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(de Idrighinzos), la sesta da s. Giovanni, la settima da s. Giorgio, l'ottava da s. Marco, la nuna da s. Pietro (de Sassulu), la decima da s. Leonardo, l'undecima da s. Maria, la duodecima da s. Ilario nella regione tra ponente e tramontana, la decima terza dal s. Salvatore, la decimaquarta da s. Pietro (d'agosto), la decimaquinta da s. Maria de Utalis, la decimasesta da s. Vittoria (de Mendulas), la decimasettima da s. Lorenzo, cappella nella indicata valle di questo nome dove si radunan le famiglie de' venticinque e più molini, che sono nella medesima, la decimaottava da s. Gavino di Erice, la decimanona da s. Michele (ora distrutta) parte a tramontana, la ventesima da s. Maria de Scalas, la ventunesima da s. Catterina, la ventiduesima da s. Pietro (de su litu), la ventitresima da s. Quirico alla parte di ponente. La festa più celebre è per s. Antonio di Padova, qui cognominato de sa Punta, con fiera e corsa de' cavalli; dopo questa quelle di s. Sebastiano e s. Narciso, nelle quali parimente si tiene fiera e si corre il palio. In occasione delle medesime è gran concorso da' prossimi paesi.

Decima. In tanta copia di frutti agrari e pastorali intendesi bene che la quantità che raccogliesi per la decima ecclesiastica dev'essere considerevole. Il computo che si fa della medesima di lire nuove 15 mila pare che sia inferiore al vero. Ma qualunque sia il vero numero esso dividesi in tre parti, una delle quali si attribuisce all'arciprete del capitolo torritano, il restante a' canonici e benefiziati della collegiata. I benefiziati hanno la metà della parte de' canonici. Non basta che il contadino paghi la decima de' frutti, grano, orzo, fave, lenticchie, vino; essi devono dare uno starello per giogo per paga de sa Cleresia, cioè per il sostentamento de' quattro viceparochi e de' sacristi.

Antichità. Nel territorio d'Osilo è un gran numero di nuraghi, che però sono in gran parte disfatti. Nomineremo quelli che abbiamo notato e de' quali sussistono parti notevoli, trapassando gli altri de' quali appena si riconoscono le vestigia.

Eccone il novero: nel territorio detto di Montes verso levante 1 in Bella in Piatu, 2. 3. 4 in Chirispuda, 5 in S'isterridorju, 6 in Funtana de sa figu, 7 in Furcadisos, 8 40 Dizion. Geogr. ecc. Vol. XIII.

in Ondrapes, 9 in s'iscia de Ferrauda, 10 e 11 in Tau, 12 detto nuraghe-Cadu, 13 nuraghe copertu, 14 nuraghe de' su Angionile, 15 in Crastu de Sausile, 16 in Calvaridu, 17 in Cantareddu, 18 e 19 in s'Abba salsa, 20 e 21 in Badu de Sarmudu; i seguenti a tramontana, 22 nuraghe curtu, 23 in su de Andriapinna, 24 in punta de corona-ruja, 25 in s'Isgrastulu, 26 in Lepeddu, 27 nuraghe de sa Corvula, 28 nuraghe de sa Uda, 29 in s'Iscia de' su Lacu, 30 in sa Passizola, 31 in Malta de Giugu, 32 in s. Baingiu Eri, 33 in Tudari; i seguenti nella regione meridionale, 34 in Paioslu, 35 in Caudes, 36 in su Tangarone, 37 in su Eredu.

Tra' medesimi più distrutti sono i notati sotto i n. 2 3 8 9 11 17 18 19 25 26 27 28 29 30 31 32 37. Il 33 è il meglio conservato.

Popolazioni antiche. Nel territorio che dicesi d'Osilo, comprendeansi col castello e borgo d'Osilo le seguenti ville, Tonsa, Felisquentino, Utalis, Sassali, Buali, Gutoi, Villafranca Erices, Scalas.

Alcune di queste popolazioni esistevan nel secolo xiv e xv, poi son mancate tutte in seguito a pestilenze e alle inimicizie intestine e da comune a comune per ragione di termini violati. I superstiti come notammo andarono ad accrescere quella del borgo d'Osilo.

Devesi qui notare che alcuni de' sunnominati paesi erano ben piccoli, già che questo territorio montuoso difficilmente dava sussistenza a più di 9 o 10 mila anime.

Non è di tutte che rimasero vestigie. Queste son vedute alla parte di sirocco, in monte de Lella, come era forse nominato il luogo abitato; in Riu tortu distante dall'altro un miglio e mezzo e circa 4 da Osilo; alla parte di maestrale nel luogo detto Serras de Osile sussistono ancora tre chiese, una denominata da s. Giovanni e in altro tempo da s. Barbara, antica parrocchiale, come vuolsi, nella quale è tradizione sieno deposti due corpi santi, la seconda da s. Marco, la terza da s. Giorgio. In distanza di mezzo miglio da questa verso il ponente è la chiesa del s. Salvatore, intorno alla quale era la popolazione di Tonsa; alla parte di ponente in sulla via ad Osilo e nel luogo detto Scalaccas in su' limiti con Sassari era la popolazione detta Scala,

presso la quale vedesi la chiesa di s. Maria de Scala, antico monistero di monache benedettine. Nella indicata valle Achetas nelle due eminenze, dove sono le chiese di s. Catterina e di s. Pietro de' Litu sono osservate altre reliquie di antiche abitazioni; alla parte verso tramontana dove presso a' termini con Sennori sorge la chiesa di s. Quirico esisteva la popolazione di Felisquentino, dove sino all'anno 1725 vi furono abitatori, sebbene in piccol numero e in qualità di frazione di Osilo, così come ora si considera s. Vit, toria. A non lungo tratto da s. Vittoria l'agnome di Utalis che ha la chiesa di s. Maria prova che ivi era situata la popolazione di tal nome. La cappella di s. Pietro de Aùstu (di agosto) apparteneva alla medesima. Sassulu era nella regione di tal denominazione prossima a s. Vittoria, dove restano ancora le chiese di s. Maria, di s. Leonardo di s. Ilario. Nel salto di Eris, dove son le chiese di s. Gavino e di s. Michele era Villafranca Eris, e deesi notare che sopra il poggio, alle cui falde era la detta popolazione sono molte rovine di antiche fabbriche. Infine sono altre reliquie nel luogo detto su Monte de' sa Turra, dalle apparenti fon. damenta d'una torre, e pare che le medesime sieno dei tempi romani.

Sarebbe oramai tempo che o negli stessi siti dove furono le popolazioni sunnominate o in luoghi migliori per salubrità e comodità si deducessero colonie da Osilo. Questa terra è già troppo grossa, e per la lontananza de' luoghi da coltivare molto il dispendio del tempo che impiegano i coloni per trasferirvisi e per ritornare alle loro case. Se questi fossero stabiliti in quelle regioni le operazioni agrarie si farebbero meglio e i lavori sarebbero più sicuri dalla malvagità de' pastori.

S. Vittoria. L'abitato di questo nome, che trovasi a tramontana d'Osilo a poco meno di due miglia a volo d'uccello, è posto nella pendice d'un colle in faccia all'austro.. Dicesi che questa popolazione abbia avuto principio da varie famiglie di Bulci e Perfugas, della schiatta de' Casu che mentre ferveano in quei paesi le discordie con gran spargimento di sangue volendo fuggire dal furore dei loro nemici superiori in numero e in audacia si ricoverarono come in

un asilo di sicurezza, con beneplacito degli osilesi, nel loggiato del Cortile di s. Vittoria, da che furono cognominati de' sa Corte, o semplicemente Corle.

Essendovisi i Casu e aderenti stabiliti e prosperando per i frutti agrari e pastorali, questa loro prosperità persuase a molte famiglie povere d'Osilo di trasferirvi il domicilio, ed esse dopo non molto tempo migliorarono di fortuna.

Presentemente questo borgo componesi di circa 210 case con una popolazione di circa 700 anime.

La principal professione è l'agricoltura, che dà assai più che vogliaşi per il bisogno della consumazione. La vigna e gli alberi fruttiferi vi sono ben coltivati.

La chiesa è dedicata a s. Vittoria, denominata de' sa Rocca. Il parroco ha titolo di vicario ed è nominato dal capitolo della collegiata, dalla quale riceve uno stipendio fisso. Non è sempre che abbia un altro prete per ajutarlo e supplirlo in caso di impedimento.

La festa principale è per la titolare che si celebra nella prima domenica di maggio con gran concorso di sassaresi, osilesi, anglonesi e galluresi, con fiera, corsa di cavalli e le altre solite ricreazioni della danza e del canto.

Da quel giorno sino alla fine del mese non cessa l'affluenza de' devoti, i quali hanno tanta fede, che prendono come reliquia la raschiatura della rupe prossima alla parete della chiesa.

Non so se sia cresciuta o diminuita la copia de'doni che i medesimi portavano per adempire alle loro promesse.

Questo concorso di devoti ricomincia poi nel settembre e continua sino alla fine d'ottobre. Allora si celebra un'altra festa con nuova fiera, la quale ricorre in una delle do meniche del secondo mese.

Sopra il feudo d'Osilo diremo qualche cosa infine dell'artic. Ozieri prov., dove occorrerà parlare del ducato di Montacuto e altri feudi annessi.

OSINI, villaggio della Sardegna nella provincia di Lanusei compreso nel mandamento di Jerzu della prefettura parimente di Lanusei. Era parte dell'antica Barbagia orientale che si disse Agugliastra, e poi corrottamente Ogliastra.

La sua situazione geografica è nella latitudine 39o 50' e

nella longitudine orientale dal meridiano di Cagliari 0° 24'. Giace questo paese, come Ulassai e Jerzu, al piede orientale d'una montagna, detta dagli ogliastrini Taccu, che incomincia a un miglio presso al mezzodì di Jerzu verso libeccio e procede incurvandosi leggermente al maestro-tramontana di Osini per la distesa di 4 miglia sino al monte Isàra al ponente di Gàiro in sulla porta di Taccu-Isàra.

Per questo lungo rilevamento del suolo, che sorge alla parte di levante in erta ripida, e superiormente così diritto come una muraglia, il paese resta protetto dal maestrale, dal libeccio, e prossimi e lo sarebbe parimenti dal ponente se nel luogo dove il nome è detto Breca de Usale non avesse passaggio. La tramontana e il sirocco vi influiscono liberamente, ma il levante ha ostacolo nella gran collina che levasi a tal parte in là d'un miglio e del fiume.

Nell'inverno è molto sentito il freddo, cade frequente la neve per non disciorsi soventi prima di otto o quindici giorni; nell'estate non si ha mai una temperatura elevata ed è raro che alcuno si lamenti del troppo caldo.

Mentre in altri luoghi della Sardegna non si ostina a lungo il mal tempo, qui e ne' paesi posti a piè o alle pendici della massa centrale producesi a più giorni e piove senza interruzione talvolta per più di una settimana. Anche la nebbia è frequente nell'autunno e primavera massime co'venti marini, ma son vapori raramente nocivi.

L'aria di Osini può tenersi come sinceramente salubre, e se si difendessero tutti cautamente dalle variazioni termometriche troppo brusche, se viaggiando in luoghi insalubri meglio si governassero, la sanità pubblica sarebbe migliore. Rispettivamente poi alla purità dell'aria devo dire ch'essa non lo è sempre, come nell'estate ne avvisa il senso offeso da fetore che esala dal cemiterio, dove le sepolture sono fatte negligentemente senza le cautele già comandate dal governo.

Le case sono state fondate sopra un luogo aspro, e da tanti secoli non si è mai pensato a levare le scabrezze ad appianar le vie, che per peggio sono anguste e tortuose. La costruzione è in pietre, e son rari gli edifizii che abbiano un piano superiore. L'area che occupa è assai ristretta perchè la medesima non è maggiore di sei starelli.

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