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ticelli in legno si esercita un transito animatissimo, evi passano tutti i prodotti delle fabbriche di stoviglie di Castellamonte che si conducono a Torino, oltre ad una grande quantità di legname da costruzione e di legna da ardere.

Anche il Malesina nelle pioggie di autunno e di primavera suole ingrossare furiosamente, e talvolta straripando schianta e tragge seco alberi e zolle, cuoprendo di arena e di pietre i contigui poderi con danno incalcolabile dell'agricoltura.

L'Orco vi contiene temoli e trote di squisito sapore, ed altri pesci d'inferiore qualità; contiene eziandio pagliuzze d'oro, le quali, a chi si adoperi ad estrarle, possono procurare un guadagno di trenta soldi al giorno; ma pochissimi sono i terrazzani di questo comúne che attendano a cercare tali pagliuzze. Nei rigagnoli, che bagnano i bassi fondi si trovano lamprede.

Il suolo è molto fecondo, e produce specialmente meliga in abbondanza: si fanno pure copiose ricolte del fieno; quasi tutti i prati forniscono tre prodotti in ciascun anno, il maggiengo, la ricetta ed il terzuolo. Vi si trascura la coltivazione del trifoglio, che pure arrecherebbe notevoli vantaggi, e gioverebbe a risanare il terreno in generale troppo umido. I fieni, per causa dell'eccessiva irrigazione, riescono poco nutritivi, massime che i prati non si sogliono concimare, che col lasciarli troppo a dilungo ricoperti dalle acque, e con magri terrieri, immagriti dalla vegetazione della meliga, della canapa o delle zucche, che i contadini sogliono seminarvi sopra. Quasi in tutti i campi si vedono filari di viti; locchè riesce anzi a danno, che a pro dei possidenti; perchè il terreno troppo umido e sabbioso è poco atto a fornire buone uve. Il miglior vino che vi si faccia, è quello, cui somministrano i vigneti posti in terreni più argillosi, più asciutti, e meglio esposti ai raggi del sole, come son quelli situati verso il borgo di S. Giorgio.

Il fromento e la segale sono coltivati con buon successo; ma egli è danno che la meliga ed i marzuoli occupano troppa gran parte delle campagne. Indicibili sarebbero i vantaggi che potrebbero derivare da una più estesa coltivazione del fromento e della segale.

cll territorio abbonda anche troppo di noci, di ontani, di pioppi, di altre piante cedue, e di alberi fruttiferi; locchè nuoce pure alla coltivazione dei cereali.

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I prodotti di cui si fa commercio attivo sono principalmente il gran turco, il fieno maggiengo, le noci o l'olio estratto da esse, la canapa, il legname da costruzione e la legna da fuoco.

I buoni metodi di allevare il bestiame vi sono assai trascurati: i terrazzani per vendere le loro derrate frequentano i mercati e le fiere di S. Giorgio, Rivarolo, Castellamonte Cuorgnè, ed eziandio quelle più lontane di Ivrea, di Chivasso, di Ciriè e di Pont.

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Assai bella è la chiesa parrocchiale di recentissima costru zione: venne consecrata da monsignor Moreno vescovo di Ivrea nel 1842: rappresenta quasi una croce greca; ne diede il disegno l'architetto Martelli da Strambino: è dedicata alla Natività di Maria Vergine ed a s. Besso. Di questo santo protettore del luogo si veneravano, due secoli fa, le sacre ossa nella chiesa da esso denominata, ma furono poi trasferite, ed ora sono riposte e venerate nel duomo di Ivrea. Ad un quinto circa di miglio al di sotto del villaggio: esistevano, non è gran tempo, le rovine di un tempio dedicato a s. Besso, e quelle di un campanile, vetusti edifizii di costruttura secondo il gotico sistema. Si conservano memorie, dalle quali si deduce, che un tempo colà trovavasi il villaggio di Ozegna, od almeno una delle sue principali borgate: quivi diffatto esistono ancora i ruderi di antiche abitazioni, ed evvi una vetusta cappella campestre fabbricata a solajo, con atrio davanti, la quale è omai abbandonata : in essa, e sopra il muro dove s'appoggia l'altare, si osservano ancora dipinti a fresco che rappresentano alcuni santi ẹ cavalieri vestiti a foggie di età ben rimota.

Nella chiesa parrocchiale vedesi un'ancona della Natività di Nostra Donna, pregiato lavoro del conte Della Chiesa di Benevello, che ne fece dono a questa chiesa, in cui un altar laterale in marmo di Carrara con balaustra eziandio in marmo ricorda la munificenza dell'augusta vedova del Re Carlo Felice, la quale come patrona della parrocchia di Ozegna, donò, per la costruzione della nuova chiesa, cospicue

somme di danaro, e fece poi erigere a sue spese l'anzidetto altare di marmo, dove si ammira una bellissima e ricchis sima ancona, che d'ordine di lei fu appositamente dipinta in Roma da un valente artista, e che offre allo sguardo s. Carlo e s. Francesco di Sales in atto di adorare Maria Vergine, che sostiene il suo Divin Pargoletto.

Nel centro del paese esistono inoltre due chiese di confraternite, l'una sotto il titolo di s. Marta e l'altra sotto quello della SS. Trinità. Entrambe hanno rendite particolari, sono uffiziate da cappellani distinti, e mantenute con sufficiente decoro.

Fuori dell'abitato, in mezzo a due braccia dell'Orco verso Rivarolo, esiste una chiesa assai vasta, che fu edificata per voto alla Beata Vergine dal comune di Ozegna nel 1623. Fuvvi annesso un convento di francescani, detti della Madonna degli Angeli, con ampio giardino cinto di muro. Al tempo della soppressione degli ordini religiosi, questo sacro edifizio colle sue attinenze divenne, ed è ancora in oggi di privata proprietà.

che

Fuor del villaggio evvi pure una cappella sotto l'invocazione di s. Rocco; e verso tramontana presso la via per a Castellamonte un'altra ve n'ha sotto il titolo di s. Lucia, ove giace il nuovo cimiterio, circondato da muraglia, fu costrutto subito dopo la ristorazione politica in surrogazione di un cimiterio angustissimo, che trovava si nel mezzo dell'abitato in attiguità dell'antica parrocchia e del presbi

terio.

Questa traslocazione del camposanto, i rialzamenti poco per volta operati nelle contrade, e gli scoli procurati alle acque, assai contribuirono a risanare il paese. Le contrade sono assai bene allineate, ed anche bene disposte : sboccano esse, per la maggior parte, sulla piazza che è molto vasta, decorata nel centro dalla facciata della nuova chiesa parrocchiale, ed all'intorno da palazzi e da eleganti case, che anche in altri siti del villaggio si trovano in maggior quantità, e sono più cospicui di quello che al primo aspetto potrebbe far presumere la piccolezza del paese.

Evvi una scuola comunale per l'istruzione elementare; e nel 1844, col concorso di socii, e principalmente coi sus

sidii della regina Maria Cristina, vi si aperse una scuola per

le ragazze.

Una congregazione di carità distribuisce agli indigenti un'annua rendita di lire 1277. 10.

Una filanda di bozzoli di quaranta fornelletti, da cui già usciva una qualità di seta molto riputata in commercio, vi è sgraziatamente inoperosa da qualche anno.

In Ozegna sta tuttora in piè un vecchio castello, con doppia galleria a soffitto, con tre torri quadrate guernite di merli verso tramontana, e con un'altra rotonda sul davanti, con fregi in rilievo sui mattoni delle fascie dell'edifizio, e di qualche finestra a sesto acuto, con entro sale spaziose, in cui si vedono cammini ampiissimi, ed a forme bizzarre, con volte rabescate, e con impiallacciature, dove si scorgono ancora dipinti che rappresentano alcuni fatti di storia illustrati con leggende, di cui ancora esiste qualche brano. Tutto questo edifizio è ora pressochè abbandonato, perchè minaccia rovina; e più non serve che di casa rustica per masserizia e per granai. Degli antichi possessori di questo castello si parlerà qui appresso.

Gli abitanti sono in generale di complessione assai robusta, ed è pacifica la loro indole. Si contano in questo comune parecchi ottuagenari, che non cessano dalle consuete rurali occupazioni. Egli è danno che alcuni di questi abitanti facciano un uso immoderato del vino e delle bevande spiritose.

Esiste in Ozegna un numero di famiglie distinte, non che di persone laureate, ed esercenti professioni liberali assai maggiore di quello che la popolazione e l'importanza di questo villaggio possano a prima giunta lasciar supporre. Tra le famiglie più notevoli accenneremo un ramo dei San-Martini che ha il titolo di Chiesanuova, ed i casati dei Battaglioni, dei Braida, dei Rho, dei Lanzarotti, dei Vezzetti. Alcuni dei personaggi illustri, cui produssero le più cospicue famiglie di Ozegna, si rammenteranno qui appresso.

Cenni storici. Questo paese in antiche carte è detto Augenia ed Eugenia: fu uno del luoghi che l'imperatore Ottone III tolse ad Arduino marchese d'Ivrea, e nell'anno mille: donò alla chiesa di Vercelli.

48 Dizion. Geogr. ecc. Vol. XIII.

La giurisdizione di Ozegna venne quindi ai primi signori di Agliè; e di essi il conte Guidone essendo morto senza figliuoli intorno al 1257, fu dagli eletti arbitri aggiudicata a Corrado dei conti di Valperga signor di Rivara, cui altri rami dei feudatarii di Agliè ne contendevano il possesso.

Da un istromento in pergamena rinvenuto negli archivi comunali risulta, che gli abitanti di questo paese tribolati da continue guerre, si posero sotto la protezione del conte Gottifredo di Biandrate, ch'era divenuto loro consignore, e dimorava in s. Giorgio, obbligandosi di ampliare il castello, di erigere un fortalizio, e di circondarlo di valide mura, come fecero essi appunto nell'anno 1432, dopochè l'anzidetto conte Gottifredo ah'era molto possente, loro promise le addimandate franchigie, e li rese certi, che avrebbeli difesi contro qualsivoglia loro nemico. Fra le opere di fortificazione che vennero allora eseguite, eravi un alto portone con ponte levatojo, che poi servì di campanile e di albo pretorio: sorgeva esso appunto nel luogo, dove ora s'innalza la facciata della nuova parrocchiale. In sulla piazza, accanto a quel portone, vedevasi, non è gran tempo, un antico e fronzutissimo olmo, sotto il quale si raunavano gli anziani per trattare gli affari del comune.

Nella guerra che sorse tra il marchese Gian Giacomo di Monferrato, e il Duca Amedeo di Savoja, mandò questi un Teobaldo di Avanciaco suo capitano d'armi ad espugnare il castello di Ozegna, di cui egli s'impadronì nel 1433.

Essendosi, due anni dopo, conchiusa la pace tra que' due Principi, il luogo di Ozegna fu intieramente ceduto al duca Sabaudo, il quale ne diede l'investitura a quel Teobaldo, i cui figliuoli vendettero questo feudo al conte Jacopo d'Agliè, scudiere del duca Ludovico. Il conte Jacopo d'Agliè, che fece tal compra, era stato governatore di Chieri, e poi di Biella per l'anzidetto duca Ludovico, succedendo in siffatte cariche al suo padre Martino.

Il duca Amedeo VIII addì 28 novembre 1435 concedette particolari statuti al comune di Ozegna, ne affrancò le persone ed i beni dalle successioni delle mani-morte, e dal diritto della terza vendita, ed inoltre ne pareggiò gli abitanti a tutti gli altri sudditi, sottoponendone quindi i beni

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