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verso i loro possessori si consideravano come tali, dopo che si ordinò la divisione de' terreni comunali, sì per renderli più proficui agli abitanti, che per antivenire le liti e le gare non di rado originate dalla stessa comunione; si fissarono le basi e le condizioni con le quali i terreni appartenenti al R. Demanio potrebbero dalla Reale generosità essere conceduti e assegnati a' comuni od a particolari per miglior vantaggio de' medesimi e maggior incremento dell'agricoltura; si conservarono gli antichi e si accordarono nuovi favori alle chiusure, e si trovò modo a stabilire le proprietà perfette, sebbene non chiuse, senza pregiudizio al vigente sistema de' seminerii e delle pasture, nè all'esercizio di quegli altri diritti necessarii alla sussistenza individuale, conosciuti nel regno sotto il nome di ademprivi.

Addì 6 luglio il V. R. comandava la restituzione de' fondi de' monti, perchè per lo scarso raccolto dell'anno passato 1838 non erasi dalla maggior parte delle amministrazioni locali de' monti di soccorso potuto ricuperare le quantità di grano mutuate dall'azienda.

Nel 1839, 27 agosto, il Re nel suo intendimento di migliorare la natura de'terreni e del clima concedeva al marchese d'Arcais e suoi eredi in perpetua ed assoluta proprietà la palude situata fra' villaggi di S. Vero-Congius e OllastraSimagis, e i terreni alla medesima aggiacenti formanti in complesso una superficie di are 10,920, perchè ne imprendesse il prosciugamento.

Nel 1840, 11 aprile, il Re volendo provvedere all'esatto e spedito adempimento delle rilevanti incumbenze edilizie approvò un regolamento generale propostogli. In questo stabilivasi la composizione del consiglio degli Edili per Oristano, come per le città di terz'ordine, del Vicario locale, di due consiglieri, uno del consiglio particolare, l'altro del consiglio generale, dell'ingegnere del genio civile, e dell'ingegnere o architetto di città.

Nell'estate dell'anno scorso e nella presente si destarono in tutte parti grandi incendi, e il governo viceregio volendo mettere argine alle funeste conseguenze provenienti dalla negligenza per parte degli agricoltori delle prescritte cautele, e dal mal inteso e pernicioso sistema de' pastori, ri

chiamò alla più rigorosa osservanza la legge antica per cui prima degli 8 settembre non si potea mettere fuoco nelle terre sotto grave pene.

Addì 20 giugno il governo avvisava di aver date le opportune disposizioni, perchè i banchi fossero forniti di quella quantità di sale che nell'estate comandossi non solo per gli usi domestici, ma ancora per la cagione de' formaggi, cuoi, pelli ecc.; e insieme raccomandava a' giudici di mandamento di imprimere nell'animo de' popolani il rispetto per questa regia regalia, destinata a supplire a' gravi pesi dello stato. Per causa de'gabellotti si ripeteva lo stesso disordine, che notammo sotto l'anno 1838, e il demanio pativa danno dalle rapine de' villici.

Addì 14 luglio, l'incaricato delle funzioni viceregie dava una circolare perchè la giustizia fosse amministrata con più speditezza, energia ed imparzialità, osservata ogni legge risguardante la repressione de' delitti e la punizione de' reis perchè si prevenissero i delitti e con opera sollecita si mantenesse fra gli amministrati la buona armonia, si spegnessero, anzichè si fomentassero con mire di lucro certi semi di discordia fra individui e famiglie, i quali spesso da' medesimi ministri di giustizia stimolanti le parti ad azioni e reazioni giudiziarie si facevano crescere a produrre funesti frutti di fazioni e di reciproche sanguinose vendette; quindi dopo altri ordinamenti minacciavasi l'indegnazione del Re sopra quegli amministratori che peccassero non solo di venalità e di estorsioni, ma eziandio di negligenza e lentezza. Così veramente procedevano in generale le cose giudiziarie nella classe de' minori giusdicenti, non ne' tribunali maggiori e nel supremo; e per rispetto alla verità bisogna dire che prima di questo tempo, prima che il Re richiamasse a se le giurisdizioni baronali, procedevano nella stessa classe d'amministratori infinitamente peggio, per cui i popoli levavano alti lamenti per i grandi disordini e le luttuose sciagure.

12 settembre. Il Re riconoscendo la convenienza di stabilire nella città d'Oristano un dazio di consumo conforme a quanto erasi già praticato per le altre città del regno approvava la tariffa propostagli da' consoli.

31 Dizion. Geogr. ecc. Vol. XIII.

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10 nov., con regie patenti si introdusse una riforma nel sistema delle carceri, che erano troppe e mal proprie all'uso; però se ne stabilivano sette centrali presso i rispettivi tribunali di prefettura, si ordinavano in ogni capo luogo di mandamento almeno due camere per gli inquisiti di leggeri delitti, riservati alla cognizione de' giudici locali, e furono soppresse tutte le altre.

Nel 1841 il re Carlo Alberto visitava il regno e segnava il suo soggiorno con un tratto di sovrana clemenza pro di coloro che comunque traviati dal sentiero dell'onestà nonpertanto potevano far sperare il loro ravvedimento.

Nel 1844, 8 ottobre, si pubblicarono de' provvedimenti per prevenire non meno i danni ed i guasti cui erano soggette le selve e le foreste per gli incendi ed i tagli irregolari, che ad estenderne la propagazione e a farli prospe

rare.

Addizioni

Nel 1835 la città d'Oristano, autorizzata dal vicerè Montiglio, costrusse la già notata strada carreggiabile, che da quelle mura conduce alla torre di Cabras in prossimità al punto d'imbarco per la lunghezza di metri lineali 5992 mediante la spesa di lire sarde antiche 60 mila.

S. M. con carta reale 13 dicembre 1856 convalidò quanto operossi dal vicerè in ordine a siffatta strada, ed al pagamento della spesa.

Per patenti R. delli 5 maggio 1838 venne approvato l'instrumento delli 26 aprile stesso anno stipulatosi tra il marchese d'Arcais ed il R. fisco generale presso il supremo consiglio di Sardegna sedente in Torino, mercè cui vennero ceduti al R. demanio tutti i redditi civili dei tre campidani d'Oristano ed altri territori stati infeudati allo zio del cedente fu D. Damiano Nurra con diploma regio 27 agosto 1767, compresivi li salti demaniali, le peschiere d'Arcais e Cerfaliu, la tappa d'insinuazione d'Oristano, le pretese sul villaggio di Cabras ec., mediante la capitale somma di lire sarde antiche. 400 mila, pari a lire nuove 768 mila.

Il pagamento di tale somma si eseguì dalle R. finanze del regno come fu convenuto in detto instrumento;

1. Mediante cessione in piena proprietà al marchese d'Arcais delle Peschiere d'Arcais e Cerfaliu

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2. Col pagamento in sei rate (già ultimato) di danaro contante per lire sarde vecchie.

5. Coll'iscrizione sul nuovo debito pubblico feudale dell'annua rendita di lire 3750 redimibile, corrente al capitale di lire

Somma pari lire sarde vecchie

145,000

75,000

400,000

ORLIÉ, casa forte che appartenne alli Orlié di s. Innocent. ORMEA (Ulmeta), capoluogo di mandamento nella prov. e dioc. di Mondovì, div. di Cuneo. Dipende dal senato di Piem., intend. prefett. ipot. di Mondovì, insin. di Garessio. Ha un uffizio di posta, un ricevitore delle regie contribuzioni, un giudice del mandamento ed una stazione di carabinieri reali.

La condizione corografica e l'importanza storica di questo capoluogo di mandamento, come pure l'ampiezza del suo territorio, la sua numerosa popolazione indussero varii geografi a indicarlo col titolo di città, del qual titolo fu esso anche onorato nelle regie patenti del 4 marzo 1818.

Positura geografica. Sta sulla manca riva del Tanaro e del torrente Armela in un delizioso bacino posto a settecento quaranta metri sopra il livello del mare; lo circondano ridenti praterie, e lo fiancheggiano a mezzodì un ramo occi. dentale degli apennini, e a tramontana un ramo orientale delle alpi liguri. Quel tratto occidentale degli apennini, alle cui falde scorre il Tanaro, verdeggia di castagneti, ed è solcato da parecchi limpidi ruscelli; questo ramo orientale delle alpi è rivestito, al basso, di vigneti disposti a guisa di anfiteatro, e nella parte più elevata è ricco di feconde pasture. Nelle più amene posizioni delle anzidette giogaje stanno dodici villate, le quali tutte sono frazioni del capoluogo, a cui fanno corona.

Molto vasto è il territorio di Ormea: comprende tutta la

valle superiore del Tanaro, ed è situato tra i gradi 44. 12 di latitudine, e 5. 32 di longitudine: confina perciò con tredici comuni, compresevi le due alpi spettanti a Mondovì ed a Magliano. I confinanti comuni sono a levante Garessio, a greco Roburent, a tramontana Frabosa, a ponente Carnino, frazione di Briga nella contea di Nizza, a libeccio i territorii di Cosio e di Pornassio, ad ostro il comune di Caprauna e quello di Armo, che al pari di Cosio e Pornassio era già luogo dipendente dalla repubblica genovese, a scirocco i territorii di Alto e di Nasino.

La sua positura è ad ostro da Mondovì, a maestro da 0neglia, e a libeccio da Ceva. Come capo di mandamento ha soggetti i comuni di Alto e Caprauna. È distante cinque miglia da Garessio, dodici da Roburent e da Frabosa, undici da Carnino, cinque da Cosio e da Pornassio, sei da Armo e da Caprauna, sette da Alto, nove da Nasino, venticinque da Oneglia e da Mondovì, e sessanta da Torino.

Strade. Il paese è attraversato dalla strada provinciale che dal Piemonte conduce alla Liguria. Delle sue vie comunali una scorge ad Alto, un'altra mette a Caprauna, una terza pel colle dei Termini discende nella valle di Corsaglia, ed indi in più breve termine giunge a Mondovì, lasciando a greco la valle del Tanaro. Quel colle trovasi all'elevatezza di due mila e venti metri sopra il livello del mare, ed è soggetto a violente bufere, che ne rendono assai pericoloso. il tragitto durante l'inverno, a tal che nel mese di marzo del 1808 vi perirono otto persone di Frabosa statevi colte dalla così detta tormenta.

La pianura di questa valle non comincia ad ingrandirsi che al confluente dell'Armela col Tanaro, ov'è situato il paese, ed ha ivi una larghezza di metri quattrocento sessanta; al di sopra di Ormea non è più larga che di metri duecento cinquanta.

Clima. Il clima è temperato, cioè non troppo caldo nell'estate come nel basso Piemonte, e non troppo freddo nell'invernale stagione, perchè i monti che circondano il luogo, lo riparano dai venti impetuosi. Nel 1830 allorchè nella capitale il termometro segnava i gradi 16 sotto il zero, non potè segnare in Ormea che i gradi 7. Questo luogo è

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