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Apicultura. Ecco un altro articolo, in cui manca l'industria degli ozieresi, perchè in proporzione del vasto territorio e de' molti siti comodi alla educazione delle api, pochissimi

Materiali componenti in cento parti di cacio, i quali posson variare secondo il più o men di tempo da che sia stato

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Materia caseosa, sali am

moniacali ed acqua. 56,100. 61,600. 62,667. 64,547.

Fosfato di calce con

: poco carbonato

3,820. 2,880. 3,560. 3,320.

100,000, 100,000. 100,000. 100,000.

Da questo confronto emerge, che il cacio manipolato dai sardi contiene di sal comune circa il doppio di quello che fu usato da' fabbricanti svizzeri nello stesso luogo; che contiene minor quantità di materia butirrosa, e che in molle parti differisce dal cacio di Pollenzo e dallo svizzero, i quali tanto si assomigliano uno all'altro, se eccettuasi quel più di aroma che è sentito nell'ultimo. Il signor Abbene pensa che alcune di queste differenze tra i formaggi sardi e il pollentino e svizzero possono provenire dalla diversità del foraggio, dalla natura e dal temperamento delle vacche sarde, e dalla dissomiglianza del clima; le altre sarebbero da essere attribuite alla minor intelligenza e diligenza nelle operazioni.

Si potrebbe però col detto chimico domandare a' fabbricatori svizzeri e orunesi de' due formaggi sardi:

Volendo fabbricar Gruvera avete fatto come si dee fare; avete meschiato il latte recente delle vacche con latte sfiorato dell'ieri? l'avete scaldato sino a 25 del centigrado, e poi quagliato, unendovi la quantità sufficiente di presame, dilungato con siero di latte caldo a 36 gradi? — avete agitato la parte quagliata per spappolarla? l'avete di nuovo scaldato

sono i bugni che si abbiano, e pertanto devon comprare per il consumo delle loro chiese molte cantare di cera dai galluresi, e anche del miele per le provviste domestiche. Má prevedo che quanto prima crescerà questo prodotto nella maggior prosperità delle tanche. Anche in alcune terre di Ozieri si fa del miele amaro nella stagione autunnale.

Poneasi nella nota statistica sul Montacuto, già più volte

per lo spazio da' 20 a 25 minuti sino a gradi 33 agitando continuamente sinchè sia ridotto in pasta uniforme?

In queste operazioni se non si usi tutta l'attenzione, il prodotto sarà sempre dissomigliantissimo da quello tanto pre giato della Svizzera.

Le altre operazioni, di raccogliere in una tela la pasta uniforme del cacio quando sia precipitata per separarla dal siero, di comprimerla per mezzo d'un torchio entro un mos dello per emungerla del siero che contenga, e di cospargere il formaggio di sal comune in polvere per alcuni mesi, non hanno difficoltà.

Noterò l'importante consiglio che il sunnominato saggio chimico soggiugne, ed è di badare che il latte dell'ieri non sia troppo alterato, perchè in tal caso non può dare un buon cacio, non ostante tutta la diligenza del fabbricante nelle altre parti. La qual avvertenza giova a quei pastori della Sardegna, che stanziano in regio ni assai calde, perchè dovrebbero i medesimi adoperare il termometro, dove si fanno le opere del latte, dal quale essere accertati che il grado del calore non fosse più che il necessario.

E dovrebbero parimente misurare l'azione del presame ́sul latte, e proporzionarla secon de la quantità e la stagione, tenendo per base che un ventricino di vitello ha materia sufficiente per quagliare il latte richiesto per sei formaggi di 25 chilogrammi cadauno, e che nella stagione fredda deve darsene più che nella estate. Operando con queste regole, e ben osservando nella pratica ciò che giovi, ciò che ruoca alla qualità del prodotto, i sardi potranno imitare così la Gruvera, che i loro formaggi non abbian minor pregio dei più riputati della Svizzera.

citata, che fosse allora il numero degli alveari di 600; ma vorrei credere piuttosto, che tanti fossero i siti, dove si facea tal cultura, nelle vigne, negli orti e nelle tanche.

Commercio. Spesso rimane assai di cereali al bisogno, che si mandano fuori del paese; e si vendono lini e tessuti : però l'articolo principale sono i prodotti pastorali, butirro, for maggi, lane, pelli e capi vivi, tori per l'agricoltura, cavalli per sella o basto, vacche, capre, pecore, montoni e caproni per il macello di Sassari, di Cagliari e di altri paesi, anche dell'estero. I provveditori delle beccherie della Corsica, che prima faceano affari solamente coi galluresi, discesero poi sino a Ozieri per acquistarvi grossi armenti vaccini, che o da Portopozzo o da altri punti di quel distretto littorale imbarcano alla loro isola, e soventi in contrabbando.

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Or notiamo un progresso!!! Sin qui gli ozieresi attesero di piè fermo i negozianti di bestiame o i sensali, e dovettero vendere al prezzo che si offeriva: finalmente hanno inteso quanto sarebbe maggiore il loro lucro, se per se stessi procurassero lo smercio delle loro derrate, ed ora escono dal paese, e vanno in una e in altra parte, dove possano trovar affare, e alcuni avendo superata la gran pauraccia, che avevano del mare, son passati nella Corsica per trattare direttamente con quelli che hanno impresa di fornire le bec cherie e fanno salagioni. Il buon esito de' negozi, confortando questi a continuare nello stesso tenore, anima gli altri a fare altrettanto, ed è da sperare che gli ozieresì sieno quanto prima notati tra gli altri sardi per l'attività nel commercio.

Negli anni passati fu fatta vendita di molte vacche e cavalli per la colonia francese dell'Algeria; e in uno di essi si calcolò avessero i pastori ozieresi ottenuto il prezzo complessivo di circa 200 mila lire nuove.

Nel commercio passivo si devono notare manifatture estere di lino, lana e seta, articoli di lusso, metalli d'uso comune, lavori d'oro e d'argento, chincaglierie, majoliche, generi coloniali, corami ec., i quali sono distribuiti in una ventina di botteghe, donde si provvedono nel bisogno i cittadini ei villici dei luoghi cinconvicini. Il totale del prezzo dato per queste merci estere non pare superiore a lire nuove 60 mila in numero medio.

All'intero numero delle spese sarebbero a indicarsi gli altri articoli che si pagano agli stessi sardi dopo quelli che indicai più sopra ec.; ma perchè mancano i dati, però conviene lasciar imperfetto questo punto di statistica, che tanto interessa. Noi procurammo con incessanti sollecitazioni le necessarie nozioni, ma le cento volte replicate istanze non poterono scuotere dalla loro immobilità quelli che volendo avrebbero potuto facilmente soddisfarci. Che seguano a dormire nel loro beato far niente! Buon riposo.

Fiere. Molte se ne celebrano, principalmente nelle feste rurali di gran frequenza de' popoli limitrofi, ma nessuna di tante è da esser mentovata.

Strade e ponti. Le vie da Ozieri in diversi punti sono aspre nella regione montuosa, dove difficilmente si può car. reggiare, fangosissime in molti tratti del campo dopo le pioggie. Uno dei passaggi più perigliosi è nella entrata del seno, in cui è la città, perchè più volte è accaduto che i cavalli si affondassero nei pantani, che vi si formano dalle acque del rivo indicato e dagli altri scoli, e fossero senza speranza perduti.

In questo territorio non trovasi che un sol ponte sopra il Termo nella linea della via a Sassari; e però quando in quello e negli altri rivi non si può tentare il guado per la abbondanza delle acque de' torrenti, è necessario o tornare indietro e differire il viaggio e gli affari, o moltiplicare i passi in lunghe giravolte.

Siffatti incomodi cesseranno ben tosto, se, come si dice, si comincieranno quanto prima i lavori della strada provinciale da presso Toralba a Terranova o al porto degli aranci. Allora la città di Ozieri si unirà alla medesima per una piccola strada particolare.

Distanze di Ozieri dagli altri principali luoghi d'intorno. Via a Sassari miglia xxiv, distintamente di vi all'antica città di Bisarcio, capoluogo di diocesi verso il maestrale; di vi da Bisarcio a Ploaghe; di vui al ponte di Scala di Giocca, di a Sassari.

Via a Terranova

miglia xxxv mezzo, distintamente di vi e mezzo sotto l'antica città di Castra, capoluogo di diocesi verso greco-greco-tramontana, quindi di in a Oskeri, e di XXIV al castello di Terranova.

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verso ponente-ponente-libeccio, e di v a Toralba.

Via a Bono

miglia x, distintamente di e mezzo a Nughedu verso ostro-ostro-sirocco, di vi e mezzo a piè del monte della Soletta, e di 1 a Bono.

Le vie da Toralba a Ozieri e da Ozieri a Terranova formeranno la strada provinciale che indicammo, nella quale però non va computato il tratto comune ad ambe di un miglio e mezzo dalla città a presso la chiesa campestre e canonicale di s. Pietro già mentovata.

Quando questa linea sarà fatta, Ozieri avrà maggior facilità ne' suoi commerci, e questa crescerà maggiormente, quando aprasi in pari modo la via al Goceano, le comunicazioni col qual dipartimento sarebbero fruttuose, e sono difficilissime per la scabrezza de' luoghi montani.

Antichità. Entro i termini dell'ozierese sono forse non meno di venti nuraghi, tra' quali è più considerevole quello di Borghiddu stato descritto dal gen. conte La Marmora.

Le particolarità che egli nota di questo sono: della figura triangolare nell'opera annessa con un lato convesso, come dovea essere, perchè il nuraghe è nella linea d'uno dei tre lati; de' nuraghi minori negli angoli; della costruzione in pietre trachitiche formate visibilmente a martello e disposte per ordini irregolarmente orizzontali senza cemento; della rampa a destra di chi entra per l'apertura del primo piano, la quale discende ma non sino al piano della camera solterranea, perchè sfoga in essa per un finestrino alto dal suolo per più di un metro e mezzo; della rampa a sinistra montante, la quale porta nell'altro piano, che è stato rovinato; delle tre pietre nel pavimento di questo (che il Petit-Radel, immaginò disposte per sopporto d'un'urna, e che piuttosto erano significative, come io credo, di qualche punto della credenza di quei tempi, simboliche e misteriose, come le pietre fitte, parimente in numero trino); delle tre cellette nella camera sotterranea profonde di metri 2 e alte di 1, 60 e forse più; dell'apertura più bassa, che fu probabilmente per uscita ed entrata esterna, e de' frammenti di ossa che si trovarono zappando nella terra delle cellette.

Castella. Di quello che sorgeva in tempi remoti sulla cima

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