Immagini della pagina
PDF
ePub

vanguardo dell'esercito francese capitanato dal console Bonaparte nel 1800.

Nell'anno 1809 il professore medico-chirurgo Pietro Paganini, uomo intraprendente, si accinse a edificarvi nel sito del convento dei cappuccini un grandiosissimo stabilimento balneo-sanitario, per cui questo paese venne in grande rinomanza. Russi, alemanni, polacchi, francesi, inglesi, oltre ben molti piemontesi e lombardi, accorrevano a profittare dei vantaggi che offeriva quel memorando stabilimento, e se ne dipartivano appien soddisfatti. Ad ogni anno vi si facevano ingrandimenti notevoli.

Oltre le acque minerali di ogni specie, i bagni, i fanghi, ed altre accessorie modificazioni artificiali vi erano sale da giuoco, deliziosi giardini, scelta biblioteca, e cavallerizza, a comodo di chi voleva farvi dimora. Da quei giardini gli accorrenti godevano di pittoresche ed estese vedute, giacchè da colà si domina la catena delle Alpi dal Monviso sino al Braulio nella lunghezza di ducento miglia.

I benemerito Paganini era incoraggiato non solo dal novero grande delle persone che accorrevano al suo magnifico stabilimento, ma eziandio dai favori che gli venivano con、、 ceduti dal Regio governo. Egli divisava che il suo stupendo edifizio servisse anche di deliziosa villeggiatura; onde in faccia alla grande entrata una bellissima allea metteva dirittamente ad un teatro, ove durante l'estate e l'autunno si davano seenici spettacoli, specialmente di musica; e poichè a quest'uso avea ridotta la chiesa de' cappuccini, faceva egli stesso edificare un vago oratorio, dedicandolo a s. Carlo. Ma per la morte dell'esimio Paganini quell'utilissimo stabilimento affatto dicadde.

Uomini degni di memoria. Oleggio diede molti personaggi di chiara fama, tra i quali noteremo:

Un Niccolò da Oleggio, probabilmente della famiglia Rosari: era questi creato vescovo al tempo in cui sulla cattedra di s. Gaudenzio sedeva Bartolommeo Velato Visconte, come apparisce da istromento dell'8 aprile 1452, di Giovanni Boniperto.

Rosari Virgilio che per gli alti suoi meriti ottenne la porpora cardinalizia, e cessò di vivere in Roma l'anno 1513..

Bellini Marc'Antonio: nacque in Oleggio l'anno 1556: laureossi in giurisprudenza; vestì l'abito chiericale per mano dell'arcivescovo s. Carlo Borromeo, che lo fece cancelliere della sua curia. Dopo la morte di quel santo il Bellini divenne..consigliere del Duca di Lorena; passò quindi in Ispagna, ove per più anni governò la chiesa di Lebora, o Levora. Chiamato in Francia dal cardinal di Lorena legato apostolico, dimorò per alquanti mesi presso di lui nella qualità di auditore, e datario. Condottosi finalmente a Roma, fuvvi assai protetto dal cardinale Camillo Borghesi, poi papa sotto il nome di Paolo V, e venne promosso alla sede vescovile di Bobbio il 12 febbrajo 1607: morì nel 1618 in età di anni sessantadue.

Il venerabile servo di Dio Giambattista Rosari, era protonotario apostolico, rettore del collegio degli oblati di s. Cristina presso Borgomanero, ove morì in concetto di santo nel 1648 nell'età di anni 76: di lui si parla nella vita del beato Francesco Maria de' Marconi.

Salari N. N. da Oleggio, esimio prelato, internunzio pontificio presso la corte di Vienna.

Molti oleggiesi si distinsero nella carriera ecclesiastica: di essi già si contarono contemporaneamente cinquanta parroci nella sola diocesi di Novara, e si contano pure non pochi, che furono canonici della cattedrale di quella città, e delle varie collegiate della diocesi; oltrecchè un Bellotti fu arcidiacono di Casale, ed un Geminiano dello stesso casato fu insigne predicatore. La famiglia Bellotti vanta eziandio un rinomato pittore, ch'ebbe lungo tempo residenza in Roma, ed un pontificio segretario d'udienza.

Pietro Gerolamo sacerdote da Oleggio ebbe la nomina di protofisico della Valsesia.

L'antica famiglia Bellini diede parecchi distinti personaggi, tra i quali noteremo: un Alessandro, minor osservante della provincia di Milano, dottissimo teologo, e penitenziere apostolico: fiori circa l'anno 1630: di lui si hanno le seguenti opere: Miscellanea casuum conscientiae. Moralia diversa. Un Antonio della stessa famiglia fu distinto professore di umane lettere in Milano: di lui parlò con lode Gaudenzio Merula, introducendolo come uno degli interlocutori nel dia

[ocr errors]

logo Terenziano: le opere di Antonio Bellini sono: De ratione studendi. — Ars metrica succinta, et utilis ad Franciscum Bernardinum Ferrarium. Tropi, et schemata ex Quintiliano. — De conscribendis epistolis. La stessa famiglia Bellini, che finì in Cattaneo, diede anche molti uffiziali di stato maggiore al servizio della Spagna.

Derossi Giovanni Giacomo, è autore di due elegie, e di un' ode latina nel libro intitolato: Oratio de Ferdinando Taberna S. R. E. Cardinali. Milano 1615.

Ferrari Francesco da Oleggio fu distinto orator sacro, e canonico ordinario di s. Giuliano di Gozzano: diede alla luce in Roma nel 1651 un'orazione sull'acerbo martirio del glorioso s. Lorenzo Spagnuolo.

Nativi di questo borgo furono anche: Vaudone Gaspare parroco di Verano, e notario apostolico, che lasciò manuscritto un suo lavoro sopra la vita del venerabile teologo Francesco Quagliotti: della famiglia Vaudone si notano Alessandro e Carlo uffiziale di stato maggiore al servizio dell'Austria; il secondo di essi morì governatore di Clangenfurt. Vaudone Lucca fu canonico teologo di s. Gaudenzio, e segretario del venerabile vescovo Bescapè, e si crede che lo abbia ajutato nel disseppellire le antiche memorie della chiesa Novarese: la Novaria sacra del venerabile Bescapè venne pubblicata ad istanza dello stesso Vaudone che morì in Oleggio sua patria nella fresca età di 38 anni. Vaudone Francesco per nome accademico il Canoro pubblicò nel 1629 un Delicioso giardino. Vaudone Gian Francesco valoroso capitano morì combattendo a Cremona nel 1698.

Beldi Giovanni Antonio, teologo, e parroco di Mergozzo, non aveva ancor compiuto il quinto lustro dell'età sua, quando metteva in luce brevi discorsi, Novara 1666: fu colto da morte immatura.

Testa Gioan Battista dottore d'ambe leggi e canonico ordinario di s. Giulio d'Orta, compose un'orazione italiana in onore di Benedetto Odescalchi vescovo di Novara, quando questi per la prima volta entrò in quella riviera.

Tosi Cuzzo, e Bartolommeo Vaudone, si distinsero nella pittura.

Nella milizia si segnalarono Salari Giuseppe da Oleggio che

fu tenente generale dell'artiglieria pel re cattolico: mort l'anno 1662.

Albera Giovanni Maria dotto clinico, nacque in questo borgo il 19 di novembre 1742: fece gli studi della rettorica, e della filosofia in Novara; di là venne a studiare la medicina in questa università, e fu alunno del collegio delle provincie: nel 1766 prese con distinzione la laurea nella medica facoltà; e per maggiormente istruirsi fece un viaggio sulle coste dell'Adriatico, visitò Venezia e gli stati veneti di ter raferma: si condusse quindi a Bologna, ove conseguì la conferma di laurea: essendo rimasto tre anni in quella città,' conciliossi la stima, e la benevolenza dei medici che vi erano in maggior considerazione, e potè fare molte osservazioni sopra un morbo epidemico che dominava allora in Bologna, e nei paesi vicini. Reduce in patria, l'anno 1769 fu incaricato della cura degli ammalati, che nella provincia di Varallo erano stati colpiti dalle così dette febbri putride, le quali serpeggiarono indi a poco in Oleggio, e ne'suoi dintorni; a tal che il dottore Albera potè fare molte proficue osservazioni, e mettere in luce la seguente opera, per cui venne in molta fama: Trattato teorico-pratico della febbri, e malattie putride. Novara 1775, presso Francesco Cavalli. Verso il fine del 1774 stabilì la sua dimora in Novara, e vi rimase cinque anni: recossi poi sui colli di Varese, ove passò a seconde nozze, e si mise ad esercitare la clinica: ivi pubblicò un Trattato teorico-pratico delle malattie dell'insolato di primavera volgarmente dette della pellagra. Varese 1784, per Gaetano Motta.

Quest'opera riscosse le lodi dell'Allioni, del Frank, e di altri valenti autori di medicina. Mentre egli dimorava in Varese fu incaricato di onorevoli missioni in varie circostanze di malattie contagiose che qua e là si andavan manifestando; ma alcuni medici invidiosi della sua fama, preso il pretesto ch'egli era straniero, come tale lo denunciarono alla facoltà medica di Pavia, e si fu allora che il celebre Frank, che ben conosceva la profonda dottrina dell'Albera, gli procacciò spontaneamente un onorevole diploma di conferma di lau rea, e lo fece registrare nel protocollo di quell'università. Ritornò in Oleggio sul finire del 1789, e vi esercitò pa

recchi anni la medicina, facendo sempre utili osservazioni. le quali si leggono nell'opera intitolata: Osservazioni pratiche del dottor fisico Giovanni Mariu Albera d'Oleggio: Milano presso Pirotta e Maspero, 1806.

Il dottore Albera mancò ai vivi il 12 marzo 1808, in età di anni 66, e fu sepolto nell'oratorio campestre dedicato a s. Gaudenzio, di proprietà di sua famiglia.

OLEGGIO-CASTELLO (Olegium castrum), com. nel mand. di Arona, prov. dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem., intend. gen. prefett. ipot. di Novara, insin. e posta di Arona.

Sta superiormente ad Arona, a libeccio, e alla distanza di un miglio da esso. Gli sta dappresso la deliziosa villa Visconti, e più sotto frammezzo a ridenti campagne vedesi Mercurago, piccola terra, in cui si rinvennero monumenti di antichità.

Del suo antico castello esistono ancora gli avanzi: esso sorgeva sopra un'altura che domina il villaggio, e dagli abi tanti è chiamata il Castellaccio.

Vi passa la strada provinciale che da Arona comunica colla Valsesia.

Il torrente Vevera feconda questo territorio, irrigandolo mercè di varii canali.

Cenni storici. Verso la metà del secolo XIV i Visconti di Milano tenevano questa terra, e l'abitavano nella bella stagione siccome luogo di delizia, e la munivano di fortificazioni. Fu poi eretta in marchesato a favore dei Visconti signori di Invorio minore, e consignori d'Invorio maggiore, Castelletto, ed Ornavasso.

Ivi nacque Giovanni Visconti detto l'Oleggiano, che divenne celebre nella storia d'Italia. Fu egli così teneramente amato da Giovanni Visconti arcivescovo e signor di Milano che alcuni lo credettero suo figliuol naturale; ma l'Azario scrittore contemporaneo afferma che il di lui genitore si chiamò Filippo; e narra che questi fu ammazzato da Manfredo Botta da Gattico, di fazione Guelfa, sostenitore acerrimo della guerra nel Vergante, durante la quale saccheggiò e distrusse Oleggio-Castello.

L'Oleggiano, protetto com'era dai possenti Visconti di

« IndietroContinua »