronia di Monreale si aggiunse agli altri mali l'infestazione d'una grossa squadra di persone perdute, che ladroneggiavano, assassinavano, invadevano i paesi, cattivavano persone, domandavano ranzoni e commettevano ogni sorta di delitti. Il conte di Egmont non potendo più soffrire il gravissimo insulto che quei tristi faceano al governo, volle far atto di vigore mandando un suo Delegato con am. plissimi poteri perchè li prendesse e li punisse. Il dottor Francesco Ruxotto eletto commessario raccolse milizie e così bene operò che ne prese molti, i più de' quali furono dannati alla galera, gli altri mandati in Africa nel presidio di

Orano, e liberò il paese dal loro flagello. Capo della squadriglia era Antonio Meloni d'Arbus, uomo rotto ad ogni misfatto.

Nel 1686 il governo di Madrid sentendo la gravezza dei mali che opprimevano la Sardegna si volse al rimedio, e addì 20 novembre promulgava una prammatica con savie ordinazioni contro il disordine scandaloso che era nell'amministrazione del regno, perchè quindi gli ufficiali giudiziarii fossero più operosi e retti, il patrimonio patisse meno dalle rapine e dissipazioni, e i popoli troppo vessati e oppressi venissero in migliori ordinazioni. Ecco i capitoli della legge, e i principali comandamenti.

1.o Che il V. R. e ministri regii rispettassero i privilegi della nazione (los fueros) e osservassero le leggi stabilite. Da che è provato che questi senza nessuna coscienza violavano tutte le leggi, facendo valere il loro arbitrio, e operare le loro passioni, la superbia, l'avarizia.

[ocr errors]

2. Che si facesse un sunto delle leggi, dei capitoli di corte e delle prammatiche che più non si osservavano e si rimettessero con le necessarie osservazioni al consiglio supremo.

3.o Che i V. R. non oprassero come capitani generali, che in sospetto forte, od in contingenza di guerra, e stessero dentro i termini prescritti alla dignità di Alternos secondo i capitoli di corte graziati dall'imperatore Carlo V.

4. Che i luogotenenti e capitani generali (i Vicerè) ope- · rassero indeclinabilmente secondo il parere de' ministri della reale udienza in tutte le materie di giustizia, grazia e governo economico.

5. Che in tutti i delitti di furto si adoperassero le pene corporali, e per nessun rispetto fossero in pecuniarie com

mutate.

I ricchi poteano tentare tutte le violenze sicuri che il danaro li salvava dal rigor delle leggi, e i ladri pagavano dalle rapine l'impunità che vendeasi a contanti.

6.o Rispetto ai baroni era proibito l'abuso di far grazia agli assassini e ai delitti tentati proditoriamente quando vi fosse instanza di parte.

Che neppure il V. R. potesse in tale caso concedere si

« IndietroContinua »