Storia degli italiani, Volume 4G.P. Lauriel, 1857 |
Sommario
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Parole e frasi comuni
alcuni allora antichi armi avea Avignone bande Bologna Bonifazio buon capitani cardinale Carlo casa castello cavalieri cavalli Chiesa ciascuno città cittadini colla comune consiglio conte Costantinopoli d'oro danaro Dante dice doge dominio duca ebbe Enrico VII erano erasi famiglia fece Federico figlio Filippo Fiorentini fiorini Firenze frà Francesco Francesco Sforza Francia furono Galeazzo galee Genova Genovesi Ghibellini Giovanni governo gran greco Guelfi guerra imperatore Italia lasciò latino libertà lingua Lombardia Lucca mandò Maometto mar Nero marchese Maria Matteo Visconti medio evo Milanesi Milano morte Napoli navi nemici Nicolò nobili NOTE AL CAP nuovo pace Padova paese palazzo papa patria Petrarca Pietro Pisa podestà pontefice pontifizio popolo porta potere principi pubblico pure quod repubblica romana Santa santa sede Savoja secolo sicchè Sicilia Siena signori soldati storia terra tiranni Toscana trovò Turchi Ungheria uomini vedere Venezia Veneziani vescovo Visconti vulgare
Brani popolari
Pagina 185 - Legno senza vela e senza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertà. E sono vile apparito agli occhi a molti, che forse per alcuna fama in altra forma mi aveano immaginato; nel cospetto de...
Pagina 204 - Avete il vecchio e il nuovo Testamento, E il pastor della Chiesa che vi guida: Questo vi basti a vostro salvamento.
Pagina 467 - Ora si va con motti e con iscede A predicare, e pur che ben si rida, Gonfia il cappuccio, e più non si richiede.
Pagina 165 - La contingenza, che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, Tutta è dipinta nel cospetto eterno. Necessità però quindi non prende, Se non come dal viso in che si specchia Nave che per corrente giù discende. Da indi, sì come viene ad orecchia Dolce armonia da organo, mi viene A vista il tempo che ti s
Pagina 164 - Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare.
Pagina 164 - Mostrasi sì piacente a chi la mira, Che da per gli occhi una dolcezza al core, Che intender non la può chi non la prova. E par che della sua labbia si muova Uno spirto soave e pien o" amore , Che va dicendo all'anima: sospira.
Pagina 164 - E quel che più ti graverà le spalle, sarà la compagnia malvagia e scempia con la qual tu cadrai in questa valle...
Pagina 276 - O è preparazion, che nell' abisso Del tuo consiglio fai, per alcun bene, In tutto dall' accorger nostro scisso? Chè le terre d' Italia tutte piene Son di tiranni, ed un Marcel diventa Ogni villan che parteggiando viene.
Pagina 37 - Ciascun , che della bella insegna porta Del gran Barone , il cui nome e il cui pregio La festa di Tommaso riconforta , Da esso ebbe milizia e privilegio , Avvegna che col popol si rauni Oggi colui che la fascia col fregio.
Pagina 164 - Ch' ogni lingua divien tremando muta, E gli occhi non ardiscon di guardare. Ella sen va, sentendosi laudare, Benignamente d' umiltà vestuta ; E par che sia una cosa venuta Di cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, Che dà per gli occhi una dolcezza al core, Che intender non la può chi non la prova.